Scritto da Riccardo Ottaviani
7 minuti di lettura
Pagina 3 – Torna all’inizio
Svezia e Finlandia, entrambe nazioni UE, non fanno formalmente parte della NATO. Tuttavia, le relazioni fra la diplomazia dei due Paesi scandinavi e l’organizzazione del Patto atlantico sono tutt’altro che fredde. Sia Stoccolma che Helsinki sono da diversi anni partner NATO e il dibattito su un eventuale ingresso nell’organizzazione sta diventando sempre più centrale in ambedue i Paesi. Il cardine della discussione è comune: la politica estera di Mosca ritenuta aggressiva e il timore di ritrovarsi impreparati a una — al momento improbabile — aggressione russa, sommato inoltre a una crescente instabilità globale. Nel caso svedese, con una tornata elettorale alle porte che potrebbe riservare sorprese, il dibattitto sull’utilità o meno dell’ingresso nella NATO è tornato a far parte dell’agenda politica nazionale. I partiti dell’Alleanza (coalizione di opposizione composta da partiti di centro-destra), attualmente all’opposizione, hanno manifestato la loro intenzione di guidare la Svezia verso l’ingresso a tutti gli effetti nella NATO. Nelle parole di Anna Kingberg Batra, esponente di spicco tra i Moderati e leader dell’opposizione sino al settembre scorso, si legge la volontà di usufruire dell’organizzazione per garantire una maggiore difesa al Paese: “We need to build security with others . . . In a situation where we need help from others, we need full membership”[4]. Sul fronte di centro-sinistra, il premier socialdemocratico Löfven pare orientato ad aumentare la cooperazione tra Svezia, Finlandia e NATO, ma senza entrare formalmente in quest’ultima. Prevale dunque nell’attuale governo, in carica sino al settembre prossimo, l’idea che un’eventuale adesione svedese alla NATO rappresenti una provocazione verso la Russia in grado di destabilizzare l’area del Baltico. Tuttavia, occorre tenere in considerazione il ruolo giocato dall’opinione pubblica. Da un recente sondaggio è emerso come il 43% degli svedesi intervistati si sia dichiarato favorevole all’ingresso nella NATO[5]. Un dato da prendere con le molle, ma che evidenzia un cambiamento di posizione non trascurabile in un Paese neutrale da circa 200 anni. Le incursioni russe nello spazio aereo di tutto il Nord Europa e talvolta anche quelle marine — molto scalpore ha destato un sottomarino straniero nelle acque dell’arcipelago di Stoccolma nel 2014 — hanno aumentato il clima di insicurezza in Svezia. I 4,8 milioni di volantini informativi inviati dal Ministero della Difesa nelle case degli svedesi contenenti le buone pratiche da seguire in caso di attacco [6] sono un ottimo esempio di propensione alla prevenzione, in pieno stile nordico, ma probabilmente non aiutano a rasserenare gli animi.
Nel caso finlandese, l’intero confine est del Paese confina con la Russia, Stato dal quale ha ottenuto l’indipendenza poco più di un secolo fa, nel 1917. Le relazioni Finlandia-Russia rimasero tese nel corso degli anni Venti e Trenta, sino alla successiva invasione russa del 1939 a seguito delle clausole del Patto Ribbentrop-Molotov tra Russia e Germania per la spartizione del territorio europeo. Data questa brevissima premessa storica, è comprensibile l’attenzione riservata dalla politica finlandese al proprio vicino “rumoroso”. Come nel caso svedese, la Finlandia collabora esternamente con la NATO, ha contribuito alle operazioni dell’organizzazione nei Balcani e in Afghanistan, coopera con la Svezia per il controllo del Baltico. Un ingresso a tutti gli effetti nella NATO potrebbe apparire lo step successivo per un’efficace cooperazione difensiva, ma occorre tenere in considerazione diversi fattori. In primis, il malcontento russo. Nella politica e nell’opinione pubblica finlandese prevale l’idea che un’adesione alla NATO possa essere vista come uno sgarbo da Mosca e che possa quindi peggiorare le relazioni fra i due Paesi, i quali tra l’altro intrattengono relazioni commerciali dal valore di diversi miliardi di euro[7]. La spesa militare finlandese è rimasta constante negli anni, con un picco di 1,6% del PIL nel 2009 abbassatosi negli anni successivi sino all’1,4% del 2017 — numeri lontani dai 5,3% e 4,3% messi in campo nel biennio 2016-2017 dalla Federazione russa [8]—. Un eventuale ingresso nella NATO comporterebbe con ogni probabilità un aumento delle spese, soprattutto in considerazione della richiesta americana di un maggiore impegno da parte dei membri NATO verso l’organizzazione.
Alla luce di quanto detto sinora appare evidente come il dibattito sulla NATO, sia nel Nord che nel resto del continente europeo, dipenda in larga parte da come si interpreta l’espansione dell’Alleanza atlantica e il coinvolgimento crescente dei suoi membri. Mentre una parte degli schieramenti politici, generalmente europeisti, vede l’espansione della NATO come una misura cautelativa nei confronti della politica estera russa, la fazione opposta ritiene valida la concezione di un’espansione verso est come provocazione non tollerabile da Putin e il suo governo. Il presidente russo ha difatti più volte ribadito come l’espansione anti-russa dell’Alleanza atlantica non possa essere attuata senza conseguenze. È evidente che un allargamento della NATO, specialmente nel caso di un Paese confinante come la Finlandia, rappresenterebbe un fatto eclatante nelle relazioni Russia-UE. Ricordiamo che sono ancora in vigore sanzioni applicate dall’Unione alla Russia in seguito alla guerra di Ucraina e all’annessione della Crimea, con l’embargo russo prorogato dal Consiglio dei ministri europei sino al 2019. La complicata vicenda del “Russiagate” e le ombre su Trump hanno alimentato ulteriormente le ostilità, con il timore di ingerenze russe nelle elezioni di Paesi stranieri in chiave anti-atlantista. In aggiunta, l’ottimo stato delle relazioni tra Russia e partiti sovranisti europei — il Front National di Marine Le Pen, per citare il più noto internazionalmente — ha acuito lo scontro tra i vari partiti europei, inasprendo il dibattito.
Per concludere, al di là del dibattito Russia-UE, ci si può aspettare che l’impegno NATO nel Nord Europa non sia destinato a ridursi nel breve termine. Al contrario, in caso di ulteriori complicazioni tra Unione Europea e Russia sarà proprio il Nord Europa uno degli scenari da osservare con maggiore attenzione. Il possibile ingresso di Svezia e Finlandia nell’Alleanza atlantica, interessante sul piano geostrategico, è legato alle forze politiche che si troveranno alla guida dei due Paesi nei prossimi anni e agli eventi nel Baltico. Tuttavia, anche nel caso in cui sia gli svedesi che i finlandesi rimanessero partner esterni, la Scandinavia rimane importante per la struttura NATO e meno marginale di quanto spesso si tende a pensare.
[1] http://www.rcinet.ca/eye-on-the-arctic/
[2] https://www.airspacemag.com/
[3] http://www.jwc.int/index.php
[4] https://www.ft.com/content/
[5] https://www.aftonbladet.se/
[6] https://www.theguardian.com/world/
[7] http://www.infomercatiesteri.it/
[8] Military expenditure by country as percentage of gross domestic product, 2003-2017, SIPRI 2018
Vuoi aderire alla nuova campagna di abbonamento di Pandora? Tutte le informazioni qui