“Dove va la Germania?” di Gian Enrico Rusconi
- 01 Ottobre 2019

“Dove va la Germania?” di Gian Enrico Rusconi

Recensione a: Gian Enrico Rusconi, Dove va la Germania? La sfida della nuova destra populista, il Mulino, Bologna 2019, pp. 160, 15 euro (scheda libro)

Scritto da Luca Picotti

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L’ultimo lavoro dello storico e politologo Gian Enrico Rusconi, autore di Egemonia vulnerabile. La Germania e la sindrome Bismarck e profondo conoscitore del mondo tedesco, ha come obiettivo quello di fotografare il presente politico e socio-culturale della Germania, per comprenderne le contraddizioni, i cambiamenti e gli orizzonti prossimi venturi. In particolare, l’analisi si concentra sull’emergere della nuova destra, in primis il movimento di Alternative für Deutschland (AfD), espressione di istanze anti-sistema radicate in una porzione sempre maggiore dell’elettorato e ricollegabili ad un sostrato culturale preciso, che ha origine negli anni Venti-Trenta del secolo scorso e che si sviluppa negli ultimi decenni con peculiarità proprie del nuovo contesto storico.

Il successo della destra “populista” ha messo in evidenza alcune crepe del sistema politico tedesco fondato sui tradizionali partiti popolari, aprendo nuovi scenari e incognite: lo scacchiere politico si polarizzerà attorno a due nuovi blocchi ideologici contrapposti, da una parte il progressismo dei Verdi e dall’altro un nuovo conservatorismo di destra capace di attrarre al suo seguito gran parte dei cristiano-sociali-democratici? Quale tipo di crisi sta affrontando la democrazia tedesca sotto la pressione del populismo di destra? Ci troviamo di fronte ad una nuova stagione weimariana o la solidità delle istituzioni tedesche è capace di far fronte alle nuove sfide politiche e culturali?

Sono questi gli interrogativi a cui cerca di rispondere Dove va la Germania? La sfida della nuova destra populista di Rusconi. Il volume si caratterizza per un approccio teorico volto ad analizzare i fenomeni politici alla luce del sottosuolo filosofico-culturale: le pagine sono costellate da numerosi riferimenti storici e di storia delle idee, in una continua dialettica volta a ordinare i vari tasselli del complesso mosaico culturale tedesco. Le riflessioni dell’Autore spaziano dall’analisi più squisitamente politica sull’AfD e la nuova destra a quella storica sul nazionalsocialismo, passando per i concetti di conservatorismo, liberalismo e democrazia, profondamenti discussi nel dibattito intellettuale tedesco – sia a destra che a sinistra – a seguito dell’ascesa populista. In altre parole, è il profondo scontro culturale che cova nella società tedesca ad essere il nucleo principale di questo importante volume; volume che, ci sentiamo di aggiungere, solo un germanista di lungo corso come Rusconi poteva scrivere.

Rusconi esamina innanzitutto i tratti caratteristici dell’AfD, espressione politica del fenomeno culturale della nuova destra – fenomeno che si ispira alla cosiddetta rivoluzione conservatrice teorizzata da Armin Mohler (1920-2003) e «che precede da decenni cronologicamente e idealmente l’AfD», tanto da essere, secondo l’Autore, «il suo riferimento intellettuale, pur nelle differenze tra i suoi protagonisti». Fondata nel 2013 dall’economista Bernd Lucke, con l’obiettivo iniziale di recuperare la sovranità monetaria e combattere una moneta, l’euro, ritenuta dannosa per la Germania, presto si trasforma in un catalizzatore di istante anti-immigrazioniste e anti-globaliste, dove la difesa dell’identità diventa il leitmotiv e l’aggettivo völkisch (populista) un modo positivo per «qualificare la natura tedesco-popolare del partito». Si passa così dalla leadership di Lucke (prima fase) a quella di Frauke Petry (seconda fase), per arrivare a Jörg Meuthen, Alexander Gauland e Alice Weidel, personalità di spicco della terza e attuale fase del partito, che vede convivere al suo interno un orientamento “conservatore di destra” e uno “nazionalista” – e un terzo che si definisce Alternative Mitte.

Le radici culturali di questa nuova destra si possono rinvenire, come accennato, nell’opera di Armin Mohler, teorico della rivoluzione conservatrice (1950). Rusconi dedica un intero capitolo al lavoro di Mohler, criticandone i riferimenti storiografici – «l’analisi politica di Mohler della fase cruciale 1932-1934 è, storiograficamente parlando, inconsistente, perché costruita tutta ideologicamente e pregiudizialmente» – ed evidenziandone le contraddizioni, a partire dall’accostamento ossimorico di conservazione e rivoluzione; allo stesso tempo però ne mette in luce la portata, sia culturale che politica, sottolineando come l’operazione di Mohler rappresenti un importante tentativo di disegnare uno spazio culturale di destra autonomo sia rispetto alla tradizione cristiano-democratica che a quella nazionalsocialista (rispetto alla quale l’autonomia viene spesso messa in discussione, soprattutto da sinistra). Il lascito culturale di Mohler è oggi ripreso da personalità intellettuali come Götz Kubitschek, Karl-heinz Weißmann, Björn Höcke e Dieter Stein, che ne riformulano i contenuti adattandoli al nuovo contesto: la visione di questa nuova destra si concretizza in una denuncia nei confronti del globalismo, delle élite cosmopolite e dei partiti tradizionali accusanti di connivenza, delle politiche “immigrazioniste” e “progressiste”; le parole d’ordine sono popolo tedesco, patria, confini e identità. L’AfD, il partito che si fa portatore di questa Weltanschauung, è riuscito in questo modo ad ottenere consensi in diversi strati della società, dagli operai diffidenti nei confronti della concorrenza al ribasso degli immigrati – facendo breccia così nell’elettorato storico dei socialdemocratici – ai borghesi conservatori insoddisfatti delle politiche progressiste e interessati ad una ri-valorizzazione dell’identità tedesca – elettorato in fuga dalla Cdu-Csu.

Rusconi si concentra anche sul mondo intellettuale di sinistra, a partire da Jürgen Habermas, e sulle reazioni di quest’area dinanzi all’ascesa della destra populista. Secondo l’Autore, solo con il passare del tempo la sinistra è riuscita a metabolizzare la situazione e a trovare argomenti efficaci, poiché inizialmente «è stata presa di sorpresa dall’offensiva politica e culturale della nuova destra, dalle dimensioni del successo elettorale dell’AfD e dall’attenzione pubblica e mediatica verso temi tipici di destra, che la sinistra considerava ampiamente criticati e superati» (p.63); solo in seguito, quindi, è riuscita a identificare questa nuova destra focalizzandosi sulle sue peculiarità – nostalgia del tragico (Thomas Assheuer), antimodernismo – senza evocare costantemente la sindrome di Weimar e il ritorno al nazismo e a concentrarsi sui punti trascurati negli ultimi decenni dalla sinistra, come la critica al sistema e l’attenzione per il conflitto distributivo.

In questo modo Rusconi offre una raffinata panoramica del dibattito intellettuale tedesco, accompagnando il lettore nello scontro dialettico tra la nuova destra e la sinistra.

I capitoli terz’ultimo e penultimo sono dedicati rispettivamente alla democrazia illiberale e al conservatorismo[1]; il primo con un focus principale concernente le divisioni della società civile, il tramonto dei partiti popolari e l’erosione dei diritti di cittadinanza; il secondo volto a marcare un confine tra il concetto di conservatorismo e la destra, nonché ad analizzare il successo, solo apparentemente paradossale, di questa nei Länder orientali.

Infine, Rusconi si concentra sul lascito di Angela Merkel e sulla questione tedesca, l’irrisolvibile enigma sul ruolo che la Germania intende assumere nell’ottica politica e geo-strategica dell’Europa. Per quanto concerne la cancelliera, se da una prospettiva di politica interna le maggiori critiche arrivano da destra sulla questione migratoria, da una prospettiva esterna la questione è più complicata e riguarda le scelte fondamentali economiche e politiche che la Germania ha preso in questi anni, soprattutto dopo la crisi del 2008: l’assenza di una politica europea e l’incapacità di andare avanti con l’integrazione dipendono in gran parte dal ruolo giocato dalla Germania di Angela Merkel, riluttante nell’assumersi la leadership e gli inevitabili rischi connessi al perseguimento dell’obiettivo di unità europea.

Rusconi, dopo aver esaminato i rapporti della Germania con gli Stati Uniti e la Russia, si concentra sui rapporti con la Francia, ovvero sul cosiddetto asse franco-tedesco alla luce degli ultimi avvenimenti politici. La conclusione indica chiaramente cosa è necessario evitare e a cosa, al netto dei molti rischi, ambire date le attuali circostanze: «È plausibile adesso una specie di egemonia congiunta franco-tedesca? Nonostante le reciproche differenze e diffidenze? Questo spiegherebbe la nuova enfasi di Angela Merkel e di Emmanuel Macron nell’insistere sulla stretta cooperazione di Germania e Francia come garanzia per una nuova fase di rilancio europeo. Sino a delineare una sorta di neodirigismo statale per cui “politica ed economia devono lavorare a stretto contatto”: È un’ipotesi arrischiata, ma in alternativa se i partiti sovranisti nella nuova assemblea di Strasburgo fossero in grado di condizionare sistematicamente ciò che resta dell’Unione europea, si profilerebbe una prospettiva preoccupante[2]. Un’Unione politicamente paralizzata, una Francia in difficoltà politiche interne potrebbero spingere la Germania verso una sottile deresponsabilizzazione nei confronti della stessa Ue – alla ricerca di altre sfere di influenza. Sarebbe la peggiore delle ipotesi per il vecchio continente» (p.150). Una Germania che ripiega verso se stessa, in un’ottica di deresponsabilizzazione nei confronti dell’Europa, è per Rusconi lo scenario da evitare a tutti i costi.

Il libro di Rusconi è un prezioso contributo all’interno del dibattito italiano sulla Germania ed è in grado di mostrarci le contraddizioni e tensioni insite nella società tedesca senza semplificazioni. L’analisi sul fenomeno culturale della nuova destra ci aiuta a comprendere le parole, i simboli e i miti di questi movimenti in costante ascesa, i loro riferimenti storici e gli orizzonti che perseguono. In una fase di grande dis-ordine globale, caratterizzata da profondi mutamenti dello scacchiere politico e da frequenti attacchi alla democrazia liberale, le sfide culturali e politiche interne di un Paese acquisiscono notevole rilevanza. Considerata poi l’importanza che ha la Germania all’interno degli equilibri europei, capire dove va questo Paese, per riprendere il titolo del libro, risulta fondamentale. Il merito del volume di Rusconi è proprio quello di portarci in profondità, al cuore delle tensioni culturali e politiche della società tedesca, per comprenderne gli orizzonti.


[1] La densità di questi due capitoli non ne permette una trattazione in questa sede, per cui ci limitiamo a rimandare al libro.

[2] Il libro è stato scritto prima delle elezioni europee di maggio. Se possiamo dire non esserci stato alcuno sfondamento da parte dei partiti cosiddetti sovranisti, la frammentazione del parlamento europeo induce comunque a prestare attenzione all’effettiva possibilità di un rilancio.

Scritto da
Luca Picotti

Avvocato e dottorando di ricerca presso l’Università di Udine nel campo del Diritto dei trasporti e commerciale. Autore di “La legge del più forte. Il diritto come strumento di competizione tra Stati” (Luiss University Press 2023). Su «Pandora Rivista» si occupa soprattutto di temi giuridico-economici, scenari politici e internazionali.

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