Progettare le riforme. Intervista a Mario Nava
- 09 Dicembre 2021

Progettare le riforme. Intervista a Mario Nava

Scritto da Giacomo Bottos, Raffaele Danna

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Le riforme sono, al pari degli investimenti, un asse fondamentale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Se il tema delle riforme rappresenta una costante, tanto nella riflessione e nel dibattito interno al nostro Paese quanto nella relazione con le istituzioni europee, abbiamo assistito a livello comunitario ad una evoluzione nell’approccio ad esso. Nel solco di questa riflessione, poco dopo l’insediamento della Commissione von der Leyen è stata costituita la Direzione generale per il sostegno alle riforme strutturali (DG REFORM) che agisce esclusivamente su richiesta degli Stati membri per fornire assistenza tecnica nel percorso di progettazione e attuazione delle riforme. La DG REFORM potrà giocare un ruolo significativo nel supportare gli Stati membri nell’attuazione dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza. Su questi temi abbiamo intervistato il Direttore generale Mario Nava che in passato ha ricoperto anche il ruolo di Presidente della CONSOB.


Per iniziare può indicarci sinteticamente sono i compiti della DG REFORM, creata con la Commissione von der Leyen? Come si inserisce questa Direzione Generale all’interno della struttura istituzionale della Commissione, e più in generale nel panorama dei Trattati europei?

Mario Nava: La DG REFORM della Commissione europea aiuta gli Stati membri dell’Unione Europea a progettare e attuare le riforme strutturali che intendono realizzare per favorire la crescita sostenibile, attraverso ad esempio la creazione di posti di lavoro, il miglioramento del sistema educativo, la promozione dell’economia circolare o l’efficientemente del sistema di tassazione. Il sostegno è fornito principalmente attraverso lo Strumento di Sostegno Tecnico (STI). L’obiettivo è sostenere gli sforzi degli Stati membri volti a progettare e attuare riforme che rafforzino la resilienza, contribuendo in tal modo anche alla ripresa dell’Unione Europea dalla crisi causata dal Covid-19, migliorando la qualità dei servizi pubblici e riprendendo la strada di una crescita sostenibile e inclusiva. Il lavoro svolto da DG REFORM è complementare rispetto alle altre politiche europee portate avanti dalla Commissione poiché aiuta gli Stati ad attuarle, non attraverso l’attribuzione di fondi ma di competenze che mettiamo a disposizione degli Stati.

 

In che modo l’approccio europeo nei confronti del problema delle riforme si è modificato negli ultimi anni, in particolare rispetto all’impostazione che si è manifestata di fronte alla crisi del 2011-2012?

Mario Nava: La creazione della DG REFORM da parte della Presidente von der Leyen nasce dalla maturata consapevolezza, anche sulla base dell’esperienza avuta con il Piano Juncker, che gli investimenti sono molto importanti ma non bastano. Solo grazie alle riforme è possibile creare il cambiamento necessario per una crescita di lungo periodo. Allo stesso tempo, le riforme sono difficili da attuare per tutti gli Stati membri e richiedono tempo. La DG REFORM, attraverso lo Strumento di Sostegno Tecnico, funge da acceleratore delle riforme.

 

In che modo la riflessione sugli effetti della pandemia si è inserita in questo percorso di evoluzione dell’impostazione delle Istituzioni europee?

Mario Nava: La crisi scaturita dalla pandemia da Covid-19 ha evidenziato sempre di più la necessità per gli Stati membri di attuare le riforme. Queste ultime giocano un ruolo chiave per migliorare il contesto in cui operano le imprese, rafforzare i sistemi sanitari, potenziare i sistemi sociali e di istruzione e, in generale, rafforzare la resilienza degli Stati membri per affrontare sfide complesse e crisi globali. Questo lo si è visto chiaramente sulle pubbliche amministrazioni. Gli Stati membri con amministrazioni più moderne ed efficienti hanno risposto più rapidamente e meglio alla pandemia fornendo, ad esempio, servizi sanitari per via digitale o riuscendo più rapidamente a trasferire ai cittadini o alle imprese i fondi di supporto messi a disposizione dalle istituzioni. È sulla base di tali considerazioni che per accedere ai fondi del Dispositivo per la Ripresa e Resilienza europeo (RRF), che è il principale intervento economico nell’ambito del pacchetto Next Generation EU, agli Stati è stato chiesto di inserire nei loro piani nazionali investimenti ma anche, e soprattutto, riforme. Lo Strumento di sostegno tecnico è uno strumento potente che consente agli Stati membri di attuare le riforme di cui hanno bisogno.

 

Lei sottolinea spesso come la Recovery and Resilience Facility, elemento centrale del Piano Next Generation EU, sia appunto una facility e non un fund. Perché questa distinzione è così importante e quali ne sono le implicazioni?

Mario Nava: È importante perché a differenza dei fondi, come possono essere i fondi sociali o di coesione europei, con la facility gli Stati non vengono finanziati sulla base dei costi che vengono sostenuti, ma sulla base della performance, del risultato. Infatti, per accedere alle risorse economiche messe a disposizione attraverso la Recovery and Resilience Facility (RRF) devono raggiungere gli obbiettivi (milestone and targes) che loro stessi hanno definito nei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza.

 

In riferimento al percorso del Next Generation EU e ai diversi Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza, quali compiti assume la DG REFORM?

Mario Nava: Lo Strumento Di Sostegno Tecnico (STI) è lo strumento chiave della DG REFORM della Commissione europea per aiutare gli Stati membri a progettare e attuare riforme inclusive e a favore della crescita. Dalla sanità alle finanze pubbliche, dalla digitalizzazione dell’istruzione e dei servizi pubblici al rafforzamento del contesto imprenditoriale e del settore finanziario, la STI sostiene gli Stati membri dell’Unione Europea con il loro programma di riforme, nel contesto del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (RRF) e quindi dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza. Lo Strumento di Sostegno Tecnico, inoltre, può aiutare gli Stati membri a preparare e attuare i piani di ripresa e resilienza, garantendo in tal modo che siano meglio attrezzati per accedere ai finanziamenti del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza. Circa il 60% dei progetti di riforma per i quali stiamo fornendo supporto tecnico nel 2021 sono legati all’attuazione dei piani nazionali.

 

Che rapporto esiste tra riforme e investimenti?

Mario Nava: Le riforme costituiscono la base per fare in modo che il ritorno sull’investimento sia più elevato e che i colli di bottiglia allo sviluppo economico e alla crescita sostenibile siano eliminati.

 

Può darci alcuni dati sul ricorso che i diversi Stati Membri fanno al supporto della DG REFORM, sia in termini quantitativi, sia di ambiti delle riforme in questione, sia infine del tipo di servizi che vengono richiesti?

Mario Nava: Dal 2017, la DG REFORM ha sostenuto e continua a sostenere più di 1.200 progetti in tutti e 27 gli Stati membri dell’Unione Europea. I settori coperti sono tantissimi, da istruzione a finanza privata, alla transizione verde. È difficile fare generalizzazioni perché ogni Stato membro ha le sue specificità e le esigenze di riforma sono diverse. Il nostro supporto e il tipo di competenza fornito è adattato allo specifico progetto di riforma. Quello che osserviamo tuttavia è che negli ultimi due anni la maggior parte delle richieste riguardano la transizione verde e digitale e la riforma della pubblica amministrazione. Nell’ultimo anno ovviamente anche le richieste legate all’attuazione dei piani nazionali sono preponderanti. Oltre alle richieste riguardanti l’attuazione di singole riforme settoriali contenute nei piani, gli Stati ci chiedono supporto, per esempio, per mettere a punto il sistema di auditing o monitoraggio, oppure per elaborare metodologie per l’attuazione della transizione verde. Più in particolare, ogni Stato membro dell’Unione Europea, presenta annualmente le richieste di supporto tecnico alla Commissione. Sulla base di queste richieste selezioniamo quelle che possiamo supportare, in base a criteri di rilevanza, urgenza e impatto atteso. Per ognuna delle richieste selezionate, la DG REFORM prepara insieme allo Stato membro un progetto specifico per offrire il tipo di supporto richiesto. I nostri progetti vanno dalla consulenza nella redazione di atti legali, all’analisi dettagliata di particolari settori, al supporto nel tracciare strategie e piani di azioni, fino all’affiancamento del personale dell’amministrazione nella loro attuazione. Tutto questo, ripeto, sempre in risposta a specifiche richieste che ci vengono fatte dai Paesi.

 

Per quanto riguarda in particolare l’Italia come si articola il vostro supporto? Quali caratteri specifici presentano le richieste italiane?

Mario Nava: L’Italia è uno degli Stati membri che ricevono il supporto maggiore, con ben 60 progetti. Nel 2021 sono stati selezionati 12 nuovi progetti di riforma a beneficio dell’Italia, tutti connessi all’attuazione del PNRR. Il nostro sostegno va dalla lotta contro l’evasione fiscale, alla gestione del cambiamento da parte dei dirigenti pubblici. Ad esempio, stiamo seguendo un progetto volto a rendere più efficiente il sistema contabile per le amministrazioni pubbliche. Stiamo, inoltre, accompagnando l’Italia nella valutazione degli investimenti volti a conseguire gli obiettivi climatici per il 2050 e ad agevolare gli investimenti pubblici e privati in questa direzione. Un altro progetto mira a rafforzare la capacità istituzionale e operativa di fornire servizi di integrazione ai rifugiati. Inoltre, aiutiamo l’Italia a valutare l’impatto ambientale delle riforme e delle politiche fiscali. Nell’ambito del bando per il 2022, in ottobre l’Italia ha presentato un nuovo pacchetto di richieste di supporto tecnico. Nei prossimi mesi le richieste selezionate saranno trasformate in progetti di riforma concreti, che potranno iniziare le loro attività sul campo entro l’estate del 2022.

 

Quali considerazioni è possibile fare sulla fase attuativa del supporto chiesto nel 2021?

Mario Nava: Quello che è importante nell’attuazione delle riforme e perché il nostro supporto sia efficace è l’impegno politico da parte delle autorità che ci chiedono il supporto. Come dice la nostra Presidente von der Leyen, le riforme non devono venire da Bruxelles ma dagli Stati. Tra i criteri che utilizziamo per selezionare le richieste – visto che riceviamo in media un numero di richieste 3 volte più alto di quello che possiamo supportare – c’è anche quello della serietà dell’impegno. Talvolta capita che uno Stato cambi le proprie priorità e non manifesti più il proprio interesse ad attuare una riforma per cui ci ha chiesto supporto. In tal caso chiudiamo il progetto. Finora i casi di questo tipo sono però stati rari.

 

Per quanto riguarda il supporto 2022 è già possibile fare alcune riflessioni?

Mario Nava: Le richieste degli Stati membri per il 2022 sono attualmente in fase di valutazione. Le richieste selezionate dalla Commissione saranno presentate ufficialmente nel primo trimestre 2022.

 

Quali sono le principali difficoltà che intravede nel percorso attuativo del Next Generation EU e dell’RRF in particolare? Di quali strumenti dispone la Commissione per far fronte a tali difficoltà? Ci sono altri elementi che vuole sottolineare per quanto riguarda le prospettive future?

Mario Nava: Le difficoltà possono essere diverse a seconda degli Stati membri. Per esempio, la necessità di coordinare i diversi livelli di governo o di anticipare i possibili ostacoli all’attuazione per garantire che il raggiungimento degli obbiettivi fissati dai piani avvenga nei tempi previsti. Attraverso lo Strumento di Sostegno tecnico la Commissione può aiutare gli Stati membri e lo stiamo già facendo. Stiamo supportando 16 Stati membri a mettere a punto i meccanismi e strutture orizzontali necessarie per attuare i piani (come le strutture di monitoraggio, di rendicontazione, di coordinamento ecc.).

Scritto da
Giacomo Bottos

Direttore di «Pandora Rivista» e coordinatore scientifico del Festival “Dialoghi di Pandora Rivista”. Ha studiato Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano, l’Università di Pisa e la Scuola Normale Superiore di Pisa. Ha scritto su diverse riviste cartacee e online.

Scritto da
Raffaele Danna

Laurea in Filosofia all’Università di Bologna e PhD in History presso la University of Cambridge, Pembroke College. Dopo un periodo presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Istituto di Economia, è attualmente Max Weber Fellow presso lo European University Institute, Faculty of History.

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