Scritto da Tiziano Usan
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Per quanto possa apparire difficile pensare che i tweet al vetriolo, i bruschi attacchi mediatici, le farsesche schermaglie telefoniche e le gaffe diplomatiche cui il neo-eletto Tycoon ci ha abituati durante la sua campagna elettorale rispondano a un disegno “strategico”, è possibile individuare una visione secondo la quale il presidente Trump intende dare forma alla politica estera degli Stati Uniti. In altre parole, Donald Trump ha una Grande Strategia.
Prima di esaminare le caratteristiche e i problemi del disegno strategico di Donald Trump bisognerebbe fare chiarezza su che cosa costituisca esattamente una Grande Strategia. Nato in ambito militare e definito per la prima volta dallo storico militare Basil Liddell Hart, questo concetto è stato successivamente adottato dal gergo politico internazionale per identificare quella combinazione di politiche tramite le quali un governo impiega le differenti risorse a disposizione della nazione (militari, economiche, diplomatiche, etc.) per salvaguardare e promuovere gli interessi del paese nel contesto globale.
Dunque, affinché si possa parlare di Grande Strategia, è necessario che l’amministrazione in questione disponga di tre elementi principali: una “visione del mondo” (cioè una comprensione delle caratteristiche del sistema internazionale), la capacità di delineare gli interessi e le necessità fondamentali del proprio paese, nonché le minacce a tali interessi e le azioni da intraprendere per contrastarle in modo da garantire la sicurezza nazionale. Viene ora da chiedersi se sia possibile ricavare dalle dichiarazioni e dalle azioni di Donald Trump e della sua squadra di governo gli elementi basilari che consentono di delineare i contorni di una Grande Strategia. (segue)