2023 Anno europeo delle competenze
- 27 Gennaio 2023

2023 Anno europeo delle competenze

Scritto da Francesco Errani

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Ogni anno l’Unione Europea sceglie una tematica, in linea con le priorità individuate come necessarie alla comunità dei Paesi membri, con la finalità di richiamarne la riflessione e promuoverne la collaborazione. Il tema dell’anno viene poi fatto proprio dal Parlamento e dagli Stati membri.

Nel Discorso sullo Stato dell’Unione 2022, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato che il 2023 sarà l’Anno europeo delle competenze. Ponendo il tema delle competenze al centro della riflessione in Europa, la Commissione si propone di promuovere politiche di implementazione delle conoscenze e di valorizzazione dell’operosità e delle abilità dei cittadini da parte degli Stati membri.

Che cosa significa competenza? L’etimologia latina ci informa che la parola competenza è formata dal verbo petere, che significa tendere, dirigersi verso, e dalla preposizione cum, che significa insieme, con. È dunque una parola che indica un percorso che non si può percorrere nella solitudine, ma che deve essere condiviso. Quali sono le competenze verso cui orientare le politiche e gli investimenti europei? Lo sguardo non può che essere rivolto nella direzione indicata dai bisogni che i cittadini dei Paesi europei vivono e il percorso non può che configurarsi come impegno comune, in un rapporto di sussidiarietà fra le diverse comunità europee.

Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da cambiamenti inediti: sullo sfondo di un sovvertimento climatico che rischia di divenire irreversibile, da oltre due anni le comunità subiscono l’aggressione della pandemia da coronavirus; dopo quasi ottant’anni si è ripresentato l’orrore della guerra scatenata dall’aggressione ad uno Stato europeo; il modello di sviluppo di un mercato senza regole ha determinato il proliferare di disuguaglianze crescenti e migrazioni verso l’Europa di cittadini dei tanti Paesi del mondo in cui sono in atto guerre, dittature e condizioni di vita disumane. La drammaticità dei problemi descritti richiama come prima competenza necessaria la presa di coscienza che la storia della conquista della democrazia dalle macerie della guerra nazifascista e dalla demolizione del muro di Berlino come patrimonio condiviso da parte dei cittadini europei ha subito un’erosione e che, nelle comunità dei Paesi membri, è a rischio il legame sociale.

Non ci sono ovviamente soluzioni facili di fronte all’enormità e complessità della situazione. Sappiamo però che è dalle competenze che nascono le risorse per far fronte alle domande e ai bisogni delle società. I motori dello sviluppo umano sono da sempre l’educazione, la scienza e la tecnologia e il metodo di lavoro per promuoverne una crescita dovrà essere orientato ad utilizzare al meglio tutte le risorse disponibili, in particolare le risorse umane, e a fare sistema, consentendo di scoprire il vantaggio per tutti della sussidiarietà.

L’anno dedicato alle competenze può aiutare l’avvio di una pluralità di progetti e di percorsi formativi che dai bisogni acquisiscano significato, nei bisogni trovino i temi per la ricerca e nella riduzione dei bisogni la verifica del lavoro svolto. Anche se con differenze, ogni territorio europeo vive il danno dei tanti giovani espulsi dalla formazione scolastica e dei tanti adulti, ritenuti non occupabili, esclusi dall’opportunità di contribuire alla propria realizzazione professionale e alla riduzione delle disuguaglianze. Occorre ricucire il tessuto sociale strappato in più punti, comprendendo che la cultura non è un privilegio, ma una risorsa, e che produrre scarti non è solo una violenza nei confronti degli esclusi, ma è un danno per tutti. Inoltre, l’esclusione dall’opportunità di acquisire o aggiornare competenze adeguate alle necessità produttive e sociali ha introdotto in tante persone vissuti di inadeguatezza, creando quindi marginalità. È con la cultura che si cresce come soggetti e come società, occorre quindi lavorare alla costruzione delle condizioni che consentano a tutti di acquisire gli strumenti culturali in uso nella società di cui sono parte. La rimozione degli ostacoli economici e sociali e la promozione di contesti formativi in cui i soggetti, attraverso la partecipazione, abbiano l’opportunità di sperimentare di essere una risorsa per sé e per gli altri costituisce l’orientamento necessario alle politiche da promuovere nei diversi Stati membri. La cultura come patrimonio comune per tutti, curata fin dall’infanzia, con la consapevolezza che attraverso di essa passano anche la crescita, il benessere e lo sviluppo socioeconomico, può diventare il nuovo codice di convivenza che promuove la responsabilità sociale a livello europeo.

In Europa, il 70% delle imprese sottolinea la necessità di personale con competenze digitali adeguate alle esigenze produttive[1], dato che quasi la metà della popolazione dell’Unione Europea ha competenze digitali nulle o molto scarse[2]. Inoltre, nell’Unione, solo il 37% degli adulti ha l’opportunità di avvalersi di esperienze di formazione[3]. Per la Commissione europea, è necessario investire di più in opportunità di qualificazione e riqualificazione, per contribuire a una crescita sostenibile che migliori la crescita professionale dei lavoratori, la sicurezza e la qualità della produzione delle imprese. La Commissione sosterrà quindi gli Stati membri a raggiungere gli obiettivi del 78% di tasso di occupazione e del 60% di adulti in formazione ogni anno, obiettivi che il Piano d’azione del pilastro europeo dei diritti sociali propone di realizzare entro il 2030[4]. In base alla Bussola per il digitale 2030[5], l’80% degli adulti dovrebbe possedere entro quella data almeno le competenze digitali di base. Inoltre, i più recenti dati di Eurostat[6], indicando il tasso di disoccupazione giovanile al 13%, fanno comprendere come l’Anno europeo delle competenze dovrà avere una particolare attenzione, in continuità con il 2022 Anno europeo della gioventù[7], alle generazioni più giovani, creando condizioni favorevoli affinché possano sviluppare le proprie conoscenze, realizzarsi professionalmente e contribuire attivamente alla società.

Con la proposta di Decisione relativa a un Anno europeo delle competenze 2023, la Commissione propone investimenti maggiori, più efficaci e inclusivi, per la formazione e il miglioramento delle competenze come sostegno alle persone nel passaggio da un’attività lavorativa ad un’altra; punta a garantire che le competenze siano adeguate per favorire l’incontro fra le aspirazioni e le competenze dei cittadini con le opportunità del mercato del lavoro, in particolare per quanto riguarda la doppia transizione verde e digitale.

Un’attenzione particolare verrà dedicata alla riduzione degli ostacoli che impediscono, in particolare alle donne e ai giovani che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione (NEET), di potere realizzarsi professionalmente. L’iniziativa dell’Unione Europea promuove, inoltre, l’obiettivo di attrarre da Paesi terzi persone con competenze di cui l’Europa ha bisogno[8], promuovendo condizioni che ne facilitino la mobilità, come il riconoscimento delle rispettive qualifiche.

Per conseguire questi obiettivi, la Commissione promuoverà iniziative e opportunità di finanziamento a livello europeo. Saranno, inoltre, organizzati in tutta l’Unione Europea eventi e campagne di sensibilizzazione per sostenere l’apprendimento reciproco fra le esperienze, finalizzato al miglioramento del livello delle competenze e alla riqualificazione delle professioni.

Tra le numerose iniziative dell’Unione Europea in corso, è importante ricordare l’Agenda europea delle competenze[9] che stabilisce obiettivi ambiziosi per il miglioramento (upskilling) e l’acquisizione (reskilling) di nuove competenze entro il 2025, prevedendo, ad esempio, che almeno il 50% degli adulti partecipino ad attività di formazione e almeno il 70% acquisiscano almeno competenze digitali di base. L’Agenda prevede inoltre 12 azioni, tra cui un Patto europeo per le competenze con cui la Commissione europea invita le organizzazioni pubbliche e private a unire le forze e ad agire concretamente per massimizzare l’impatto degli investimenti nello sviluppo delle competenze delle persone e nella formazione per la riqualificazione (più di 1.000 organizzazioni hanno già sottoscritto il Patto). Inoltre, la nuova Agenda europea per l’innovazione[10], adottata a luglio 2022, punta a fare dell’Europa un hub avanzato per le innovazioni e propone azioni per creare le condizioni per attrarre talenti.

L’intero 2023 dovrebbe, infine, evidenziare i finanziamenti dell’Unione Europea per contribuire allo sviluppo di questi obiettivi: il Fondo sociale europeo+, con un bilancio di oltre 99 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, è il principale strumento dell’Unione Europea per investire nelle persone e attuare il Pilastro europeo dei diritti sociali. Ma anche Erasmus+, il Fondo per una transizione giusta, Invest EU e il Fondo di sviluppo regionale, tutti orientati a sostenere lo sviluppo di competenze. Inoltre, il Dispositivo per la ripresa e la resilienza sostiene le riforme e gli investimenti degli Stati membri, anche nel settore delle competenze e dell’occupazione. Il PNRR italiano è fortemente orientato al sostegno dell’istruzione, formazione e occupazione, e prevede inoltre un investimento del 25% del budget totale nella transizione digitale e del 37% in quella ambientale.

A Bruxelles, è in corso il negoziato sulla proposta della Commissione, adottata dal Consiglio EPSCO lo scorso 8 dicembre e dalla Commissione EMPL del Parlamento il 24 gennaio 2023. Nei prossimi giorni, Parlamento europeo e Consiglio discuteranno la proposta, tenendo conto dei pareri del Comitato economico e sociale europeo e del Comitato europeo delle regioni. È plausibile che la decisione possa essere approvata entro febbraio 2023 e che le iniziative di promozione, che ambiscono a coinvolgere i cittadini delle varie comunità europee, siano lanciate a partire dalla prossima primavera.

La Decisione sull’Anno europeo delle competenze 2023 richiama a una responsabilità comune europea e può aiutarci a capire che, essendo immersi in un’inedita emergenza ecologica, colpiti da una irrisolta aggressione sanitaria, investiti dalla tragica irruzione della guerra sul suolo europeo, in sofferenza per l’ampliarsi della disuguaglianza sociale, la cura di conoscenze e competenze adeguate per tutti i cittadini europei deciderà il nostro futuro, il futuro dell’Europa.


[1] Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni – Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale (COM(2021) 118 final).

[2] Commissione europea, Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI).

[3] Eurostat, TRNG_AES_100, dati del 2016, partecipazione alla formazione negli ultimi 12 mesi, esclusa la formazione sul posto di lavoro.

[4] Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni, Piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali COM(2021) 102 final

[5] Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni, Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale COM(2021) 118 final

[6] https://ec.europa.eu/eurostat/web/labour-market/overview

[7] https://youth.europa.eu/year-of-youth_it

[8] Al 1º gennaio 2021 i cittadini di Paesi terzi soggiornanti negli Stati membri dell’UE-27 rappresentavano il 5,3 % della popolazione totale. Tuttavia, secondo Eurostat, nel 2020 essi rappresentavano (in base ai dati dell’indagine sulle forze di lavoro e la classificazione ISCO-08) l’8,7 % degli addetti alle pulizie e dei collaboratori, il 7,2 % del personale non qualificato addetto alla ristorazione, il 6,9 % del personale non qualificato addetto all’agricoltura, alle foreste e alla pesca, il 6,1 % degli addetti all’edilizia e il 6,0 % del personale non qualificato nei settori minerario, edile, manifatturiero e dei trasporti.

[9] Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Un’agenda per le competenze per l’Europa per la competitività sostenibile, l’equità sociale e la resilienza (COM(2021) 274 final).

[10] Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Una nuova Agenda europea per l’innovazione COM(2022) 332 final.

Scritto da
Francesco Errani

Ph.D in Scienze Pedagogiche all’Università di Bologna, dal 1998 lavora in progetti di ricerca sociale e formazione per enti pubblici e privati. Dal 2011 al 2021 è stato Consigliere comunale di Bologna. Dal 2018 è Policy Officer per coesione, istruzione, formazione e lavoro della Delegazione della Regione Emilia-Romagna presso l’Unione Europea.

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