Mediterraneo a tutto gas: scenari energetici e geopolitici
- 17 Ottobre 2016

Mediterraneo a tutto gas: scenari energetici e geopolitici

Scritto da Giuseppe Palazzo

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Mesi fa si poteva leggere sui giornali della situazione del Mar Cinese meridionale, zona attorno a cui si concentrano interessi contrastanti di diversi Paesi, come Cina e Giappone. Al centro della questione vi sono le risorse contenute sottacqua. Una situazione analoga è quella del Caucaso, attorno a cui si muovono le diplomazie delle potenze del mondo in quello che viene chiamato il “Grande Gioco”. Una fattispecie simile la si trova anche nella zona orientale del Mediterraneo, quella parte di mare compresa tra le coste di Turchia, Siria, Libano, Israele ed Egitto. Un’area quindi adiacente all’UE. Anzi, in cui l’UE è coinvolta a pieno titolo dato che vi si trova lo Stato più orientale di tutta l’Unione, Cipro. Oltre all’UE, e ovviamente agli Stati dell’area, sono presenti al tavolo della partita anche gli USA e la Russia. Infatti il Mediterraneo orientale non solo è ricco di gas ma ha anche una posizione strategica. Si trova tra Europa, Asia ed Africa ed è collegato al Mar Rosso e all’oceano Indiano. E in tutto ciò abbiamo un ruolo anche noi italiani, presenti grazie all’Eni.

Andiamo con ordine.

Da circa sette anni si fanno scoperte significative di gas nel Mediterraneo orientale. Nel 2009 e nel 2010 vengono trovati in acque israeliane i giacimenti di Tamar e Leviathan. Nel 2011 è il turno di Cipro, con il giacimento Afrodite.i Tamar contiene 283 Bcm di gas (billion cubic metres, miliardi di metri cubi), Leviathan 510-538 e Afrodite 142.ii Pochi anni dopo, nell’agosto 2015, l’Eni fa la più grande scoperta di gas nel Mediterraneo, Zohr, nelle acque egiziane, un giacimento “super-giant”.iii Si stima raggiunga 850 Bcm.

Si tratta di numeri rilevanti per la regione ma piccoli per i grandi mercati di esportazione. Inoltre le quantità esportabili sono limitate dai mercati interni dei Paesi che ne hanno diritto e da scelte volte alla limitazione delle esportazioniiv (tema riguardante Israele, che vuole preservare la sua sicurezza energetica per dipendere il meno possibile dai Paesi arabi e non sempre stabili dell’areav).

Comunque i giacimenti sono tali da influenzare i Paesi che li possiedono e da attrarre l’attenzione, per vari motivi, dell’Europa, degli USA, della Russia e della Turchia.

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Fonte: Tagliapietra & Zachmann 2015vii

In generale i Paesi nelle cui acque vi sono i giacimenti ne beneficiano in più modi. Questo gas può abbassare i costi della desalinizzazione dell’acqua, può portare elettricità più economica e può ridurre l’utilizzo di petrolio e quindi l’inquinamento.iv Tuttavia è la possibilità di esportare il gas che rende davvero remunerativo lo sfruttamento.

L’export è una scelta chiara di Cipro ed Israele, viste anche le dimensioni ristrette delle loro economie. Infatti Nicosia, anche se i suoi bisogni energetici quadruplicassero, potrebbe vendere l’80% del suo gas. Mentre si stima che Gerusalemme possa guadagnare 60 miliardi di dollari in vent’anni, che sarebbe un contributo notevole per un Paese dal budget annuale di circa 88 miliardi.ii Tant’è che Israele ha deciso di esportare il 40% delle sue riserve.vi

Per l’Egitto la situazione è differente. Le norme e, soprattutto, le agitazioni politiche interne, hanno scoraggiato gli investimenti. La popolazione e la domanda di elettricità sono cresciute mentre la produzione di energia è calata.iii Le esportazioni di gas sono state interrotte per ridurre il grave deficit energetico e il Paese è tornato a importare energia. Zohr rappresenta, perciò, una grande occasione e sarà quindi inizialmente impiegato per soddisfare i bisogni interni.vii Prima la situazione migliora e prima l’Egitto può tornare a esportare gas. Un’eventualità considerata da alcuni comunque improbabile, vista la continua tendenza a crescere del consumo egiziano.viii

I metodi per esportare il gas consistono in gasdotti o in impianti di liquefazione, che portano il gas allo stato liquido consentendone il trasporto via nave. Poi degli impianti di rigassificazione nel luogo di destinazione lo riportano allo stato aeriforme.

I gasdotti sono considerati convenienti se la distanza da percorrere è sotto i 2000-3000 km, considerando i costi elevati degli impianti di liquefazione. Sopra i 5500-6000 conviene liquefare e imbarcare. Se la distanza è intermedia pesano di più ragioni politiche e di sicurezza energetica.ix

Una differenza importante tra le due infrastrutture è la flessibilità. Mentre i gasdotti collegano in modo permanente Paesi produttori e consumatori e li vincolano a una compravendita di quantità legate alle dimensioni del condotto, la liquefazione permette di stipulare contratti più liberamente con diversi acquirenti che possono cambiare nel tempo. Quindi la realizzazione di un gasdotto prevede che siano soddisfatte delle condizioni politiche, soprattutto un buon rapporto tra i Paesi, ed economiche, quindi la sicurezza che il consumatore comprerà il gas a un certo prezzo.

I possibili compratori nel caso del gas del Mediterraneo orientale si riducono a due: Turchia ed Europa continentale, soprattutto meridionale. Teoricamente il GNL (gas naturale liquefatto) potrebbe essere venduto anche ai mercati asiatici, però la crescita cinese ha subito dei rallentamenti, come anche la produzione di elettricità in Corea del Sud e Giappone. Quindi il prezzo del gas in Estremo Oriente è sceso avvicinandosi a quello medio europeo, togliendo la convenienza ad esportazioni così distanti. In più l’offerta di gas a livello globale, visto il rallentamento economico diffuso e considerato il peso crescente delle fonti rinnovabili nel mondo sviluppato, supera la domanda.x Una situazione di cosiddetta oversupply che potrebbe terminare nel 2019x ma i mercati asiatici saranno riforniti in modo rilevante dall’Australia, mentre l’Europa Nord-occidentale dagli USA (oltre che dalla Russia).xi

Quindi, Cipro, Egitto ed Israele guardano alle coste settentrionali del Mediterraneo.

Non è previsto che l’economia europea cresca in modo robusto e la competizione del gas russo è forte. Poi, nonostante la riduzione della produzione interna di gas possa andare nella direzione giusta per il ribilanciamento del mercato europeo, non si attende una risalita dei prezzi europei del gas. La Turchia, invece, è un mercato in crescita e il gas da lì può raggiungere anche l’Europa attraverso la Trans-Anatolian Natural Gas Pipeline (TANAP), un gasdotto che dovrebbe essere terminato nel 2018 e che collegherà il Caucaso alla Grecia e alla Bulgaria.

Pertanto Cipro ed Israele (l’Egitto non è chiaro se tornerà a esportare) guardano con interesse alla Turchia e un condotto tra i loro giacimenti (che saranno a loro volta collegati tra loro nel 2019viii) e la sponda meridionale turca è probabilmente il progetto più desiderato. Anche la Turchia mostra un certo interesse, considerata la sua eccessiva dipendenza dal gas russo. Tant’è che Ankara e Gerusalemme si sono riavvicinate dopo sei anni di distanza dovuti alla loro contrapposizione sull’offensiva israeliana contro Gaza, che culminò nell’attacco alla nave turca Mavi Marmara.xii Israele e Turchia hanno ufficializzato il loro riavvicinamento nel luglio 2016 con un accordo contenente la riapertura delle relazioni diplomatiche fortemente incoraggiato dal gas israeliano alla ricerca di acquirenti.xiii

Ma il riavvicinamento turco-israeliano non basta per costruire le condizioni politiche per un gasdotto giacimenti-Turchia. Il nodo determinante sta a Cipro, divisa in Repubblica di Cipro e Repubblica turca di Cipro del Nord. La divisione è dovuta all’invasione turca del 1974 in risposta al colpo di stato che puntava ad annettere l’isola alla Grecia. Così Ankara intervenne e fu creato uno Stato a Nord disegnando sulla cartina la contrapposizione etnica tra greco-ciprioti e turco-ciprioti. Da allora la Turchia non riconosce la Repubblica di Cipro (quella cui ci si riferisce parlando semplicemente di Cipro, membro della UE) ed è l’unico Paese al mondo a riconoscere Cipro Nord. I negoziati per la riunificazione non hanno finora avuto successo ma una soluzione è indispensabile per il commercio di gas con la Turchia. Il gasdotto diretto dai giacimenti cipriota ed israeliano alla costa turca non può non passare attraverso la Zona Economica Esclusiva di Cipro.vi Inoltre il collegamento tra i giacimenti di Leviathan e Afrodite e l’alleanza militare di fatto raggiunta negli ultimi anni tra Israele e Cipro sull’onda della cooperazione energeticaii rendono assai improbabile che Gerusalemme si muova senza Nicosia.

Un gasdotto che vada dai giacimenti all’Europa passando per Cipro, Grecia ed Italia, pare essere una scelta di ripiego per Cipro ed Israele. Le condizioni economiche sono deboli ma non quelle politiche. Le istituzioni europee puntano infatti a un approvvigionamento di gas più diversificato, date le difficili relazioni con la Russia. Inoltre il gas viene percepito come la fonte di energia fossile meno inquinante da usare nella transizione verso un’Europa carbon free. Perciò il gas si inserisce nella strategia europea sul clima e il Mediterraneo orientale è considerato fonte importante.ix

Il GNL invece è svantaggiato dalle distanze relativamente brevi tra i giacimenti e i possibili consumatori. Quindi gli impianti di liquefazione rappresentano un investimento di dubbia economicità. Ma qui entra in gioco di nuovo il Cairo. Cipro ed Israele hanno già preso accordi con l’Egitto per utilizzare i suoi impianti già esistenti, al momento fermi, a Damietta e ad Idku.xiv xv Tuttavia questi accordi non mettono in ombra i progetti di gasdotti sopra descritti, dato che l’Egitto è pur sempre un Paese che ha da poco vissuto due cambi di regime. La sua stabilità non è certa e gli israeliani ricordano bene quando nel 2012 cessarono le esportazioni di gas egiziano verso Israele, in violazione dei contratti dell’epoca. E ricordano anche come il gasdotto al-‘Arish-Ashkelon, attraverso cui passavano quelle esportazioni, fosse attaccato da popolazioni del Sinai, tuttora una regione non calma.xvi Ora il trasporto del gas israeliano verso gli impianti di liquefazione egiziani passerà dallo stesso condotto. Inoltre bisogna vedere la reazione delle opinioni pubbliche dei due Paesi a una più stretta e stabile cooperazione energetica tra Arabi ed Ebrei.vii

La variabile politica è determinante e la questione cipriota è un nodo centrale.

Pensando al riavvicinamento tra Israele e Turchia e all’alleanza tra ciprioti ed israeliani, si potrebbe concludere che le scoperte di gas siano state decisive nel determinare gli eventi geopolitici della regione, quasi a dire che la geopolitica sia mossa univocamente da elementi economico-strategici come le risorse energetiche. La vicinanza geografica tra i giacimenti di Afrodite e Leviathan ha portato Cipro ed Israele ad allearsi, mentre il gas israeliano ha indotto Ankara e Gerusalemme a riaprire le relazioni diplomatiche. In realtà la relazione risorse-geopolitica descritta nelle ultime righe, che vede il gas come una causa e le buone relazioni internazionali come un effetto, non è più sostenibile se si considera che Cipro ed Israele non avevano né storiche né recenti tensioni e che la relazione turco-israeliana ha un valore strategico al di là del gas, tant’è che il commercio tra Turchia ed Israele è cresciuto negli ultimi anni nonostante la loro distanzaxvii.

La relazione risorse-geopolitica assume una natura più interdipendente, biunivoca, se si considera che il gas è anche elemento di contrasto oltre che di cooperazione, fornendo ulteriore motivo di distanza nelle due più importanti tensioni della regione, quella tra Cipro e Turchia e quella tra Israele e mondo arabo.

Nella prima il gas ha indotto le due Cipro e la Turchia a fare a gara nell’accaparramento delle risorse, piuttosto che essere percepito come motivo di cooperazione, così da creare un contesto ove meglio sfruttare i giacimenti.xviii Riguardo la seconda tensione, spicca la questione del giacimento Gaza Marine, nelle acque di Gaza. Nonostante nel 99 Israele abbia riconosciuto la sovranità palestinese su di esso, Gerusalemme continua a imporre la sua influenza, facendo sì che non esistano le condizioni adatte per lo sfruttamento dato il timore che i guadagni finanzierebbero Hamas.ii Quindi Israele fa in modo che le multinazionali con i mezzi per estrarre il gas non trovino l’affare economico.xix

In breve il gas cambia le relazioni tra i Paesi solo nella misura in cui le già esistenti relazioni lo permettono.iv L’opportunità distensiva del gas non si realizza se non vi è volontà politica. Le risorse possono essere un fattore determinante ma non sufficiente.

Queste implicazioni geopolitiche dei giacimenti dell’area devono essere considerate seriamente dall’UE perché il gas ha risvegliato i disaccordi sui confini marittimi degli Stati, con rivendicazioni di sovranità su parti dei giacimenti. In particolare disaccordi tra Israele da una parte e Libano e Gaza dall’altra. Anche tra Turchia (con Cipro Nord) e Cipro.xvi Conseguenza è la militarizzazione nel Mediterraneo, con navi militari utilizzate per compiti da guardia costiera. Anche solo un incidente potrebbe portare, secondo alcuni autori, a un’escalation, con ricadute economiche (disincentivo alla pesca e al commercio) e rischi ambientali (possibili danni a infrastrutture in mare). Senza contare la presenza di navi statunitensi e il dislocamento di una portaerei russa, per la prima volta dalla guerra fredda.xv Dettagli, questi ultimi, forse più da appassionati di guerra fredda che veri elementi di un Mediterraneo come possibile campo di battaglia.

Insomma, ce n’è per ingegneri, diplomatici, economisti, strateghi militari e studiosi di relazioni internazionali. E l’Europa, soprattutto vicino ai suoi confini, occorre diventi più incisiva come Unione Europea.

Non si parla solo di gasxx. Si parla anche di sviluppo economico di Paesi vicini, di Turchia, di Egitto e Nord Africa, di migranti e di Medio Oriente.


iDarbouche Hakim, El-Katiri Laura, Fattouh Bassam, “East Mediterranean Gas: what kind of a game-changer?”, NG 71, The Oxford Institute for the Energy Studies, Dicembre 2012

ii Johnson Kevin, Ross Alex, Zemenides Endy, “Natural Gas in the Eastern Mediterranean: The Coal and Steel of the 21st Century?”, The Chicago Council on Global Affairs, Emerging Leaders Perspectives, Giugno 2015

iii Norlen Anders, Maddock Kerri, “Giant gas field discovery in Egypt likely to impact global gas markets”, McKinsey Solutions, EnergyInsights, Settembre 2015, https://www.mckinseyenergyinsights.com/insights/discovery-of-%20field-in-egypt’s-zohr.aspx

iv Shaffer Brenda, “Can new energy supplies bring peace?”, The German Marshall Fund of the United States, Mediterranean Policy Program, Eastern Mediterranean Energy Project, Policy Brief, Marzo 2014, http://www.gmfus.org/publications/can-new-energy-supplies-bring-peace

v Sachs Natan, Boersma Tim, “The Energy Island: Israel Deals with its Natural Gas Discoveries”, Foreign Policy at Brookings, Policy Paper Number 35, Febbraio 2015

vi Bryza Matthew J., “Eastern Mediterranean natural gas: potential for historic breakthroughs among Israel, Turkey and Cyprus”, Turkish Policy Quarterly, Vol. 12, Number 3, pp. 35-44, Autunno 2013

vii Tagliapietra Simone, Zachmann Georg, “Egypt: the catalyst for a new Eastern Mediterranean gas hub?”, Bruegel, Novembre 2015, http://bruegel.org/2015/11/egypt-the-catalyst-for-a-new-eastern-mediterranean-hub/

viii Carlson Suzanne, “Pivoting energy relations in the Eastern Mediterranean”, Turkish Policy Quarterly, Vol. 15, Number 1, pp. 67-78, Primavera 2016

ix Gamba Daniele, “La sicurezza dell’approvvigionamento in Europa: quale ruolo per le reti fi interconnessione?” in L’età dell’abbondanza – Come cambia la sicurezza energetica, pp. 83-99, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), 2016

x IEA, “Gas Medium Term Market Report 2016, Market analysis and forecast to 2021”, IEA Publication, Giugno 2016

xi Verda Matteo, “LNG in Asia and Europe: converging prices, diverging basins”, Ispi Energy Watch, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), 5 Agosto 2015

xii Baker Luke, “How gas could warm relations between Israel and Turkey”, Reuters, 20 Giugno 2016, http://in.reuters.com/article/uk-israel-turkey-insight-idINKCN0Z60WF

xiii Ravid Barak, “Israel and Turkey Officially Announce Rapproachement Deal, Ending Diplomatic Crisis”, Haarets, 27 Giugno 2016, http://www.haaretz.com/israel-news/1.727369

xiv Ellinas Charles, “Cyprus, Egypt start gas trade talks process”, Natural Gas Europe, 31 Agosto 2016, http://www.naturalgasworld.com/cyprus-egypt-start-trade-process-31361

xv Vogler Sarah, Thompson Erik V., “Gas Discoveries in the Eastern Mediterranean: Implications for Regional Maritime Security”, The German Marshall Fund of the United States, Foreign and Security Policy Program, Eastern Mediterranean Energy Project, Policy Brief, Marzo 2015, http://www.gmfus.org/publications/discoveries-eastern-mediterranean-implications-regional-maritime-security

xvi Stocker James, “No EEZ solution: The Politics of Oil and Gas in the Eastern Mediterranean”, Middle East Journal, Vol. 6, No. 4, pp. 579-97, Autunno 2012

xvii Tunçalp Emre, “Turkey’s Natural gas strategy: balancing geopolitical goals & market realities”, Natural Gas Europe, Dicembre 2015, http://www.naturalgaseurope.com/turkeys-natural-strategy- balancing-geopolitical-goals-and-market-realities-27212

xviii Tzmitras Harry, Gürel Ayla, “Cyprus settlement negotiations: from euphoria to reality”, Turkish Policy Quarterly, Vol. 15, Number 1, pp. 51-63, Primavera 2016

xix Baconi Tareq, “A pipeline against peace”, Foreign Affairs, Gennaio 2015, https://www.foreignaffairs.com/articles/middle-east/2015-01- 26/pipeline-against-peace

xx Alberto Negri scrive, per esempio, che “l’Eni fa la politica di un intero continente, l’Europa. […] Fa politica ma a tutto campo”, Negri Alberto, “Ora è l’Europa a fare rotta su Africa e Mediterraneo”, Il Sole 24 ore, 23 Ottobre 2015, http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2015-10-23/ora-e-l-europa-fare-rotta-africa-e-mediterraneo-073800.shtml?uuid=ACxuEvLB


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Scritto da
Giuseppe Palazzo

Laureato in Scienze Internazionali e Istituzioni Europee presso l’Università degli Studi di Milano, si è poi specializzato nel settore energetico, conseguendo un MSc in Global Energy and Climate Policy presso la SOAS University of London e un master in Energy Management presso il MIP Politecnico di Milano. Ha intrapreso percorsi legati alle politiche pubbliche ed europee, presso ISPI e Scuola di Politiche, e legati alla regolazione del settore energetico italiano presso l’Università di Siena. Ha lavorato come consulente in BIP, ora è project manager per le attività internazionali di RSE (Ricerca sul Sistema Energetico), dipartimento Sviluppo sostenibile e Fonti energetiche.

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