Scritto da Enrico Cerrini
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Il terzo rapporto annuale di ASviS, l’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile, è stato presentato alla Camera dei Deputati il 4 ottobre. Il rapporto si riferisce al percorso che l’Italia ha intrapreso verso il raggiungimento dei 17 SDG (Sustainable Development Goals, obiettivi di sviluppo sostenibile) e dei 169 Target collegati. Tali obiettivi sono inseriti nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, sottoscritta da 193 paesi il 25 settembre 2015.
Il rapporto, oltre a presentare i dati relativi all’implementazione dell’Agenda 2030, avanza numerose proposte, sia dettagliate che generali, in un’ottica di sensibilizzazione istituzionale. Il rapporto presenta dati nazionali e dati regionali, seguendo lo spirito delineato dal Presidente dell’Alleanza, Pierluigi Stefanini, il quale ha rimarcato la necessità di connettere i fenomeni globali a quelli locali. Il locale è infatti il luogo in cui avviene la maggior parte dei processi che coinvolgono lo sviluppo sostenibile e dove gli attori, in particolare i cittadini, conducono le proprie attività e vivono le ricadute delle scelte prese a livello nazionale o globale.
La presentazione del Rapporto ASviS di Enrico Giovannini
Il rapporto si chiede innanzitutto se l’Italia stia percorrendo o meno un sentiero di sviluppo sostenibile. Il portavoce di ASviS, Enrico Giovannini, ha tratteggiato immediatamente le difficoltà che incontra chi si occupa di sviluppo sostenibile. A fronte di un crescente interesse da parte di interlocutori afferenti al mondo della politica, dell’impresa e della società civile, si riscontra infatti una persistente difficoltà a raggiungere gli obiettivi e persino arretramenti relativi a specifiche tematiche.
A livello globale è tangibile una maggiore attenzione verso i temi dello sviluppo sostenibile: 112 paesi hanno elaborato le strategie attuative dell’Agenda 2030 e si sono seriamente impegnati ad esempio nella riduzione dell’utilizzo dei materiali plastici e nell’adozione delle energie rinnovabili. Il sistema mediatico ha iniziato in maniera crescente a coprire tali questioni e il settore privato comincia ad adottare forme di finanza sostenibile. Ma i fattori negativi permangono: le disuguaglianze aumentano, i rifugiati climatici hanno raggiunto i 28 milioni, che si sommano ai 68,5 milioni di persone in fuga dai conflitti e ai 40 milioni di esseri umani che si trovano in condizioni di lavoro schiavile. Continuano purtroppo ad essere sostenute tesi che negano l’esistenza del cambiamento climatico, malgrado gli effetti siano ormai evidenti e l’overshoot day cada ormai il 2 agosto, evidenziando come l’uomo consumi in soli sette mesi tutte le risorse che l’intero pianeta produce in un anno.
In questo quadro l’Unione Europea ha compiuto passi in avanti in misura ancora insufficiente. La situazione economica e sociale è in graduale miglioramento e la Commissione si è impegnata nel promuovere l’economia circolare, la finanza sostenibile e la lotta alla plastica, ma le difficoltà politiche ritardano l’attuazione di provvedimenti importanti. Ad esempio il pilastro europeo dei diritti sociali è stato adottato in mancanza di una chiara definizione del suo contenuto e dei diritti ai quali dovrebbe fare riferimento. La Commissione presenterà un reflection paper contenente le idee per introdurre l’Agenda 2030 nelle politiche europee ma l’adozione della strategia attuativa avrà tempi lunghi in quanto tale compito spetterà alla Commissione che si insedierà dopo le elezioni di maggio.
Per quanto riguarda le condizioni di ASviS esse sono floride. Le realtà aderenti sono già 220, nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile ha organizzato 720 eventi, i media come accennato dedicano ora una maggiore attenzione a queste tematiche. L’educazione allo sviluppo sostenibile nelle scuole e nelle università rappresenta una storia di successo e la Scuola Nazionale dell’Amministrazione ha avviato piani formativi per i dirigenti pubblici. Sono infine stati elaborati modelli econometrici in grado di misurare il grado di raggiungimento degli obiettivi in maniera più precisa.
Il Governo ha preso alcuni provvedimenti nella giusta direzione, adottando nel 2017 la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS), per quanto ancora priva di obbiettivi quantitativi. A marzo 2018 il Governo ha emanato la direttiva in base alla quale il coordinamento delle politiche di sviluppo sostenibile è stato affidato alla Presidenza del Consiglio. Si riscontra in generale un diffuso interesse da parte del mondo politico verso i temi dello sviluppo sostenibile e l’appello di ASviS presentato prima delle elezioni politiche è stato sottoscritto dai principali partiti, ad eccezione della Lega Nord e di Fratelli d’Italia.
L’appello impegna i partiti nei confronti di dieci azioni strategiche che coinvolgono lo sviluppo sostenibile:
Secondo il Portavoce Giovannini, le azioni volte al coordinamento delle politiche sono fondamentali. Aumentare il PIL senza tenere conto della riconversione ambientale significa aumentare l’incidenza dei danni causati dall’inquinamento che già ora si stimi provochi 60.00 morti annuali. Il Governo deve quindi utilizzare modelli accurati per valutare l’impatto delle politiche sugli SDG. La legge prevede che quest’analisi di impatto debba essere svolta ad inizio anno in sede di presentazione del Documento di Economia e Finanza (DEF). Visto che il governo è retto da una maggioranza politica diversa da quella che ha redatto il DEF 2018, ASviS chiede di stimare nuovamente gli impatti in sede di presentazione della manovra finanziaria.
Gli auspici dell’Alleanza includono il rafforzamento del reddito di inclusione, considerato un passo in avanti che tuttavia non è riuscito a fermare l’aumento delle disuguaglianze. Oltre a ridurre le disuguaglianze economiche, il Governo dovrebbe interessarsi anche a quelle di accesso ai servizi e di genere, con particolare attenzione alla violenza sulle donne e al traffico degli esseri umani.
Le grandi imprese che impiegano più di 500 persone si sono rivelate proattive nell’applicare la rendicontazione non finanziaria, ossia la comunicazione di informazioni su sostenibilità ambientale, sostenibilità sociale, catena di fornitura, gestione delle diversità e gestione dei rischi. Si è fatta inoltre largo l’idea che tale rendicontazione non sia un onere ma un vantaggio perché permette di attrarre i capitali legati alla finanza sostenibile. Ma la platea di chi ha l’obbligo di stilare tale rendicontazione dovrebbe essere allargata anche le medie imprese, per le quali si potrebbe prevedere una versione semplificata.
L’intervento di Giovanni Tria
Il Ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha illustrato le idee del Governo in fase di stesura della manovra finanziaria, il cui intento è conciliare quattro problematiche da considerare congiuntamente: la sostenibilità finanziaria e sociale, di breve e di lungo periodo.
Secondo Tria non è possibile perseguire la sostenibilità finanziaria senza quella sociale e una crescita economica che non sia inclusiva non rappresenta un reale sviluppo. La coesione sociale deve essere uno dei principali obiettivi del Governo. Solo buoni investimenti possono garantire la crescita e questi ultimi devono essere effettuati subito per dare risultati nel lungo periodo. L’adeguatezza degli investimenti si misura con il grado di coerenza verso le politiche che si attuano: per questo non è possibile continuare a stanziare incentivi dannosi per l’ambiente. Il Governo dovrebbe intervenire con azioni differenziate che abbiano obiettivi chiari e univoci, ad esempio ridefinendo il sistema degli acquisti della Pubblica Amministrazione. CONSIP aiuta a selezionare i beni più economici, ma i criteri di acquisto dovrebbero valutare anche l’impatto che la domanda della Pubblica Amministrazione produce sull’offerta delle imprese, in modo da incentivare i privati a produrre prodotti sostenibili.
Gli investimenti devono essere attuati se il Governo vuole ottenere risultati di lungo periodo. La fase attuativa è infatti una delle più critiche nel nostro Paese: in molti casi i soldi stanziati non sono impiegati perché i progetti non sono completi. Il deterioramento delle conoscenze tecniche della Pubblica Amministrazione, la quale non è in grado di terminare e valutare i progetti, è una delle cause del fenomeno. Di conseguenza, il Governo ha intenzione di realizzare un ente di supporto a cui gli enti locali potranno affidare la progettazione delle opere.
Le parole di Tria hanno richiamato l’importanza di una piena cooperazione tra amministrazioni centrali ed enti locali che possa generare meccanismi virtuosi in grado di completare investimenti e percorrere insieme la strada dello sviluppo sostenibile. Solo una governance che sappia armonizzare le esigenze dei territori con quelle dello Stato può indirizzare il Paese verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030.
Nel complesso dalla presentazione del Rapporto è emerso come vi sia ancora un lungo cammino da percorrere verso l’attuazione degli obbiettivi di sviluppo sostenibile, al tempo stesso sono stati evidenziati progressi significativi in termini di consapevolezza da parte delle istituzioni, del mondo dell’impresa e della società civile. L’azione di ASviS appare efficace e orientata sistematicamente a diffondere una mobilitazione ampia e condivisa.