Scritto da Pietro Moroni
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All’indomani della Rivoluzione dei Garofani con cui il Movimento das Forças Armadas (MFA) abbattè la dittatura e Marcelo Caetano, successore di Salazar, Soares aveva già ricusato il marxismo sovietico da oltre un ventennio, riconoscendo i limiti del modello autoritario sovietico e unendosi perciò alla schiera del socialismo democratico europeo. Tornato a Lisbona dall’esilio, Soares accettò l’incarico di Ministro degli Esteri offertogli dal Generale Spínola, ma rese ben chiaro di non accettarlo come dissidente perseguitato per 32 anni dal vecchio regime, ma come segretario del Partito Socialista: non una figurina da celebrare, ma un leader politico, espressione di un giovane ma determinato movimento socialista.
Inizialmente l’unità antifascista tenne, soprattutto di fronte alla sfida della decolonizzazione, che portò alla piena indipendenza di quattro nuovi Stati sulle ceneri del defunto impero coloniale portoghese. Ma a frustrare queste aspettative c’era la posizione ortodossa del PCP e di Cunhal: mentre i comunisti italiani, spagnoli e francesi avevano abbracciato l’eurocomunismo, il PCP aveva continuato a difendere l’idea della dittatura del proletariato e l’eredità stalinista fino a pochi anni prima, quando persino il rigido KKE greco si era dovuto adeguare alla destalinizzazione promossa da Krushev. Inizialmente i comunisti moderarono radicalmente le loro posizioni e richieste, timorosi di scatenare una reazione americana sullo stile di quanto successo in Cile, ma la caduta del generale Spínola e con lui della destra del MFA, galvanizzò l’estrema sinistra portoghese, anche quella alla sinistra del PCP, e radicalizzò le componenti comuniste e populiste dei militari. Abbandonata la moderazione iniziale, il PCP e l’ala comunista del MFA, guidata dal generale e Primo Ministro Vasco Gonçalves, cercavano di guidare una nazione appena uscita dalla dittatura fascista verso una soluzione diversa, la cui natura è ancora dibattuta, anche a causa dell’influenza dell’irrequieta ala populista del MFA, di cui il generale Otelo Saraiva Carvalho era solo il più noto leader, e del supporto che essa aveva fra l’estrema sinistra. Quel che è certo, è che nessuna di queste proposte andava a coincidere con il modello statuale liberaldemocratico, come divenne palese quando la repressione politica degli esponenti del vecchio regime e dei simpatizzanti di svolte autoritarie conservatrici, si estese a popolari cattolici, liberali e socialisti. Tristemente famosi furono i casi di Rádio Renascença, l’emittente che trasmise Grandola Vila Morena, la canzone che diede inizio alla Rivoluzione dei Garofani, e di Repùblica, il giornale socialista. A molti parve che la democrazia portoghese fosse finita ancor prima di iniziare, per lasciare il posto a una sorta di regime militare progressista come quello che era salito al potere in Perù, se non addirittura per una dittatura di stampo moscovita. “Sarete il Kerensky portoghese”, lo apostrofò sarcasticamente Henry Kissinger in un incontro diplomatico, ma la storia andò diversamente e anche Kissinger dovette ricredersi. Il PS arrivò primo alle elezioni costituzionali e, nonostante lo scetticismo di Cunhal da un lato e di tanti osservatori conservatori dall’altro, Soares riuscì a far leva sul consenso del suo partito per rafforzare la democrazia e a far celebrare le prime libere elezioni portoghesi il 25 Aprile 1976, vinte dai socialisti. Il PS era, in un Portogallo spaccato tra ambizioni comuniste nel Sud proletario e paure conservatrici nel Nord borghese, l’unica forza in grado di riunire la nazione in un progetto democratico: il PS era primo partito nelle grandi città e in tanti distretti del centro, ed era la seconda forza politica dove vincevano i comunisti o i popolari: un’alternativa democratica al PCP ed un’alternativa progressista al PPD (oggi PSD). Anche fra i sindacati il PS aveva più seguito del PCP, reo di aver cercato di controllare il sindacalismo attraverso l’unificazione forzata nell’Intersindical e di aver tenuto una politica ambigua nei confronti delle rivendicazioni spontanee da parte dei lavoratori.
Nei decenni seguenti, la carriera di Soares e la storia del socialismo portoghese proseguirono fra alti e bassi. Odiato da Cunhal e avversato da Francisco Sà Carneiro, leader dei popolari democratici, tentò di governare col Centro Democratico Sociale, la formazione più a destra nel nuovo spettro politico democratico, ma dopo solo due anni la coalizione si spaccò. Dopo aver traghettato il Portogallo alla democrazia, alla pace e all’acquisizione di nuovi diritti sociali, politici e civili, Soares e il PS persero le elezioni a causa di un’esperienza di governo difficile e travagliata da incertezze e polemiche, nonostante importanti successi come la tanto agognata adesione alla Comunità Economica Europea. Il centrodestra guidò a quel punto il Portogallo quasi ininterrottamente fino al 1995, tranne l’esperienza del Blocco Centrale nel 1983-1985, quando il PS vinse le elezioni e Soares divenne ancora Primo Ministro alla guida di una grosse koalition col PSD. D’altro canto però Soares e il PS riuscirono a vincere le elezioni presidenziali del 1986, sconfiggendo il candidato della destra nonostante i sondaggi lo dessero inizialmente al 5% di preferenze. Soares fu così il primo Presidente della Repubblica non militare, e la sua figura carismatica e le sue iniziative di carattere sociale ed umanitario lo resero ben presto più popolare di quanto non lo avesse reso il suo ruolo nella delicata transizione democratica portoghese. Senza mettere da parte la sua identità “socialista, laica e repubblicana”, Soares volle essere il Presidente di tutti i portoghesi, e cioè porsi in maniera aperta ed ecumenica anche rispetto alle culture cattoliche e meno progressiste del Paese. A conferma di questa intenzione, basti ricordare la cautela di Soares nel voler limitare dolorose rese dei conti sia contro il vecchio regime dell’Estado Novo, che contro gli esponenti del terrorismo di estrema sinistra negli anni Ottanta. Persino il generale Spínola, che pure si era mosso contro la decolonizzazione e per rallentare la democratizzazione portoghese, venne lentamente ma definitivamente riammesso nell’eterogeneo alveo dei padri nobili della Rivoluzione dei Garofani.
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