Scritto da Paolo Marzi
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Neil Gorsuch è il nuovo Giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America. Con 54 voti a favore e 45 contrari, il Senato americano ha ratificato la nomina presentata dal Presidente Donald J. Trump, andando così a riempire il vuoto creatosi ormai più di un anno fa con la morte del Justice Antonin Scalia.
La conferma di Gorsuch, che si pone in continuità con il percorso conservatore tracciato da Scalia (entrambi sostenitori di un’interpretazione letterale o “originalista” della Costituzione), non è tuttavia avvenuta in modo indolore, ed anzi ha comportato un significativo strappo alle norme che regolano le istituzioni statunitensi: l’introduzione della nuclear option nelle nomine della Corte Suprema, per porre fine al filibuster della minoranza democratica.
Ma andiamo con ordine: per filibuster si intende la capacità di uno o più senatori americani di ritardare o bloccare del tutto un’iniziativa legislativa o una nomina presidenziale. Anche un risicato gruppo di senatori, di fatto, può fare impedire così che si arrivi ad un voto su una legge o una nomina semplicemente parlando in aula senza interruzione, dal momento che le regole del Senato stesso non prevedono limiti alla durata di un discorso (a differenza della Camera dei Rappresentanti, dove sono fissati tempi precisi). Non è impossibile, quindi, vedere senatori del Congresso americano che declamano poesie o leggono ricette ai loro colleghi pur di fare ostruzionismo verso una determinata proposta (si, il Senato permette anche questo). L’unico modo per porre prematuramente fine al filibuster è attraverso la cosiddetta cloture (nota in Italia come “ghigliottina”), ovvero un voto che ponga immediatamente fine al dibattito. Inizialmente assente, la prima cloture threshold fu fissata ai 2/3 dei senatori, per passare poi a 3/5 negli anni Settanta.
Per quanto riguarda la nomina di Gorsuch, i Democratici avevano i numeri per utilizzare questa tecnica (circa 44 senatori su 100) e così impedire una ratifica che sarebbe sicuramente passata. Per questo motivo i Repubblicani, capitanati dal majority leader Mitch McConnell (R-KY), hanno deciso di cambiare questa regola attraverso una procedura parlamentare, abbassando la cloture a 51 voti.
Questa è la cosiddetta nuclear option: il Senato USA può infatti annullare una regola interna votando a maggioranza sulla base della presunta costituzionalità o incostituzionalità di tale norma. Quindi: dal momento che la Costituzione americana prevede che tutte le nomine presidenziali debbano essere avallate dal “consiglio e consenso” del Senato, non specificando tuttavia se tale consenso debba avvenire per maggioranza semplice o qualificata, è possibile per il Senato odierno cambiare una regola da sempre presente nello scenario politico americano e far così passare la nomina presidenziale con una maggioranza semplice, ma al tempo stesso eliminando per sempre l’ostruzionismo sulle nomine della Corte Suprema.
Quest’ultimo passaggio in particolare ha sollevato non pochi timori sia tra i ranghi della maggioranza, in particolar modo dai senatori repubblicani John McCain (R-AZ) e Bob Corker (R-TN), sia da parte di personaggi prominenti dello schieramento democratico, come per esempio l’ex-sfidante di Hillary Clinton alle primarie democratiche, il “senatore socialista” Bernie Sanders (I-VT). A differenza della Camera, infatti, il Senato è visto, anche per via dell’esiguo numero dei suoi componenti e per la durata dei loro mandati (6 anni contro i 2 della Camera), come il luogo bipartisan per eccellenza, dove le leggi vengono smussate e ammorbidite, in modo da incontrare un consenso spesso il più ampio possibile da parte del panorama politico e, di conseguenza, dell’opinione pubblica americana.
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Indice dell’articolo
Pagina corrente: L’elezione di Gorsuch e la nuclear option
Pagina 2: L’elezione di Gorsuch e il ruolo del filibuster
Pagina 3: La polarizzazione della politica americana
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