La “special liaison” Roma-Teheran: fra crisi e sviluppo
- 17 Aprile 2019

La “special liaison” Roma-Teheran: fra crisi e sviluppo

Scritto da Giacomo Bogo

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Le sanzioni e il futuro dell’asse Roma-Teheran

In ogni caso, le principali banche italiane sono ancora oggi riluttanti a finanziare l’interscambio fra i due paesi. Eppure, l’Italia e l’Europa hanno tutto l’interesse affinché l’Iran continui ad essere un importante partner commerciale e un primario fornitore di energia. L’Iran può essere una fonte di stabilità politica nella regione se i legami commerciali positivi e un crescente processo di sviluppo interno ne limitano le mire espansionistiche. La situazione iraniana interna ad oggi non può che beneficiare del mantenimento di relazioni commerciali positive per allentare la crisi montante a fronte di una svalutazione della moneta e della difficile ripresa economica avviata da Rouhani, che si è rivelata più lenta del previsto. Indicatori importanti sono stati i recenti rimpasti nel governo di Teheran con il cambio al vertice di alcuni ministeri chiave (Industria, Lavoro, Strade e Sviluppo Urbano, Economia e Finanze, Commercio e Risorse Minerarie, Sanità), e non da ultimo le dimissioni (che risalgono al 25 febbraio), respinte, del Ministro degli Esteri Zarif. In questo contesto l’Italia può e forse deve giocare un ruolo di mediazione, che è nelle sue possibilità, per scongiurare il pericolo di una destabilizzazione dell’intera area. Le relazioni commerciali con Teheran, nonostante le sanzioni statunitensi, possono essere un momento importante non solo per gli indubbi vantaggi per l’Italia, ma anche per agire di “sponda” favorendo un clima più disteso sia internazionalmente, sia interno all’Iran stesso. In tal senso sono emerse diverse proposte, tra cui il possibile ruolo della Russia e di altri paesi terzi come intermediari commerciali e l’adesione allo Special Vehicle Purpose (SPV), il quale ha la funzione di assistere e assicurare gli operatori economici che stanno lavorando con business legittimi in Iran. L’SPV è in fase di realizzazione da Francia, Germania e Regno Unito sotto l’egida dell’Alto Commissario per gli Affari Internazionali EU Federica Mogherini.

L’Italia è un partner particolarmente importante per lo sviluppo dell’industria e delle infrastrutture iraniane. L’Italia vende tecnologia manifatturiera e infrastrutture di altissima qualità, basti pensare al grande impegno che Ferrovie dello Stato, in particolare Italferr, ha impiegato nella costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Teheran-Qom-Esfahan. Non dimentichiamo anche il cosiddetto “Made in Italy” che costituisce un elemento distintivo nelle esportazioni italiane e ha avuto e ha una forte valenza culturale nella società iraniana. In linea con quanto esposto dalla Camera di Commercio e Industria Italo-Iraniana, le esportazioni verso l’Iran ammontavano a 5.1 miliardi nel 2017, contro i 3.7 della Francia e i 3.3 delle Germania.

Tuttavia, data l’attuale situazione politica, molte attività commerciali con l’Iran sono oggi stagnanti. Gli imprenditori e i consulenti che intervistati per la stesura di questo articolo hanno confermato che almeno dal febbraio 2018 i legami commerciali con l’Iran si sono indeboliti e le banche hanno scarso interesse a sostenere gli esportatori. Inoltre, il deterioramento dell’economia iraniana, compresa l’elevata inflazione, è indice di insicurezza nel contesto degli investimenti. È il caso ad esempio di aziende produttrici di attrezzature per l’industria della calzatura e della pelletteria: a causa della svalutazione del Riyal, i suoi prodotti sono diventati troppo costosi per i compratori iraniani.

Oggi, la domanda è: quale futuro per le relazioni estere italiane e per il nostro interesse nazionale? L’asse Teheran-Roma rimane reciprocamente vantaggioso: all’Italia per il suo importante flusso di esportazioni, all’Iran per il vantaggio economico e politico di essere partner di un paese occidentale che può svolgere un interessante ruolo di mediatore in alcune fondamentali questioni di politica internazionale. Ciò è emerso chiaramente dalla posizione assunta dal ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif sul ruolo dell’Italia durante la conferenza sui “Dialoghi Mediterranei” promossa dal Ministero degli Affari Esteri italiano.

La speranza per il futuro sta nell’intrinseca volontà dei due paesi di portare avanti le loro relazioni bilaterali nonostante l’odierno scenario incerto e confuso. Non a caso si è parlato di “Special Liaison” e, come menzionato sopra, questo particolare legame, unico nel suo genere fra un paese europeo e un paese mediorientale, deve essere salvaguardato pro-futuro come una eredità da non disperdere e mantenere sempre vivo, anche in condizioni internazionali sfavorevoli. L’Italia ha costruito nel tempo, un legame molto forte con l’Iran che non è solo un legame di natura prettamente economica, ma anche è storico e culturale. Possiamo dire che la “Special Liaison” sia il tratto distintivo di questo legame. Ora, a volte, può sembrare che visioni di corto respiro non tengano in giusta considerazione i rapporti fra Roma e Teheran, e che le istanze contingenti siano preminenti. Tuttavia, poiché le relazioni fra i due paesi toccano una pluralità di interessi e di attori si può ragionevolmente credere che tali relazioni comunque continueranno.

Certo all’Italia a volte si deve imputare un certo attendismo e un’eccessiva cautela nei confronti dei partner più forti, come nel caso della Libia. Però, per usare una frase forse in parte abusata, le relazioni internazionali stanno cambiando e quindi il ruolo italiano di “ponte” storico può e deve essere rivitalizzato, cosa che per altro anche in situazioni di crisi i governi italiano hanno comunque sempre fatto (ad esempio, ma non solo, i casi di Moro, Prodi e Gentiloni).

Nel lungo periodo possiamo ipotizzare che, passate le intemperanze del momento, il Governo italiano potrà agire sulla direttrice che vede l’asse Roma-Teheran come il punto di snodo fondamentale nelle relazioni sia politiche, sia maggiormente economiche fra Est (Cina) e Ovest (EU), non dimenticando l’ingerenza pesante di Mosca nel Mediterraneo. Una chance da non perdere assolutamente è infatti quella di poter essere il canale privilegiato dei flussi e dei traffici marittimi dalla sponda orientale a quella occidentale del Mediterraneo.

In fondo per l’Italia questa è una vocazione antica e forse sarebbe bene non dimenticarlo e ricordare ai nostri partner europei che lo sviluppo comune nell’area mediterranea porta ricchezza e benessere condiviso. Lasciare l’Iran in balia di sé stesso e dell’attuale crisi interna per compiacere interessi extraeuropei potrebbe far deflagrare l’intero Medio Oriente con conseguenze difficilmente immaginabili, ma certo non portatrici di benessere, crescita e stabilità.

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Scritto da
Giacomo Bogo

Assistente di ricerca presso il Center for Strategic Studies (Amman) e editor presso il The SAIS Observer. Ha conseguito un MA in Middle East Studies presso l’Università di Leiden e successivamente un MA/Laurea Magistrale in International Affairs presso l’Università di Bologna e The Johns Hopkins University SAIS.

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