Germania egemone? “L’Europa secondo Berlino” di Hans Kundnani
- 17 Febbraio 2016

Germania egemone? “L’Europa secondo Berlino” di Hans Kundnani

Recensione a: Hans Kundnani, L’Europa secondo Berlino. Il paradosso della potenza tedesca, prefazione di Lucio Caracciolo, Le Monnier, Firenze 2015, pp. XIV+154, 12 euro (scheda libro)

Scritto da Lorenzo Mesini

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La crescente importanza che la Germania ha assunto recentemente all’interno dello spazio europeo si è ormai imposta come un dato di fatto, tanto agli occhi dei principali attori politici ed economici, quanto a quelli delle opinioni pubbliche nazionali. Come è emerso negli ultimi anni di crisi, il ruolo sempre più decisivo che la politica tedesca ha giocato in Europa ha contribuito a destare, presso analisti e studiosi, un rinnovato e nutrito interesse per la storia della Germania.

Molteplici commentatori, tra le cui file si possono annoverare gli illustri Jürgen Habermas e Ulrich Beck, hanno posto la “questione tedesca” al centro del dibattito pubblico. Al riguardo si è ampiamente discusso di un’egemonia germanica, così come dei problemi legati a una “Europa tedesca”. In alcuni casi ci si è persino spinti a parlare della nascita di un nuovo Reich.

Questa rinnovata curiosità per la storia politica tedesca non dovrebbe stupire, come non dovrebbe stupire il fatto che questa attenzione sia stata declinata in costante riferimento alla storia, ancora aperta, del processo di integrazione europea, ai suoi molteplici problemi e alle sue incerte prospettive future. La Repubblica Federale Tedesca ha assunto progressivamente una posizione di indubbia preminenza sia all’interno delle istituzioni che tra i suoi partner europei. Al contrario, ci si sarebbe dovuti meravigliare nel caso in cui il paese che si è imposto come potenza guida nel precario e traballante equilibrio europeo non avesse destato, insieme a comprensibili preoccupazioni, un rinnovato interesse nei confronti della sua storia e della sua identità.

L’esigenza diffusa di riconsiderare le principali tappe della vicenda tedesca nel Novecento non sarebbe infatti comprensibile senza tenere presente i problemi emersi dalla gestione della crisi economica dell’eurozona insieme a quelli legati al processo di integrazione europea, alle modalità attraverso le quali è stato perseguito negli ultimi decenni e al ruolo giocatovi dalla Repubblica Federale, prima e dopo la riunificazione (1990).

 

Semiegemonia geoeconomica

Tra le recenti pubblicazioni dedicate alla politica tedesca, si segnala il libro di Hans Kundnani, Senior Transatlantic Fellow presso il German Marshall Fund di Berlino. L’autore prende le mosse dall’attuale “questione tedesca”, che viene inquadrata tanto nei suoi elementi strutturali quanto nei suoi diversi punti critici, e ne delinea in maniera concisa e dettagliata le principali matrici storiche. Oggetto del libro è infatti il «paradosso della potenza tedesca» ossia l’odierna configurazione assunta dalla questione tedesca in Europa e, più in generale, nel mondo globalizzato.

La tesi principale sostenuta dall’autore nel corso del libro consiste nel vedere nell’attuale posizione occupata dalla Germania una posizione di semiegemonia. Diversamente da quanto hanno affermato in maniera sbrigativa diversi osservatori, secondo Kundnani la Germania è lungi dal ricoprire un ruolo veramente egemonico all’interno dell’orizzonte europeo. Sebbene il suo ruolo di preminenza non rischia di essere seriamente minacciato da alcuno dei suoi partner europei, la Repubblica Federale Tedesca è stata ben lungi dall’assumersi le responsabilità politiche e gli oneri economici derivanti dall’assunzione di un ruolo egemonico e di leadership politica.

La Germania, sottolinea l’autore, nelle attuali condizioni non può ricoprire un ruolo egemonico per via del carattere autoreferenziale e poco lungimirante delle scelte compiute dalla sua classe politica nel corso degli ultimi decenni. Al riguardo Kundnani si riferisce alla classica teoria della stabilità egemonica secondo cui, l’attore politico egemone, insieme a un sistema di norme, stabilisce anche un sistema di benefici e incentivi al fine di creare consenso e rendere conveniente ai suoi alleati la permanenza nella sua sfera di influenza, e garantirne così la stabilità. Gli Stati Uniti dopo il 1945 rappresentano in tal caso un esempio da manuale. Al contrario, la Germania federale post-unificazione ha contribuito a creare un clima di crescente incertezza e instabilità all’interno dello spazio politico europeo (p. 106). Orientata dalla “cultura della stabilità” (Stabilitätskultur), la classe dirigente tedesca, ampiamente sostenuta dall’opinione pubblica nazionale, ha preferito «esportare regole ma non norme», facendo leva sul peso economico del proprio paese e adottando una politica neomercantilista di ampio surplus commerciale in difesa dei propri interessi economici immediati (p. 107).

La “stabilità” a cui si richiama la cultura politica tedesca, ricorda l’autore, consiste nella sola ed esclusiva stabilità dei prezzi, in linea con la dottrina ordoliberale. Non deve stupire quindi come la Germania si sia mostrata da un lato estremamente riluttante a ridurre il proprio consistente surplus commerciale e dall’altro si sia fermamente opposta a misure volte a mutualizzare il debito europeo, come gli Eurobond. In Europa, osserva l’autore, non si trova alcuna traccia nei confronti della Germania di quel consenso caratteristico ed essenziale alle relazioni egemoniche. Alla crescita del peso geoeconomico tedesco non è infatti seguito un naturale aumento del peso geopolitico del paese. Come sottolinea Kundnani, la Germania ha mostrato grande riluttanza ad assumersi le responsabilità che derivano dalla posizione di preminenza che occupa nello scenario europeo, mostrandosi invece chiusa a difesa del proprio benessere.

 

La Germania di Angela Merkel

La storia della politica estera tedesca, delineata da Kundnani nel corso del libro, è brillante ed efficace. Partendo dalla fondazione del Secondo Reich nel 1871 (Reichsgründung), l’autore passa ad analizzare la politica estera della Repubblica Federale durante la Guerra Fredda (1949-1990), soffermandosi in particolar modo sull’approccio “idealista”, inaugurato da Adenauer all’insegna della Westbindung, e sull’approccio “realista” perseguito da Brandt con la stagione della Ostpolitik.

L’autore giunge poi agli anni della riunificazione per arrivare, attraverso gli anni di cancellierato di Kohl, Schröder e Angela Merkel alla crisi dell’euro. L’analisi storica svolta nel libro non muove dall’ambizione di elaborare interpretazioni innovative sul piano della ricerca storiografica. Kundnani si pone invece l’obiettivo di illustrare, in maniera analitica e insieme accessibile a un pubblico non accademico, l’evoluzione della politica estera tedesca, mettendone in luce le peculiarità delle sue diverse fasi e i differenti approcci e problemi che la hanno caratterizzate.

Al riguardo l’autore sottolinea a più riprese le importanti e sostanziali differenze che sussistono tra la Germania odierna e quella dell’Impero Guglielmino. Secondo l’autore, i diversi elementi comuni individuabili tra la Germania di Angela Merkel e quella di Guglielmo II non devono condurre a indebite identificazioni o a ingiustificate fobie circa il rischio di un nuovo espansionismo tedesco. Il fatto che la Repubblica Federale dopo la riunificazione si sia ritrovata ad occupare una posizione centrale (Mittellage) tra occidente e oriente, e a svolgere un ruolo semiegemonico, creando instabilità da un lato e dall’altro allentando i propri legami con l’occidente all’insegna di una via tedesca (Sonderweg) allo sviluppo, non deve far credere che l’attuale “questione tedesca” presenti le stesse caratteristiche con cui si poneva all’Europa alle soglie della Grande Guerra.

Dopo la fine della Guerra Fredda l’Europa non costituisce più il centro del mondo. La Germania ha abbandonato, insieme al suo militarismo, le sue ambizioni di potenza planetarie. Dalla Guerra Fredda ad oggi la Repubblica Federale è stata inoltre estremamente riluttante nell’uso della la forza militare per difendere i suoi interessi. Kundnani evidenzia come la geopolitica tedesca di oggi, diversamente dalla stagione precedente il 1945, si riduca alla sola dimensione economica e all’interpretazione nazionale dell’euro, rendendo la Germania «il più puro esempio di potenza geoeconomica mondo» (p. 104). Strategia geoeconomica tedesca che, come emerge dalle vicende ricostruite dall’autore, si fonda sulla stabilità dell’euro (ricalcata su quella del marco), sul sostegno alla crescita delle esportazioni e sull’opposizione alla condivisione dei debiti nazionali europei.

Complessivamente il libro di Kundnani offre al pubblico un’articolata e accessibile panoramica storica sulla politica estera tedesca da Bismarck ai giorni nostri. Pur concentrandosi quasi esclusivamente sulla storia delle relazioni internazionali, l’autore riesce nell’intento di declinare efficacemente la propria analisi in relazione a quella serie di problemi che costruiscono l’attuale “questione tedesca”. Il libro contribuisce per tali motivi a fornire maggiore consapevolezza e spessore storico al dibattito politico sulla gestione tedesca della crisi e sull’incerto futuro politico dell’Europa.

Scritto da
Lorenzo Mesini

Ph.D. Ha conseguito la Laurea magistrale in Scienze filosofiche presso l’Università di Bologna, dove è stato Allievo del Collegio Superiore. In seguito ha conseguito il Perfezionamento in Filosofia presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, occupandosi di storia delle dottrine politiche. Scrive su diverse riviste cartacee e online.

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