Cooperazione e promozione della legalità. Intervista a Valentina Fiore – Libera Terra
- 30 Novembre 2018

Cooperazione e promozione della legalità. Intervista a Valentina Fiore – Libera Terra

Scritto da Francesco Rustichelli

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Tracciamo un quadro di “Libera Terra”. Quando e con quali finalità nasce questo progetto? Per iniziativa di quali soggetti? In che territori opera?

Valentina Fiore: Libera Terra è nata nel 2001 grazie all’iniziativa di Libera, con la collaborazione della prefettura di Palermo e del Consorzio Sviluppo e Legalità. Nel 2001 Libera e la prefettura di Palermo firmavano, infatti, un protocollo con lo scopo di far nascere il progetto Libera Terra. In seguito alla firma del protocollo fu pubblicato un bando di concorso pubblico per la selezione dei soci della prima cooperativa sociale Libera Terra, che sarebbe stata incaricata di gestire i terreni agricoli confiscati alla mafia nell’Alto Belice corleonese. Nasceva così la cooperativa Placido Rizzotto Libera Terra seguita da molte altre. Oggi le cooperative Libera Terra sono 9, tutte cooperative sociali di tipo B, operano in quattro regioni del Sud Italia, Sicilia, Calabria, Campania e Puglia e gestiscono circa 1.300 ettari di terreni liberati dalla mafie, tutti coltivati in regime di agricoltura biologica. Nel 2002 veniva commercializzato il primo prodotto Libera Terra, la pasta. Oggi il portafoglio dei prodotti Libera Terra include oltre novanta referenze commercializzate attraverso tutti i principali canali distributivi sia in Italia che all’estero. Nel 2008 veniva fondato il Consorzio Libera Terra Mediterraneo che riunisce le cooperative Libera Terra insieme altri partner che ne condividono i valori e i principi. Nel 2018 il Consorzio ha compiuto dieci anni.

Tutto nasce grazie all’approvazione della legge di riferimento che è la 109/96 che permette il riuso sociale dei beni confiscati attraverso l’assegnazione ad organizzazioni senza scopo di lucro. Ed importante, sin dall’inizio, è stata la disponibilità del movimento cooperativo nel mettere a disposizione competenze, persone e strutture che hanno dato un contributo importante in diversi ambiti alla nascita e al consolidamento di questa nuova esperienza di impresa cooperativa. È una legge di iniziativa popolare promossa da Libera nel 1995 a cui sostegno furono raccolte più di un milione di firme. Ed è stata richiesta a gran voce come “completamento” della legge 646 del 13 settembre 1982, (legge Rognoni – La Torre) che ha introdotto nel nostro sistema legislativo il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso stabilendo che coloro che vengono condannati in via definitiva per questo reato sono passibili della confisca dei loro beni. In quella legge però non era previsto alcun utilizzo per i beni confiscati e acquisiti al patrimonio dello Stato. La mission di Libera Terra è valorizzare territori stupendi ma difficili, attraverso il recupero sociale e produttivo dei beni liberati dalle mafie, la creazione di cooperative autosufficienti, durature, in grado di dare lavoro e creare indotto positivo e la realizzazione di prodotti di qualità, ottenuti con metodi rispettosi dell’ambiente e della persona. Viene così proposto un sistema economico virtuoso e sostenibile, basato sulla legalità, sulla giustizia sociale e sul mercato.

Quali sono le tappe principali dell’evoluzione di Libera Terra? Quali esperienze ne fanno parte oggi? Cosa ne caratterizza la natura cooperativa?

Valentina Fiore: Libera Terra è la dimostrazione pratica che si possa creare impresa, che sia strumento di un progetto di natura sociale e di interesse collettivo, capace di auto sostenersi e stare sul mercato grazie all’impiego di professionalità specifiche e di alto livello e alla costante tensione al miglioramento. Lo scopo del progetto è quello di restituire valore e bellezza ai beni che gestiamo, attraverso le cooperative sociali che sappiano al contempo essere rispettose delle risorse umane e dell’ambiente, e il cui scopo è la realizzazione di prodotti agroalimentari dalle elevate qualità organolettiche, il tutto per avviare e consolidare percorsi di cambiamento sociale, economico e culturale dei territori in cui i beni si trovano. Partendo da questi presupposti Libera Terra, nei territori dove opera, si è dimostrata un’impresa sociale capace di ridistribuire ricchezza attraverso la creazione di un indotto occupazionale, e non solo, basato sui principi della legalità/normalità e della sostenibilità. Nel nostro approccio il mercato non rappresenta l’obiettivo, ma lo strumento per accrescere il nostro progetto dandogli concretezza e credibilità; e per stare con dignità sul mercato la qualità delle nostre produzioni è la leva che ci garantisce prospettiva di lungo termine. Il fine ultimo delle nostre attività sono i territori, le persone, il recupero di spazi fisici, ma non solo, alla legalità e al presidio delle istituzioni e della società civile. In questo senso la gestione dei beni confiscati, che restano di proprietà pubblica, sono il modo di concretizzare quella collaborazione pubblico-privato, costruttiva e trasparente, che consente sinergie importanti, ed efficaci, nell’interesse collettivo.

Cosa significa promuovere una cultura – e un’economia – della legalità in un territorio, e in un settore come quello agroalimentare, così profondamente segnato dalla piaga della criminalità organizzata?

Valentina Fiore: In modo molto semplice e concreto, il nostro compito è innanzitutto cercare di fare le cose per bene. Tradurlo in termini concreti significa attuare buone pratiche agricole e agroalimentari grazie al lavoro delle cooperative nei territori in cui operano. Consideriamo il nostro lavoro del tutto normale, legalità e corretta gestione di impresa cooperativa sociale non deve e non può essere percepita come eccezione o straordinarietà. Tutto ciò si traduce nello sforzo di attuare una tipologia di agricoltura, ed in genere di impresa, che sia rispettosa della terra, delle persone e che valorizzi il territorio passando dalle colture tradizionali e dalle pratiche agronomiche che lo contraddistinguono. Tenere insieme in modo coerente la nostra identità e le nostre attività è per noi un impegno quotidiano. Le scelte, dalla campagna allo scaffale, cercano quel collegamento che ci consentano di portare in giro per l’Italia, e per il mondo, quelle terre, quelle storie, quei territori. Ed è semplice nell’agroalimentare trovare gli strumenti per valorizzare il positivo, per ridare dignità e riscatto alle terre e ai territori.

Nel nostro piccolo, siamo la dimostrazione che anche in territori difficili è possibile creare impresa sostenibile generando valore aggiunto economico. Il nostro lavoro dimostra che è possibile una scelta, fatta di impegno, passione ed alta professionalità in discontinuità al modello socio economico mafioso. Vogliamo che il fatto di essere testimoni quotidiani di un altro modo di lavorare e di fare economia sia la base solida per avviare e stimolare percorsi di cambiamento positivi, rompendo abitudini, inerzie e pessimismi.

 

La sfida di Libera Terra

Per Libera Terra una delle principali sfide è quella di “creare valore”, operando secondo criteri virtuosi ma restando sul mercato. Da questo punto di vista possiamo parlare di un’esperienza di successo e di una performance economica in crescita? In questo contesto quale ruolo strategico svolge il consorzio Libera Terra Mediterraneo in cui lei ricopre la carica di Amministratore Delegato?

Valentina Fiore: Trovare nel mercato il nostro campo di gioco è sfidante ma inevitabilmente l’unica strada per dare concretezza e credibilità al nostro progetto. In tal senso è stata determinante la decisione delle cooperative di dotarsi di uno strumento comune per gestire al meglio e congiuntamente parte del processo produttivo. Per questo nasce il Consorzio Libera Terra Mediterraneo nel 2008, con l’obiettivo di mettere a fattor comune le attività agricole delle cooperative e affrontare il mercato in maniera unitaria ed efficace. La sua organizzazione è articolata in maniera mista, con divisioni di prodotto/mercato e funzioni specifiche. Accoglie nel suo interno professionalità di alto profilo e di varia esperienza, che curano tutte le fasi della commercializzazione del prodotto. Il Consorzio coordina le attività produttive delle singole cooperative di Libera Terra che lo compongono e segue direttamente la trasformazione delle materie prime agricole in prodotti finiti, con la costante ricerca della loro massima valorizzazione e del conseguente miglior riconoscimento economico per le cooperative. Per questo la ricerca dell’eccellenza guida ogni più piccola decisione, con la soddisfazione di vedere i propri prodotti sugli scaffali più prestigiosi dei diversi canali distributivi, sia in Italia che in molti paesi stranieri.

Il fatturato annuale per il 2017 del Consorzio Libera Terra Mediterraneo è stato di circa 7 milioni. Questi risultati ci incoraggiamo a proseguire la strada intrapresa spingendoci a migliorare tutti i giorni. Il lavoro del consorzio di questi anni si è andato sviluppando nel tempo tanto che oggi non è solo il soggetto che opera per la trasformazione e commercializzazione delle materie prime dei soci, ma un punto di riferimento del sistema anche in termini di confronto e supporto per tutti gli ambiti di attività delle cooperative sociali socie. La principale caratteristica dei prodotti a marchio Libera Terra è proprio l’origine delle sue materie prime. Questo fa si che l’esercizio consortile di tenere tutto insieme, i soci, il mercato, i prodotti, si renda concreto in un lavoro quotidiano che non è sempre e solo valutabile in termini di fatturati e margini. L’obiettivo è la maggiore valorizzazione possibile delle materie prime dei soci coerentemente con il percorso strategico intrapreso, con il fine ultimo di ridare dignità e riscatto alle comunità in cui operiamo attraverso l’avvio di percorsi di cambiamento anche culturale.

Dal punto di vista dello sviluppo imprenditoriale delle cooperative di Libera Terra ha giocato un ruolo importante la presenza di “Cooperare con Libera Terra-Agenzia per lo sviluppo cooperativo e la legalità”. Perché è nata e come opera concretamente questa realtà? Quali soggetti ne fanno parte e con quali responsabilità e finalità?

Valentina Fiore: L’Agenzia ha avuto un ruolo importante nelle fasi di start up delle cooperative che ha seguito sin dalla nascita, ma anche nella definizione e progettazione del Consorzio Libera Terra, e si occupa di attività di tutor e supporto alle cooperative su ambiti specifici di attività. L’Agenzia Cooperare con Libera Terra è una associazione, nata nel maggio 2006 per iniziativa di alcune importanti imprese cooperative aderenti a Legacoop Bologna, ed in pochi anni è riuscita a coinvolgere il movimento cooperativo italiano, passando da 25 ad oltre 70 soci, coprendo con la propria presenza tutto il territorio nazionale. Obiettivo dell’Agenzia è quello di consolidare e supportare lo sviluppo economico-imprenditoriale di quelle cooperative che nascono su beni confiscati ai boss mafiosi, attraverso il trasferimento organizzato di know-how e competenze, grazie alle professionalità offerte dalle strutture associate. In questo modo viene favorita la reciproca conoscenza e lo scambio continuo di best practices e informazioni, sviluppando nuova cooperazione e qualità imprenditoriale.

Il frutto tangibile del lavoro di Libera Terra è rappresentato dai suoi prodotti agroalimentari e vitivinicoli. In quali settori si concentra il lavoro delle cooperative? Quali sono i canali di vendita di questi prodotti? Che tipo di rapporto esiste con la Grande distribuzione organizzata? Sono nate delle sinergie?

Valentina Fiore: I prodotti a marchio Libera Terra ad oggi sono più di novanta. Ogni prodotto vuole essere piena espressione del territorio e massima valorizzazione della materia prima da cui è realizzato. Olio, pasta, conserve, vino solo per fare alcuni esempi di quella che è la gamma dei nostri prodotti. Rispetto all’organizzazione che ci siamo dati, le cooperative si concentrano nella coltura delle materie prime, cercando di dare alle stesse il massimo valore aggiunto in termini di qualità. Le colture tengono conto delle specificità territoriali, oltre che delle produzioni tipiche di tutto il Sud Italia. Cosi a fianco del grano duro e dei legumi troviamo i pomodori, le melanzane, le olive da olio, i carciofi, i finocchi, le arance e le uve, tutte realizzate con le varietà autoctone dei territori in cui si trovano i terreni confiscati. Queste materie prime vengono conferite al Consorzio che a sua volta si occupa della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti finiti a marchio Libera Terra. Tale organizzazione permette alle nostre cooperative di creare economie di scala, concentrarsi esclusivamente sulla loro vocazione agricola non occupandosi di aspetti legati alla trasformazione e alla commercializzazione che rimangono invece in capo al Consorzio.

Libera Terra Valentina Fiore

Al contempo i clienti hanno la possibilità di interloquire con un attore unico per l’acquisto dei nostri prodotti. Il Consorzio, inoltre, nel tempo si è fatto carico di fornire alcuni servizi fondamentali per le cooperative quali ad esempio la gestione della contabilità e il controllo di gestione. Fondamentale per la crescita di Libera Terra, sin dai suoi inizi, è stato il rapporto con la Cooperazione di Consumo. Sin dalla nascita del nostro progetto ha accompagnato la nostra crescita imprenditoriale, limitandosi a non essere un mero distributore ma fornendo anche competenze e professionalità. Il rapporto è stato sinergico, non finalizzato al mero supporto, ma a stimolare in modo costante l’assunzione di responsabilità da parte delle nostre cooperative sotto il profilo imprenditoriale. Dovete pensare che il nostro primo prodotto, la pasta, nel lontano 2002 fu commercializzato grazie a Coop Adriatica, oggi Coop Alleanza 3.0. I nostri prodotti attualmente sono presenti nel circuito Coop ed in altre insegne della grande distribuzione, presso i negozi specializzati in biologico, nelle botteghe del commercio equo e nelle Botteghe dei Sapori e dei Saperi della legalità, nei ristoranti ed enoteche, presenti in varie regioni d’Italia. Inoltre è possibile acquistare i prodotti anche online sul sito www.bottegaliberaterra.it, il nostro contatto diretto con i singoli che decidono di acquistare i nostri prodotti. Da segnalare, inoltre, che i nostri prodotti sono distribuiti anche all’estero in USA, Giappone, Regno Unito e vari paesi europei.

“Libera Terra” è anche un marchio con cui sono distribuiti i prodotti delle cooperative. Quali condizioni devono essere rispettate per ottenerlo? Cosa certifica a livello di prodotti e di processi?

Valentina Fiore: Dal 2007 Libera, proprietario del marchio, ha adottato un disciplinare per la concessione del marchio Libera Terra. I requisiti a cui si ispira il disciplinare sono al contempo di carattere etico (diritti dei lavoratori, rispetto del territorio), tecnico (coltura in regime biologico, rispetto delle norme igienico – sanitarie), sociale (coinvolgimento del territorio, partecipazione alle attività promosse da Libera) e di carattere qualitativo (valutazione dei processi di produzione e trasformazione delle materie prime). Un insieme di regole che non guardano solo al prodotto ma anche e soprattutto all’organizzazione.  Il rispetto dei requisiti tracciati dal disciplinare è fondamentale per il conseguimento di quello che vuole essere Libera Terra: il bene confiscato come volano di sviluppo del territorio, fonte di sviluppo di opportunità lavorative ed imprenditoriali per territori e soggetti svantaggiati, alternativa economica e sociale, coinvolgimento delle esperienze imprenditoriali sane del territorio e sostenibilità, economica, sociale ed ambientale. Di fatto l’approvazione del disciplinare è stato un passo in avanti decisivo per affermare cosa vuole essere il progetto Libera Terra e cosa vuole diventare.

 

Impatto economico, sociale e ambientale

Per Libera Terra qualità e territorialità dei prodotti sono aspetti chiave. Come si opera sul fronte dell’agricoltura biologica e per ridurre l’impatto ambientale?

Valentina Fiore: L’idea di sposare metodi di agricoltura sostenibile è insita nella stessa mission di Libera Terra. Tutte le nostre colture sono biologiche, riteniamo che il rispetto della “madre terra” e dell’ambiente in generale sia il modo più corretto e responsabile di gestire terreni che non sono di proprietà delle cooperative, ma che sono beni pubblici. Le nostre materie prime vengono coltivate tenendo fede alla filosofia del “buono, pulito e giusto” cercando di dare spazio alle colture espressione della tradizione agroalimentare dei territori dove operiamo. Tutto viene curato con la massima attenzione, ogni step della filiera produttiva è costantemente monitorato per assicurare un prodotto che coniughi qualità e valore etico. La finalità è quella di acquisire riconoscibilità e solidità per la qualità delle nostre produzioni in modo da gettare le basi per un futuro che ci permetta di continuare a dare risposte concrete al territorio.

La grande scommessa, e aggiungerei la principale responsabilità, per Libera Terra resta quella del lavoro e in generale della ricaduta sociale del proprio operato, attraverso la valorizzazione della terra come risorsa ma anche della persona. Chi sono i soci delle cooperative? Come si opera per garantire un lavoro che sia dignitoso ed inclusivo? Vengono valorizzato soltanto i soci o le ricadute positive interessano l’intera filiera?

Valentina Fiore: I soci delle nostre cooperative sono fondamentalmente persone che hanno una professione legata al mondo agricolo e risiedono nei territori dove operano le cooperative. Le nostre sono cooperative sociali di tipo B, nella nostra mission quindi è insita l’inclusione di soggetti svantaggiati. Tutti i nostri soci e dipendenti, come dovrebbe essere normale, hanno un regolare contratto di lavoro e hanno assicurati tutti i diritti propri di chi lavora nel mondo agricolo. Nulla di straordinario, pura e semplice normalità. Per il raggiungimento degli scopi produttivi e qualitativi delle nostre cooperative è di fondamentale importanza fare un investimento sulla crescita professionale dei soci, valorizzandone le competenze e permettendogli di acquisirne di nuove. Siamo aziende cooperative che guardano al passato in termini di tradizioni colturali ed agronomiche, ma proiettate al futuro in termini di competenze e professionalizzazione. La costituzione del Consorzio, inoltre, ci ha permesso di ampliare l’indotto positivo in termini economici e sociali generato dal nostro sistema anche ad agricoltori che hanno deciso di sposare il nostro progetto. Questi agricoltori aderiscono al nostro rigidissimo disciplinare di produzione e sottoscrivono contratti di produzione pluriennali con prezzo minimo garantito, dando maggiore valore alle loro materie prime biologiche, così che il ritorno del loro lavoro non sia soggetto alle oscillazioni del mercato, che rispetto a congiunture di carattere internazionale, ne svaluta il vero valore.

Libera Terra Valentina Fiore

Libera Terra al fianco della lotta per una “economia giusta” porta avanti un’attività legata alla memoria, come è evidente anche dalla scelta dei nomi dati alle diverse cooperative che ne fanno parte, già a partire dalla prima delle cooperative Libera Terra che porta il nome di Placido Rizzotto, sindacalista e politico ucciso dalla mafia di Corleone per il suo impegno a favore del movimento contadino. Quello della memoria è un aspetto chiave del contrasto alla criminalità organizzata, come opera Libera Terra per conservare il ricordo e per portare avanti il lavoro delle tante vittime di mafia? Quali sono le principali iniziative di carattere sociale e culturale realizzate a supporto del territorio?

Valentina Fiore: Per le nostre cooperative creare memoria collettiva, in piena sintonia con gli scopi di Libera, è un fattore identitario. Molte delle cooperative sono intitolate a vittime innocenti della mafie, che hanno segnato profondamente, con il loro esempio, i territori dove operano. Sentiamo il richiamo continuo della responsabilità della memoria nel nostro impegno quotidiano sforzandoci di essere massimamente coerenti nei modi, negli atteggiamenti, nella gestione del nostro lavoro rispetto a quella che sono i valori alla base del nostro sistema cooperativo. Le nostre cooperative, inoltre, sono soggetti attivi del territorio supportando tutte le attività che Libera propone in questo ambito. In ultimo molti dei nostri prodotti sono dedicati a vittime innocenti delle mafie o a categorie professionali e non, che con la loro azione quotidiana costruiscono una società normale in discontinuità alle mafie. I nostri prodotti sono il mezzo di comunicazione più importante di cui disponiamo, l’intitolazione per noi è un atto di rispetto e memoria, non è “urlata”. Non vogliamo “vendere” ciò che siamo né la storia da cui veniamo, ma ciò che siamo diventati bravi a fare: prodotti sostenibili e di qualità. Pensiamo che la qualità sia il miglior ambasciatore di ciò che siamo, delle storie e dei valori di cui siamo portatori.

Libera Terra rappresenta un esempio virtuoso di riutilizzo a fini sociali, attraverso lo strumento cooperativo, di un bene confiscato alla criminalità organizzata e di collaborazione di successo tra istituzioni pubbliche, associazionismo e cooperazione organizzata. Come sintetizzerebbe i caratteri principali di questo modello e le sue molteplici dimensioni? È ipotizzabile la replicabilità di un progetto con queste caratteristiche? Anche in settori diversi da quello agroalimentare?

Valentina Fiore: Il modello è risultato vincente perché si condivide l’obiettivo comune di valorizzare dei beni di interesse collettivo. Ognuno dei soggetti coinvolti in questo percorso ha fatto semplicemente il suo dovere, per raggiungere lo scopo. Per farlo pienamente noi ci siamo posti l’obiettivo di dimostrare che la cooperazione sociale può essere un modello imprenditoriale virtuoso, sostenibile e autosufficiente. Per farlo ci siamo dotati degli strumenti cooperativi noti a tutto il movimento cooperativo (il Consorzio prima di tutto, ma anche l’adozione di prassi e strumenti di cooperazione tra cooperative, come indicano chiaramente i nostri principi). Pensiamo che il nostro esempio, non tanto distante da altre realtà cooperative che operano in diversi settori, possa essere riproposto anche in altri ambiti. Come già avviene, del resto, nel movimento cooperativo in generale: non esiste settore economico escluso alla cooperazione. Anzi le modifiche al codice antimafia di fine 2017 chiamano, in qualche modo, ad una maggiore assunzione di responsabilità di tutte le cooperative, non solo le sociali, per dare un contributo alla presa in carico e gestione di beni confiscati. In questo senso il nostro, cosi come altri modelli, sono importanti per ispirare quanti più soggetti ad assumersi l’onere e l’onore di un pezzo di questa battaglia, insieme alle istituzioni, per una società di equa, giusta, lontana da ogni condizionamento. E quindi più Libera.


Crediti immagini: Libera Terra e Valter Molinaro

Scritto da
Francesco Rustichelli

Segretario di redazione di «Pandora Rivista». Laureato in Storia contemporanea all’Università di Bologna.

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