Scritto da Lorenzo Pedretti
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Le cause delle migrazioni sono molteplici. In particolare, negli ultimi anni è aumentato in tutta Europa il numero dei richiedenti asilo, ovvero persone che cercano di ottenere lo status di rifugiato o altre forme di protezione. Tuttavia, oltre ai problemi di carattere umanitario, è necessario analizzare le migrazioni anche nell’ottica della mobilità internazionale della forza lavoro.
I migranti sono costretti o quantomeno incentivati a spostarsi a causa della povertà e della mancanza di opportunità di vita e di lavoro nei loro paesi di origine, ma cosa accade nei paesi che sono meta delle migrazioni? Per quale motivo qui c’era e c’è tuttora, per citare lo scrittore svizzero Max Frisch, qualcuno che “cerca braccia”[1]?
Per molti paesi dell’Europa occidentale la prima risposta da dare, in ordine cronologico, è semplice: per via del boom economico del secondo dopoguerra. Nonostante l’aumento della popolazione registrato in quel periodo storico, la ricostruzione postbellica e l’incremento della crescita economica resero necessaria la ricerca di lavoratori stranieri, reclutati tramite accordi bilaterali con i paesi d’origine o sfruttando l’immigrazione proveniente dalle ex-colonie.
A causa della crisi petrolifera del 1973, accompagnata dalla recessione e dall’aumento della disoccupazione, in molti paesi europei si decise di non fare più ricorso al reclutamento di quelli che in tedesco venivano chiamati Gastarbeiter, ovvero lavoratori ospiti. Tuttavia, lo stop ai nuovi ingressi non fu implementato completamente.
Alcuni lavoratori stranieri tornarono nei paesi d’origine, ma molti altri vennero riassunti dai datori di lavoro anziché essere sostituiti; furono ampliati i loro diritti sociali e liberalizzate le prestazioni sociali in caso di ricongiungimento familiare. Successivamente furono varate nuove politiche dedicate all’integrazione degli immigrati, nonché ad attrarre determinate categorie di lavoratori qualificati.
Negli ultimi anni, infine, è diventato un tema caldo il cosiddetto “turismo del welfare”, ovvero la possibilità che alcuni immigrati possano decidere di stabilirsi nei paesi europei soprattutto per usufruire dei loro sistemi di welfare. Per questo motivo, nel settembre del 2014 la Germania ha introdotto delle restrizioni all’accesso alle prestazioni sociali per gli immigrati, non soltanto quelli originari di paesi terzi ma anche quelli provenienti da altri stati membri dell’UE[2].
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Indice dell’articolo
Pagina corrente: Immigrazione per lavoro: cause e conseguenze
Pagina 2: Immigrazione in Italia
Pagina 3: Immigrazione e impatto sul lavoro