“Contrattare l’innovazione digitale” a cura di Alessio Gramolati e Gaetano Sateriale
- 21 Maggio 2019

“Contrattare l’innovazione digitale” a cura di Alessio Gramolati e Gaetano Sateriale

Recensione a: Alessio Gramolati e Gaetano Sateriale (a cura di) Contrattare l’innovazione digitale. Una cassetta degli attrezzi 4.0, EDIESSE, Roma 2019. p. 160, euro 14.00 (scheda libro)

Scritto da Giacomo Buzzao

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L’Industria 4.0, l’Internet delle cose, l’automazione e la digitalizzazione sono temi sempre più cruciali per gli effetti che potrebbero determinare nell’assetto e nelle prospettive economiche della nostra società. Le sfide e le incognite delle cosiddetta “quarta rivoluzione industriale” sono sempre più rilevanti anche per i corpi sociali chiamati a confrontarsi con esse sul piano teorico e su quello pratico.

Va pienamente in questa direzione il volume Contrattare l’innovazione digitale. Una cassetta degli attrezzi 4.0 curato da Alessio Gramolati e Gaetano Sateriale e recentemente presentato nella sede della CGIL Nazionale di Corso Italia a Roma, nel corso di una mattinata ricca di contenuti: prima le riflessioni dei curatori del volume Sateriale e Gramolati, la presentazione del progetto Idea Diffusa di Chiara Mancini e poi una tavola rotonda con Mimmo Carrieri e Maurizio Stirpe moderata da Marco Panara. A concludere, l’intervento del Segretario Maurizio Landini.

Quella che segue è una breve sintesi delle considerazioni affiorate nella mattinata di lavori, che introdurrà la recensione del volume. La metamorfosi digitale dei sistemi produttivi è un processo non ancora terminato ma che ha già decisamente cambiato la nostra quotidianità, le forme di partecipazione e i modi in cui si svolge l’attività lavorativa. In questo contesto, un sindacato come la CGIL fronteggia una sfida inedita ed impegnativa. Quella che si ritiene essere la missione fondativa del sindacato, ovvero la capacità di “unire”, manterrà ancora una sua centralità. Partecipazione progettuale, ridefinizione del legame tra lavoro e vita, migliore qualità del rapporto uomo-macchina: questi gli obiettivi da raggiungere. Da questo punto di vista un’organizzazione come la CGIL ha il compito di mettere in campo un rinnovato impegno da cui potrebbe nascere un modello alternativo rispetto a quello fondato sulla precarizzazione del lavoro proposta come flessibilità organizzativa, iniziata con la globalizzazione delle catene di produzione e che rischia con la digitalizzazione di esacerbarsi a livelli di non ritorno.

Flessibilità e responsabilizzazione dei lavoratori non esistono senza valorizzazione e certezze riguardo al proprio futuro e se non esiste un disegno da parte di una politica dormiente (determinismo passivo), che non riesce a stare al passo frenetico dell’innovazione tecnologica, il sindacato deve farsi carico di proporre un progetto alto, al servizio dell’uomo, in armonia con l’ambiente: arricchire e valorizzare i contenuti del lavoro; redistribuire le ore lavorative per un lavoro più dignitoso e di qualità; progettare per passare dalla un’innovazione finalizzata alla massimizzazione del profitto ad una che miri a soddisfare bisogni reali, a includere per ridurre le diseguaglianze.

 

Contrattare l’innovazione: la sintesi di un lavoro plurale

Il volume Contrattare l’innovazione digitale. Una cassetta degli attrezzi 4.0 è frutto di un lavoro plurale e collegiale che ha visto coinvolte figure disciplinari diverse. In esso vengono riportate le riflessioni, i confronti, le testimonianze, le buone pratiche raccolte nel corso del «Progetto lavoro 4.0» della CGIL.

I contenuti sono strutturati in capitoli che trattano in maniera trasversale degli effetti delle trasformazioni tecnologiche in corso sul lavoro e le professioni, evidenziando la necessità di arricchire le competenze dei lavoratori e formulare una contrattazione più adeguata all’innovazione.

Il linguaggio utilizzato per la redazione del manuale, che nasce in primo luogo come promemoria operativo per i quadri ed i delegati sindacali, è intuitivo e diretto per permettere una comprensione facile e veloce; è scritto nella forma di una sequenza di tweet e post, con parole chiave e hashtag ed è arricchito da collegamenti digitali allo scopo di incentivare un confronto progressivo (un forum permanente)  attraverso la piattaforma collaborativa online  «Idea Diffusa», animata dall’Ufficio Lavoro 4.0 della CGIL.

Il volume è inoltre arricchito da 39 “box” in cui vengono raccontate esperienze di “contrattazione 4.0” ovvero di casi in cui digitalizzazione e fare sindacato si sono intrecciati; sindacati e lavoratori sono stati coinvolti, attraverso forme di “contrattazione di anticipo”, nelle scelte di introduzione di tecnologie 4.0 e di re-organizzazione del lavoro a seguito della implementazione delle innovazioni.

L’eterogeneità dei contributi (redatti da studiosi, dirigenti sindacali, esperti e docenti) e la vastità di tematiche trattate rappresentano il valore aggiunto del volume. Tuttavia, questa grande diversità, rende l’opera di recensione complessa e non risulta possibile entrare nel dettaglio di tutti gli argomenti toccati dai dodici autori dei 13 capitoli.

Gaetano Sateriale (responsabile del Piano del Lavoro della CGIL e direttore editoriale della casa editrice Ediesse) scrive il primo capitolo con un contenuto misto di nozionistica, rapide ma pungenti riflessioni e bozze di sentieri per l’avvenire, ed invita ad una comprensione multi-prospettica del fenomeno Industria 4.0, delle tecnologie che lo abilitano e dell’impatto che la quarta rivoluzione industriale avrà sulla società, sul lavoro e sul mondo della contrattazione. L’autore sottolinea l’importanza di un’innovazione sensibile alla sostenibilità del «bene pubblico» e che possa contribuire a comporre il conflitto con il bene privato. Evidenzia i benefici di un’innovazione diffusa e facilmente fruibile; una leva per ridurre le distanze tra persone e servizi (efficientamento dei servizi di assistenza nelle aree interne del paese ad esempio). Ci ricorda però come nel nostro paese manchi una politica economica ed un sistema industriale con una visione di innovazione (solo il 3% delle imprese italiane rientra nella categoria “digitali compiute” – elaborazione CGIL su dati Istat). Spetta quindi alle forze sociali, al sindacato, alle comunità locali “sollecitare e avviare gli indirizzi a più alto grado di inclusione per garantire la diffusione nazionale dell’innovazione”, massimizzarne il beneficio per tutti, impedire le polarizzazioni sociali, territoriali e del lavoro.

Nel capitolo Dove sta andando la contrattazione, la sindacalista Cinzia Maiolini (Ufficio Lavoro 4.0) suggerisce, con un linguaggio attento agli aspetti più tecnici, una serie di direzioni da seguire al fine di limitare eventuali frizioni tra trasformazione digitale delle produzioni e organizzazioni del lavoro; tra queste la sperimentazione di soluzioni come la contrattazione di filiera e quella di anticipo.

La digitalizzazione impatta ogni aspetto del lavoro: prestazioni, competenze richieste, dinamiche lavorative, tipologie di mansioni, funzioni dei profili e luoghi di lavoro. Basti pensare all’incredibile ascesa del commercio elettronico e alla diffusione del lavoro tramite piattaforma (ne esistono diverse: per freelance, per micro-attività, per compiti da svolgere in relazione alla prossimità geografica, ecc.). È interessante quello che Massimo Mensi (FILCAMS CGIL), in un paragrafo del quarto capitolo del volume scrive; il lavoro intermediato dall’utilizzo di piattaforme come Deliveroo, TaskRabbit, Mechanical Turk (o chi per loro), è stato destrutturato concettualmente attraverso una “trappola semantica”. Il lavoratore è diventato un rider, un driver, un coniglio (nel caso di TaskRabbit) e con la scomparsa della parola lavoro sono svanite anche le persone. Ed è questo “lavoro che c’è ma non si vede”, incastonato in un non-luogo di vuoti giuridici, a permettere alle imprese fautrici dell’economia dei “lavoretti” (gig economy) di camuffare uno smantellamento di diritti, delle garanzie e delle tutele dietro a parole come flessibilità ed indipendenza.

Per far fronte ad un mondo del lavoro così dematerializzato, volatile, Alessio Gramolati (responsabile Ufficio Lavoro 4.0 CGIL) sollecita il sindacato ad intraprendere un profondo processo di cambiamento strategico, organizzativo e culturale.

Il paradigma tecnologico fordista rendeva più semplice la trasformazione dei bisogni individuali (tra loro simili) in diritti collettivi. Oggi invece, nel contesto del paradigma tecnologico digitale, la contrattazione 4.0 deve rispondere ad esigenze e condizioni di lavoro personalizzate, in cui i confini tra dipendenza ed autonomia della prestazione sono spesso labili. Come farlo? In primo luogo con una contrattazione che assicuri dei diritti fondamentali, tutele e garanzie universali, per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori ed in aggiunta, con una tutela delle specificità.

Inoltre, è lecito pensare che nell’ambito del cambiamento digitale, le competenze e le professionalità necessarie all’innovazione saranno riconosciute dalle aziende con vantaggi a livello di responsabilità, retribuzione ed autonomia. Gramolati sostiene che sarà compito della contrattazione arginare la polarizzazione ed evitare la marginalizzazione dei lavoratori “tradizionali”. Tra le ricette, formazione continua e riduzione del “digital divide”. Il capitolo di Gramolati è tra i più ricchi di spunti: elabora icasticamente su tematiche che spaziano dalla parità salariale e la valorizzazione delle competenze femminili allo spostamento della pressione fiscale dal lavoro alle rendite e i patrimoni. Il fil rouge: un’innovazione governata, smussata nei danni potenziali, al servizio dell’essere umano, atta a ridurre le disuguaglianze e a migliorare le condizioni di lavoro attraverso una contrattazione rinnovata, capace di stare al passo dei tempi.

Degno di nota anche il contributo di Fabrizio Dacrema (responsabile Istruzione e Formazione CGIL). Il capitolo che cura ha un titolo esplicativo: Una strategia delle competenze: ripensare la formazione iniziale e apprendimento permanente. Il sindacalista apre riportando le sconfortanti indagini OCSE-PIAAC che vedono circa il 70% della popolazione italiana nell’età compresa tra i 16 e i 65 anni al di sotto del livello di competenze linguistiche, matematiche e digitali considerate necessarie per lavorare nel mondo attuale. Disegna poi un quadro di linee guida per il sindacato al fine di scongiurare che il futuro del binomio innovazione tecnologica-occupazione, assuma la forma di modelli a bassa intensità di lavoro qualificato: in altre parole, come evitare di continuare ad incentivare la proliferazione del “gig work”, dequalificato, frammentato e precario. Al primo posto della lista, la ridefinizione del ruolo delle scuole che devono garantire a tutti la capacità di un apprendimento permanente ed autonomo, senza limitarsi alla creazione di competenze necessarie ad un mondo del lavoro in continua mutazione, che cambia a velocità che non permettono previsioni, e che potrebbero quindi risultare obsolete in pochi anni.  Poi “il diritto all’apprendimento permanente” sul posto di lavoro: il sindacato deve orientare al superamento degli ostacoli economici e di tempo che impediscono agli adulti di accedere alla formazione. In breve, il ruolo della contrattazione sarà quello di favorire il superamento dei modelli adattivi e funzionalisti a favore della “capacitazione” – occupabilità delle persone.

Prima del capitolo conclusivo curato da Elena Battaglini (responsabile area Economica Territoriale della Fondazione Giuseppe Di Vittorio), il glossario delle sessantacinque parole- chiave del manuale, Chiara Mancini (coordinatrice Idea Diffusa) presenta “Idea Diffusa”, la piattaforma collaborativa online che permette alla CGIL di rispondere alle sfide della digitalizzazione tramite l’intelligenza collettiva. Si tratta di uno “spazio online in cui sindacalisti dei territori e delle categorie ed esperti della materie fanno elaborazione e condivisione sui temi della digitalizzazione, attivando discussioni” e mettendo a disposizione le proprie conoscenze. Idea Diffusa è un newsfeed personalizzato sui temi della digitalizzazione, una community con i profili di tutti gli utenti con possibilità di interazione, un’area discussione e confronto ed un archivio condiviso.

Idea Diffusa è anche un inserto mensile; un magazine curato con Rassegna Sindacale che approfondisce le tematiche legate al lavoro 4.0 scaricabile dal sito della CGIL al seguente link: http://www.cgil.it/idea-diffusa-mensile/ (chi scrive, ne consiglia vivamente la lettura).

Contrattare l’innovazione digitale. Una cassetta degli attrezzi 4.0, concludendo con le parole della ex-Segretaria Susanna Camusso, è “un prontuario destinato ad aiutare chi si cimenta nella contrattazione di tecnologie che non potranno mai essere davvero innovative se non si metteranno al servizio dell’uomo, del suo bisogno di libertà e di emancipazione”.

Il volume nonostante si rivolga prevalentemente ad un pubblico direttamente coinvolto nelle dinamiche sindacali e a chi si cimenta nella contrattazione nell’era della digitalizzazione, resta accessibile nei termini e nei contenuti a qualsiasi lettore interessato a formarsi una visione critica e trasversale sulla complessa relazione tra innovazione tecnologia e cambiamenti nel mondo del lavoro.

Scritto da
Giacomo Buzzao

Classe 1993, di Assisi. Dottorando al dipartimento di Economia dell’Università degli Studi di Perugia, attualmente all’Universitat Pompeu Fabra di Barcellona. Si occupa di sostenibilità ecologica e sociale delle organizzazioni e di etica d’impresa. Si interessa di cambiamento socio-tecnologico, in particolare dei fenomeni di digitalizzazione e delle loro ripercussioni.

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