Scritto da Pandora Rivista
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Il Patto per il Lavoro e per il Clima è stato sottoscritto, dopo un lungo percorso di elaborazione e confronto, dalla Regione Emilia-Romagna e da un ampio e diversificato insieme di soggetti economici e attori sociali, in coerenza con il Programma di Mandato, il 14 dicembre 2020. A firmarlo, oltre alla Regione: Associazione Generale delle Cooperative Italiane (AGCI), Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), Associazione Nazionale dei Costruttori (ANCE), Città Metropolitana di Bologna, Coldiretti, Comitato unitario delle professioni intellettuali degli ordini e dei collegi professionali (CUPER), Commissione regionale ABI, Comune di Bologna, Comune di Cesena, Comune di Ferrara, Comune di Forlì, Comune di Modena, Comune di Parma, Comune di Piacenza, Comune di Ravenna, Comune di Reggio Emilia, Comune di Rimini, Confagricoltura, Confapi Emilia, Confapindustria, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL), Confederazione italiana agricoltori (CIA), Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (CISL), Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (CNA), Confederazione Produttori Agricoli (COPAGRI), Confesercenti, Confimi Romagna, Confindustria, Confprofessioni, Confservizi, Consiglio nazionale delle Ricerche (CNR), Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB), Forum Terzo Settore, Legacoop, Legambiente, Politecnico di Milano, Provincia di Ferrara, Provincia di Forlì-Cesena, Provincia di Modena, Provincia di Parma, Provincia di Piacenza, Provincia di Ravenna, Provincia di Reggio Emilia, Provincia di Rimini, Rete dei Comuni Rifiuti Zero, Ufficio scolastico regionale, Unioncamere, Unione delle Province d’Italia (UPI), Unione Generale del Lavoro (UGL), Unione Italiana del Lavoro (UIL), Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (UNCEM), Università Cattolica del Sacro Cuore, Università di Bologna, Università di Ferrara, Università di Modena e Reggio, Università di Parma.
Il Patto si propone come un progetto condiviso di rilancio e sviluppo della regione Emilia-Romagna volto a generare lavoro di qualità, affrontando le sfide della digitalizzazione e della transizione ecologica e tenendo come riferimento l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Le quattro sfide che il Patto individua come cruciali sono la crisi demografica, la trasformazione digitale e il contrasto alle diseguaglianze e l’emergenza climatica. Il Patto si pone come orizzonte il 2030, anno a cui fa riferimento anche la Strategia regionale Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, approvata nel novembre 2021, che declina nel contesto territoriale i 17 Goal dell’Agenda 2030 e riconduce ai 17 Goal le linee di intervento del Programma di Mandato 2020-2025 della Giunta regionale e del Patto per il Lavoro e per il Clima, stabilendo anche i primi 100 target da raggiungere entro il 2025 e il 2030 e introducendo un sistema di misurazione teso a monitorare il posizionamento regionale rispetto a sfide globali, a valutare l’impatto del contributo delle politiche regionali ed eventualmente riorientarle al raggiungimento degli obiettivi qualitativi e quantitativi definiti. Il Patto si articola in quattro Obiettivi strategici e in altrettanti processi trasversali.
Il primo obiettivo, Emilia-Romagna, regione della conoscenza e dei saperi, mira a «investire in educazione, istruzione, formazione, ricerca e cultura: per non subire il cambiamento ma determinarlo; per generare lavoro di qualità e contrastare la precarietà e le disuguaglianze; per innovare la manifattura e i servizi; per accelerare la transizione ecologica e digitale». Il secondo obiettivo, Emilia-Romagna, regione della transizione ecologica, è orientato ad «accelerare la transizione ecologica, avviando il Percorso regionale per raggiungere la neutralità carbonica prima del 2050 e passando al 100% di energie pulite e rinnovabili entro il 2035; coniugare produttività, equità e sostenibilità, generando nuovo lavoro di qualità». Il terzo obiettivo, Emilia-Romagna, regione dei diritti e dei doveri, consiste nel «Contrastare le diseguaglianze territoriali, economiche, sociali, e di genere e generazionali che indeboliscono la coesione e impediscono lo sviluppo equo e sostenibile». Il quarto obiettivo, Emilia-Romagna, regione del lavoro, delle imprese e delle opportunità, intende «Progettare una regione europea, giovane e aperta che investe in qualità e innovazione, bellezza e sostenibilità: per attrarre imprese e talenti, sostenendo le vocazioni territoriali e aggiungendo nuovo valore alla manifattura e ai servizi».
Venendo ai processi trasversali, il primo di essi è la Trasformazione digitale, tesa a «realizzare un grande investimento nella trasformazione digitale dell’economia e della società a partire dalle tre componenti imprescindibili: infrastrutturazione, diritto di accesso e competenze delle persone». Vi è poi il Patto per la semplificazione, finalizzato a «rafforzare e qualificare la Pubblica amministrazione e ridurre la burocrazia per aumentare competitività e tutelare ambiente e lavoro nella legalità». Il terzo processo trasversale è relativo alla Legalità, che si vuole promuovere come «valore identitario della nostra società e garanzia di qualità sociale ed ambientale». L’ultimo processo trasversale è la Partecipazione per «promuovere un nuovo protagonismo delle comunità e delle città, motori di innovazione e sviluppo, nella concreta gestione delle strategie del Patto».
Il Patto è stato elaborato e sottoscritto a partire dalla consapevolezza che la nuova programmazione dei fondi europei 2021-2027 e le risorse straordinarie del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) possano rappresentare un’occasione storica per il sistema territoriale dell’Emilia-Romagna. Il Patto e i successivi accordi sottoscritti sono, pertanto, lo strumento per definire gli obiettivi strategici verso cui orientare tutte le risorse disponibili e per condividere gli interventi urgenti e quelli strutturali necessari una ripartenza dell’economia e la società.