Scritto da Ernesto Pusceddu
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Paolo Graziano sostiene che i neopopulismi dureranno fintanto che vi sarà una situazione di crisi, proprio per questo non si dovrebbe “chiudere gli occhi” di fronte al populismo ma analizzarlo per cercare di comprendere se esso sia un pericolo per la democrazia o una sua espressione[13]. È indubbio che l’autore sia riuscito a restituire delle coordinate precise e dei criteri secondo cui analizzare le politiche, i leader e la retorica dei partiti populisti, fornendo strumenti in parte simili e in parte differenti rispetto ad altri studi del settore[14].
Vi è da constatare che il tentativo di dare una definizione generale di populismo “europeo” deve necessariamente scontrarsi con fattori contestuali differenti che rendono il populismo un concetto di difficile definizione. Emiliana De Blasio, Matthew Hibberd, Michael Higgins e Michele Sorice nel loro volume La leadership politica mettono in risalto fattori contestuali della situazione italiana che sembrano mancare al volume in analisi: lo specifico assetto istituzionale italiano connesso all’ascesa degli esecutivi; il continuo cambiamento delle leggi elettorali; il ruolo dei media a partire dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi nel 1994[15]. La “popolarizzazione” e la “mediatizzazione” della politica sono visti dagli autori come un fenomeno che abbraccia tutto l’ambito politico; la differenza tra partiti populisti e partiti tradizionali si declina nella retorica utilizzata e non nei mezzi[16].
In Neopopulismi, Graziano sembra presupporre che la mediatizzazione della politica e la sua spettacolarizzazione tramite l’uso dei social-network siano dimensioni proprie dei populismi, e che pertanto essendo tali mezzi ormai necessari per avere visibilità politica “difficilmente vi saranno partiti europei che resteranno completamente immuni da una ridefinizione neopopulista della propria attività politica”[17]. A questo fa da coda la tesi espressa nel sottotitolo del volume che lega la persistenza delle crisi al successo dei partiti populisti, e che sembra presupporre che non vi sia interesse per i partiti populisti a risolvere realmente tali crisi. Tale tesi sembra essere in disaccordo con i principi stessi del populismo, che vedono appunto il partito e il leader come soluzione ai problemi causati dalle crisi, e anche alla tesi che i partiti tradizionali debbano ridefinire la propria natura secondo coordinate populiste. Se infatti la persistenza della crisi è condizione necessaria per la sopravvivenza del partito populista, sul lungo periodo le politiche dello stesso potrebbero essere in contrasto con le promesse fatte ai propri elettori, dando campo libero a opposizioni che potrebbero essere sì populiste, ma che potrebbero richiamarsi ad altri valori e a retoriche differenti, pur avvalendosi degli stessi mezzi tecnici.
A parere di chi scrive, la tesi sostenuta può risultare particolarmente valida se suffragata da un’analisi di lungo periodo della coincidenza tra le promesse elettorali e le politiche pubbliche attuate da un certo partito in un certo contesto storico. Le definizioni di popolo, dei criteri di inclusività ed esclusività sono condizioni necessarie per definire il posizionamento dei partiti populisti rispetto all’asse destra-sinistra, ma non sufficienti per comprendere l’operato di un partito in contesti politici differenti.
In conclusione, Neopopulismi risulta essere un ottimo volume per avere una prima conoscenza del fenomeno populista, ma a cui dovrebbe seguire l’integrazione di altri studi del settore che concentrano il loro focus, ad esempio, sul rapporto tra retorica, media ed elettorato.
[13] ivi – Conclusioni – L’era della democrazia neopopulista?
[14] Su leadership e neopopulismi: De Blasio, Hibberd, Higgins, Sorice, La leadership politica. Media e costruzione del consenso, Carocci editore, 2012. Inoltre, fonte utilizzata dall’autore per i dati statistici: Itanes, Vox populi. Il voto ad alta voce del 2018, il Mulino, Bologna, 2018.
[15] De Blasio, Hibberd, Higgins, Sorice, op. cit. pp. 111
[16] ivi. Capitoli 3 e 4
[17] Paolo Graziano, op. cit. pp. 99.
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