Scritto da Domenico Romano
9 minuti di lettura
Labour Party leadership election. E’ questo il nome del processo, a più fasi, con cui il Partito Laburista britannico elegge il suo leader. L’edizione del 2015 parte con le dimissioni di Ed Miliband successive alle negative elezioni generali1. Le dimissioni di Miliband hanno fatto saltare la fragile tregua interna del Partito, ed hanno generato una vivace campagna per la leadership con quattro protagonisti ed un finale tutto da verificare.
I piani su cui condurre l’analisi del congresso laburista sono due: uno regolamentare ed uno politico. Nella prima parte di questo articolo affronteremo il tema della regole e descriveremo le candidature, mentre nella seconda parte ci soffermeremo sulle conseguenze che il congresso potrebbe avere, in particolare in caso di vittoria di Corbyn.
1. Le regole
Sul fronte regolamentare la leadership del minore dei Miliband ha lasciato tracce molto profonde e durevoli, anche al di là di quelle lasciate come leader nel Regno Unito. Durante questi anni, infatti, Miliband ha completato un processo di transizione del Labour di lunghissima data verso la dimensione di partito di massa a base individuale (individual mass membership party).
In breve si può dire che il Labour, nato nel 1900 come un partito emanazione dei sindacati e di alcune socialist societies (la più famosa delle quali la Fabian society) nei primi anni della propria vita non prevedeva neanche la possibilità di iscriversi individualmente al partito, che era una vera e propria struttura di secondo livello. Il Labour ha quindi assunto solamente nel corso del tempo la fisionomia del tutto originale che lo caratterizza2, cioè quello di partito composto da strutture territoriali come i suoi partiti fratelli del resto del continente (i cosiddetti Constituency Labour Party di seguito CLP3), ma anche composto dall’adesione formale di svariate federazioni sindacali potentissime sia nella mobilitazione del consenso, degli iscritti e – ovviamente- dei finanziamenti4. Per effetto delle regole secolari del sistema politico britannico il Labour ha dovuto poi conformarsi ad un’altra prescrizione del “modello Westminster”: il potenziamento del gruppo parlamentare come centro direzionale del partito. Il Parliamentary Labour Party (PLP) ha assunto quindi il ruolo di centro decisionale di tutte le decisioni politiche del partito. In particolare tra i poteri del PLP storicamente detenuti c’è sempre stato quello di eleggere il leader. Il leader del partito nel sistema britannico è la figura apicale di un partito, naturalmente candidato a governare o a guidare l’opposizione a seconda degli esiti elettivi5. Fino al 1922 il Labour non era un partito competitivo per il governo6 e quindi la leadership era una figura sostanzialmente non prevista. I rappresentanti del partito nei primi venti anni sono stati i vari capigruppo parlamentari. Dal 1922 fino al 1980 l’elezione del leader è stata appannaggio del PLP sia nella fase di selezione della candidature (shortlisting) sia nella selezione vera e propria: chi vinceva il contest nel PLP diventava il leader. Qui c’è un’originalità del Labour rispetto a praticamente tutte le altre storie dei partiti occidentali: la leadership del partito è sempre stata contendibile solo ed esclusivamente dai parlamentari. E’ un tratto tradizionale della storia dei partito britannici, ma molto peculiare se si pensa al peso degli “amministratori locali” nei partiti continentali od in quello Democratico statunitense, ovvero anche alla recentissima esperienza Renzi in Italia. Il Labour esprime una incredibile quantità di sindaci di importantissime città britanniche ma nessuno di loro è neanche candidabile per la leadership.7 La storia del rapporto tra la leadership parlamentare del partito e il partito complessivamente inteso è quindi uno dei tratti caratterizzanti della vita del Labour, l’origine extra parlamentare del Labour ha determinato una pressione precoce e fortissima in direzione di questa maggiore democratizzazione del Partito. E’ corretto dire che il PLP è sempre stato più “moderato” del resto del Partito e questo soprattutto nel corso degli anni 70 ha spinto ad un forte movimento di “democratizzazione” sia della selezione dei parlamentari8 che nella leadership del Partito. Sul fronte della leadership dal 1980 abbiamo un cambiamento notevole, con il passaggio del potere di eleggere il leader ad un collegio elettorale tripartito tra membri del PLP, gli iscritti individuali raggruppati nei CLP, e gli iscritti delle associazioni affiliate. Ognuna di queste tre sezioni contava, nell’esito finale, un terzo del totale circa (le percentuali variarono leggermente nel tempo). Questo sistema ha retto sostanzialmente fino al 2015 ma con un importante correttivo nel 1993 quando venne corretto con il sistema OMOV9che sostituiva il cosiddetto block vote. Il block vote consegnava ai delegati sindacali designati la facoltà di rappresentare in blocco la propria organizzazione10 sia nei processi interni del partito, quali la Conference, sia nella selezione dei candidati parlamentari. Con Ed Miliband il processo di democratizzazione interna trova la sua consacrazione11 perché il nuovo leader del partito viene eletto solamente dagli iscritti individuali. Sono considerati iscritti individuali tre categorie di persone:
i full member. Gli iscritti in senso tradizionale;
i supporter registrati. In questa categoria rientra chiunque volesse eleggere il leader laburista non già iscrivendosi al partito ma registrandosi previa sottoscrizione del programma del partito e del versamento di un obolo di 3 £ (sono infatti soprannominati “£3 sign up”);
i supporter affiliati. Cioè i membri delle organizzazioni affiliate che, per avere il diritto di votare nel contest, devono sottoscrivere una seconda quota oltre quelle che versano alla propria organizzazione di appartenenza. Questa tipologia ha più diritti nella vita interna del partito rispetto alla seconda per il legame formalizzato della propria associazione con il partito.
L’importanza del cambiamento di regole voluto da Miliband non è stato immediatamente evidente ma lo si è compreso meglio nel corso del tempo, perché in questa maniera sono venute fuori due enormi differenze rispetto al passato: il PLP è completamente ininfluente sul voto. Fino ad oggi infatti, un collegio di qualche centinaio di votanti, (parlamentari più europarlamentari del partito) contava di per sé un terzo del totale finale. Un enorme sovradimensionamento rispetto al principio “una testa un voto”. Oggi un parlamentare laburista conta come un qualsiasi supporter dell’ultimo minuto. Secondo effetto, più “potenziale” che reale, è nel contestuale potenziamento del ruolo delle organizzazioni affiliate. Un sindacato capace di mobilitare per davvero masse di votanti su tutto il Paese oggi, influirebbe di più sull’esito finale rispetto agli anni precedenti poiché quei voti non sarebbero contingentati solamente sul terzo di competenza del collegio elettorale. Tutto sta, ovviamente, a mobilitare davvero le persone.
Il processo di selezione del leader laburista, dopo la presentazione delle candidature fissa il termine per registrarsi come supporter o iscriversi come full member al 12 agosto. Dal 14 agosto al 10 settembre sarà possibile spedire il proprio voto per via postale ed infine il 12 settembre in una sessione speciale della Conference laburista ci sarà l’annuncio dei risultati. Il meccanismo di voto è quello dell’alternative vote system, per cui ogni votante potrà inserire fino ad un massimo di quattro preferenze, in ordine di gradimento. Il risultato numerico di queste regole è il seguente: 610753 persone riceveranno a casa la scheda per poter votare il leader del Partito Laburista12.
i full member sono 300.000 circa, (alle elezioni di maggio il Labour aveva 200000 iscritti full member quindi un incremento del 50%);
i supporter registrati sono 120.000;
i supporter affiliati sono 190.000 (per lo più di provenienza sindacale).
Questo dato importa che – almeno – 250.000 dei votanti per la leadership su 600.000 sono arrivati nei mesi estivi, con l’effetto di aver rinnovati quasi per metà la platea dei votanti.
2. Il quadro politico e le candidature
Passando al quadro politico, si può dire che la gestione Miliband jr è stata sostanzialmente caratterizzata dalla ricerca dell’equilibrio. Al termine del lunghissimo ciclo Blair Brown (che è bene ricordare sono entrambi appartenenti all’ala newlab del partito) il Labour si è trovato con molte eredità negative su cui confrontarsi: la spaccatura tra new ed old labour, le difficoltà del ciclo di governo laburista: dal 1997 al 2005 il Labour ha perso 5 milioni di voti su 1313; la guerra in Iraq; la divisione tra Blair e Brown dentro la maggioranza newlab ed infine il ruolo dei governi laburisti nel determinate/frenare14 la crisi economica.
Sul piano interno non sono mancati gli spunti, anche interessanti, come la riforma del collegio elettorale sopra citata, o l’apertura a tecniche organizzative di importazione americana: il community organizing per ridare ruolo e slancio al partito territoriale. Ma tutto ciò non ha impedito il crollo in Scozia con la cancellazione del Partito Laburista dalla mappa politica, non ha rafforzato il partito in Galles e non ha fatto guadagnare abbastanza in Inghilterra dove il Labour in sostanza si mangia il Partito Liberaldemocratico ma non riesce ad intaccare più di tanto il consenso di Cameron. E’ questo il quadro di medio periodo che fa da contorno al contest del 2015. Ad avviso di scrive oggi il Labour appare un partito diviso essenzialmente in tre aree: i blairiani veri e propri, una vasta area centrista interna che era il principale sostegno del lavoro di Ed Miliband composta anche qui per lo più da newlaburisti di varia caratura e sinistra moderata interna; infine la sinistra laburista. Queste aree esprimono complessivamente quattro candidature di cui tre provengono chiaramente dalla vecchia area newlab in senso ampio:
Liz Kendall, 44 anni, MP per Leicester West entrata a Westminster nel 2010, blairiana dura e pura, sostenuta da Progress che nel Labour party rappresenta l’associazione interna più fortemente schierata sulle ricette new lab. Attualmente Ministro ombra per l’assistenza e le persone anziane;
Andy Burnham, Ministro della Sanità ombra con Ed Miliband ed anche oggi, 45 anni MP per Leigh dal 2001. Ha una carriera molto lunga alle spalle che lo ha visto Sottosegretario e poi Ministro già con Blair e poi con Brown fino ad assumere l’incarico Ministro della Sanità nell’ultima anno del Governo Brown tradizionalmente newlaburista ma da sinistra;
Yvette Cooper, 46 anni MP per Normanton, Pontefract and Castleford, già dal 1997. Diventa un esponente del Governo negli anni di premiership di Gordon Brown, ed è con Ed Miliband, poi è tra i massimi dirigenti del Partito.
Questi tre candidati si dividono in sostanza l’eredità degli anni di Tony Blair e Gordon Brown. Tutti e tre provengono da constituencies storicamente laburiste, due su tre sono stati parlamentari negli anni dei governi laburisti. In occasione del contest del 2010 la Cooper ha sostenuto il marito Ed Balls, allora candidato alla leadership; Andy Burnham anch’esso già candidato nel 2010 aveva espresso la propria preferenza (oltre a se stesso) per David poi per Ed Miliband, mentre la Kendall aveva sostenuto seccamente David Miliband non esprimendo altre preferenze.
La quarta candidatura è infine quella di Jeremy Corbyn. MP dal 1983 per Islington North, (collegio di Londra), 66 anni, mai stato nulla più che un parlamentare (mai membro del Governo ombra o di Governi laburisti) ha un passato da sindacalista e poi da consigliere comunale laburista prima di entrare a Westminster. Socialista, contrario agli armamenti nucleari, pacifista , è il classico candidato della sinistra del Partito, e questo non rappresenta certo una novità. Da sempre nei contest laburisti la sinistra interna ha avuto dei propri esponenti candidati, nel 2010 ad esempio, era la parlamentare Diane Abbott. Come gran parte dei candidati provenienti da questa ala del partito ha una storia fatta da un enorme numero di votazioni in dissenso dalla decisione ufficiale del partito: alcune statistiche parlano di una percentuale di voti in rottura con la decisione del gruppo pari al 25% del totale dal 2005 ad oggi (un voto in dissenso ogni quattro). Si è candidato per il rotto della cuffia, e – ironicamente – grazie anche al sostegno di alcuni parlamentari che non lo voteranno nell’urna ma che hanno firmato la sua candidatura per favorire il dibattito interno del Partito.
Continua: Il congresso del Partito Laburista tra pragmatismo e purismo. Seconda parte
1 8 maggio 2015. Al termine di una campagna elettorale dichiaratamente svolta per tornare a Downing Street, i Laburisti si ritrovano addirittura con meno seggi di quanti ne avevano nell’ultima legislatura, passando da 258 MP, a 232 con una serie di bocciature eccellenti quali il Ministro ombra del Tesoro, Ed Balls, o il Coordinatore della campagna elettorale Douglas Alexander. In aggiunta è sopravvenuta anche la cancellazione del Labour dalla Scozia dove la compagine laburista è stata letteralmente disintegrata con un solo deputato del partito proveniente dai collegi scozzesi
2 è bene sottolineare che il Labour almeno fino alla comparsa dei nuovi partiti quali i Verdi, lo Scottish National Party, o lo stesso UKIP è l’unico partito britannico ad essere nato fuori dal Parlamento a differenza dei Tory e dei Liberali. Questa sua origine popolare è da sempre un motivo di confronto interno. I più fieri sostenitori di questo aspetto del Labour, ci tengono a ricordare che oltre ad essere un partito – in UK per partito in sostanza si intende il gruppo parlamentare – il Labour complessivamente è un movimento il Labour movement, di cui il partito è una delle propaggini.
3 i CLP sono i coordinamenti territoriali di base del Partito Laburita. Raggruppano tutte le sezioni laburiste di un collegio elettorale britannico “constituencies“. Anche ai fini delle regole interne del partito, i CLP sono le strutture rappresentante ad esempio nella Conference o nel National Executive Committee.
4 Non bisogna però credere che il rapporto tra partito e sindacati sia mai stato di sudditanza dell’uno rispetto all’altro. Più volte si sono avuti conflitti anche durissimi: il partito non è mai diventato il dopolavoro dei sindacalisti e il sindacato non hai mai “regalato” nulla anche ai governi laburisti.
5 E’ bene comunque precisare che il leader, nel Labour come in altri partiti socialisti continentali, è la figura apicale della direzione politica. L’organismo di gestione corrente del partito è il National Executive Committee che governa tutto quanto il riguarda il “partito macchina”. Non a caso infatti assieme al leader sono previste figure quali il Chairman del NEC, o il Segretario generale del Partito.
6 alle elezioni del 1922 il Labour diventa il secondo partito britannico sia per voti che per seggi. Questo assetto con i Laburisti ed i Conservatori a contendersi il Governo del Paese rimarrà intatto fino ad oggi nonstate due scissioni subite dal LAbour in questo arco di tempo.
7 qui una serie di considerazioni su questo punto: http://www.theguardian.com/commentisfree/2015/aug/26/labour-outstanding-leaders-shame-all-in-regions L’articolo si chiude con la richiesta di aprire davver a tutti, anche in termini di candidatura la selezione del leader del Partito.
8 in particolare i CLP hanno sempre storicamente fatto pressione per poter determinare autonomamente la candidatura nel collegio ed anche il diritto di non ricandidare il deputato uscente, il tutto in una dialettica sempre molto aspra con il NEC e con la leadership del Partito.
9 one man one vote. Ogni delegato esprime il suo voto per se stesso e basta. Ovviamente i delegati provenienti da una organizzazione possono organizzarsi per esprimere lo stesso voto, ma il peso di ogni voto individuale rimane sempre e solo uno.
10 per chi ha visto il film Pride, si ricorda nei titoli di coda come l’introduzione del tema dei diritti gay nel manifesto del Labour è avvenuto in pratica grazie all’esercizio del block vote della National Miners Union alla Conference del 1985. In pratica il rappresentante della NMU portò in blocco tutti i voti della confederazione sindacale a sostegno di quella proposta determinandone la vittoria nel voto finale.
11 Special Conference di Londra 2014. Sulla base delle indicazioni del Rapporto Collins. Il tutto è nato dopo lo scandalo della selezione parlamentare di Falkirk. http://www.pandorarivista.it/articoli/la-riforma-del-labour-party-britannico-una-strada-interessante-e-originale/
12 http://labourlist.org/2015/08/over-600000-people-will-be-able-to-vote-in-the-labour-leadership-contest/ Nello stesso comunicato si annuncia anche che sono state respinte le domande di circa 1200 persone.
13 solo per dare un termine di paragone nello stesso arco di tempo, tre elezioni parlamentari consecutive con lo stesso candidato premier, i Tory dal 1979 al 1987 hanno mantenuto intatto il loro consenso assoluto: 13,6 milioni di voti nel 1979 13,7 milioni di voti nel 1987.
14 a seconda dei punti di vista
Vuoi leggere l’anteprima del numero due di Pandora? Scarica il PDF