Green Deal e cultura: il New European Bauhaus
- 15 Marzo 2022

Green Deal e cultura: il New European Bauhaus

Scritto da Alfredo Marini

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Il New European Bauhaus (NEB) è il programma interdisciplinare lanciato dalla Commissione europea con il quale si intende rendere il Green Deal un’esperienza culturale incentrata sull’uomo e sulla sostenibilità. L’iniziativa si presenta come un ponte tra arte e cultura e scienza e tecnologia, con lo scopo di favorire la creazione di spazi urbani sostenibili promuovendo l’inclusione sociale in una dimensione che tenga al centro le istanze e le proposte dei cittadini.

Era il 1919 quando a Weimar, dall’idea di Walter Gropius, nasceva “Staatliches Bauhaus”, il movimento di arte e design attivo in Germania fino al 1933 a cui – come per gran parte dei movimenti culturali dell’epoca – pose fine l’avvento al potere del nazismo. In quegli anni la Rivoluzione industriale aveva modificato definitivamente la società e il clima culturale veniva plasmato dall’applicazione dei processi di produzione meccanizzati in ogni settore; la crescente industrializzazione portava con sé un forte incentivo all’innovazione tecnologica, mentre aumentavano le masse proletarie. Accanto a questi cambiamenti epocali, però, campeggiavano le grandi incertezze e difficoltà del primo dopoguerra.

Così come è accaduto a cavallo tra le due guerre mondiali, anche oggi stiamo sperimentando un periodo di grandi cambiamenti strutturali, sia dal punto di vista politico sia sotto il profilo economico e tecnologico. La questione climatica è entrata nelle agende dei governi determinandone le policy e indirizzando il settore pubblico, e quello privato, verso un modello economico nuovo. La crisi economica e la ricostruzione, non a caso due temi che caratterizzano il nostro presente, anche se per cause differenti, definiscono il panorama in cui il NEB vede la luce.

Questa brevissima introduzione storica aiuta a comprendere la visione sottesa al New European Bauhaus, l’iniziativa lanciata dalla Commissione europea lo scorso anno nell’ambito del Next Generation EU e del Green New Deal, che la Presidente Von der Leyen, nel discorso sullo stato dell’Unione del 15 settembre 2021, ha definito non solo come «un progetto ambientale o economico» ma come «nuovo progetto culturale europeo».

La necessità di riorganizzare la nostra società su un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo pone dinnanzi alle istituzioni, e ai cittadini, le grandi criticità dovute all’approccio transnazionale e globale con cui vanno affrontate. L’impossibilità di individuare risposte seguendo schemi univoci e settoriali porta le istituzioni in primis a dover comprendere la profonda complessità dell’epoca che viviamo, ed è per questa ragione che le nuove policy devono necessariamente essere accompagnate da un approccio culturale rinnovato.

La pandemia, scaturita dal dilagare incontrastato del Covid-19, rappresenta una pietra miliare storica. Alla lotta ai cambiamenti climatici si somma il contrasto alla devastante crisi economica, in un contesto globale in cui il multilateralismo come metodo di approccio alle relazioni internazionali si vede fortemente ridimensionato. L’Unione Europea si è trovata, in maniera inattesa e repentina, a dover mettere in discussione alcuni pilastri su cui aveva fondato il suo sistema dopo la crisi del 2008. La sospensione del fiscal compact e le prime forme di mutualizzazione del debito – avvenute grazie all’emissione di eurobond per finanziare i programmi SURE e Next Generation EU – sono un chiaro indizio di tale tendenza.

L’esito di tale percorso è venuto a concretizzarsi nell’adozione dell’ambizioso Next Generation, strumento temporaneo di finanziamenti che con i suoi 806,9 miliardi di euro mira al rilancio dell’economia dell’Unione ponendo al centro della propria strategia i temi dell’ecologia e del digitale. È proprio nel Next Generation, a sua volta supportato da altri 1.000 miliardi provenienti dal bilancio settennale dell’Unione, che trova un ruolo cruciale il Green New Deal europeo.

Un terzo dei 1.800 miliardi resi disponibili dal NextGen e dal bilancio settennale sono dedicati al Green Deal che, secondo gli auspici di Bruxelles, dovrebbe permettere di trasformare l’Unione in una economia maggiormente competitiva garantendo una crescita svincolata dall’uso delle risorse fossili, volta alla riduzione delle disuguaglianze sociali e all’azzeramento delle emissioni di CO₂ entro il 2050. Il Green Deal si presenta, dunque, come una ambiziosa strategia di riorganizzazione dei mezzi di produzione, nonché come un nuovo indice di paradigmi su cui ripensare e ricostruire spazi urbani sostenibili e vivibili.

Il New European Bauhaus trova la sua cornice proprio in questo scenario. Ma di che cosa si tratta? Il New European Bauhaus si presenta innanzitutto come un’iniziativa culturale e come un nuovo storytelling a sostegno della grande stagione di investimenti appena varata dall’Unione, che parte dalla consapevolezza che la trasformazione del nostro “modo di vivere” non possa essere svincolata da una nuova Weltanschauung. L’iniziativa è pensata, però, anche col fine di generare un senso di responsabilità condiviso nella società, un aspetto importante che emerge dalla presentazione che ne viene offerta dalla Commissione europea: «Uno sforzo collettivo per immaginare e costruire un futuro che sia sostenibile, inclusivo e bello, per le nostre menti e anime».

Il New European Bauhaus promuove la creazione di spazi accessibili e inclusivi capaci di generare un dialogo attivo tra culture, discipline e generazioni diverse, ponendo al centro dello schema la sostenibilità, congiuntamente ad un nuovo concetto di design delle aree urbane e non solo. Negli auspici della Commissione la strategia dovrebbe portare il Green Deal più vicino al cittadino rendendo quest’ultimo parte attiva del cambiamento.

Nell’individuare i possibili canali di finanziamento, la Presidente della Commissione rispondendo ad interrogazioni parlamentari affermava: «La Commissione sta vagliando varie opzioni di finanziamento, tra cui il programma Horizon Europe i cui poli tematici sono chiaramente collegati agli obiettivi del New European Bauhaus. Inoltre, i fondi della politica di coesione, il programma LIFE e il Programma Digitale. Anche il Consiglio europeo per l’innovazione o l’Istituto Europeo di Innovazione e tecnologia potrebbero contribuire al New European Bauhaus».

Per raggiungere gli obiettivi citati la Commissione ha deciso di strutturare il New European Bauhaus in tre fasi. La prima fase (Design phase), conclusa nell’estate 2021, era volta a strutturare il movimento e condividere idee tramite il coinvolgimento di scienziati, architetti, ingegneri e altre figure professionali. Sono state 2.000 le candidature, 60 i progetti selezionati, 20 i vincitori del New European Bauhaus Prize. Due le sezioni premiate: una per progetti già esistenti o conclusi, una per idee e concetti prodotti da giovani talenti under 30. L’Italia è presente tra i vincitori della prima sezione con un progetto nella categoria “Mobilitazione della cultura delle arti e delle comunità”. Quattro sono invece i progetti dei giovani talenti premiati nelle diverse categorie intervento. Il 15 settembre 2021 la Commissione ha adottato una comunicazione che definiva il quadro, i principi fondamentali e le azioni chiave che porteranno avanti il NEB nel passaggio dalla co-progettazione alla realizzazione evidenziando i quattro assi tematici che guideranno l’attuazione dell’iniziativa: 1) riconnettersi con la natura 2) riconquistare un senso di appartenenza 3) dare priorità ai luoghi e alle persone che ne hanno più bisogno 4) promuovere il lungo termine, ciclo di vita, e il pensiero integrato dell’ecosistema industriale

La seconda fase (Delivery phase) è iniziata quindi nel settembre 2021 con la messa a punto e implementazione di 5 progetti – sviluppati in alcuni Paesi membri – congiuntamente ad attività di networking e condivisione di modelli scalabili. I progetti affrontano il tema dei cambiamenti climatici, delle soluzioni per la co-evoluzione dell’ambiente costruito e per la protezione della biodiversità, della rigenerazione degli spazi per l’inclusione sociale, dei prodotti e processi che possono contribuire ad uno stile di vita sostenibile; e ancora la conservazione e trasformazione del patrimonio culturale per la vita della comunità, la mobilitazione della cultura per la costruzione di una comunità sostenibile. Un ulteriore aspetto sviluppato dalle proposte riguarderà l’ideazione sia di soluzioni di alloggio innovative che di modelli educativi capaci di integrare i valori di sostenibilità, inclusione ed estetica nei processi di apprendimento.

Nel concreto, ad oggi le prime opzioni di finanziamento del New European Bauhaus sono le seguenti. L’EIT (Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia) ha messo in campo una dotazione complessiva di 1 milione di euro nei seguenti settori: programmi di accelerazione climatica, finanziamenti per le imprese digitali europee, finanziamenti per l’innovazione e trasformazione alimentare su vasta scala, produzione verde e socialmente sostenibile, finanziamenti per incentivare le mobility start-up e sostenibilità degli spazi urbani per la mobilità universale e inclusione sociale. Dal programma Horizon Europe, inoltre, è stata introdotta una dotazione finanziaria di 25 milioni di euro per favorire l’implementazione del Nuovo Bauhaus europeo allo scopo di attuare iniziative pilota che fungeranno da “progetti guida” in tutto il territorio dell’Unione Europea e dei Paesi associati a questo programma. Da un lato i progetti dovranno abbracciare i principi chiave della sostenibilità, inclusione ed estetica, dall’altro dovranno far fronte ad una o più problematiche rilevanti come le sfide ambientali.

Proprio dal Programma di finanziamento Horizon Europe arrivano indicazioni su organizzazione e tempi di attuazione del NEB. L’Horizon Europe – New European Bauhaus Nexus Report 2022 fornisce principi, guide e raccomandazioni per il presente e per il futuro in relazione a organizzazione e tempi del programma quadro di ricerca e innovazione. Il report prende in considerazione le opportunità di finanziamento 2021/22, gli obiettivi a medio termine 2023/24 e le azioni di lungo termine dopo il 2024, che riflettono la visione trans-disciplinare e trans-settoriale del New European Bauhaus. La relazione fornisce, inoltre, una tabella di marcia con finalità strategiche e parametri di riferimento associati che descrivono un possibile percorso per la società europea e la sua risposta alla crisi climatica, insieme ai partner globali dell’UE.

Il processo si concluderà con una terza fase (Spreading the idea) con la quale si tenterà di portare fuori dai confini europei le buone pratiche costruite, così da rendere l’Unione un vettore di influenza globale nello sviluppo degli spazi urbani sostenibili del futuro. Proprio nell’ultima fase possiamo notare l’altro tratto caratterizzante del NEB, vale a dire la volontà di rendere l’UE un soggetto capace di influenzare le scelte degli altri attori globali nella ricerca di soluzioni sostenibili per il contrasto ai cambiamenti climatici. Si tratta, dunque, di un progetto culturale con ricadute politiche non secondarie.

Attualmente il progetto si trova nella sua seconda fase. La Commissione, il 17 febbraio 2022, ha aperto una open call dal titolo “Transformation of places of learning”, che terminerà a dicembre 2022, rivolta ad individui e organizzazioni attive nei campi dell’educazione e su progetti legati alla gioventù. Lo scopo è quello di selezionare proposte incentrate sulla trasformazione dei luoghi dell’apprendimento, sull’introduzione di metodi pedagogici innovativi capaci di coinvolgere le comunità locali e che riflettano i valori del New European Bauhaus.

Per concludere, possiamo dunque dire che il New European Bauhaus riguarda innanzitutto il modo di vivere insieme delle persone. Esso mira a divenire un progetto per tutte le regioni e i territori d’Europa e, volendo evitare entusiasmi precoci, possiamo affermare che potrà avere successo solo se saranno individuate soluzioni accessibili e fattibili capaci di dare un ruolo rilevante al tema della coesione sociale. La riuscita del NEB ruoterà principalmente sulla sua capacità ad essere percepito come vicino e utile al cittadino. Dovrà consistere in una visione da attuare concretamente in ogni aspetto della vita quotidiana, dalle grandi realtà urbane alle poco connesse periferie e aree interne. In definitiva, il New European Bauhaus potrà raggiungere il suo scopo solo se i principi ispiratori su cui si fonda verranno accolti dalla società divenendo un concreto punto di riferimento per il decisore pubblico. In tale prospettiva sarà cruciale impegnarsi al fine di scongiurare una possibile banalizzazione del progetto, che lo vedrebbe ridotto a mero storytelling privo di reali ambizioni.

Scritto da
Alfredo Marini

Studente di giurisprudenza, indirizzo in diritto amministrativo, presso l’università Luiss “Guido Carli” di Roma. Nel 2019 consegue il patentino di giornalista pubblicista, ha lavorato a Bruxelles presso la Presidenza del Parlamento europeo. Studioso di tematiche riguardanti l’Unione Europea. Grande appassionato di storia, relazioni internazionali, comunicazione e innovazione tecnologica.

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