Scritto da Federico Nastasi e Giuliano Yajima
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Con il 55.13% dei consensi, Jair Bolsonaro è diventato il nuovo presidente del Brasile. Il politico brasiliano, considerato un outsider benché sia stato eletto deputato ininterrottamente dal 1991, ha costruito un’alleanza vincente – politica sociale e culturale – che segna la chiusura del ciclo progressista dei governi Lula-Roussef, inaugurato nel 2002.
Dietro il suo slogan “Brasil acima de tudo, Deus acima de todos” (Brasile e Dio sopra ogni cosa), si sono radunate grandi star del calcio, da Ronaldinho a Kaká, militari, evangelici, settori conservatori della giustizia e dell’economia. E soprattutto la maggioranza dei brasiliani, in cerca di un’alternativa a corruzione e violenza. Descrivendo la formazione del suo governo proveremo a offrire un resoconto su chi sono e quali sono le idee che stanno muovendo i gruppi che lo hanno portato alla vittoria.
La famiglia Bolsonaro svolge un ruolo importante nella definizione dell’azione pubblica del Presidente. La moglie Michelle, di 25 anni più giovane, è evangelista e questo gruppo è uno dei principali vettori che ha portato alla vittoria dell’ottobre 2018. Tre dei figli dei matrimoni precedenti sono rispettivamente eletti al Senato, alla Camera e al Consiglio di Rio, e sono attivissimi sui social network dove rappresentano la voce intransigente del nuovo corso brasiliano, lanciando strali all’opposizione.
“La Chiesa Cattolica ha scelto i poveri e i poveri hanno scelto le chiese evangeliche”. Con una battuta fulminante, Frei Betto[1], frate domenicano brasiliano ed esponente della Teologia della Liberazione, spiega il sorpasso degli evangelisti sui cattolici. L’ascesa delle chiese evangeliche è la più rapida tra le confessioni religiose nel Paese e oggi i protestanti evangelici sono circa il 22% dei 209 milioni di brasiliani, mentre nel 1970 erano il 5.2% della popolazione. Si stima che ogni anno vengano aperti 14mila nuovi templi evangelici.
Uno dei gruppi più in crescita è quello dei neo-pentecostali, che attecchisce soprattutto nelle periferie urbane, attraverso il messaggio della Teologia della Prosperità. Attraverso una lettura del Vangelo alternativa a quella cattolica, i neo-pentecostali venerano un Dio il quale vuole per suoi fedeli “una vita prospera, e cioè che siano ricchi dal punto di vista economico, sani da quello fisico e individualmente felici. Questo tipo di cristianesimo colloca il benessere del credente al centro della preghiera, e fa del suo Creatore colui che realizza i suoi pensieri e i suoi desideri”[2].
Gli evangelici hanno trasformato la loro presenza nella società in potere politico: durante la dittatura sono stati sostenitori del potere militare; alla fine degli anni Ottanta i loro leader si sono impegnati direttamente in politica, accostando il titolo religioso al proprio nome nella propaganda elettorale. L’assemblea di Dio, uno dei gruppi neo-pentecostali maggiormente attivi in politica, ha modificato il suo motto da “i credenti non si occupano di politica” a “il fratello vota per il fratello”. Oggi contano circa 90 deputati al Congresso – un quinto del totale – e diversi esponenti nel governo Bolsonaro. Tra questi, la pastora evangelica Damares Alves, ministra della famiglia e diritti umani. La quale osteggia apertamente la legge sull’aborto, la “cultura femminista”, i diritti della comunità LGBT e l’educazione sessuale a scuola. Il giorno del suo insediamento ha annunciato “l’inizio di una nuova era, dove i maschietti si vestono di blu e le femminucce di rosa”.
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Indice dell’articolo
Pagina corrente: Bolsonaro e l’ascesa delle chiese evangeliche
Pagina 2: Militari e ministri, la spina dorsale del governo
Pagina 3: Opposizione: divisa in parlamento e unita nelle piazze
[1] Redacción de Atrio, Por qué hicimos la opción por los pobres, http://www.herrieliza.org
[2] A. Spadaro – M. Figueroa, TEOLOGIA DELLA PROSPERITÀ. IL PERICOLO DI UN “VANGELO DIVERSO”, La Civiltà Cattolica, Quaderno 4034, pag. 105 – 118, Anno 2018, Volume III
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