Scritto da Pietro Moroni
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Le analisi nostrane sul voto greco sono state spesso deludenti per via della mancanza di un’adeguata informazione su fatti che, in Grecia, sarebbero in verità di dominio pubblico. L’esempio madre è lo scalpore destato dalla coalizione di governo fra SYRIZA ed ANEL. Uno scalpore esclusivamente estero e non greco, come vedremo. Le corrispondenze fra partiti greci ed italiani, oltre ad essere improabili e forzate, sono la dimostrazione lampante di un provincialismo parossistico.
La stessa visione provinciale del mondo riemerge un po’ ovunque anche sul nuovo governo greco, insediatosi in tempi strettissimi dopo le elezioni. Come forse saprete, Syriza, come prevedibile e nonostante gli exit poll avessero fatto sperare il contrario, si è fermata a pochissimo dalla maggioranza assoluta, solo due seggi di distanza dai 151 necessari. Quel che è successo nei giorni seguenti era nell’aria in Grecia: Tsipras, pur potendosi alleare con i centristi liberali di Potami, ha preferito formare un governo di coalizione con la destra nazionalista e conservatrice di ANEL. È davvero incredibile leggere analisi, anche da parte di giornalisti e pensatori non(?) sprovveduti, che vertono unicamente sul dire chi sono i Renzi, i Vendola, i Salvini, gli Alfano e i Berlusconi greci. È segno di un provincialismo oltre i livelli di tossicità e rende impossibile comprendere cosa stia succedendo in Grecia e perché, soprattutto, questo sia il governo più interessante d’Europa (escludendo il governo arcobaleno in Finlandia, ovviamente).
Il nuovo Parlamento Ellenico in seguito alla formazione del governo Tsipras.
Per comprendere la situazione, cominciamo dal capire chi erano gli alleati di governo possibili per Tsipras. In primo luogo, possiamo escludere i partiti del governo uscente, ossia Nuova Democrazia (ND) e PASOK, indisposti a governare con la sinistra radicale di Syriza, la quale ovviamente contraccambia il sentimento. Escludiamo abbastanza banalmente anche Alba Dorata (XA). Rimangono il Partito Comunista Greco (KKE), i centristi di To Potami (letteralmente “Il Fiume”), e i conservatori ormai famosi di Greci Indipendenti (ANEL). Dedichiamo loro uno spazio maggiore, per spiegare chi sono e cosa vogliono.
– KKE (Partito Comunista Greco)
Ad un occhio poco informato il KKE potrebbe sembrare l’alleato naturale di Syriza. Si tratta di un partito euroscettico, non meno di ANEL, con una lunga storia nella politica greca e naturalmente contraria ai memorandum della Troika. Il motivo per il quale un’alleanza con questo partito era ed è impossibile si deve ricercare nella storia del KKE. È difficile a dire il vero parlare del KKE senza parlare in qualche modo delle origini di Syriza, ma cercheremo di essere sintetici. Il partito costitutivo maggiore di Syriza, Synaspismos (che vuol dire niente meno che “Coalizione”), è nato a sua volta come una coalizione verso la fine degli anni ’80: ne faceva parte il KKE con altri partiti socialcomunisti e democratici di sinistra radicale. La coalizione affrontò tre elezioni fra ’89 e ’90 (il clima era abbastanza instabile, come potrete immaginare) raccogliendo il 13.1% alla sua prima (il KKE alle elezioni precedenti aveva raccolto il 9.1%, mentre gli altri partiti a malapena il 2%) e il 10.3% alla sua ultima apparizione. La coalizione venne rotta proprio dal KKE, a seguito del crollo del Muro di Berlino e dell’Unione Sovietica. La tradizionale maggioranza stalinista del KKE decise infatti di purgare tutti i revisionisti (chiamati rinnovatori dalla stampa) che all’epoca rappresentavano circa il 45% del partito e di rompere con gli alleati di Synaspismos, il quale, con l’afflusso degli espulsi dal KKE, si sarebbe costituito in un partito unificato nel 1991. A questo punto la strade dei due partiti si biforcano. Nel 1993 entrambi pagano il prezzo dei loro sconvolgimenti: il KKE crollando al 4.5% (il minimo storico dal dopoguerra) e Synaspismos raccogliendo un misero 2.9% e rimanendo perciò fuori dal Parlamento (vi sarebbe comunque rientrato alle successive elezioni del 1995). Il sito ufficiale del KKE in lingua italiana1 (non vi stupite: è disponibile in 12 lingue) riporta quei concitati eventi in maniera molto diretta e sincera:
Nel 1989, il KKE prese l’iniziativa di istituire un’alleanza tra partiti politici e personaggi pubblici sotto il nome di «coalizione di sinistra e progresso» (Synaspismos). Ma il KKE si ritirò ben presto da questa alleanza, dopo il tentativo compiuto da una fazione dei gruppi dirigenti, di sciogliere il partito in seguito al rovesciamento del sistema socialista in Europa. Questi ex dirigenti sono attivi oggi in un nuovo partito denominato «coalizione» (Synaspismos), un titolo usurpato all’originale «coalizione» sciolta nel 1991.
Il Partito ha affrontato con successo il tentativo di sciogliersi dall’interno e oggi la sua posizione è salda e forte, un punto di riferimento per tutte le persone progressiste del nostro paese. Mantiene una significativa presenza nei governi locali, nei sindacati, nelle associazioni agricole, nei movimenti studenteschi delle scuole secondarie, negli istituti tecnici e nelle università e, in generale, nel movimento giovanile, attraverso l’attività della Gioventù Comunista di Grecia (KNE).
Così, mentre la sinistra radicale “moderna” si coagulava attorno a Synaspismos, il KKE rimase fedele alla linea, dobbiamo dirlo. Uno stalinismo dal quale non era risparmiata neanche l’URSS. A titolo di esempio citiamo gli onori tributati nel 1991 alle spoglie del 12° Segretario morto in Siberia, Nikos Zachariadis, a cui seguì la riabilitazione ufficiale da parte del KKE nel 2011: stalinista di ferro e leader storico del KKE sin da quando nel 1931 Stalin lo incaricò di riorganizzare il partito, venne imprigionato dal regime di Metaxas e fu protagonista della guerra civile greca; dopo la morte di Stalin si ritrovò in forte contrasto con la nuova dirigenza di Chruščëv, il quale lo fece esautorare e poi espellere dal KKE fra ‘56 e ‘57, per poi mandarlo in esilio in Siberia, dove rimase per 16 anni finché non si suicidò. È quindi con un processo di continuo “ritorno alle origini” dell’ideologia marxista-leninista che il KKE affrontò le varie elezioni dal ‘91 in poi, con risultati più che rispettabili: dal ‘96 il partito rimase saldamente sopra il 5% dei suffragi, fino all’exploit del 2007, quando superò l’8%. Risultati incredibili per un partito stalinista a quasi venti anni dal crollo del Muro di Berlino. A far ripiombare il KKE al suo minimo storico di 4.5% è stata proprio la Syriza di Alexis Tsipras, il quale ha attratto metà dell’elettorato comunista. È importante far notare che Tsipras ha sempre caldeggiato una collaborazione politica fra tutti i partiti anti-memorandum, compreso il KKE, il quale però ha declinato, ripetutamente, e in maniera molto diretta. Il rifiuto nei confronti di Tsipras e Syriza è stato formalizzato nel documento rilasciato dal Comitato Centrale il 25 Aprile del 2014 e intitolato Syriza: la “forza di riserva di sinistra” del capitalismo. Ve ne consigliamo la lettura, ma intanto ecco una raccolta striminzita dell’analisi del partito.
il KKE ha dichiarato con fermezza che quella con cui abbiamo a che fare è una crisi del sistema stesso, che rende necessaria la rottura, l’uscita dalle unioni imperialiste, UE e NATO, la socializzazione dei mezzi di produzione e la costruzione di un’altra economia, un’altra società votata al soddisfacimento dei bisogni del popolo e non al profitto. Al contrario, la Coalizione della Sinistra Radicale (SYRIZA) cede su ogni posizione ideolgico-politica pur di riuscire a diventare il principale partito di opposizione. […] Limitando la sua critica al cosiddetto “capitalismo neo-liberista”, SYRIZA diffonde tra i lavoratori l’illusione che ci possa essere un altro capitalismo “buono”. […] SYRIZA è un partito opportunista, che si sta sviluppando molto rapidamente in un moderno partito socialdemocratico, diffondendo tra la gente l’illusione che ci possa essere una migliore forma di gestione a favore del popolo, nonostante il dominio dei monopoli. Gioca con il dolore delle persone, pressando per soluzioni immediate senza cambiamenti radicali. […] La democrazia borghese non è altro che il dominio di classe, la dittatura della borghesia con un manto parlamentare, e la giustizia conseguente è la giustizia della borghesia. SYRIZA è il veicolo di un concetto di libertà e democrazia piccolo-borghese e non di classe. Muove critiche riguardo questi temi dal punto di vista del “pluralismo” piccolo-borghese. Ignora e nasconde la natura di classe e delle conquiste democratiche – in realtà limitate – sotto il capitalismo. Nasconde il fatto che la fonte dell’autoritarismo è la linea politica che serve il capitale, che al tempo stesso è strettamente connessa all’attuazione delle decisioni dell’UE. […] SYRIZA chiede un referendum per un “governo di sinistra”. Tuttavia gli sviluppi in Francia, Italia, Cipro e altrove dimostrano che i governi di “sinistra” e “centro-sinistra” costituiscono la “forza di riserva” di sinistra del percorso di sviluppo capitalistico. […] I lavoratori devono utilizzare le elezioni [europee] di maggio con questi criteri, rifiutando falsi dilemmi e falsi referendum, contribuendo ad un cambiamento dei rapporti di forza a favore del popolo attraverso il rafforzamento del KKE.
A seguito delle elezioni europee il KKE ha preso la decisione di uscire dal gruppo del GUE (il partito della sinistra europea) in dissenso con l’egemonia politica esercitata da Syriza e dalla Linke tedesca2. Benché Tsipras abbia più volte sostenuto la necessità di un’intesa fra tutte le forza anti-memorandum (Syriza, KKE, ANEL e con la sola esclusione di XA) il KKE non è mai stato interessato ad un progetto del genere ed è rimasto fieramente isolato da tutti gli altri partiti. Oltre a Syriza, il KKE è l’unico partito parlamentare ad aver aumentato i propri consensi, passando dal precedente 4.5% all’attuale 5.5%, nonostante l’attrazione di una figura popolare come quella di Tsipras. Nel corso delle consultazioni il segretario Dimitris Koutsoumpas si è rifiutato anche solo di incontrare Tsipras3.
Continua: Il governo più interessante d’Europa: la situazione greca – seconda parte