Scritto da Domenico Romano
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Ed Miliband sta provando a ricostruire la forza del Partito Laburista in diverse maniere, alcune più tradizionali, altre che potrebbero segnare un’inversione di rotta rispetto al ruolo ed alla funzione del partito politico (socialdemocratico e/o progressista) in Europa. Queste novità sono in gran parte contenute nel Rapporto Collins discusso e votato alla Special Conference del Labour a marzo del 2014.
La 2014 Special Conference del Labour è stato l’evento conclusivo del processo di riforma interna del Partito Laburista. La Conference è denominata “special” quando viene convocata al di fuori dell’appuntamento annuale, e su un tema particolare, come nel caso del 2014i.
La Conference annuale, quella ordinaria, è teoricamenteii il massimo organismo del Labour, cioè il momento in cui viene decisa la linea politica del partito. Sia la Conference ordinaria che quella speciale è composta dai delegati delle tre grandi aree che compongono la struttura federale del Labour: i delegati del Constituency Labour Party (l’insieme delle sezioni territoriali del Labour facenti parte dello stesso collegio elettorale per il Parlamento – di seguito CLP); i delegati delle socialist societies (vere e proprie organizzazioni terze che si affiliano al Partito Laburista) ed i delegati dei sindacati affiliati. Inoltre sono ovviamente delegati tutti i parlamentari di Westminster e gli EuroMP (ed i ministri se il partito è al governo).
Gli eventi da cui ha presso avvio questa Special Conference nascono nel Falkirk CLP. Falkirk è una delle 32 aree amministrative della Scozia corrispondente anche ad un collegio elettorale del Parlamento britannico. E’ una delle zone di maggior radicamento del Labour ed il collegio è da sempre appannaggio dei esponenti laburisti. In quel collegio, sul finire del 2012 il Partito Laburista si trova nella necessità di dover selezionare un nuovo candidato per le elezioni parlamentari del 2015 per sostituire Eric Joyce recentemente espulso dal Partitoiii. Sul finire del 2012 comincia il processo di selezione che si svolge tra i membri delle varie sezioni territoriali del collegio. Sempre nello stesso periodo diventa Presidente del Falkirk West CLP Labour Party (una delle sezioni del Labour locale) Stehpen Deans già sindacalista che, secondo le regole previste del Labour, comincia una campagna di reclutamento tra i lavoratori affiliati al sindacato Unite (uno dei tre principali sindacati britannici) nel territorio del CLP di Falkirk. Al momento del suo insediamento il Falkirk West CLP aveva meno di 100 membri iscritti. A gennaio 2013 si contavano più di 200 iscritti. E’ da sottolineare che le iscrizioni fossero tutte “regolari” nel senso che si tratta di persone tutte tecnicamente abilitate a votare nel processo di selezione del parlamentare locale. Le proteste degli altri candidati al processo di selezione furono molto forti, con richieste di intervento da parte dl NECiv (l’organismo nazionale di governo del Labour tra due Conference) basate sopratutto sul fatto che avendo a disposizione la forza economica del sindacato Unite, le quote di adesione degli iscritti fossero pagate in blocco. In sostanza un caso di tesseramento gonfiato (non irregolare) e pagato in blocco da un unico soggetto. Il risultato dell’indagine del NEC ha portato all’eliminazione di Karie Murphy (la candidata supportata dal sindacato Unite) dal processo di selezione e scatenato una fortissima polemica tra Unite e Labour. Il 25 giugno 2013 il rapporto completo del NEC fa ripartire il processo di selezione per la candidatura al Parlamento escludendo i membri che si sono iscritti al Labour dopo il 12 marzo 2012, inoltre sospendeva dal partito Karie Murphy e lo stesso Deans.
In risposta alle violente polemiche scatenate dai fatti di Falkirk, Ed Miliband, l’attuale leader del Labour Party ha tenuto il 9 luglio 2013 un importante discorso alla St. Bride Foundationv a Londra. Nel discorso del leader laburista viene prospettata l’idea di programmare una grande riforma del Labour con due scopi. Da un lato garantire massima trasparenza e correttezza nella vita interna del Labour, dall’altro consentire il riavvicinamento dei lavoratori al Labour. Miliband parte proprio da questo concetto per dire che il suo obiettivo è “…costruire un tipo differente di politica […] aperta, trasparente.” Continua poi dicendo:“Il motivo per cui Falkirk è cosi nociva è che contribuisce alla sfiducia nella politica. La gente pensa si faccia politica per se stessi, non per ottenere fiducia.” Da ciò, dice Miliband, la necessità di “…costruire un partito adeguato al ventunesimo secolo. Bisogna capire che viviamo in un mondo dove gli individui legittimamente rivendicano di esprimersi con la propria voce. Dove i partiti devono andare oltre i loro stessi affiliati.” Dopo le affermazioni generali si va al cuore del problema:“Cento anni fa i sindacati hanno fondato il Labour, […] decennio dopo decennio abbiamo cambiato questa relazione. La nostra generazione deve fare di più. […] Il problema non è se questi lavoratori comuni, condizionino il Labour. Il problema è che non sono fino in fondo parte di quello che noi facciamo. Non sono iscritti alle sezioni locali. […] Io voglio cambiare il modo in cui i singoli membri dei sindacati sono affiliati al Labour. […] I sindacalisti devono poter scegliere di aderire al partito […] e non deve valere l’affiliazione automatica.” Sul caso Falkirk Miliband sostiene:“…rende necessario che alle elezioni ci siano candidati propriamente scelti e realmente rappresentativi del paese. […] poichè abbiamo riposto un’enfasi sul fatto di avere come candidati più lavoratori comuni. […] Dobbiamo assicurarci che ogni processo selettivo avvenga nella maniera più equa possibile. […] non possiamo permettere che una parte del partito sia capace di mescolare le carte in modo da favorire un candidato, semplicemente tramite la spesa di denaro. […] Avremo dei limiti di spesa precisi per ognuno dei partecipanti alla selezione per il ruolo di parlamentare.” Infine le ultime due proposte:“Se dobbiamo ricostruire la fiducia nel nostro sistema politico dobbiamo fare di più per coinvolgere i supporter nei nostri processi.” Seconda proposta: “[…] per le prossime elezioni per la carica di Sindaco di Londra, il Labour organizzi delle primarie per la selezione del candidato.” Miliband prima di concludere annuncia di aver chiesto a Ray Collins già Segretario Generale del Labour nonché storico sindacalista, di comporre unitariamente queste proposte di riforma.
La persona incaricata di trasformare le proposte di Miliband in una coerente piattaforma di interventi da discutere nel partito è Ray Collins, già Segretario Generale del Labour e sindacalista. Il lavoro di Collins porta nel febbraio 2014vi alla pubblicazione di un rapporto che sintetizza il lavoro svolto e le proposte da sottoporre alla discussione della Conference. Il processo ha coinvolto tutte le strutture del Labour. I programmi della leadership del Labour Party sono discusse a votati in tutte le sezioni del partito. I CLP, i sindacati e le organizzazioni affiliate che hanno eletto dei delegati vincolati al mandato delle votazioni nelle varie articolazioni del Partito.
L’introduzione del rapporto esplica il senso della riforma:“l’obiettivo centrale di Ed (Miliband) è quello di trasformare il Labour in un partito di massa. Che possa raggiungere tutte le parti della nazione.”vii Partendo dall’analisi della storia del Labour e con l’ausilio dei dati relativi alla partecipazione elettorale, all’iscrizione al Labour ed ai sindacati vengono quindi introdotte una serie di raccomandazioni: un rapporto più trasparente tra il partito e in sindacati; una relazione più stretta con i sindacalisti; introduzione dell’OMOV integrale nella selezione del leader del partito; norme sulla facoltà di selezionare i candidati alla leadership, regole di correttezza e trasparenza nei processi di selezione; elezioni primarie; un programma di sviluppo dei CLP. viii
Il primo punto toccato dalle proposte del Rapporto Collins riguarda il legame tra Labour e sindacati. Due sono gli obiettivi dell’intervento, da un lato confermare la struttura federale del Labour ix dall’altro redere tale legame più trasparente. A tal fine il Rapporto Collins propone di chiedere esplicitamente agli iscritti dei sindacati la sottoscrizione di un secondo contributo chiamato “affiliation fee” per diventare un membro affiliato del Labourx. Questa aggiunta non recide il legame statutario tra Partito e unions ma evidentemente ha un effetto sulla capacità dei sindacati di intervenire nelle procedure di selezione per candidature; il secondo tema del Rapporto Collins è denominato “Un legame più stretto con i sindacalisti“xi e si occupa di descrivere i diritti che dovrebbero essere propri di questa nuova categoria di affiliati la Labour. in pratica a chi decide di sottoscrivere la quota di affiliazione individuale ulteriore, diventa un “affiliated Labour supporter” . Oltre che ai membri dei sindacati, tale diverso grado di affiliazione al Labour riguarderà anche chiunque volesse aderire al Labour senza diventare un “full member” del partito (in questo caso si chiameranno “registred supportersxii“). I supporter affiliati ed i supporter registrati avranno il diritto di votare nella selezione della leadership e del Vice leader, partecipare alle attività del Partito ricevere informazioni e materiale e partecipare alle primarie chiuse decise del Partito. Non avranno il diritto di partecipare alle elezioni per le cariche interne del Labour ne quello di rappresentare il partito in quanto delegati (ad esempio alle Conference); il terzo punto è la trasformazione del metodo di selezione della leadership del Labour. La proposta di riforma abolisce il cosiddetto “Electoral college” con un sistema che prevede l’elezione della leadership (e del Vice) con il sistema OMOV (one man one vote) integrale, l’abolizione del voto multiplo, e l’allargamento del diritto di voto anche alla categoria dei supporter affiliati e supporter registrati. Questi ultimi dovranno registrarsi come supporter, firmando una dichiarazione di adesione al Partito e per votare dovranno pagare una apposita quota per partecipare alla selezione della leadership determinata dal NEC; il quarto punto, collegato al precedente, mantiene al gruppo parlamentare del Labour il diritto di nominare e preselezionare i candidati per la leadership, a tal fine viene aumentata al 15% dei membri del Labour alla Camera dei Comuni la soglia per poter essere preselezionatixiii; quinto punto una serie di misure più penetranti per regolare i processi di selezione. Il compito di queste misure, essenzialmente regolative, è quello di consentire una certa equità tra i candidati ed evitare che differenti condizioni economiche di supportoxiv determinino una disparità nella campagna sopratutto per la selezione dei candidati al Parlamento; il sesto punto introduce, per la carica di Sindaco di Londra, l’utilizzo delle elezioni primarie per la selezione del candidato laburista. Questa proposta, lanciata da Ed Miliband nel discorso di St. Bride in realtà si accompagnava di una seconda proposta che era quella di fare le primarie anche per le constituencies dove il candidato laburista avesse perso nelle elezioni del 2015. Questa seconda parte della proposta di Ed Miliband non ha avuto il supporto necessario ed è stata messa da partexv, almeno per il momento, mentre la vicenda londinese è andata a buon fine. Il dibattito sulle primarie ha visto moltissime articolazioni del Labour esporre la propria contrarietàxvi, ma nel caso di Londra si è deciso di procedere per il valore nazionale della selezionexvii e perché questo poteva essere considerato un buon test per eventuali usi estensivi delle primarie stesse. Connesso al tema primarie sono tutta una serie di regole che riguardano:
– l’organismo di selezione dei candidati a Sindaco: su questo tema si è deciso di modificare la situazione precedente in cui i candidati alla carica (auto nominati) venivano sottoposti ad una intervista del London Selection Board composto da 4 membri del NEC e 4 membri del Comitato Regionale londinese del Labour. Dice il Rapporto, che però le primarie non devono nè escludere la membership del partito nè escludere il NEC dato il valore nazionale della selezione londinese. Ai CLP londinesi ed alle organizzazioni affiliate di Londra viene affidato il compito di selezionare i candidati tramite un numero minimo di nominations per potersi candidare; la preselezione (shortlisting) dovrebbe rimanere in capo ad una Commissione mista NEC Comitato regionale londinese;
– l’elettorato passivo: l’elettorato passivo per queste primarie viene determinato, oltre che dai membri del partito, dai supporter affiliati, cioè cittadini londinesi aventi diritto di voto, a cui viene chiesto di sottoscrivere la registrazione (che implica la messa a disposizione del Labour dei propri dati sensibili) e il pagamento di una quota apposita;
– il service delle primarie: riguardo il service delle primarie è interessante notare il fatto che le primarie si svolgeranno tramite il voto on-line (o postale su richiesta) organizzato tramite una società indipendente;
– le ” norme di sicurezza”: sui poteri di salvaguardia il Rapporto affida a due commissioni nazionali del Labour il controllo sul numero di adesioni per evitare crescite sospette.
– il potere di revoca delle primarie: sono affidati al NEC, senza riserve, tutti i poteri di annullare e rinunciare alle primarie qualora l’organismo ritenga ciò necessario; l’ultimo punto del Rapporto poi tende a sviluppare un piano di rafforzamento dei CLP al fine di aumentare la forza del Labour nei vari collegi ed anche per uniformarne l’azione a livello nazionale quanto più possibile ad esempio nelle campagne da sostenere.
Le riforme sostenute dal Rapporto Collins hanno trovato la sanzione finale nella Special Conference di Londra, dove il piano proposto dalla leadership del partito ha ottenuto un margine del tutto rassicurante: 86% di voti favorevoli contro il 14% di contrarixviii. Ma oltre il voto, il dibattito è stato molto più articolato. Sopratutto il dibattito stimolato dai sindacalisti ha avuto alcuni elementi di notevole interesse. Le tre principali unions britanniche (Unite, Unions, GMB) hanno appoggiato il piano Milibandxix sottolineando però, con accenti variamente critici o ironici, le difficoltà di questa scelta del partito ed intimando di non procedere oltre sulla via della revisione dei rapportixx. Per Ed Miliband è stato un grosso successo sul piano interno, l’esito del voto e le dimensioni costituiscono un buon punto d’appoggio per rafforzare la sua leadership considerata non molto trascinante sotto altri aspetti. Al di là dell’importante significato interno, è possibile dare qualche considerazione conclusiva del processo di riforma messo in atto dal Labour.
Ad avviso di chi scrive, l’elemento unificante e fortemente innovativo degli interventi di Ed Miliband e del suo gruppo dirigente è il tentativo coerente e costante di ridare ruolo e peso al partito nella costruzione del consenso laburista. Non si tratta peraltro di una novità per Miliband. Sin dal 2010, quando è stato eletto leader, egli si è mosso in direzione di voler ricostruire un ruolo al Labour come partito organizzato. Si sono caratterizzati in questo senso altri interventi quali: la scelta di chiamare Arnie Graf, famoso guru americano del community organizing con il compito di rivitalizzare il Partito Laburista sia complessivamente, sia come riferimento delle varie comunità locali; la campagna Refounding Labour che ha cercato di coinvolgere anche i non iscritti nel processo di formazione delle politiche laburiste (nei forum); e la riforma del ruolo e dei compiti dei CLP nell’implementare le campagne laburiste. In questo senso vanno letti gli interventi del Rapporto Collins. Le direttrici per raggiungere tale obiettivo sembrano essere due: un lato perseguire la trasformazione del Labour in un partito di massa a base individuale sul modello del partito continentale, dall’altro potenziare il partito alla base. La novità rispetto alle leadership precedenti è notevole, il rischio altrettanto rilevante. Basandosi su un’ abile costruzione dell’equilibrio interno al partito, dove Miliband ha mostrato doti non comuni ai suoi predecessori, il suo tentativo non è direttamente collegato ai risultati elettorali che otterrà nel 2015 (queste riforme non sembrano poter avere effetti sulle intenzioni di voto per i laburisti), ma potrebbero costituire una base duratura per provare a reinsediare il Labour nella working class britannica. Anche il grande ciclo di governo del 1997-2010 in effetti era stato preceduto da una lunga stagione di interventi sul Partito guidata dal leader laburista Neil Kinnock che non è mai riuscito a vincere le elezioni ma ha letteralmente salvato il partito, guadagnato voti e consentito ai laburisti di far crescere una nuova generazione di dirigenti. Peraltro alla leadership laburista attuale non restavano molte altre strade. La via blairiana, con un grande ruolo attribuito alla visibilità della leadership sembra preclusa sia per l’esaurimento di quella spinta in Gran Bretagna sia perché lo stesso Miliband non è un leder con le caratteristiche di Blair (e forse neanche di Brown). Non di meno, in un momento in cui molto spazio viene attribuito al ruolo della comunicazione ed all’appeal del leader ed in generale al ruolo delle politiche governative, il tentativo di ricostruire una forza al partito è un tentativo meritorio. Gli interventi che regolano la creazione delle nuove categorie di iscritti, i “supporter affiliati” ed i “supporter registrati”, ed anche l’applicazione integrale dell’OMOV, hanno certamente come scopo anche quello di redistribuire il potere interno al partito, ma è anche evidente che, se dovessero davvero raggiungere lo scopo per cui sono state introdotte, consentirebbero ai laburisti il coinvolgimento nelle loro attività di una grandissima quantità di nuovi attivisti. Si consideri infatti che la platea dei lavoratori iscritti ai sindacati e già oggi contributori della political levy è di circa 3 milioni di persone, già attive perchè iscritte comunque ad un sindacato e politicamente interessate perchè si tratta di soggetti che già pagano il contributo politico. Sulla vicenda delle primarie invece si è rivelata la consistenza e “lo spirito di corpo” degli iscritti laburisti, oltre che la resistenza dei sindacati. L’esperimento londinese e l’esito del voto (successivo a quello delle elezioni generali per Westminster) diranno se e come tale esperimento potrà diventare una realtà più diffusa. Certamente il dibattito dei mesi successivi alla Conference, sulla adeguatezza della quota di iscrizione da far pagare a chi volesse iscriversi per votare alle primarie, segna un punto interessante di dibattito. Da tenere sott’occhio.
Ai fini del dibattito italiano è sorprendente notare una grande differenza ed una grande somiglianza. La differenza che balza agli occhi è l’enorme ruolo che nel dibattito e nel lavoro del gruppo dirigente laburista viene dato al partito in quanto tale. Qui la storia probabilmente gioca il suo ruolo, perché il Labour Party è una comunità politica da più di 100 anni, essendo stato fondato nel 1900. Il ruolo del partito nel processo di formazione della linea politica è immensamente più rilevante che da noi, lo stesso dicasi delle facoltà concesse agli iscritti specialmente per quanto riguarda il delicato momento di selezione del candidato parlamentare. Rilevantissimo è il ruolo ed il peso della Conference, come massima istanza del partito, e del NEC, il massimo organismo dirigente del partitoxxi, per non parlare del gruppo parlamentare a cui oltre a tutti i poteri di decisione sulla linea del partito in Parlamento, spetta anche la facoltà di convocare la Conference nel caso in cui non ritenga più di voler sostenere il Leader.
Altrettanto interessante è la similitudine con un pezzo il dibattito politico italiano: nello slogan laburista One Nation e nelle sue argomentazioni tenute dalla leadership si notano convergenze notevoli con il dibattito sul partito della nazione in Italia. Così come è evidente il tentativo di andare oltre la propria tradizionale base di riferimento con la creazione dei “supporter registrati” anche se la soluzione adottata dai laburisti è più simile alla creazione di una seconda modalità di iscrizione piuttosto che la semplice apertura alle primarie.
Solo il tempo dirà se e quanto le riforme del Rapporto Collins riusciranno a ridare ruolo e forza al Partito Laburista, e la leadership di Miliband non sarà certamente giudicata su questo ma sopratutto sull’esito delle elezioni del 2015, ma il tentativo va guardato con grande attenzione per l’originalità e per le possibilità di trarne interessantissimi spunti anche per le vicende italiane.
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Note
i nella più che secolare storia del Labour (fondato nel 1900), si è svolto solamente 4 volte. Nel 1918 a Londra e fu una delle più decisive Conference della storia laburista dove vene approvata la famosa Clause IV dello statuto del Labour Party, nel 1975 a Londra sul tema del Mercato Comune, nel 1995 sulla Party Constitution ed infine quella del 2014.
ii diciamo teoricamente perché il potere di indirizzo della Conference sul partito, o meglio sui parlamentari ed i ministri non è vincolante in nessuna maniera, tanto che sono moltissimi i casi in cui la leadership del Labour ha semplicemente ignoranti i risultati delle Conference. Ma se manca di potere costrittivo, la Conference è certamente dotata di una enorme forza politica e rappresenta un termometro molto importante della vita interna del Labour.
iii Eric Joyce era il parlamentare eletto dal collegio sin dalle elezioni del 2005 e poi confermato vincitore nel 2010. Joyce venne arrestato a Westminster il 22 febbraio 2012 dopo che – ubriaco – aveva scatenato una rissa con diversi parlamentari sia laburisti che Tory. In seguito venne poi espulso dal Labour e ciò determina l’avvio della procedura di selezione interna al Partito in vista delle elezioni del 2015
iv massimo organisno di governo del Labour tra due Conference
v http://www.europaquotidiano.it/2013/07/09/ecco-il-discorso-di-miliband-su-labour-e-sindacato/
vi http://b.3cdn.net/labouruk/a84a677f479406989c_pom6b5w60.pdf
vii ivi p. 5
viii ivi pp. 7 – 10
ix è il caso di specificare che il Labour è un partito veramente unico in fatto di formazione e di struttura. Esso nacque come EMANAZIONE dei Sindacati e delle Socialist Societies che lo hanno fondato a fine XIX secolo. All’inizio della sua storia non era consentita neanche l’iscrizione individuale. Un lungo processo ha portato il partito ad avere una struttura federale, dove con questo termine si intende una struttura di base fatta da diverse tipologie di affiliazioni. I singoli individui nei CLP; l’affiliazione DEI sindacati e quella delle altre associazioni )(ad esempio i Fabiani, l’organizzazione giovanile etc etc). Queste ultime due categorie aderiscono in quanto associazioni, e in questo ruolo svolgono un ruolo statutario nel Labour (esprimono i propri delegati alle Conference, hanno i propri rappresentanti nel NEC, etc etc).
x il modo in cui i membri dei sindacati aderiscono la Labour è cambiato molto nella storia. In origine tutti gli scritti alle unions erano affiliate al Labour in virtù del rapporto di affiliazione delle unions al Labour; successivamente nel 1988 si è introdotta una regolamentazione diversa, per cui ogni lavoratore che si iscriveva ad una union poteva decidere se pagare un contributo ulteriore, oltre l’iscrizione, chiamato “political levy”. L’insieme delle persone che pagavano la politcal levyLa somma di questi contributi era costituiva poi il budget a disposizione delle unions per l’attività politica dentro il Labour.
xi link citato in nota V. P. 22
xii categoria già introdotta dalla campagna Refounding Labour del 2010
xiii dato che il leader del Labour guida il gruppo parlamentare laburista, i candidati alla carica di leader e Vice leader sono sempre parlamentari.
xiv cioè il supporto di lobby o sindacati
xv molto sinteticamente, si può dire che i candidati laburisti per Westminster sono selezionati con un voto tra gli iscritti del CLP sia individuali che delle organizzazioni affiliate (sindacati, organizzazione giovanile, altre associazioni etc etc). Esiste poi un grande potere di intervento del NEC che rimane l’organismo chiamato a convalidare in ultima istanza la selezione ma che svolge un ruolo anche nella fase di selezione dei candidati (nominations and shortlisting). Nel caso di un parlamentare uscente, egli può chiedere di essere sottoposto al “trigger ballot”, cioè in sostanza un referendum sulla sua ricandidatura. Se ottiene la maggioranza assoluta dei sostegni tra i votanti del CLP la sua ricandidatura è automatica.
xvi link citato in nota V P. 33 – 34
xvii “As the largest directly elected position in the UK and one of the biggest in Europe, the London mayoral selection is well suited for a primary, where name recognition and breadth of support are crucial.” Citato in Rapporto Collins (Link nota 3 P.35)
xviii http://www.theguardian.com/politics/blog/2014/mar/01/labour-votes-on-membershipunion-reforms-at-special-conference-politics-live-blog a questo link si trovano i resoconti fatti dal cronista del Guardian sulla Special Conference.
xix è da sottolineare come Ed Miliband, eletto leader del Labour nel 2010 contro il fratello David, vinse nel voto finale per 50.65% contro 49.35% con il decisivo contributo della sezione dei sindacati nel voto per la leadership.
xx http://www.independent.co.uk/news/uk/politics/unite-union-boss-len-mccluskey-threatens-to-launch-party-to-rival-labour-9231266.html si veda questo link di un mese successivo alla Special Conference in cui il leader del sindacato Unite, la più grande unions britannica, parla esplicitamente della formazione di un nuovo “workers party” da creare dopo le elezioni generali del 2015 in caso di sconfitta del Labour nel voto.
xxi basta consultare il Labour Rules book per rendersene conto ad una prima lettura