Scritto da Nicolò Carboni
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Trump negli Stai Uniti non ha vinto grazie ai meme, alle fake news o alla propaganda russa, che pure è esistita. È stata l’alt-right a vincere usando Donald Trump. La destra reazionaria, razzista e xenofoba americana ha passato anni a indirizzare comunità online che, al momento giusto, si sono trasformate nelle avanguardie del trumpismo.
Steve Bannon, il grande ideologo del presidente, insieme a personaggi meno noti come Milo Yiannopoulos e Palmer Luckey hanno egemonizzato un pezzo enorme del dibattito online americano, del tutto al di fuori dei canali culturali tradizionali.
Bannon e gli altri si sono rivolti a quattro categorie ben specifiche: i videogiocatori, i neonazisti, i suprematisti bianchi e quelli che, con una semplificazione giornalistica, sono chiamati incel – neologismo che deriva dall’unione dei termini inglesi involuntary e celibate – ovvero i maschi, spesso bianchi, soli e misogini. Se per neonazisti e white supremacist l’attrazione per il messaggio trumpiano appare ovvia, è il caso dei videogiocatori a risultare molto interessante.
Per almeno tre decenni lo stereotipo dell’appassionato di videogame è stato associato alla figura del “perdente”, gli occhiali spessi, il fisico smilzo, uno stile non proprio alla moda. Non è difficile richiamare alla mente decine di personaggi televisivi e cinematografici affini a queste caratteristiche. Quei ragazzi che il cinema e la televisione degli anni Ottanta e Novanta descrivevano in quel modo ingeneroso nel frattempo sono diventati adulti, portandosi nella maturità tutte le frustrazioni della giovinezza. Esposti fin da piccolissimi a un’estetica che valorizza l’agire individuale, l’eroismo solitario e un certo gusto per il politicamente scorretto, questi (ex) ragazzi si sono trasformati quasi naturalmente nell’avanguardia rivoluzionaria del trumpismo, e a Bannon è bastato costruire una cornice “ideale” tanto vaga quanto reazionaria.
I deplorables, il ceto medio impoverito del midwest e i trump-democrats sono arrivati dopo: se vogliamo cercare il cuore del consenso elettorale trumpiano dobbiamo esplorare Reddit, 4chan e tanti altri luoghi virtuali che, però, sono capaci di costruire un “intellettuale collettivo” reale. Dopotutto, cos’è Donald Trump se non un uomo che ha trasformato se stesso in un “meme vivente”, un personaggio surreale che appare incapace di distinguere tra showbusiness e una riunione del G8?
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