Petrolio e rinnovabili nelle reti dell’Africa orientale
- 16 Maggio 2017

Petrolio e rinnovabili nelle reti dell’Africa orientale

Scritto da Giuseppe Palazzo

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Le risorse energetiche e la politica

Dopo questa panoramica sulle politiche energetiche dei Paesi dell’EAC, che sembrano agire in modo autonomo e talvolta poco integrato, alcune riflessioni. La corruzione e l’uso dell’autorità politica per l’accaparramento di risorse e l’arricchimento personale e delle proprie reti clientelari fanno parte della vita dei Paesi africani. Le origini si trovano nelle pratiche di buon comportamento nelle società pre-coloniali di contribuire al proprio gruppo (etnico, clanico, ce ne sono tanti, anche sovrapposti) e di dare qualcosa in cambio (petit cadeau). Pratiche distorte dalla politicizzazione di questi gruppi, soprattutto etnici, operata dal divide et impera del colonialismo, e che così hanno dato vita a ciò che noi occidentali chiamiamo corruzione. Da buon comportamento sono diventate mezzi per entrare in contatto con lo Stato e ottenere opportunità altrimenti difficilmente raggiungibili, in contesti a volte del tutto privi di attività economiche private significative. Da qui quindi anche l’accumulazione personale delle risorse pubbliche da parte dei potenti. Tutto ciò è il risultato del colonialismo e dell’introduzione dall’alto delle istituzioni dello Stato europeo, lontane dalla cultura locale[25]. La redistribuzione della ricchezza da parte dello Stato, comprese le rendite petrolifere, viene diretta tramite la corruzione dagli equilibri del potere. Come affrontare questo tema?

L’accaparramento delle risorse tramite corruzione è, spiega l’economista Khan, la forma presa in questi contesti dalla cosiddetta accumulazione primitiva. Questa è il processo in cui diversi gruppi in una fase pre-capitalista accumulano risorse finché non ne emerge uno in grado di farle fruttare al meglio, generando un surplus significativo, momento in cui si apre la fase capitalista. Molti Paesi si trovano nella fase pre-capitalista o di transizione verso quella capitalista, per cui sono caratterizzati da accumulazione primitiva. Le forme di questa difficilmente possono essere inquadrate in norme di stato di diritto o di “good governance”, che sono frutto di stabilizzazione e rafforzamento istituzionale resi possibili una volta generato il surplus. In tutto ciò Khan considera casi in cui la corruzione viene usata per chiedere interventi statali potenzialmente positivi, ovvero a favore delle forze più produttive. In tali casi occorre fare attenzione che la prospettiva occidentale non imponga l’implementazione di pratiche di “good governance” liberalizzatrici che rischiano di togliere il potere allo Stato per attuare queste misure positive, che non si realizzano necessariamente con il laissez-faire.[26] È difficile stabilire in che fase dello sviluppo si trovano i Paesi EAC e le loro caratteristiche precise, ma l’analisi di certi contesti non può ignorare questi aspetti.

Le risorse energetiche finiscono in queste dinamiche complesse. Quindi anche stabilire se il petrolio porta davvero sviluppo non è semplice, dipende se porta capitale ai gruppi più produttivi o meno.  Probabilmente, nel complesso, più un Paese è democratico e l’economia diversificata (quindi coi gruppi produttivi già al lavoro), più le esportazioni di greggio tendono a rafforzare l’economia e magari ad aumentare le richieste di apertura politica. Più un Paese ha un potere accentratore e l’economia poco diversificata (con gruppi meno produttivi nelle reti del potere), più il petrolio beneficerà le clientele e aumenteranno le disuguaglianze, con più probabili danni ambientali.[27] L’Uganda è considerato Paese non libero da Freedom House. Il Kenya, parzialmente libero[28], si avvantaggia di un’economia più avanzata[29]. Solo il tempo ci dirà.

Le rinnovabili invece sono una risorsa non localizzata, che non si può possedere e scambiare. Però il capitale e le tecnologie per sfruttarle sì, ed è possibile che a beneficiarne saranno per lo più i gruppi e i territori nella rete clientelare “giusta”. Tuttavia si tratta di risorse, appunto, rinnovabili, disperse e le tecnologie sono più facilmente scalabili e meno costose di quelle delle fonti fossili. La gestione non deve essere per forza centralizzata, quindi il rapporto tra i soggetti in ballo è più orizzontale.[30] Coi prezzi calanti il solare off-grid, ad esempio, è più accessibile anche per imprenditori e ONG più piccole. È un progresso che si diffonderà e che coinvolge la popolazione, un coinvolgimento poco considerato ma che è un elemento chiave in certi successi in Africa, come i passi avanti fatti nel contrasto all’ebola e a Boko Haram. Cambiando approccio si è riuscito a cooperare con le comunità periferiche, inizialmente diffidenti nei confronti di medici cooperanti e forze armate.[31] Cambiando approccio e strumenti non solo si affrontano le sfide ma si costruisce qualcosa di nuovo.


[1] Patey Luke, Oil in Uganda: Hard bargaining and complex politics in East Africa, OIES PAPER: WPM 60, Oxford Institute for Energy Studies, University of Oxford, pag 28, Ottobre 2015

[2] Carbone Giovanni, L’Africa – Gli stati, la politica, i conflitti, Terza edizione, Universale Paperbacks, Società editrice il Mulino, Bologna, 2012; Patey Luke, Oil in Uganda: Hard bargaining and complex politics in East Africa, OIES PAPER: WPM 60, Oxford Institute for Energy Studies, University of Oxford, Ottobre 2015

[3] Carbone Giovanni, L’Africa – Gli stati, la politica, i conflitti, Terza edizione, Universale Paperbacks, Società editrice il Mulino, Bologna, pag 161, 2012

[4] REN21, EAC Renewable energy and energy efficiency Regional Status Report, REN21 Secretariat, Parigi, 2016

[5] EAC, Vision 2050 – Regional Vision for Socio-Economic Transformation and Development, East African Community Secretariat, Arusha, Febbraio 2016

[6] REN21, EAC Renewable energy and energy efficiency Regional Status Report, REN21 Secretariat, Parigi, 2016

[7] EAC, Vision 2050 – Regional Vision for Socio-Economic Transformation and Development, East African Community Secretariat, Arusha, Febbraio 2016

[8] Mwesigwa Alon, Uganda chooses Tanzania over Kenya for oil pipeline route, The Guardian, 12 Maggio 2016

[9] Patey Luke, Kenya: An African oil upstart in transition, OIES PAPER WPM 53, Oxford Energy Institute, Oxford University, Ottobre 2014

[10] Idem

[11] Patey Luke, Oil in Uganda: Hard bargaining and complex politics in East Africa, OIES PAPER: WPM 60, Oxford Institute for Energy Studies, University of Oxford, Ottobre 2015

[12] Patey Luke, Kenya: An African oil upstart in transition, OIES PAPER WPM 53, Oxford Energy Institute, Oxford University, Ottobre 2014; Patey Luke, Oil in Uganda: Hard bargaining and complex politics in East Africa, OIES PAPER: WPM 60, Oxford Institute for Energy Studies, University of Oxford, Ottobre 2015

[13] Patey Luke, Kenya: An African oil upstart in transition, OIES PAPER WPM 53, Oxford Energy Institute, Oxford University, Ottobre 2014; Patey Luke, Oil in Uganda: Hard bargaining and complex politics in East Africa, OIES PAPER: WPM 60, Oxford Institute for Energy Studies, University of Oxford, Ottobre 2015

[14] Mwesigwa Alon, Uganda chooses Tanzania over Kenya for oil pipeline route, The Guardian, 12 Maggio 2016

[15] REN21, EAC Renewable energy and energy efficiency Regional Status Report, REN21 Secretariat, Parigi, 2016

[16] Ranci Pippo, Leonardi Matteo, Susani Laura, Poveri d’energia, Universale Paperbacks, Società editrice il Mulino, Bologna 2016

[17] REN21, EAC Renewable energy and energy efficiency Regional Status Report, REN21 Secretariat, Parigi, 2016

[18] Idem

[19] Idem

[20] Idem

[21] Idem

[22] Idem

[23] Ranci Pippo, Leonardi Matteo, Susani Laura, Poveri d’energia, Universale Paperbacks, Società editrice il Mulino, Bologna 2016

[24] REN21, EAC Renewable energy and energy efficiency Regional Status Report, REN21 Secretariat, Parigi, 2016

[25] Carbone Giovanni, L’Africa – Gli stati, la politica, i conflitti, Terza edizione, Universale Paperbacks, Società editrice il Mulino, Bologna, 2012

[26] Khan Mushtaq H., Corruption, Governance and Economic Development in Jomo K. S., Fine Ben, The New Development Economics, Tulika Press e Zed Press, 2004

[27] Heilbrunn John R., Hydrocarbons in Sub-Saharan Africa: Origin of Growth or Sources of Decline? in ISPI (curato da Giovanni Carbone), Africa: Still Rising?, prima edizione, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), 2015

[28] Freedom House, Freedom in the World 2017

[29] Patey Luke, Kenya: An African oil upstart in transition, OIES PAPER WPM 53, Oxford Energy Institute, Oxford University, Ottobre 2014

[30] Criekemans David, The geopolitics of renewable energy: different or similar to the geopolitics of conventional energy?; ISA Annual Convention 2011, Montréal, Québec, Canada, Global Governance: Political Authority in Transition, Panel “Geopolitics, Power Transitions and Energy, 19 Marzo 2011

[31] Brookings, Foresight Africa – Top Priorities for the Continent in 2017, Africa Growth Initiative at Brookings, Washington


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Scritto da
Giuseppe Palazzo

Laureato in Scienze Internazionali e Istituzioni Europee presso l’Università degli Studi di Milano, si è poi specializzato nel settore energetico, conseguendo un MSc in Global Energy and Climate Policy presso la SOAS University of London e un master in Energy Management presso il MIP Politecnico di Milano. Ha intrapreso percorsi legati alle politiche pubbliche ed europee, presso ISPI e Scuola di Politiche, e legati alla regolazione del settore energetico italiano presso l’Università di Siena. Ha lavorato come consulente in BIP, ora è project manager per le attività internazionali di RSE (Ricerca sul Sistema Energetico), dipartimento Sviluppo sostenibile e Fonti energetiche.

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