Socialismo e liberalismo. Un dibattito sulla cultura politica
- 05 Marzo 2020

Socialismo e liberalismo. Un dibattito sulla cultura politica

Scritto da Giacomo Bottos

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ULTIMO AGGIORNAMENTO: pubblicati nuovi contributi di Enrico CerriniAndrea Millefiorini.

AGGIORNAMENTO del 29 maggio 2020: pubblicati nuovi contributi di Enzo Di Nuoscio, Claudio Sardo, Alessandro Aresu, Rosa Fioravante.

AGGIORNAMENTO del 28 aprile 2020: pubblicati nuovi contributi di Paolo Borioni, Nicolò Carboni, Enrico Verdolini, Pietro Savastio e Emilio Caja e Andrea Noseda, Giovanni Tonella, Lorenzo Cattani, Roberto Bertoni.

AGGIORNAMENTO del 6 aprile 2020: pubblicati nuovi contributi di Marco Almagisti e Paolo Graziano, Laura Pennacchi, Alberto Baffigi, Valdo Spini, Jacopo Perazzoli, Silvia Righi, Stefano Marengo, Gabriele Palomba, Francesco Medico.

Questo articolo introduce un dibattito sui temi sollevati dall’articolo che apre il numero 6/2019 della Rivista «il Mulino», dal titolo Perché la democrazia è in crisi? Socialisti e liberali per i tempi nuovi, scritto congiuntamente da Giuseppe Provenzano ed Emanuele Felice. Tra i temi sollevati nella discussione la parabola storica del liberalismo e il possibile incontro con il pensiero socialista, le cause delle disuguaglianze, il ruolo e l’apporto delle culture politiche ai cambiamenti storici, le chiavi per comprendere il cambiamento tecnologico, le forme della globalizzazione e la crisi ambientale. Finora sono stati anche pubblicati i seguenti contributi: “Il sapere al centro” di Paolo Furia – “Socialismo e crisi della democrazia” di Stefano Poggi – “Individuo e comunità. Rosselli e i tempi nuovi” di Pasquale Terracciano – “Oltre il neoliberismo, una nuova idea di società” di Salvatore Romeo – “Camminare insieme: raccogliere la sfida dell’ideale” di Eleonora Desiata – “Democrazia, socialismo e conflitto” di Giacomo Gabbuti e Simone Fana – “Fu vera gloria? Ripensando i Trenta Gloriosi” di Massimo Amato e Lucio Gobbi – “Alla ricerca della felicità. Note su politica e natura umana” di Gio Maria Tessarolo – “Il nuovo socialismo? È tecnologico” di Chiara Mancini – “Per un neosocialismo liberale” di Marco Almagisti e Paolo Graziano – “Socialisti e liberali per una progettualità radicale” di Laura Pennacchi – “Tra forza e liberazione: la via stretta del socialismo liberale” di Alberto Baffigi – “Attualità del socialismo liberale” di Valdo Spini – “La socialdemocrazia dopo il neoliberismo: alla ricerca dei tempi lunghi” di Jacopo Perazzoli – “Stato e politica tra coronavirus e globalizzazione” di Silvia Righi – “Per una cittadinanza critica. Socialisti, liberali e le sfide del presente” di Stefano Marengo – “Un nuovo consenso per costruire il domani” di Gabriele Palomba – “Stato, costituzione e socialismo” di Francesco Medico – “Escludere lo sfruttamento, salvare la democrazia” di Paolo Borioni – “Per chi suona la campana? Socialisti e liberali nei tempi nuovi” di Nicolò Carboni – “Socialismo, democrazia e uguaglianza sostanziale” di Enrico Verdolini – “Socialismo, ecologia e conflitto” di Pietro Savastio, Emilio Caja e Andrea Noseda – “Critica del neoliberalismo per un rinnovato socialismo” di Giovanni Tonella – “Politiche del lavoro e solidarietà sociale” di Lorenzo Cattani – “Il coronavirus e il rilancio del compromesso tra socialismo e liberalismo” di Roberto Bertoni – “Una sinistra liberalsocialista?” di Enzo Di Nuoscio – “La sinistra e l’apporto delle culture di ispirazione cristiana” di Claudio Sardo – “Il ritorno dello Stato” di Alessandro Aresu – “Chi fa le culture politiche? I network intellettuali nei tempi nuovi” di Rosa Fioravante – Il tentativo di conciliare liberalismo e socialismo nella provincia americana di Enrico Cerrini – Il socialismo liberale di Luciano Pellicani di Andrea Millefiorini. 


In questi anni uno degli intenti di fondo di «Pandora Rivista», nella sua versione cartacea, su questo sito e nelle iniziative pubbliche, è stato quello di dare spunti ed elementi per comprendere alcune delle trasformazioni che segnano gli anni che stiamo vivendo, da un punto di vista economico, tecnologico, politico, sociale, geopolitico, demografico.

Ciò che emerge con più evidenza è da un lato l’estrema complessità e l’intersecarsi delle trasformazioni e, dall’altro, la difficoltà di governare questi processi, orientandoli in direzioni determinate. Tra le molte ragioni di questa difficoltà vi è anche senz’altro la difficoltà, da parte del mondo politico, di mettere in campo delle culture politiche sufficientemente articolate, trasversali e condivise, da essere in grado di confrontarsi con la complessità a cui si accennava. Manca spesso la volontà e la capacità, da parte della politica, di ricostruire un rapporto con i diversi mondi che elaborano e diffondono i saperi. Un tale rapporto sarebbe il presupposto necessario per un’operazione ardua e complessa come quella della ricostruzione di culture politiche adeguate al tempo presente, in grado di decifrarne la complessità e di intervenire efficacemente in esso sulla base di orientamenti definiti.

Per questo è senza dubbio di grande interesse il contributo che, dopo l’editoriale del Direttore Mario Ricciardi, apre il numero 6/2019 della Rivista «il Mulino», firmato congiuntamente da Giuseppe Provenzano, attuale Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale, ed Emanuele Felice, professore ordinario di Politica Economica all’Università di Chieti-Pescara e attuale responsabile del Dipartimento Economia del Partito Democratico.

L’articolo, firmato da due figure che attualmente rivestono responsabilità politiche e di governo di grande importanza, ma che hanno alle spalle solidi percorsi di studio e di ricerca, propone all’attenzione del dibattito pubblico temi decisivi. Rispetto a tali questioni, esso si pone anche come un contributo programmatico, proponendo una direzione e una traccia di lavoro per affrontarle. Tanto l’analisi quanto le soluzioni – che hanno il pregio di essere definite ed espresse con chiarezza – possono essere oggetto di dibattito, ma il fatto stesso che si ritenga opportuno e necessario sottoporre tali idee alla discussione in uno luogo come la Rivista il Mulino», che nella storia culturale e politica italiana è stata sempre fonte di stimolo ed elaborazione ideale, è senz’altro degno di nota. In un presente che ha smarrito la memoria dei grandi dibattiti teorici che hanno segnato la storia della politica dei decenni passati, si tratta di un segnale molto positivo. Per questa ragione, «Pandora Rivista» promuoverà sulle pagine di questo sito un dibattito che, dando spazio a voci e punti di vista diversi, possa affrontare alcuni temi di importanza decisiva sollevati dal contributo di Felice e Provenzano.

Una delle questioni da cui il contributo muove è la crisi della democrazia a cui assistiamo. Una crisi sia esterna – legata alla competizione con modelli di paesi non democratici che sembrano saper produrre risultati significativi in termini di efficienza e di performance economiche – che interna – legata allo sfaldarsi dei sistemi politici e sociali dei paesi occidentali, alla crisi del ceto medio e all’emergere di quei fenomeni che vengono spesso ricondotti sotto l’etichetta del “populismo” –. Questa crisi rimanda, per Felice e Provenzano, tra le altre cose anche a una crisi interna alla stessa tradizione liberale, ad una sua «distorsione», se non una «vera e propria involuzione» ancorata a una «concezione individualista dell’essere umano» che avrebbe «ridotto la complessità umana alla sua dimensione economica». Questa distorsione, avvenuta nell’ultimo quarantennio, si è accompagnata all’abbandono di politiche attive contro la disuguaglianza e alla promozione di una forma di globalizzazione che finisce per accrescere gli squilibri. Questo contrasta, invece, con la stagione precedente dei “trenta gloriosi”, nella quale la costruzione di una “democrazia liberale” che vedeva la convergenza delle conquiste della tradizione liberale e di quella socialista – il conseguimento congiunto dei diritti sociali e dei diritti civili – aveva creato le «società più prospere, colte e libere che si siano mai avute nella storia umana», coniugando crescita e riduzione dei divari sociali. Sulla base di questa analisi, Felice e Provenzano propongono per l’oggi una rinnovata alleanza tra culture liberali e socialiste, che potrebbe essere in grado di affrontare al meglio le principali sfide del nostro tempo.

Questo, in estrema sintesi, il nucleo centrale di un contributo ricco e articolato, che include tra le altre cose una ricostruzione della genealogia storica del liberalismo, un tentativo di riflessione sul “neo-liberismo” e sulle cause dell’aumento delle disuguaglianze e infine alcune idee programmatiche che si inquadrano nella proposta generale appena tratteggiata.

Proprio l’importanza e la complessità di tali questioni sollecitano ad un dibattito ampio, che miri a discutere e ad approfondire i diversi snodi impliciti in questa ricostruzione programmatica. Una serie di articoli, pubblicati su questo sito, affronteranno da diverse prospettive e posizioni alcuni di questi snodi. In questa sede, che vuole essere unicamente introduttiva, ci si limiterà a sollevare, in maniera non esaustiva, alcune domande e alcune tracce per un approfondimento possibile. Gli interventi potranno sviluppare questi temi o porne altri, secondo lo sviluppo e la direzione che il dibattito stesso prenderà.

Una prima questione riguarda la tesi di fondo del contributo, ovvero che un nuovo incontro tra le culture socialista e liberale sia necessario e auspicabile per rispondere a molti dei problemi del nostro tempo. Qual è il significato di questo incontro e quale la sua possibile declinazione concreta? Il contributo traccia, infatti, una parabola della genesi e dell’evoluzione del pensiero liberale, che può essere discussa ma che è tracciata in maniera alquanto definita. Per quanto riguarda il filone socialista, quale può essere il suo apporto e a quale pensiero si può fare riferimento? Occorre riannodarsi ad una tradizione, e se sì quale, oppure significa procedere ad una nuova fondazione? Quali i punti di riferimento teorici con cui confrontarsi in questo ambito? E infine, se è una sintesi che si auspica, in quali forme e su quali basi questa sintesi deve avvenire?

Nella sua ricostruzione storica il contributo indica poi nella spinta delle forze del capitalismo, in una certa forma di globalizzazione e in un cambiamento tecnologico non governato le cause principali dell’aumento delle disuguaglianze nei paesi occidentali. Si tratta di temi fondamentali, di grandissima attualità per l’oggi, che possono essere oggetto di approfondimento. A questi processi storici corrisponderebbe poi, sul piano ideale, l’involuzione del pensiero liberale nel neo-liberismo. Questo concetto è idoneo per descrivere questo passaggio storico? Qual è, in questo frangente, il legame tra trasformazioni strutturali e battaglia delle idee?

Questo nodo ci richiama inoltre alla transizione che avviene tra anni Settanta e Ottanta, nella quale si concludono i “trenta gloriosi” e il compromesso tra capitalismo e democrazia in cui Felice e Provenzano vedono un momento di positivo equilibrio tra liberalismo e socialismo. Importante è allora soffermarsi anche sulle cause della fine di tale compromesso. Quanto essa deriva da fattori esterni e quanto dalla crisi del modello stesso, da fattori prodotti dalle sue stesse dinamiche? E sopratutto, era possibile che quella crisi avesse un esito differente, dando origine ad un nuovo e più virtuoso equilibrio? E che lezione si può trarre per l’oggi dalla dinamica di crisi di allora?

Più in generale qual è, in transizioni come queste, l’importanza delle culture politiche, della capacità di comprensione, elaborazione e diffusione delle idee? Quanto l’impossibilità di contare su una simile capacità ha pesato dopo la crisi del 2007-2008 nel far sì che la finestra di opportunità generata non venisse sfruttata per costruire un nuovo e più equilibrato compromesso sociale? Quali gli strumenti più idonei per costruire spazi di elaborazione all’interno dei quali le culture politiche possano essere ripensate? Come mettere in comunicazione queste idee con la società e la politica?

Se poi si è fatto riferimento principalmente alle culture politiche socialista e liberale, quali altri apporti sarebbe oggi opportuno tenere in considerazione nell’ottica di una nuova sintesi? Quale contributo può venire da parte dalle culture cattoliche, ambientaliste, legate alle battaglie per i diritti civili e da altre tradizioni di pensiero?

Scendendo poi sul terreno delle politiche concrete, quali possono essere alcune delle proposte da avanzare per ridurre effettivamente le disuguaglianze e i divari, anche territoriali, tra luoghi e parti della società differenti, tra centri e periferie? Come affrontare la sfida del cambiamento tecnologico, climatico e demografico da una prospettiva che metta al centro queste preoccupazioni, ridando senso concreto alla democrazia?

In conclusione, come spingere oggi il sistema economico a trovare equilibri più sostenibili e inclusivi? Quali le forze in campo, i blocchi sociali che possono portare in questa direzione e come costruirli?

Sono questioni ampie e complesse, che il contributo di Felice e Provenzano solleva. Riteniamo che dando loro spazio e accogliendo l’invito alla discussione che gli autori e la Rivista «il Mulino» hanno lanciato pubblicandolo, «Pandora Rivista» assolva ad uno dei compiti che si è sempre posta, quello di farsi spazio di discussione e di confronto volto alla comprensione e al cambiamento.


INDICE DEL DIBATTITO
In aggiornamento

“Il sapere al centro” di Paolo Furia

“Socialismo e crisi della democrazia” di Stefano Poggi

“Individuo e comunità. Rosselli e i tempi nuovi” di Pasquale Terracciano

“Oltre il neoliberismo, una nuova idea di società” di Salvatore Romeo

“Camminare insieme: raccogliere la sfida dell’ideale” di Eleonora Desiata

– “Democrazia, socialismo e conflitto” di Giacomo Gabbuti e Simone Fana

“Fu vera gloria? Ripensando i Trenta Gloriosi” di Massimo Amato e Lucio Gobbi

“Alla ricerca della felicità. Note su politica e natura umana” di Gio Maria Tessarolo

“Il nuovo socialismo? È tecnologico” di Chiara Mancini

“Per un neosocialismo liberale” di Marco Almagisti e Paolo Graziano

Socialisti e liberali per una progettualità radicale” di Laura Pennacchi

“Tra forza e liberazione: la via stretta del socialismo liberale” di Alberto Baffigi

“Attualità del socialismo liberale” di Valdo Spini

“La socialdemocrazia dopo il neoliberismo: alla ricerca dei tempi lunghi” di Jacopo Perazzoli

“Stato e politica tra coronavirus e globalizzazione” di Silvia Righi

“Per una cittadinanza critica. Socialisti, liberali e le sfide del presente” di Stefano Marengo

– “Un nuovo consenso per costruire il domani” di Gabriele Palomba

“Stato, costituzione e socialismo” di Francesco Medico

“Escludere lo sfruttamento, salvare la democrazia” di Paolo Borioni

“Per chi suona la campana? Socialisti e liberali nei tempi nuovi” di Nicolò Carboni

“Socialismo, democrazia e uguaglianza sostanziale” di Enrico Verdolini

“Socialismo, ecologia e conflitto” di Pietro Savastio, Emilio Caja e Andrea Noseda

“Critica del neoliberalismo per un rinnovato socialismo” di Giovanni Tonella

“Politiche del lavoro e solidarietà sociale” di Lorenzo Cattani

“Il coronavirus e il rilancio del compromesso tra socialismo e liberalismo” di Roberto Bertoni

“Una sinistra liberalsocialista?” di Enzo Di Nuoscio

“La sinistra e l’apporto delle culture di ispirazione cristiana” di Claudio Sardo

“Il ritorno dello Stato” di Alessandro Aresu

“Chi fa le culture politiche? I network intellettuali nei tempi nuovi” di Rosa Fioravante

– “Il tentativo di conciliare liberalismo e socialismo nella provincia americana” di Enrico Cerrini

“Il socialismo liberale di Luciano Pellicani” di Andrea Millefiorini

Scritto da
Giacomo Bottos

Direttore di «Pandora Rivista» e coordinatore scientifico del Festival “Dialoghi di Pandora Rivista”. Ha studiato Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano, l’Università di Pisa e la Scuola Normale Superiore di Pisa. Ha scritto su diverse riviste cartacee e online.

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