Calvino e il turismo di massa: una riflessione a partire dal romanzo “La speculazione edilizia”
- 01 Luglio 2025

Calvino e il turismo di massa: una riflessione a partire dal romanzo “La speculazione edilizia”

Scritto da Lorenza Anna Torpinoche

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L’anno del venticinquesimo giubileo della Chiesa cattolica è iniziato, e Roma – impreparata – accoglierà l’arrivo di in flusso di visitatori stimato in 32 milioni di presenze. Non è un dato sorprendente: nell’era post-Covid l’Italia, così come molti altri Paesi, sta registrando un significativo aumento di presenze turistiche straniere. Si tratta di un fenomeno – alimentato dall’espansione dei voli low cost e dalla proliferazione degli affitti a breve termine – ormai comune e diffuso, tanto da essere definito con un’espressione specifica: overtourism.

Per comprendere meglio questo fenomeno, analizziamo alcune cifre significative. Nel 2024, la Sicilia ha accolto oltre 17 milioni di visite, mentre Roma, nel 2023, ha registrato un record di 35 milioni di presenze. A livello europeo, l’Italia – con i suoi 447,2 milioni di presenze nel 2023 – è al terzo posto del podio delle mete con il maggior numero di turisti. La superano solo Francia e Spagna, con 485 e 460,3 milioni rispettivamente. Questi dati rappresentano certamente un segnale positivo per l’economia italiana. Si consideri che nel 2023 il settore del turismo ha contribuito al 18% circa del PIL nazionale[1]. Ed è un dato ancor più significativo se confrontato con il drastico calo registrato nel 2020, quando le presenze turistiche sono diminuite del 52,3% a causa della pandemia[2].

Se l’aumento considerevole del flusso turistico contribuisce positivamente all’economia di un Paese, non si può dire altrettanto per l’esperienza dei suoi visitatori e, soprattutto, per la qualità di vita dei suoi residenti. Al contrario, le conseguenze per i cittadini locali sono spesso negative. Prime fra tutte, l’aumento del costo degli affitti e l’incremento degli affitti a breve termine sul mercato immobiliare – questi ultimi nel 2023 sono aumentati del 37,3% solamente a Roma[3]. Parallelamente, si registra un incremento generale del costo della vita, una pressione insostenibile sulle risorse e i servizi locali e la progressiva scomparsa di negozi di prossimità e botteghe artigianali, sostituiti da catene di ristoranti, negozi di lusso e di souvenir. Le conseguenze del turismo di massa sono altrettanto devastanti per l’ambiente. Per esempio, si pensi a Bali, dove l’overtourism ha causato l’inquinamento delle spiagge, il sovrasfruttamento delle risorse naturali, un traffico di veicoli insostenibile e un ecosistema marino minacciato dalla plastica. O alle Isole Galapagos, dove il traffico intenso delle barche turistiche sta danneggiando la flora e la fauna marine[4].

Il fenomeno che oggi osserviamo non è certamente nuovo, né può essere considerato imprevedibile. A tal proposito, Italo Calvino – intellettuale e scrittore particolarmente attento ai cambiamenti sociali e profondamente convinto che la missione della letteratura sia fornire una chiave di interpretazione del mondo e dei suoi mutamenti – già negli anni Cinquanta e Sessanta esprimeva la sua preoccupazione per gli effetti sociali, culturali, economici e ambientali del turismo di massa. Ne offre un’analisi lucidamente critica nel quattordicesimo capitolo del suo romanzo breve La speculazione edilizia, un libro che ruota attorno alla vicenda del fallimentare tentativo imprenditoriale di un giovane intellettuale, Quinto Anfossi. Ambientato fra il 1954 e il 1955, con retroscena risalenti al 1952-53[5], l’opera riflette le preoccupazioni dello scrittore davanti ai drastici cambiamenti di un’Italia neocapitalistica, in cui gli ideali del passato sembrano ormai svaniti. Attraverso questo romanzo di impianto realistico-riflessivo, Calvino analizza i rapidi cambiamenti urbani dell’Italia nei primi anni del boom economico e si interroga sul ruolo dell’intellettuale in un’epoca storica di così profondi cambiamenti[6]. Lo scopo dell’autore è quindi riflettere sulla decadenza degli ideali della Liberazione e trarre un bilancio – amaro – dell’Italia a dieci anni dalla fine del secondo conflitto mondiale.

Poiché il saggismo è una componente essenziale di questa “novella”[7], è necessario inquadrare il contesto storico in cui viene scritta. La stesura di La speculazione edilizia inizia nell’aprile del 1956, un periodo delicato sia a livello storico che personale per l’autore. Difatti, la scrittura del romanzo si rivela lunga e tormentata, impegnando Calvino per ben quindici mesi. La difficoltà della scrittura deriva dal carattere fortemente autobiografico, introspettivo e saggistico dell’opera. Il dopoguerra rappresenta infatti per Calvino un periodo di incertezze e disillusioni, segnato da una crescente tensione con il Partito Comunista, che culminerà con il suo abbandono del PCI. Il discontento verso il Partito Comunista è duplice: il comportamento del PCI nei confronti degli sconvolgenti eventi internazionali e, a livello nazionale, la sua lenta integrazione nella logica capitalistica[8]. Caduta oramai ogni certezza politica, l’autore assume un atteggiamento di assoluta rassegnazione di fronte al corso della Storia. La stesura parallela de La speculazione edilizia e de Il barone rampante accompagna dunque Calvino in uno dei momenti forse più critici della sua vita.

Con i ventitré capitoli dell’editio princeps (1957) e i ventiquattro capitoli dell’edizione definitiva (1963), La speculazione edilizia è un tentativo di fornire una chiave interpretativa della realtà contemporanea. Eventi personali, cadute di certezze ideologiche e rassegnazione si intrecciano in questo breve romanzo, considerato da Calvino la cosa più bella che abbia mai scritto[9]. Eppure, La speculazione edilizia ha ricevuto dalla critica attenzioni non adeguate, come ben nota Claudio Milanini che la definisce, insieme a un altro romanzo, La nuvola di smog, lo specchio di «una straordinaria sensibilità psicologicosociale» del suo autore[10].

In particolare, il capitolo quattordicesimo non ha alcun collegamento narrativo né con il capitolo precedente né con quello seguente del racconto. Con il suo carattere puramente saggistico, è interamente dedicato alla città di Sanremo – mai citata esplicitamente nel romanzo, ma chiaramente riconoscibile – e ai suoi irreversibili mutamenti. Calvino ripercorre la storia della Riviera ligure che, dopo la Seconda guerra mondiale e nella fase iniziale del boom economico, non è diventata altro che una meta turistica per italiani e stranieri. Il benessere italiano, ormai basato su una crescente industrializzazione, ha ridotto la città a un susseguirsi di alberghi e appartamenti destinati all’affitto vacanziero estivo. Sanremo, ormai svuotata della sua identità, si ritrova vittima della speculazione immobiliare.

«La città s’era arricchita ma non seppe più il piacere che dava ai vecchi il parco guadagno sul frantoio o sul negozio, o i fieri svaghi della caccia ai cacciatori, quali tutti loro erano un tempo, gente di campagna, piccoli proprietari, anche quei pochi che avevano da fare con il mare e il porto. Adesso invece li premeva il modo turistico di godere la vita, modo milanese e provvisorio, lì, sulla stretta Aurelia stipata di macchine scappottate e roulettes, e loro in mezzo tutto il tempo, finti turisti, o congenitamente sgarbati dipendenti dell’«industria alberghiera». (…) Era ormai nata la civiltà del turismo, e la striscia della costa prosperò, mentre l’entroterra immisseriva e prendeva a spopolarsi. Il dialetto divenne più molle, con cadenze infingarde; il noto intercalare osceno perse ogni violenza, assunse nel discorso una funzione riduttiva e scettica, cifra d’indifferenza e sufficienza»[11].

Calvino constata come l’industria alberghiera abbia trasformato radicalmente la città, svuotandola della sua identità rurale a favore di uno stile di vita provvisorio e artificiale. Non solo: anche il modo di fare turismo è mutato, al punto da essere considerato un’esperienza ormai più apparente che sostanziale. Una riflessione che si applica perfettamente ai giorni nostri, poiché il turismo di massa non è altro che una delle molteplici sfaccettature dell’attuale società consumistica. In un contesto in cui i social ci insegnano costantemente a stare al passo con le ultime tendenze, il turismo di massa altro non è che il frutto – degenerato – di questa logica materialistica. Difatti, sono sempre più numerose le persone che decidono di visitare determinate località semplicemente perché diventate virali su Instagram e TikTok, o perché apparse in serie TV. Così accade che destinazioni prima poco conosciute si ritrovano improvvisamente travolte da un’ondata di notorietà e, al tempo stesso, incapaci di accogliere un numero elevato di turisti. Un esempio è il piccolo centro storico della città croata di Dubrovnik, diventato famoso per la serie televisiva Games of Thrones. Questo tipo di turismo – noto come “turismo instagram” e “cineturismo” – ha trasformato profondamente la percezione di questi luoghi da parte dei turisti. Si è sempre più alla ricerca di sfondi per le foto da postare, a discapito di un’esperienza autentica volta alla scoperta del territorio.

In questo capitolo, inoltre, Calvino delinea un profilo preciso dei turisti italiani che popolano Sanremo nei mesi estivi e descrive le principali attività vacanziere di questo nuovo ceto medio, diventato ormai sempre più numeroso nelle città.

«Erano proprietari di piccole industrie indipendenti (se alimentari o tessili) o subfornitrici d’altre più grandi (se chimiche o meccaniche), dirigenti aziendali, direttori di banca, capiservizio amministrativi cointeressati agli utili, titolari di rappresentanze commerciali, operatori di borsa, professionisti affermati, proprietari di cinema, negozianti, esercenti, tutto un ceto intermedio tra i detentori dei grossi pacchetti azionari ed i semplici impiegati e tecnici, un ceto cresciuto al punto da costituire nelle grandi città delle vere e proprie masse, la gente insomma che poteva acquistare in contanti o ratealmente un alloggio al mare (oppure affittarlo per stagioni o annate intere, ma questo era meno conveniente) e anche che aveva voglia di farlo, aspirando a vacanze relativamente sedentarie (non per esempio a grandi viaggi o cose estrose) che poi con la macchina si potevano movimentare vertiginosamente, perché in un salto si poteva andare a prendere l’aperitivo in Francia»[12]. 

E con l’arrivo della stagione estiva, i residenti cambiano le loro abitudini e gli appartamenti di Sanremo si svuotano della gente del posto per essere affittati per brevi periodi.

«In questi appartamenti ai mesi freddi venivano a svernare i vecchi: genitori, nonni, suoceri, che prendevano il sole di mezzogiorno sulle passeggiate a mare come già quarant’anni prima i granduchi russi tisici e i milord. E alla stagione in cui un tempo i milord e le gran duchesse lasciavano la Riviera e si spostavano nelle ombrose Karlsbad e Spa per la cura delle acque, ora negli appartamenti balneari ai vecchi davano il cambio le signore coi bambini e per i mariti occupatissimi cominciava la corvée delle gite tra sabato e domenica»[13]. 

E a differenza della popolazione italiana, le presenze turistiche straniere soggiornano nella città della riviera ligure non solamente durante i mesi più caldi. 

«Queste falangi straniere che, avide di bagni fuori stagione, prenotavano alberghi interi succedendosi in turni serrati da aprile a ottobre (ma meno in luglio e agosto, quando gli albergatori non concedono sconti alle comitive) erano viste dagli indigeni con una sfumatura di compatimento, al contrario di come una volta si guardava il forestiere, messaggero di mondi più ricchi e civilmente provveduti»[14].

Calvino, osservatore attento ma rassegnato, descrive con lucidità, minuziosità e amara ironia la degenerazione del turismo moderno, ridotto a un’esperienza vuota, effimera e inconcludente. Non è più un’esperienza che arricchisce e apre nuovi orizzonti grazie allo scambio reciproco di conoscenze e culture differenti, ma un’esperienza limitante e dannosa. Limitante per i turisti che, visitando città diventate virali, sempre affollate e incapaci di ospitare un numero elevato di visitatori, non vivono un’esperienza soddisfacente. Camminando tra le strade affollate, non entrano a contatto con la vita autentica del luogo, e considerano il punto più alto del loro soggiorno le foto scattate davanti ai rinomati musei, monumenti, ristoranti e paesaggi. Dannosa per i luoghi, che perdono la loro identità e la loro cultura. Ne è un esempio quello che sta accadendo a Napoli: il centro storico si sta trasformando rapidamente in un susseguirsi di pizzerie, friggitorie e negozi di alimentari con l’unico scopo di attirare i turisti. Questo fenomeno, definito foodification, volgarizza la cultura gastronomica partenopea, riducendo Napoli a un circo culinario per turisti, e tutto questo a discapito di altri potenziali settori della città come quello culturale[15]. Infine, la perdita di un’esperienza turistica autentica danneggia anche il rapporto tra turisti e abitanti. Le abitudini giornaliere dei residenti locali si ritrovano irrimediabilmente danneggiate e piegate alle esigenze dei turisti, che soggiornano per una media di tre notti, per poi lasciare il posto alla prossima ondata di visitatori. Una dinamica che alimenta una sempre più crescente tensione con la popolazione locale, che ormai considera i turisti la causa della perdita della loro quotidianità e del degrado delle loro città.

È nota la protesta che si è svolta a Barcellona diventata virale nel luglio del 2024, durante la quale i residenti della città hanno manifestato contro l’overtoursim prendendo di mira alcuni turisti con pistole ad acqua. Si è trattato di un gesto frutto di anni di malcontento e tensione tra visitatori e abitanti, questi ultimi sempre più minacciati dall’ingestibile flusso turistico e spesso costretti a trasferirsi in periferia a causa di una situazione ormai insostenibile. L’episodio non è passato inosservato e, infatti, il sindaco di Barcelona, Jaume Collboni, ha annunciato l’intenzione di revocare, entro il 2028, le 10.100 licenze attualmente attive per le case vacanza, con l’obiettivo di contrastare l’aumento degli affitti a breve termine e rendere la città vivibile per i suoi residenti[16]. Un episodio simile si è verificato anche a Lisbona: nel novembre 2024, un gruppo di cittadini ha consegnato all’assemblea municipale una petizione con 6.500 firme di elettori residenti, chiedendo un referendum per l’abolizione degli affitti brevi ad uso vacanziero[17]. E non è necessario arrivare fino alla costiera spagnola o portoghese per osservare proteste simili. A settembre 2024, a Napoli si è svolta una manifestazione contro gli sfratti per la resa degli alloggi a uso turistico, il caro affitti e la proliferazione di bed and breakfast. Tra i vari cartelli tenuti in mano dai manifestanti, alcuni recavano frasi che invocavano l’aiuto di San Gennaro, essendo la manifestazione tenutasi proprio nel giorno dedicato al santo patrono della città.

A distanza di oltre sessant’anni, il capitolo XIV de La speculazione edilizia non è soltanto una cronaca degli anni Cinquanta, ma anche dei nostri tempi. Ripercorrendo questi estratti, è impossibile non pensare a Venezia, Roma, Napoli, Palermo, Parigi e Barcellona. E a Bali. E alle Isole Galapagos. Le preoccupazioni, soprattutto ambientali, che Calvino si pone in questo romanzo riguardo le conseguenze della costruzione massiva di appartamenti vacanzieri nella sua Sanremo, «un tempo circondata da giardini ombrosi d’eucalipti e magnolie»[18], sono le stesse di oggi. Ed è proprio per questo che stanno nascendo iniziative che, partendo dalla consapevolezza dell’urgenza del problema del turismo di massa, si impegnano a incentivare un turismo sostenibile e consapevole. È il caso di “Best in Travel 2025”, che, oltre a stilare una classifica di mete da visitare, promuove destinazioni alternative e fornisce consigli per un’esperienza turistica volta al rispetto del territorio e alla conoscenza delle comunità locali che lo abitano. Un’altra iniziativa proviene dalla Svizzera, che ha deciso di attuare una strategia per far promuovere agli influencer le regioni meno conosciute. Citiamo anche l’iniziativa spagnola “Montañas vacías” che ha come obiettivo proporre itinerari nella natura per conoscere autenticamente il territorio e rilanciare le località montane della Spagna. E infine, il progetto della pagina Instagram “borghiingordi”, che mira a far conoscere ai suoi oltre 400.000 follower le dieci province meno visitate d’Italia secondo i dati Istat, con l’obiettivo di far scoprire luoghi meno conosciuti ma che meritano di essere visitati.

L’obiettivo delle iniziative appena citate non è in nessun caso quello di impedire alle persone di viaggiare, ma di restituire all’esperienza del turismo la sua dimensione originaria di scambio reciproco, di “dare e ricevere” tra visitatori e abitanti, che Calvino rievoca con nostalgia. È un tentativo di salvaguardare i territori e preservarne la bellezza affinché possano essere visitati anche dalle generazioni future. Si tratta, inoltre, di educare i nuovi viaggiatori alla consapevolezza che non può esistere una reale esperienza in un territorio straniero se questa non contempla un’immersione autentica nella sua cultura e tradizione, anziché una semplice passeggiata nella via centrale del centro storico, costellata di negozietti di souvenir.

Quello del turismo di massa è un problema a cui Calvino rivolge uno sguardo rassegnato e disilluso, come osservatore acuto e abilissimo cronista di un inevitabile decorso degli eventi. Ed è proprio ciò che è realmente accaduto. L’overtourism – degenerazione di un fenomeno ancora agli albori quando lo scrittore sanremese lo analizzò – rappresenta oggi una delle maggiori sfide della società contemporanea. A distanza di più di mezzo secolo dalla scrittura de La speculazione edilizia, è necessario chiedersi: come tutelare il nostro territorio di fronte a questo fenomeno? Come garantire il rispetto della qualità della vita dei residenti in luoghi attraversati ogni anno da milioni di persone? Come promuovere un’educazione attiva al turismo responsabile, sostenibile e autentico, oggi più che mai urgente? Ma soprattutto – lasciandosi influenzare dalla disillusione di Calvino – siamo ancora in tempo per rimediare?


[1] Ministero del Turismo, Forum internazionale del turismo, settore vitale economia: nel 2023, valore aggiunto pari a 18% PIL, 2023.

[2] Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), Annuario statistico italiano, 2024.

[3] Cfr.  Andrea Carlo Martinez, Roma: il turismo di massa sta cambiando l’identità della città, cosa ne pensano i residenti, «Euronews», 10 novembre 2024. 

[4] Cfr. David Escribano, Turismo de masas: estos son los destinos más colapsados del mundo, «Traveler», 14 dicembre 2024.

[5] Italo Calvino, Romanzi e Racconti I, edizione diretta da Claudio Milanini, a cura di Mario Barenghi e Bruno Falcetto, prefazione di Jean Starobinski, Mondadori, Milano 2022, p. 1340.

[6] Michele Carini, La speculazione edilizia» di Italo Calvino: l’intellettuale, il cemento e la storia, «Strumenti critici. Rivista quadrimestrale di cultura e critica letteraria», I (2013), pp. 55-72.

[7] Utilizzando lo stesso termine con cui Calvino fa riferimento al suo romanzo in una missiva a Gore Vidal datata 1974. La lettera è contenuta in Italo Calvino, Lettere 1940-1985, a cura di Luca Baranelli, Mondadori, Milano 2023, pp. 1241-1243.

[8] Daniele Fioretti, Italo Calvino. A Reasonable Utopia, in Idem, Utopia and Dystopia in Postwar Italian Literature. Pasolini, Calvino, Sanguineti, Volponi, Springer Nature, Berlino 2017, p. 97.

[9] Italo Calvino, Lettere a Chichita, a cura di Giovanna Calvino, Mondadori, Milano 2023, p. 64.

[10] Italo Calvino, Romanzi e Racconti I, op. cit., p. LVI.

[11] Idem, La speculazione edilizia, Einaudi, Torino 1974, pp. 82-83.

[12] Ivi, p. 84.

[13] Ivi, p. 85.

[14] Ivi, p. 86.

[15] Davide Traglia si è occupato del fenomeno della foodification che sta trasformando la città di Napoli su «vdnews».

[16] Emily Capozucca, Overtourism, da Santorini a Venezia alle Canarie: le misure messe in campo per frenare il turismo di massa, «Corriere della sera», 2024.

[17] Alessandro Lubello, Un referendum contro il turismo di massa a Lisbona, «Internazionale», 24 novembre 2024.

[18] Italo Calvino, La speculazione edilizia, op. cit., p. 10.

Scritto da
Lorenza Anna Torpinoche

Laureata in Lettere moderne all’Università di Bologna, dove ha discusso una tesi in filologia della letteratura italiana dal titolo “La speculazione edilizia di Italo Calvino: analisi e raffronto tra l’edizione del ’58 e del ’63”. Attualmente frequenta il Master in Humanidades Digitales all’Università Politecnica di Valencia, con particolare attenzione alla digitalizzazione del patrimonio culturale e all’impiego delle strategie SEO applicate al contesto culturale.

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