Scritto da Gianluca Piovani
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Il quadro che emerge è un modesto rallentamento dei paesi sviluppati, in particolar modo dell’Europa, non compensato da un’accelerazione negli emergenti. La crescita mondiale è rivista a ribasso sia per il 2019, 3.5% con un -0.2% rispetto le previsioni di ottobre, che per il 2020, 3.6% con un -0.1% rispetto le previsioni di ottobre. Seppure non si parli di recessione o crisi, è evidente come una frenata invece che un’accelerazione sia deludente in un quadro in cui le tensioni ed il malessere sociali sono forti e stanno portando al successo di movimenti politici populisti. Il malessere economico e lo scontento per la situazione attuale non può che peggiorare in un mondo in cui la torta economica da spartire non cresce a sufficienza.
Ulteriore punto di attenzione dovrebbe essere l’eventualità del verificarsi di uno dei fattori di rischio a ribasso. Cosa potrebbe succedere a seguito di un possibile acuirsi delle tensioni commerciali USA-Cina, oppure di una hard Brexit o di una crisi in Italia? Come evidenziato le banche centrali hanno già inondato i mercati di liquidità per risollevare l’economia mondiale dalla crisi del 2008 e ora la leva della politica monetaria ha ormai ridotti margini di manovra. Sembrerebbe difficile ipotizzare un ampio ricorso a misure espansive di natura fiscale a causa degli alti debiti pubblici dei principali paesi sviluppati.
Nel corso di questi anni si è ritardato il rientro dalle politiche monetarie espansive e contemporaneamente non si ha avuto la volontà politica di mettere in campo altri interventi. L’economia mondiale pare ora vulnerabile a shock contro cui non sono state preparate adeguate difese anti cicliche.
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