Scritto da Angelo Turco
6 minuti di lettura
Pagina 3 – Torna all’inizio
Non possiamo ignorare nemmeno la fondamentale esperienza del socialismo municipale francese, che ha certamente dato vita al filone del riformismo in questo Paese, contribuendo a separare più distintamente la strada del socialismo da quella del radicalismo e del repubblicanesimo, andando a costituire una vera e propria corrente politica autonoma tra anni Ottanta dell’Ottocento e primo decennio del Novecento e gettando le basi per la costituzione di un nuovo partito, la SFIO, che sarebbe poi divenuta forza di governo già nel Primo Dopoguerra. Nel lungo passaggio da movimento rivoluzionario a forza riformista, i socialisti imparano nelle giunte locali a controllare apparati amministrativi e gestione della cosa pubblica. E soprattutto contribuiscono in modo determinante all’instaurazione di un primo welfare state in Francia, laicizzando le opere di beneficenza locale e trasformandole in un sistema assistenziale pubblico. Si registra così la frattura tra il socialismo italiano e quello francese: il primo si pone in modo apertamente conflittuale rispetto allo Stato centrale compiendo una svolta massimalista, mentre il secondo compie una svolta governativa a partire dal 1911 e assume un atteggiamento positivo nei confronti delle istituzioni repubblicane.
Tra le prime realizzazioni delle giunte socialiste si riscontrano gli interventi in favore dell’infanzia e della maternità (per esempio la somministrazione di pasti caldi e abbigliamento per bambini dei ceti poveri, assistenza medica e finanziaria alle partorienti, asili nido, colonie e sanatori per gli infanti malati, potenziamento dell’istruzione scolastica di base). A tutto ciò si aggiungono interventi in favore dei poveri, dei disoccupati, degli scioperanti e degli anziani senza sostentamento. Furono prese misure per il risanamento dei quartieri e delle case popolari, per la costruzione di bagni pubblici, per l’istituzione di uffici d’igiene pubblica incaricati di prevenire epidemie. Molto interessante risulta anche il tentativo dei socialisti francesi di costruire associazioni di più comuni politicamente affini, in particolare tra realtà rurali tipiche del tessuto urbano francese, con il fine di mettere a sistema una capacità di spesa più consistente e contribuendo anche a sostituire all’amministrazione centralizzata e gerarchizzata una rete elastica di associazioni cooperative.[6]
Particolarmente importante e di forte ispirazione per i socialisti francesi è l’esperienza inglese. L’emanazione, nel 1835, del Municipal Corporations Act pone le premesse istituzionali per la nascita e lo sviluppo di un diffuso socialismo locale, che può sfruttare la progressiva e continua assunzione di compiti e prerogative delle amministrazioni locali rispetto allo stato centralizzato (per esempio con il Public Health Act del 1875, o con l’Education Act del 1902). Il decentramento inglese, che fornisce sempre più autonomia economica e amministrativa e consente ai governi locali di intervenire considerevolmente in materia di autorità sanitaria, istruzione, assistenza, trasporti, gestione delle reti idriche e del gas, traffico delle merci, costituisce, a prescindere dall’esperienza laburista, un caso di studio di notevole rilevanza per comprendere il ruolo determinante dell’amministrazione locale nel rinnovamento e nell’affermazione della democrazia rappresentativa.[7]
Il caso di studio del socialismo municipale è un ottimo spunto per inquadrare storicamente una attuale e contemporanea riflessione sul ruolo delle istituzioni nella risposta alle esigenze democratiche. Vediamo quindi come il “rinnovamento” della democrazia, la quale necessita di aggiornamenti per incontrare, canalizzare e dare risposte alle esigenze che nascono in una società sempre in evoluzione, non sia un’esigenza che si afferma soltanto ora, nell’Occidente post industriale. Così come nell’ultimo scorcio dell’Ottocento e nei primissimi decenni del Novecento le forme di organizzazione istituzionale, in Paesi anche molto differenti tra loro, hanno conosciuto, per merito dell’azione dei partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti, una forte propensione al decentramento e all’autonomia locale per meglio rispondere alle esigenze dei ceti popolari, oggi sembrano perdere la capacità di organizzare la sovranità e i poteri di governo, spostando su piani nemmeno nazionali ma addirittura sovranazionali questa riflessione. E potrebbe spettare ancora una volta alle forze della sinistra politica il compito di interrogarsi su questo tema determinante.
[1] Per un approfondimento si veda la riflessione di Filippo Turati in TURATI F., “Comune moderato e comune popolare” in “I socialisti al Comune. Programma della sezione milanese del PSI per le elezioni amministrative del 1910”, Milano, 1910.
[2] Si veda SAPELLI G., “Comunità e mercato”, Il Mulino, Bologna, 1986, pp. 185-186.
[3] MONTEMARTINI G., “Municipalizzazione dei pubblici servigi”, Società editrice libraria, Milano, 1902.
[4] Si veda PUNZO M., “I socialisti e le autonomie comunali tra ‘800 e ‘900”, a cura di LACAITA G.
[5] MATTEOTTI G., “La questione tributaria”, in Critica Sociale, 16-31 marzo 1919.
[6] Per approfondire il tema del socialismo municipale francese si veda DOGLIANI P., “Un laboratorio di socialismo municipale. La Francia (1870-1920.” , Franco Angeli, Milano, 1992, pp. 9-13.
[7] Sul caso inglese si vedano WEBB S., “Socialism in England”, 1901 e RUBINSTEIN D., ”The Labour Party and British Society 1880-2005”, 2005.