Scritto da Giacomo Bottos
13 minuti di lettura
In questa intervista al Segretario generale Pierpaolo Bombardieri si approfondisce il punto di vista della UIL – Unione Italiana del Lavoro sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Il PNRR parte dalla consapevolezza che la pandemia ha colpito un Paese che era già segnato da fragilità sul piano economico, nonché da fratture sociali, territoriali, generazionali e di genere. Un elemento centrale è individuato nell’insoddisfacente andamento della produttività, che viene legato alla ridotta innovazione – in particolare digitale – del tessuto produttivo, agli insufficienti investimenti pubblici e privati e alla mancata realizzazione di alcune riforme strutturali. Ritiene condivisibile questa analisi? Ci sono altri elementi che vanno a suo avviso sottolineati nell’evidenziare le cause della stagnazione e della difficoltà del Paese?
Pierpaolo Bombardieri: Il tema della stagnante produttività italiana è senza dubbio un tassello centrale che, solo in parte, spiega il basso tasso di crescita che ha caratterizzato per molti anni il nostro Paese. Per troppi anni si è pensato di risollevare la produttività agendo esclusivamente sul lato del lavoro, riducendo salari e tutele dei lavoratori. Poco si è fatto, invece, sul lato delle politiche pubbliche di stimolo agli investimenti innovativi e tecnologici. Le imprese, in larga parte, si sono illuse di poter continuare a vivere senza innovare e investire, considerando il lavoro come mero costo produttivo da abbattere. In realtà, i salari rappresentano la spina dorsale della nostra domanda interna: la loro stagnazione negli anni ha compromesso la capacità di consumo degli italiani indebolendo così anche quella grande fetta di imprese che vive di domanda interna e non di export. Oggi, la letteratura economica e i dati empirici dimostrano che la produttività e la competitività di un sistema produttivo non sono generate dalla svalutazione del lavoro, ma sia dalla qualità degli interventi di politica pubblica, che un sistema sa mettere in campo per fornire competenze e generare innovazione tramite la ricerca pubblica, sia dalla capacità di dotarsi di una regia di sviluppo, articolata anche con interventi settoriali per rafforzare i comparti produttivi strategici o colpiti da crisi di mercato.
Il Piano Next Generation EU, deciso per elaborare una risposta alla crisi pandemica, è sembrato segnare un cambio di passo rispetto all’orientamento europeo precedente. Ritiene che si tratti di un cambiamento strutturale o di una misura legata a un contesto emergenziale, a cui seguirà un ‘ritorno alla normalità’?
Pierpaolo Bombardieri: Insieme alla Confederazione europea dei sindacati, abbiamo condiviso la strategia dell’Unione Europea per affrontare la crisi pandemica, per il rilancio e la resilienza dei sistemi economici, sociali e sanitari degli Stati membri e per la salvaguardia del sistema produttivo, dell’occupazione e del sostegno al reddito delle persone. Così come abbiamo apprezzato il valore sociale di SURE con l’emissione di obbligazioni destinate a finanziare iniziative a scopi sociali. Tuttavia, nonostante la sua momentanea sospensione, siamo preoccupati per un possibile ritorno alle regole del Patto di stabilità e crescita, che chiediamo venga definitivamente superato e accompagnato da una nuova politica economica. Stiamo seguendo molto attentamente, insieme alla CES, il dibattito che, su questo punto, si è aperto in Europa, con la consultazione della Commissione europea. Noi riteniamo che ci sia bisogno di una nuova politica economica europea, che metta al centro le persone, diversa da quella dell’austerity che ha condizionato le politiche sociali e occupazionali negli ultimi vent’anni. Si tratta di un’occasione da non perdere per offrire una visione avanzata di riforma in grado di completare la dimensione sociale dell’Unione Europea. Tuttavia, ci preme sottolineare come il percorso evolutivo e di trasformazione europea a livello sociale, economico e monetario non possa prescindere da un cambiamento delle politiche fiscali in Europa, che necessitano di una efficace coesione e armonizzazione giuridica tra i Paesi, al fine di assicurare equità ai cittadini europei.
Il PNRR, per la quantità delle risorse mobilitate e per l’ampiezza dei temi affrontati, rappresenta senza dubbio una sfida importante per il sistema-Paese. Quali ritiene siano le principali condizioni affinché questo sforzo possa avere successo, in relazione ad esempio alle capacità progettuali e attuative delle amministrazioni pubbliche (sulle quali è prevista una riforma e diversi interventi), ma anche al coinvolgimento e alla mobilitazione di altri soggetti intorno agli obiettivi del Piano?
Pierpaolo Bombardieri: Il presupposto essenziale è rimettere la macchina amministrativa nelle condizioni di esercitare il suo ruolo, in special modo di fronte alla progettazione e alla conseguente messa a terra del PNRR. La prima condizione è quella di rafforzare i ranghi dei lavoratori della PA, colmando le carenze organiche ormai divenute strutturali. Per questo abbiamo fatto un accordo con il Ministro Brunetta, per aprire le porte a nuove assunzioni e, quindi, a competenze fondamentali per massimizzare e investire, subito e bene, le risorse che avremo a disposizione. Un altro elemento, su cui non possiamo più tardare, è l’adeguamento digitale della macchina pubblica per metterla al passo con i tempi e farla comunicare sempre più rapidamente con aziende e persone. Anche qui stiamo registrando dei primi passi in avanti. Consolidate queste basi, riteniamo e siamo convinti che le amministrazioni locali e regionali saranno in grado di svolgere questo ruolo anche collaborando con gli attori privati. E anche per questo motivo rivendichiamo sui territori condivisione e coinvolgimento delle parti sociali ai tavoli di decisione. Ognuna delle amministrazioni dovrà essere protagonista fino in fondo del processo che ci aspetta da qui al 2026.
Ad un primo sguardo complessivo, quali ritiene siano i principali elementi positivi e quali le criticità del Piano?
Pierpaolo Bombardieri: Il PNRR è un’opportunità e non possiamo permetterci che diventi un’ulteriore occasione mancata per disegnare un Paese più giusto ed equo che affronti una volta per tutte i divari e le disuguaglianze. E quando parliamo di divari non intendiamo soltanto il divario Nord – Sud del Paese, ma anche i divari tra il centro e le periferie dei grandi agglomerati urbani e tra centri urbani e aree interne. Il PNRR sarà un successo se creerà buona e nuova occupazione. È positivo avere previsto la trasversalità degli interventi, per quanto riguarda le tre ‘debolezze croniche’ del Paese: donne, giovani e Mezzogiorno, anche se restano serie contraddizioni ancora tutte da risolvere. Cosi come è positivo che tra le trasversalità degli interventi vi siano quelle dedicate alla disabilità e alla non autosufficienza. Tra le criticità segnaliamo come non vi sia una valutazione di ‘impatto’ che le varie misure avranno sul sistema economico, occupazionale e sociale del Paese, unitamente all’assenza di una chiara scelta di politica industriale legata agli investimenti.
L’equità e l’inclusione sono due elementi centrali del piano. I primi dati a disposizione segnalano che la pandemia ha colpito in modo asimmetrico le categorie che si trovavano già in condizione di fragilità. Fra questi, le donne, i giovani, il precariato, il Sud e le aree interne. Qual è la lettura del sindacato di questi fenomeni? Quale giudizio date degli strumenti messi a disposizione dal Piano per far fronte a queste criticità? Quale ruolo vedete per la rappresentanza sindacale nel contribuire ad affrontare questi fenomeni?
Pierpaolo Bombardieri: Noi riteniamo che la condivisione e la partecipazione delle parti sociali rappresentino un valore aggiunto per tutti gli investimenti delle politiche pubbliche. Perché vanno garantiti in tutte le aree del Paese i diritti di cittadinanza e vanno affrontate le grandi sfide legate alla transizione digitale e ambientale. Lo dicevamo prima, ci saremmo aspettati di più anche sul versante delle pari opportunità e delle politiche per favorire l’inserimento e il reinserimento nel mondo del lavoro delle donne, che sono, insieme ai giovani, le più colpite dagli effetti della pandemia. Riteniamo non adeguate le risorse previste nel PNRR per i servizi di conciliazione vita-lavoro. Pensiamo che sia ormai indifferibile la diffusione su tutto il territorio nazionale, con un’attenzione particolare al Mezzogiorno, di asili nido economici e accessibili, di scuole a tempo pieno con servizi pre e post scuola e con attività sportive e culturali anche per i periodi estivi. Sul tema dei giovani crediamo che si debba e si possa fare di più in politiche attive e misure in grado di riattivare l’ascensore sociale. È da tempo che stiamo dicendo che è necessaria una sinergia solida tra istruzione, formazione e mercato del lavoro, per non vedere avviliti e svuotati i percorsi di studi, di crescita e conoscenza. Così come va introdotto un nuovo contratto legato alla formazione per utilizzare al meglio lo strumento dell’apprendistato e diffondere maggiormente il sistema degli ITS, potenziandone l’offerta formativa, anche in connessione con le Strategie della specializzazione intelligente.
La digitalizzazione è uno degli assi più importanti del PNRR, essendo non solo al centro della prima Missione, ma anche uno degli assi trasversali dell’intero Piano. La prima Missione si focalizza sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione (tramite migrazione al cloud, interoperabilità, miglioramento dei servizi digitali per i cittadini, rafforzamento del perimetro di cybersicurezza del Paese e potenzialmente delle competenze digitali) e su quella del sistema produttivo (tramite incentivi fiscali per favorire la Transizione 4.0 che rinnovano e ampliano quelli previsti in passato per Industria 4.0, sostegno agli investimenti per le connessioni ultraveloci, potenziamento dell’economia dello spazio e promozione dell’internazionalizzazione delle imprese), prevedendo anche misure per turismo e cultura. Rispetto a queste misure qual è la prospettiva e quali sono le proposte del sindacato?
Pierpaolo Bombardieri: L’assenza in Italia di un settore dei servizi innovativi è una delle più grandi lacune industriali del nostro Paese che, a cavallo fra gli anni Novanta e Duemila, ha completamente perso il treno della prima grande ondata di innovazione tecnologica che ha caratterizzato l’Occidente. Il PNRR sul pacchetto 4.0 investe davvero una quantità di risorse imponenti. Tuttavia, manca completamente, nei vari sistemi di incentivi, il fattore lavoro. Come si riorganizzano i luoghi di lavoro con questa massiccia immissione di tecnologia? Questa mole di incentivi pubblici per l’innovazione delle imprese porta un beneficio concreto anche ai lavoratori? Innovare tecnologicamente senza riorganizzare le aziende è impensabile. Ecco perché è necessario arricchire il pacchetto di Impresa 4.0 con strumenti che puntino a coinvolgere i lavoratori nella definizione di nuove organizzazioni del lavoro derivanti dalla tecnologia attraverso la contrattazione di secondo livello. Purtroppo, il numero di imprese che negoziano in azienda non cresce. Dunque, dobbiamo innalzare la qualità della contrattazione di secondo livello laddove questa già si fa, e ampliare la platea di imprese e lavoratori da coinvolgere in accordi di secondo livello.
La transizione ecologica è un altro fondamentale pilastro del Piano. L’impostazione europea recepisce infatti il lavoro fatto per lo European Green Deal e pone precisi vincoli relativi alla quota minima dei fondi da destinare a questo capitolo, dettando anche alcuni principi generali sugli altri investimenti, come il principio del non arrecare danno ambientale (do not significant harm). La seconda Missione, esplicitamente dedicata a rivoluzione verde e transizione ecologica, prevede molti interventi in 4 Componenti: economia circolare e agricoltura sostenibile, energia rinnovabile e idrogeno, rete e mobilità sostenibile, efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, tutela del territorio e della risorsa idrica. Senza entrare necessariamente nel dettaglio, che tipo di impostazione emerge nell’affrontare la transizione energetica? Quale impatto e quali sfide vede per il sistema produttivo e il mondo del lavoro?
Pierpaolo Bombardieri: I cambiamenti climatici e il degrado dell’ecosistema richiedono l’adozione di interventi urgenti e di misure certe e adeguatamente finanziate, che siano finalmente in grado di superare l’episodicità e il regime emergenziale in cui ci si è finora generalmente mossi per affrontare la variegata materia ambientale. Il corretto rapporto tra ambiente, occupazione, energia, industria e territorio, infatti, deve rappresentare un reale volano di sviluppo per garantire un equilibrio tra attività produttive, tutela della salute e dell’ecosistema, in una cornice di ‘giusta transizione’. Il fine è quello di consentire al nuovo modello di economia decarbonizzata – che dovrà necessariamente essere instaurato – di esplicare tutte le potenzialità dello sviluppo sostenibile, con l’obiettivo di creare piena occupazione, affinché tutti i lavori siano realmente dignitosi e nessuno venga lasciato indietro. Le sfide che tale modello sta offrendo, e offrirà, ai Governi e alle Istituzioni locali dovranno essere affrontate in termini complessivi (cambiamenti climatici, sviluppo sostenibile, disuguaglianze e inclusione sociale) anche alla luce del parallelo sviluppo digitale. In questo stato di cose, la UIL si conferma in prima linea nel richiedere cambiamenti globali, in modo che i cittadini e il pianeta siano protetti e che posti di lavoro di qualità siano messi a disposizione di tutti. Il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (Agenda ONU 2030) e quelli sul clima (Accordo di Parigi e Patto di Glasgow) aprono opportunità per l’occupazione, nei settori alimentare, dell’edilizia sostenibile, dell’energia, e della salute. Pertanto, non si tratta di scegliere tra lavoro e tutela dell’ambiente e del clima, ma di governare la giusta transizione indirizzandola verso una nuova economia sostenibile e garantendo che non siano i lavoratori e le comunità a pagare il prezzo del cambiamento. È fondamentale, in tal senso, che il coinvolgimento delle parti sociali sia sostanziale e non formale. Per la UIL, resta imprescindibile partire da un chiaro assunto: in quale direzione e in che modo far incamminare il Paese sulla strada della ripartenza. C’è quindi bisogno di programmazione, affinché la risposta ai tanti problemi ambientali, acuitisi negli anni, possa dare slancio e nuovo sviluppo alla nostra realtà nazionale. A seconda di come l’Italia governerà questi processi e impiegherà le risorse ora disponibili in Europa, la decarbonizzazione potrà rappresentare una vera occasione di rilancio. L’obiettivo prioritario che ci dobbiamo porre deve essere quello di contribuire a rendere più resiliente e competitivo il nostro Paese, consapevoli della necessità di dare forza allo sviluppo della green economy e dell’economia circolare, settori nei quali l’Italia occupa, già oggi, una posizione di leadership a livello europeo. In questo contesto, la contrattazione collettiva e le relazioni industriali devono essere chiamate a contribuire a governare la transizione energetica e ambientale. Riteniamo infatti che la sostenibilità ricopra un’importanza critica nella lotta per ridurre la povertà e garantire la qualità della vita e la crescita economica, ed è il target che la nostra Organizzazione vuole centrare per affrontare gli impegni che ci attendono.
Nella Missione 3, relativa alle infrastrutture, è presente un’opzione forte per gli investimenti sulla rete ferroviaria, con interventi come l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria, i collegamenti internazionali del Nord Italia, le connessioni trasversali, il potenziamento delle linee ferroviarie del Sud, dei nodi urbani e delle stazioni ferroviarie. Condivide questa impostazione? Quale ruolo giocano le infrastrutture nella transizione che stiamo attraversando?
Pierpaolo Bombardieri: La dinamica di crescita del Paese dei prossimi decenni dipende in buona misura dalla qualità degli investimenti infrastrutturali di prossima implementazione, grazie all’utilizzo rapido ed efficace delle risorse europee del PNRR, ma anche dai fondi nazionali, predisposti per un arco temporale che va oltre il 2026.In questa cornice, il rafforzamento e il completamento della rete ferroviaria assume grande importanza, in particolare al Sud, dove è indispensabile colmare i deficit strutturali che hanno costituito, e costituiscono tutt’oggi, uno degli ostacoli allo sviluppo economico complessivo. Di conseguenza, non possiamo che condividere l’impostazione contenuta nel PNRR basata sulla cosiddetta cura del ferro e sulla centralità del sistema ferroviario. Sarà fondamentale, quindi, vigilare sull’attuazione concreta dei progetti, garantendo, da un lato, l’indispensabile semplificazione e velocizzazione delle procedure e assicurando, dall’altro, la trasparenza e la legalità degli affidamenti. Da questo punto di vista, saranno decisivi la riforma del Codice degli appalti e la digitalizzazione delle procedure, misure che devono essere orientate a prevenire infiltrazioni della criminalità e a riaffermare con forza la valorizzazione del lavoro di qualità. Gli interventi previsti dalla Missione 3 devono legarsi a doppio filo con il ritorno a una politica industriale con la P maiuscola. Questo significa avere un quadro chiaro delle produzioni del nostro territorio e capire come anche gli investimenti infrastrutturali possano andare ad aumentare le commesse delle realtà produttive italiane. Lo stesso ragionamento vale ovviamente anche per tutte le altre filiere strategiche: se si vuole evitare che l’Italia si trasformi in un mero hub logistico, dobbiamo fare in modo che le risorse per le infrastrutture vadano a generare valore aggiunto principalmente all’interno del sistema-Paese. Infine, la centralità del settore ferroviario deve essere inserita all’interno di una visione generale del sistema dei trasporti e della mobilità sostenibile. Il settore della mobilità è cruciale per assicurare una governance equilibrata della transizione ecologica e digitale, che consenta, da un lato, di raggiungere gli obiettivi in termini di conversione dell’apparato produttivo e riduzione delle emissioni senza innescare, dall’altro, costi sociali e occupazionali inaccettabili.
La Missione 4, dedicata a istruzione e ricerca, prevede un insieme articolato di interventi (investimenti e riforme) che interessano sia il sistema dell’istruzione nelle sue diverse parti (dagli asili nido all’università), sia il mondo della ricerca nella sua relazione con il sistema economico, nel percorso che va dalla ricerca pura al trasferimento tecnologico. In che modo questo insieme di misure incide sui problemi del mondo della scuola, dell’università e della ricerca, nonché su alcuni dei ritardi del sistema-Paese?
Pierpaolo Bombardieri: Apprezziamo il duplice sforzo fatto nel PNRR sulla filiera istruzione-alta formazione- ricerca per la formazione di competenze e figure professionali sia di carattere specialistico sia multidisciplinare più aderenti ad un mercato del lavoro orientato a nuova competitività. Ma rivendichiamo interventi più incisivi sulle ‘criticità’ strutturali del nostro sistema di ricerca e innovazione. Riteniamo che le risorse del PNRR vadano orientate ad un consolidamento ‘strutturale’ (finanziario e occupazionale) degli atenei e degli enti pubblici di ricerca. È urgente una razionalizzazione e riorganizzazione della governance del sistema di ricerca e innovazione, anche attraverso un vero collegamento tra PNR (Programma nazionale della ricerca) e PNRR. La digitalizzazione agevola l’azione di ‘trasferimento tecnologico’ anche nei settori produttivi più deboli (PMI), ma per questo obiettivo è necessario mettere a disposizione del mondo produttivo più debole risorse e competenze (tecnici adeguatamente formati) originate dai cosiddetti ‘capi-filiera’ e da tecnostrutture competenti nei singoli ambiti settoriali. Le collaborazioni e le ‘partnership’ pubblico-private sono fondamentali, si deve però riflettere sul clamoroso fallimento di recenti esperienze in materia che ha indotto ritardi inaccettabili della programmazione 2014-2020 delle risorse europee (PON Ricerca e innovazione).
Il tema della politiche per il lavoro è affrontato nella quinta Missione, insieme a quello delle infrastrutture sociali, delle famiglie, delle comunità e del terzo settore, nonché a quello della coesione territoriale. Nello specifico la componente relativa alle politiche per il lavoro prevede interventi sulle politiche attive del lavoro, sui centri per l’impiego, sulla lotta al lavoro sommerso, sugli incentivi alla creazione di imprese femminili, sul potenziamento del sistema duale e del servizio civile universale. Qual è la vostra prospettiva e le vostre idee su questo insieme di iniziative?
Pierpaolo Bombardieri: Sin da subito, abbiamo segnalato che non è stato finanziato sufficientemente il capitolo che riguarda le politiche del lavoro, soprattutto per quelle in grado di favorire l’occupazione con particolare attenzione a giovani e donne. Abbiamo una sfida: come rendere più inclusivo il sistema per tutto il mondo del lavoro. È tempo di introdurre nel nostro ordinamento un nuovo contratto a contenuto formativo per giovani e donne e va definita la riforma delle politiche attive con il completamento delle assunzioni programmate nei Centri per l’impiego, dando contestualmente continuità lavorativa ai navigator, unitamente ad investimenti necessari per completare e rendere unitario e operativo il sistema informatico. Quanto al nuovo programma GOL (Garanzia di occupabilità dei lavoratori), vanno accelerate le procedure per renderlo operativo e occorre un coinvolgimento delle parti sociali a tutti i livelli, e in particolare nella redazione dei piani regionali che dovranno declinare operativamente le azioni.
L’ultima Missione è dedicata al tema della salute, la cui centralità è stata messa in evidenza dalla pandemia. Gli investimenti sono focalizzati da un lato su reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale e dall’altro su innovazione e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale. In che modo queste misure incidono sul sistema sanitario e sulle sue priorità?
Pierpaolo Bombardieri: L’innovazione e la digitalizzazione avranno un impatto determinante su tutto il sistema sanitario e sociosanitario, soprattutto in relazione allo sviluppo dell’assistenza territoriale attraverso la realizzazione delle strutture sanitarie intermedie previste nel PNRR. Partiamo intanto da una priorità, la trasmissione e la condivisione dei dati per il monitoraggio permetteranno l’interazione dei diversi professionisti sanitari e sociosanitari per la presa in carico e la valutazione dei bisogni delle persone. Consentiranno, inoltre, attraverso la telemedicina, soprattutto nella gestione di cronicità, il teleconsulto e la teleassistenza che favoriranno l’intervento tempestivo e la diagnosi precoce: pensiamo all’utilità di questo sistema, ad esempio, per le aree interne del nostro Paese. Altra questione importante, poi, è la refertazione, attraverso il fascicolo elettronico, potenziato e condiviso, che ci permetterà finalmente di abbandonare il ruolo di ‘postini’ nei confronti di ASL e ospedali. Attenzione però, l’innovazione e la digitalizzazione non devono essere la coperta per contenere la spesa: per noi rimane fondamentale il rapporto paziente-medico. Pertanto, la certezza del fabbisogno del personale è, e rimane, centrale.
In relazione al complesso insieme di questioni che abbiamo affrontato, che ruolo vede, in prospettiva, per il sindacato?
Pierpaolo Bombardieri: Il ruolo del sindacato è immutato e immutabile: semmai, possono e devono cambiare gli strumenti e le modalità del suo esercizio. La difesa dei diritti e la tutela degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati e delle nuove generazioni va perseguita, da un lato, qualificando sempre più il proprio ‘potere’ contrattuale, dall’altro, rafforzando la capacità di proposta e di rivendicazione, ma anche di orientamento del consenso. Tutto ciò è possibile se il metro di misura e di giudizio sulle scelte resta quello del merito delle questioni. Da qui deriva l’autorevolezza e la credibilità di un’Organizzazione sociale nell’indicare e tracciare percorsi di equità e giustizia. Noi vogliamo dare un contributo per ridisegnare il Paese, accorciando le distanze, riducendo le disuguaglianze, rendendo democratico lo sviluppo. Un sistema sociale ed economico cresce davvero, se la crescita riguarda e coinvolge tutti, soprattutto le fasce più disagiate della popolazione. In questo quadro, il valore della partecipazione diventa essenziale. Ecco perché la UIL intende consolidare il proprio modo di essere e di fare sindacato, delineato nella storia e nello Statuto dell’Organizzazione, ma vuole anche ‘aprirsi’ al nuovo, esprimendo la voglia di ascoltare chi spesso non ha voce e non è rappresentato, chi sta nelle periferie, i tanti giovani che non riescono a trovare luoghi di aggregazione, chi non ha uno spazio di discussione fisico, per portare, poi, queste istanze sui tavoli della politica e del potere. Da qui è nata l’idea di lanciare la piattaforma ‘Terzo Millennio’. Ci sono tante periferie nelle nostre città, tanti territori dimenticati, tanti giovani che vorrebbero esprimere le proprie potenzialità, tante persone che chiedono soluzioni. La piattaforma ‘Terzo Millennio’ rappresenta il tentativo di dare loro voce e di ascoltare questi problemi per costruire, insieme, una società e un modello di sviluppo più giusti ed equilibrati. Coniugando, così, storia e futuro, la UIL vuole continuare a esercitare il proprio ruolo di sindacato protagonista del cambiamento, con competenza, determinazione e passione.