Futuro presente: un nuovo ciclo di dialoghi a Formigine. Intervista a Marco Biagini
- 19 Maggio 2023

Futuro presente: un nuovo ciclo di dialoghi a Formigine. Intervista a Marco Biagini

Scritto da Giulio Pignatti

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Nel Comune di Formigine si svolgerà a breve una rassegna, organizzata in collaborazione con Pandora Rivista, dal titolo “Futuro Presente”: un ciclo di due dialoghi per capire le transizioni del nostro tempo, a partire da quella ambientale e quella digitale. Gli incontri si terranno a Formigine il 30 maggio e il 6 giugno. A questi link tutte le informazioni sui due appuntamenti: “Tempo della natura, tempo dell’umanità” e “Il lavoro al tempo delle piattaforme”.

Per approfondire l’idea e gli obiettivi della rassegna abbiamo intervistato Marco Biagini, Assessore per Formigine Città della conoscenza e dello sport con deleghe a Cultura, Biblioteca e Castello, Centri storici, Qualità urbana, Sport e Nuove opportunità per i giovani. Nell’intervista si affrontano anche i compiti e gli strumenti di chi, come amministratore di un Comune di medie dimensioni si occupa di cultura, di come valorizzare le attività culturali, anche dal punto di vista economico, e di come renderle strumento di inclusione sociale e generazionale.


Quali sono i compiti di un assessore alla Cultura in un Comune di medie dimensioni come Formigine?

Marco Biagini: Formigine è una città da 35.000 abitanti; quindi, il ruolo dell’assessorato alla Cultura non è assimilabile a quello di città capoluogo come Modena o Bologna. Una componente rilevante è quella rappresentata dal sostegno alle realtà locali, che costituiscono un tessuto ricco e quantitativamente numeroso. È chiaro che non si tratta solo di realtà culturali in senso stretto, come quelle presenti nelle città universitarie, ma sono comunque dimensioni che permettono di promuovere iniziative di carattere divulgativo e che hanno anche una chiave relazionale di tipo comunitario. Rappresentano un primo livello, importante per tenere viva la comunità. Poi, con altre iniziative, ad esempio quella organizzata in collaborazione con Pandora Rivista, il nostro tentativo è quello di alzare l’asticella e proporre parallelamente anche iniziative dotate di uno sguardo più ampio, non solo rivolto al contingente. L’obiettivo di lungo termine è quello di catturare l’interesse di più persone, soprattutto giovani, in modo da costruire un polo culturale attrattivo dotato di rassegne innovative.

 

Partendo dal primo livello della vita culturale della comunità, di che genere sono le realtà locali che la animano maggiormente?

Marco Biagini: Esiste una vasta rete di associazioni, sia a Formigine che a livello di Distretto ceramico dove c’è un vasto interscambio con Comuni limitrofi come Sassuolo, Fiorano e Maranello. Iniziative prettamente culturali sono organizzate ad esempio da l’Università Popolare, che propone un’intensa attività di corsistica, ma da qualche anno ha iniziato anche a lanciare dei “martedì” aperti durante tutto l’anno, con conferenze o seminari di professori su temi anche di attualità, spesso con una chiave storica che permetta di fornire maggiori coordinate per orientarsi al meglio. Citerei anche l’associazione giovanile Tilt, che lavora nel campo del cinema e organizza l’importante Ennesimo Film Festival a Fiorano, nonché progetti collaterali, soprattutto con le scuole, anche a Formigine. C’è poi un’intensa attività, ormai consolidata, di presentazione di libri, concentrata in alcuni momenti dell’anno, in collaborazione con la biblioteca e gli spazi storici del Comune. Vengono chiamati autori di saggistica e soprattutto di narrativa a presentare i loro libri, ad esempio durante un weekend culturale, con il Festival Idea, nell’ambito del ricco Settembre Formiginese. Eventi del genere attirano fino a 300 o 400 persone.

 

Il nome del suo assessorato è dedicato a Formigine “Città della conoscenza”. Che cosa si intende?

Marco Biagini: Al di là delle deleghe assegnate, la sindaca Maria Costi ha voluto creare un titolo per ogni assessorato, nell’idea di individuare un obiettivo dalla visione più ampia rispetto alla sola gestione dell’ordinario. Vorremmo provare a portare Formigine su un livello più elevato di quello della sola erogazione dei servizi classici, che sviluppi una maggiore consapevolezza interna nonché una riconoscibilità esterna rispetto all’orientamento culturale.

 

Quali sono i principali luoghi della cultura e come vengono valorizzati?

Marco Biagini: Il Comune di Formigine ha la fortuna di disporre di una buona quantità e qualità di spazi: ha innanzitutto un castello di proprietà comunale collocato nella piazza centrale del paese, che è anche il luogo simbolo della città. Nel tempo è stato infatti riconosciuto, anche da fuori, come un luogo in cui si propongono attività di carattere culturale di rilievo. La scelta recente è stata quella di spostare alcuni eventi non solo di rappresentanza ma anche di cultura e di formazione all’interno delle sale del castello, dove si trova tra l’altro anche la sala del Consiglio comunale. Dall’altra parte della piazza – resa tra l’altro pedonale da poco, nell’ottica di creare un’agorà pubblica – c’è un’altra sala storica, Sala della Loggia, utilizzata per presentazioni. Abbiamo poi un auditorium pensato prevalentemente per la musica d’orchestra, dotato di un’acustica particolare e ricercata. Si chiama “Spira mirabilis” perché è dedicato all’omonima giovane orchestra europea, che ha un rapporto privilegiato con Formigine e che viene qui ad esibirsi anche più volte all’anno. È il simbolo della forte relazione tra Formigine e l’Europa. A questi luoghi si aggiunge il polo integrato del Parco della Resistenza, dove si trova anche Villa Gandini, che è la sede della biblioteca. Ci sono poi stabili annessi rivolti ad esempio al coworking, e ne stiamo ristrutturando, con fondi PNRR, un ultimo, che sarà dedicato a uno spazio giovani, co-progettato proprio con gli adolescenti di Formigine. L’idea è di creare un polo dedicato alle varie fasce d’età, collocato nel parco più importante della città.

 

Dal punto di vista economico, l’ambito culturale inizia ad assumere peso?

Marco Biagini: Ad oggi non è uno dei settori economici principali nella nostra zona, comprensorio tradizionalmente spostato più verso la manifattura che verso i servizi. Questo si riflette nella sensibilità delle famiglie e nelle scelte ad esempio scolastiche dei figli. È anche vero che il movimento complessivo del Distretto ceramico procede verso i servizi, anche – in piccola parte – di tipo culturale. Lo sforzo, che però il Comune non può portare avanti da solo, dovrebbe essere quello di aiutare alcune realtà associative, prevalentemente associazioni di promozione sociale (APS), a trasformarsi da associazioni in piccole imprese culturali. Non sempre c’è la possibilità di fare di queste attività una professione e spesso si rimane a metà strada, nel precariato; trasformare queste realtà consentirebbe anche di fare chiarezza agli enti pubblici, che talvolta sostengono attività associative che dell’associazione hanno poco. Sarebbe giusto per tutti distinguere quelle che oggi sono realmente attività di volontariato, con una finalità precisa rivolta alla comunità, da altre attività volte alla creazione di piccole imprese di tipo culturale. 

 

Come funziona sul territorio la cultura come strumento di inclusione, ad esempio di giovani o persone disabili?

Marco Biagini: Sulle proposte classiche, come le presentazioni di libri, il target di riferimento è spesso quello tradizionale, di persone adulte o pensionati. Proposte ibride, diverse da quelle classiche, che coniughino ad esempio la musica con lo sport vedono i giovani molto coinvolti. Abbiamo un’associazione giovanile, Moninga, che sta diventando molto visibile nell’ambito della cultura musicale, soprattutto elettronica, a cui unisce la solidarietà sociale: con i soldi che raccolgono finanziano anche progetti di cooperazione internazionale in Africa. In generale, abbiamo notato che, quando la proposta di contenuti è andata variando, toccando temi come la comunicazione o l’ambiente, si sono visti più giovani o persone diverse dallo standard. Di qui anche l’idea dell’amministrazione di provare a solcare percorsi nuovi. A livello disabilità, ci sono molte realtà di associazioni e servizi sul territorio: noi cerchiamo di includerli sempre nelle iniziative, ad esempio nel carnevale storico, con banchetti dedicati o presenze. Su questo essere una comunità più piccola aiuta: le persone fragili sono conosciute da tutti e sono quindi pienamente inserite all’interno della comunità locale.

 

Di quali strumenti avrebbe maggiormente bisogno un amministratore del territorio in ambito culturale?

Marco Biagini: C’è innanzitutto un aspetto economico: Comuni non enormi si trovano a proporre un’offerta culturale con fondi dedicati abbastanza scarsi. Spesso l’aiuto arriva prevalentemente grazie alla partecipazione delle fondazioni bancarie, ma si tratta di finanziamenti che potrebbero venir meno da un momento all’altro, perché naturalmente seguono l’andamento economico generale nonché i trend del momento. Ma senza questi fondi i Comuni come il nostro farebbero fatica ad avanzare una proposta seria. Un altro problema riguarda la dotazione di personale: per fortuna negli ultimi anni c’è stato un riallineamento al livello base relativamente all’assunzione di tecnici nei Comuni. Ciò però spesso è andato a beneficio di figure tecnico-amministrative in senso stretto; nei Comuni si è persa la figura dell’operatore culturale, che era quella che aiutava l’amministrazione nei ragionamenti di tipo culturale. L’aver perso tante competenze all’interno dell’amministrazione significa esternalizzare tutto il know how, il che crea una grande offerta ma abbassa il livello di consapevolezza nella selezione da parte della regia pubblica. È giusto avvalersi delle professionalità esterne migliori, ma prima bisogna saper riconoscere la serietà e l’autorevolezza. Un terzo punto, infine, riguarda il fatto che le leggi nazionali e regionali vengono pensate per la pubblica amministrazione in senso complessivo. Si è cioè spostata l’attenzione dall’oggetto del lavoro, in questo caso culturale, al processo. Chiaramente ci vuole molta attenzione ai processi e alla parte normativa, ma non può essere sempre messo in secondo piano il risultato finale. L’attenzione morbosa al processo amministrativo fa sì che sia più difficile raggiungere gli obiettivi di promozione culturale.

 

Come si incardina il ciclo di dialoghi “Futuro presente”, organizzato in collaborazione con Pandora Rivista, all’interno della proposta culturale di Formigine?

Marco Biagini: La nostra scelta è stata quella di spostare l’attenzione dalle classiche presentazioni di libri, già ben rodate a livello di pubblico, a degli eventi dedicati a temi selezionati, coinvolgendo successivamente anche gli autori in funzione dell’argomento. Abbiamo voluto scegliere temi “caldi”, che riguardano da vicino la nostra società, trasformando l’approccio frontale – più tradizionale – tra un autore e il pubblico in uno dialogico, che possa creare già una “scossa” a livello di presentazione. Ecco la necessità di avere come ospiti due intellettuali o opinionisti provenienti da ambiti diversi. Il concetto che volevamo veicolare sottotraccia è quello della complessità: si tratta di affrontare le sfide attuali attraverso una lente sfaccettata, che sollevi domande piuttosto che avanzare risposte. Vorremmo così catturare l’attenzione anche di persone che tradizionalmente non vedono nel Comune un promotore di cultura di questo tipo.

 

Com’è nata l’idea del ciclo? Da quali esigenze?

Marco Biagini: Sono contento della filiera di pensiero che ha portato all’ideazione del ciclo, che è stato oggetto di confronto e discussione con gli organizzatori e con gli uffici comunali. L’idea è quella di portare temi di carattere politico-civico all’interno di una rassegna culturale. Credo sia sbagliata la distinzione tra cultura e politica e che ci sia invece bisogno che la politica rientri nei luoghi della cultura, e viceversa, nell’ottica di un confronto anche conflittuale. Abbiamo infine individuato l’area del parco limitrofa alla biblioteca come scenario del ciclo: si tratta di un luogo già riconosciuto dalla cittadinanza come spazio di cultura ma anche di benessere e di riposo.

 

I due dialoghi saranno dedicati alla transizione ecologica e a quella digitale, nonché alle ricadute sociali che queste grandi sfide comporteranno per il futuro. Perché la scelta di questi temi?

Marco Biagini: Personalmente – ma il personale è sempre anche politico – provo un senso di urgenza nel riconsiderare il presente e soprattutto il futuro. Anche pensando a mia figlia e alle nuove generazioni, sento l’esigenza di trasmettere un futuro a chi mi sta intorno, un futuro fortemente interpellato dai cambiamenti ambientali e dalle sfide gigantesche imposte dalla tecnologia. C’è la necessità di condensare problemi come le diseguaglianze economiche e generazionali, oppure il lavoro al tempo delle piattaforme, all’interno di un quadro di pensiero. Il ruolo della cultura – ma anche quello di un ente pubblico – è quello di dare la possibilità di riflettere, nell’idea che se qualcosa va cambiato deve essere prima capito e fatto oggetto di discussione. Ascoltare per fornirsi di una base teorica a partire dalla quale riflettere, dibattere, formarsi una visione e agire: è un obiettivo forse ambizioso ma giusto.

Scritto da
Giulio Pignatti

Laureato in Filosofia politica all’Università di Padova. Ha trascorso periodi di studio e di ricerca a Parigi, alla Sorbona e all’École des Hautes Études en Sciences Sociales. Collabora con una testata giornalistica locale ed è alunno della Scuola di Politiche 2023.

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