In “Terra, popoli, macchine” Jeffrey Sachs compie un viaggio alla scoperta della progressiva estensione del fattore umano all’intero pianeta.
Dagli anni Quaranta ad oggi i governatori della Banca d’Italia hanno avuto un impatto fondamentale sulla vita economica e politica del Paese.
I Premi Nobel Banerjee e Duflo argomentano la necessità di una nuova bussola come guida della “buona economia” e dell’agire politico.
Un testo che “restituisce” un processo nell’ottica dello sviluppo di Immaginazione Civica e della costruzione di una sfera pubblica.
Una riflessione corale, a cura di Massimiliano Cannata, sul futuro della città e della nostra società dopo il trauma dell’epidemia di Covid.
Mario Giro affronta il tema delle guerre africane contemporanee invitando ad andare oltre la semplificazione delle rivalità etniche.
“Fatti non foste a viver come robot” riflette su come affrontare la rivoluzione tecnologica a partire da crescita, lavoro e sostenibilità.
Il memoir di Barack Obama presenta convinzioni, progetti, dubbi, vittorie e sconfitte di un protagonista del primo ventennio del XXI secolo.
“Il mondo dopo la fine del mondo” è una grande fucina in cui si forgiano nuove visioni, prospettive e proposte di intervento.
Mercalli racconta la montagna è una delle vie da percorrere per sfuggire al riscaldamento globale e raggiungere un modello di sostenibilità.
“Il casco di sughero” presenta una storia del colonialismo italiano in Africa, mettendone in luce anche gli aspetti più controversi e cruenti
Paul Collier compie un’analisi critica e propositiva dell’attuale sistema capitalistico, ponendo l’accento economico sulla questione etica.
Avagliano e Palmieri ricostruiscono la storia degli IMI -internati militari italiani- che, dopo l’8 settembre, furono deportati dai tedeschi.
Ardeni argomenta come solo affrontando i problemi che sono all'origine della disuguaglianza, la democrazia potrà vincere la sfida populista.
Per Carlo Greppi la storia, quella autentica, deve essere etica, universale, autocritica, reattiva e partigiana. Perché solo così ci salverà.
Secondo Banti in una «democrazia dei followers» dominano «opinioni pubbliche fragili, incapaci di formulare autonomamente un pensiero critico»