“La guerra tiepida” a cura di Enrico Casini e Andrea Manciulli
- 27 Novembre 2023

“La guerra tiepida” a cura di Enrico Casini e Andrea Manciulli

Recensione a: Enrico Casini e Andrea Manciulli (a cura di), La guerra tiepida. Il conflitto ucraino e il futuro dei rapporti tra Russia e Occidente, Prefazione di Nicola Latorre, Luiss University Press, Roma 2023, pp. 236, euro 22 (scheda libro)

Scritto da Silvia Samorè

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Da circa trent’anni gli studiosi di relazioni internazionali si interrogano sugli sviluppi dell’ordine globale, cercando di capire dapprima le conseguenze del crollo dell’Unione Sovietica e, successivamente, del riassestarsi degli equilibri di potenza tra i vari poli a livello mondiale. Anche gli studi sui conflitti non hanno fatto eccezione, producendo numerose teorie su quali fossero i più recenti trend nell’innescarsi di confronti armati nella condotta delle ostilità, tra lo scoppio delle crisi nei Balcani, la guerra globale al terrorismo e la polveriera mediorientale sempre più in fibrillazione. Il 24 febbraio 2022 un ulteriore elemento si è aggiunto a questa perenne domanda sugli sviluppi futuri, sia in relazione ai conflitti, sia agli equilibri di forza nel sistema internazionale. Un elemento peculiare dello scoppio delle ostilità, sottolineato da Nicola Latorre nella prefazione al testo, è un’effettiva sottovalutazione da parte di moltissimi analisti della probabilità reale che la guerra potesse tornare in questo modo sul suolo europeo; un errore di valutazione che si somma a quelli di altri fenomeni avvenuti gli scorsi anni, come le Primavere arabe e la pandemia. Sin dalle premesse del testo, quindi, si afferma con forza l’importanza di andare ad interrogare il passato per comprendere il presente e soprattutto gli sviluppi futuri.

In quest’ottica, La guerra tiepida. Il conflitto ucraino e il futuro dei rapporti tra Russia e Occidente (Luiss University Press 2023) è un testo utile ad approfondire il ruolo del conflitto in Ucraina per ciò che concerne il futuro dei rapporti tra Mosca e l’Occidente. L’attuale panorama del sistema internazionale sembra da un lato suggerire un ritorno al passato, alla Guerra fredda, ma, a differenza di quello che è stato fino ad una trentina di anni fa il paradigma globale, ora la competizione tra grandi potenze rende il clima geopolitico molto più caldo, e soprattutto instabile: una guerra, appunto, “tiepida”. Nello specifico, il testo si compone di due parti: la prima, dedicata alle origini e alle premesse del conflitto, fornisce un quadro storico accurato e allo stesso tempo accessibile anche a chi non abbia mai approfondito le vicende di quest’area del mondo; la seconda parte è invece focalizzata sull’analisi geopolitica e su quali possono essere le prospettive conseguenti nei rapporti tra Russia e Occidente, dopo che l’invasione dell’Ucraina ha rimescolato profondamente le carte in tavola.

I curatori del testo, Enrico Casini e Andrea Manciulli, accompagnano il lettore in primo luogo introducendo l’unicità del momento storico che la guerra in Ucraina ha inaugurato. Una delle caratteristiche più peculiari del confronto è ovviamente la sua natura ibrida, che verrà indagata maggiormente nel prosieguo del saggio, e che, a differenza di ciò che avvenne durante la Guerra fredda, pone un maggiore rischio di escalation della tensione. Lo sguardo, tuttavia, deve necessariamente ampliare il suo orizzonte oltre il mero confine ucraino per comprendere veramente le conseguenze di questa guerra nei rapporti tra Russia e Occidente: nel grande gioco bisogna infatti includere il ruolo del Mediterraneo, della Cina, del conflittuale rapporto con Unione Europea e NATO, e cioè di tutti quegli attori che concorrono a delineare i nuovi equilibri geopolitici del mondo. In quest’ottica, la guerra in Ucraina diventa un potenziale catalizzatore nello sviluppo del sistema internazionale.

Per chi non si limita ad analisi frettolose e vuole invece capire in profondità le sfaccettature della complessità del presente, innanzitutto gli autori ribadiscono l’importanza di voltare lo sguardo indietro e affidarsi a chi da anni approfondisce lo spazio post-sovietico e gli sviluppi politici della Russia di Putin. Per questo motivo i primi capitoli si concentrano sulle premesse storiche del conflitto e su come queste incidono sul presente. Nello specifico, Carolina De Stefano ripercorre gli ultimi vent’anni di politica interna russa, spiegandoci i rudimenti di ideologia putiniana e gli equilibri di potere della Russia di Vladimir Putin, senza i quali sarebbe impossibile comprendere come mai l’ipotesi di un colpo di Stato interno sia così improbabile. Antonio Stango, invece, si concentra sui rapporti tra Russia e Ucraina a partire dalla fine della Guerra fredda, ricostruendo gli eventi chiave dalla Conferenza di Helsinki all’elezione di Zelensky e poi all’invasione, mettendo anche in luce i profili di diritto internazionale e cercando di prospettare alcuni sviluppi futuri, secondo il suo punto di vista. Chiara Lovotti, inoltre, pone l’interesse nazionale e le strategie globali della politica estera russa al cuore del suo contributo, fornendo ai lettori chiavi di lettura sulle scelte di foreign policy che hanno caratterizzato gli ultimi trent’anni, e sottolineando continuità con il passato e discontinuità con il presente. Infine, la prima parte dedicata al contesto si conclude con il capitolo di Leopoldo Nuti e Niccolò Petrelli, in cui gli autori cercano di indagare la controversa questione dell’allargamento della Nato e del suo impatto sugli avvenimenti del febbraio 2022, con particolare focus sul periodo 2000-2014. Nonostante l’argomento sia particolarmente ostico, la presenza di un capitolo interamente dedicato a questo nel volume lo rende maggiormente interessante e utile, anche nell’ottica di migliorare la qualità del dibattito pubblico in merito alle posizioni atlantiste che il nostro Paese ha fortemente ribadito, specialmente nell’ultimo anno e mezzo, ma che mal si sposano con una porzione dell’opinione pubblica rimasta scettica.

Se la prima parte del volume si presenta in maniera molto organica come una raccolta di saggi che permettono a chi si affaccia alla lettura di costruirsi delle solide basi per capire il contesto, la seconda risulta invece meno unitaria e rappresenta la complessità dei temi che ruotano attorno all’attuale punto interrogativo sugli sviluppi del sistema internazionale. In primo luogo, Alessandro Marrone e Elio Calcagno approfondiscono l’evoluzione della Nato a partire dalla fine del confronto bipolare, fornendo al lettore un perfetto compendio dello sviluppo dei vari concetti strategici, fino a quello approvato nel 2022. L’Alleanza Atlantica è certamente uno degli attori che sarà influenzato e influenzerà gli equilibri del mondo post-guerra in Ucraina ed è per questo che il capitolo cerca di esplorare le varie dimensioni di questa sfida esistenziale: il rapporto con la Russia, innanzitutto, ma anche quello con l’Unione europea e il complesso compito di continuare ad esercitare i suoi mandati di difesa e deterrenza anche negli altri fronti vitali per gli Alleati.

Il contributo di Arije Antinori è forse uno dei più tecnici per argomento e approfondimento delle problematiche: si tratta infatti di una panoramica su disinformazione e propaganda russa in Occidente, che va ad esplorare da un lato i moventi dietro questa tattica di guerra ibrida così diffusa e subdola da combattere, e dall’altro le modalità concrete con cui essa è posta in atto. L’unico caveat che un lettore non specialista di queste tematiche dovrebbe tenere a mente è che in questo capitolo si toccano terminologie e tecniche di cyber warfare non solitamente familiari al vasto pubblico. Può quindi essere un’occasione per cominciare ad approcciare la materia, o semplicemente si possono apprezzare i paragrafi che spiegano le strategie del Cremlino in termini di obiettivi di influenza e motivi storici. A questo capitolo ben si collega quello di Luigi Martino, nel quale si fa chiarezza in merito al concetto di “guerra ibrida” secondo le dottrine militari russe, anche se, come viene specificato, di per sé Gerasimov non utilizza mai il termine “ibrido” e si analizza come questo elemento sia stato applicato al contesto ucraino a partire dal 2014.

Alessia Melcangi riporta il discorso verso una dimensione più geopolitica, concentrando il proprio contributo sul ruolo della Russia nel Mediterraneo allargato e del Mediterraneo nella grand strategy putiniana. Questo capitolo è fondamentale per riprendere in mano il contesto delineato nella prima parte del volume e mettere in fila gli elementi: la Libia, l’intervento in Siria, le rivoluzioni “colorate” in Georgia e Ucraina nei primi anni Duemila trovano tutte una collocazione all’interno della strategia di politica estera russa, così come il rinnovato ruolo della marina militare. Oltre che una constatazione, il riconoscimento dell’influenza russa in Medio Oriente diventa anche quasi una call to action per l’Occidente, che negli ultimi anni ha lasciato decisamente spazio di manovra per altri attori e che probabilmente subirà ulteriori spinte destabilizzatrici ad opera di Mosca. Sempre in quest’ottica, non poteva mancare un contributo che prendesse in considerazione anche il ruolo della Cina. Riccardo Redaelli, infatti, porta la prospettiva geopolitica pura al centro del discorso, in termini di heartland, rimmland e sea power, per descrivere come il contesto attuale si caratterizzi in termini di competizione tra grandi potenze, in modo particolare Stati Uniti e Cina. La raccolta si conclude, così come era iniziata, con le parole dei curatori, che si concentrano ora sul ritorno della guerra in Europa e su cosa questo significhi in termini di architettura di sicurezza.

Nel suo complesso, La guerra tiepida rappresenta un’occasione specialmente per un pubblico che già possiede una certa padronanza di questioni geopolitiche per capire meglio come queste si ripercuotano nel contesto della guerra in Ucraina e proiettino ombre sul futuro. Ma l’impostazione divulgativa e la grande cura degli autori nel non dare nulla per scontato permette anche ad un pubblico generalista di usare questo libro come base da cui partire per costruirsi una nuova consapevolezza – fatta eccezione per alcuni capitoli forse più tecnici riguardanti la dimensione cyber del conflitto. La forma del volume, che non compone una dissertazione unitaria bensì consiste in una raccolta di saggi, non costituisce assolutamente un problema, anzi, diventa una perfetta opportunità per approfondire a mano a mano gli aspetti di cui si sente la necessità, e potendo rimandare ad un secondo momento le questioni più ostiche. Non è un libro in cui si possano trovare risposte semplici a domande complesse, perché ha l’onestà intellettuale di fornire al pubblico stimoli e approfondimenti più che lezioni. Questo non significa che al termine della lettura non si abbia una migliore comprensione di ciò che sta accadendo in Europa, in Ucraina e negli equilibri di potenza a livello globale. Se lo sviluppo del sistema internazionale rimane difficilmente prevedibile in maniera deterministica, di certo alcune tendenze e sfide evidenziate dagli autori sono già ben visibili e costituiscono una buona base di partenza nell’elaborare strategie in loro risposta.

Scritto da
Silvia Samorè

Laureata in Scienze strategiche all’Università di Torino, ha conseguito il master di secondo livello in Studi internazionali strategico-militari presso il Centro Alti Studi per la Difesa di Roma. Ha inoltre svolto un tirocinio Blue Book presso il Service for Foreign Policy Instrument della Commissione Europea e successivamente è stata Pan European Fellow del think tank European Council on Foreign Relations presso l’ufficio di Roma. I suoi interessi di ricerca includono la difesa europea, analisi del conflitto, stabilizzazione e ricostruzione post conflitto e la riforma del settore della sicurezza.

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