La vittoria di Tajani: verso nuovi equilibri politici europei?
- 29 Gennaio 2017

La vittoria di Tajani: verso nuovi equilibri politici europei?

Scritto da Nicolò Carboni

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Gianni Pittella ha perso la sfida con Antonio Tajani per la presidenza del Parlamento Europeo. Il capogruppo socialdemocratico s’è trovato sotto lo scacco di un’inedita alleanza tripolare che, con il Partito Popolare Europeo come baricentro, ha visto per la prima volta uniti i conservatori dell’ECR e i liberali dell’ALDE. Molto si potrebbe dire sulla tattica parlamentare e del cinismo di Guy Verhofstadt che, nel giro di dieci giorni è passato dagli ammiccamenti con Beppe Grillo a un accordo scritto con Manfred Weber.

Il principale punto politico appare però un altro: per la prima volta dal 1979 a Strasburgo, con la vittoria di Tajani, si è formata una maggioranza di centrodestra (o di destracentro) con ambizioni di governo che, dopo decenni di collaborazione, ha scaricato un PSE in evidente difficoltà elettorale e ideale. Con l’ascesa di Tajani al banco di presidenza dell’Europarlamento, il PPE, di fatto, ha dimostrato di essere disposto a rinunciare alla Grosse Koalition spuria che aveva guidato l’Unione Europea negli ultimi dieci anni, preferendo occupare ogni posto sulla plancia di comando. Per la famiglia progressista si tratta d’un colpo non indifferente: mentre i venti populisti spingono il PS francese ben sotto la soglia psicologica del 20%, l’SPD si arrende al ruolo di junior partner di un eventuale governo guidato da Angela Merkel e il PD si appresta a entrare in una difficile fase congressuale, più in generale il socialismo europeo non pare in grado né di proporsi come forza “di governo” né di accreditarsi nelle fila di reali e realistiche opposizioni.

Gianni Pittella ha raccolto i voti della sinistra estrema, dei verdi e di alcuni indipendenti liberali ma, il giorno dopo la mancata elezione, si è ritrovato alla guida di un gruppo parlamentare isolato, per la prima volta non più interlocutore principale del partito di maggioranza relativa nell’eurocamera. Oggi i dirigenti socialisti dichiarano che la “grande coalizione è finita” e che “si apre una fase nuova per il socialismo europeo”, tuttavia appare difficile immaginare un gruppo S&D improvvisamente barricadero. Il solco tra l’ala “moderata” e quella più gauchista del PSE non è mai apparso tanto profondo e su temi fondamentali come il libero scambio e i diritti dei lavoratori la ricerca di posizioni comuni richiede spesso compromessi faticosi.

La sconfitta di Pittella contro Tajani non si limita a rendere plastica una condizione di minoranza a lungo nascosta da accordi e negoziati ma certifica, se ce ne fosse ancora bisogno, la probabile fine dell’ossessione centrista che ha animato il socialismo europeo dalla Terza Via in poi. Con i liberali schierati in maniera chiara con il PPE, i progressisti perdono la loro sponda più moderata e, almeno sul breve periodo, si trovano costretti a volgere lo sguardo verso esperienze diverse. Tuttavia il revirement non sarà facile, la (troppo) lunga esperienza di Martin Schulz al comando del Parlamento Europeo ha spesso sferzato i deputati socialisti verso accordi non proprio entusiasmanti e, per molti dirigenti del PSE, uscire dalla logica di coalizione è un salto logico prossimo al passaggio dal sistema tolemaico a quello copernicano.

Mentre a Strasburgo/Bruxelles le alleanze si fanno e si disfano, gli Stati Membri sembrano però già un passo avanti, i movimenti antisistema (di destra e di sinistra) sono sempre più competitivi e, nel 2019, il socialismo europeo rischia di trovarsi schiacciato fra le forze conservatrici tradizionali e il sorgere di nuove esperienze politiche.

L’egemonia dei popolari su tutte le istituzioni, la rincorsa a destra dell’ALDE e la forza dei vari movimenti antisistema italiani, francesi, tedeschi e olandesi dovrebbe far suonare più di un campanello d’allarme nelle teste degli eurodeputati e nelle cancellerie di sinistra. Purtroppo, però, il socialismo europeo non sembra ancora pronto ad accettare il mondo nuovo verso cui ci stiamo incamminando.

Insomma, il PSE, all’indomani dell’ennesima sconfitta, richiama alla mente il novizio che, discutendo con il leggendario fondatore dell’astronomia antica Ermete Trismegisto, rifiuta gli insegnamenti del maestro. Questi gli risponderà: “mostrare la verità a chi non è pronto rappresenta un triplice errore: porta a non credere alla verità, a irridere chi la enuncia e a ritenere che la verità sia una sciocchezza”.


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Scritto da
Nicolò Carboni

Ha lavorato al Parlamento europeo dal 2009 al 2019, occupandosi principalmente di bilancio e finanze pubbliche. Nel corso della legislatura 2009/2014 ha lavorato per l’ufficio di presidenza della delegazione del Partito democratico al Parlamento europeo seguendo il coordinamento dei lavori d’Aula e la comunicazione politica. Attualmente è caposegreteria del Ministro per il Sud e la Coesione territoriale. Gli articoli per Pandora Rivista sono scritti a titolo personale e non impegnano l’istituzione di appartenenza.

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