Geopolitica ed energia dal sole e dal vento
- 24 Marzo 2017

Geopolitica ed energia dal sole e dal vento

Scritto da Giuseppe Palazzo

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Due possibili scenari per l’energia

Scholten e Bosman ipotizzano due scenari. Il primo è il continental scenario, in cui i singoli Paesi decidono di comprare un certo tipo di energia rinnovabile da altri Stati che la producono meglio. Si sovrappongono più mercati (del solare, dell’eolico e così via). Il secondo è il national scenario, in cui i singoli Stati tendono, magari in modo decentrato nel proprio territorio, a produrre energia autonomamente[8].

Nel continental scenario le diverse produzioni sono centralizzate e grandi reti distribuiscono l’energia per la regione o il continente. Due progetti europei, ad esempio, Desertec e North Sea, se realizzati, allocherebbero rispettivamente la produzione di energia solare in Nord Africa e quella eolica in Nord Europa. Il conflitto politico in questo scenario non può essere per il controllo della fonte di energia ma della rete, su come costruirla, come distribuire i costi e i benefici. Sarebbe uno scenario in cui i Paesi sono interconnessi in modo profondo e ad avere un ruolo importante sono istituzioni sovranazionali e grandi imprese, in grado di affrontare le sfide economiche, organizzative e logistiche.

Un altro elemento interessante: la geopolitica energetica passerebbe dall’avere dimensioni globali, come oggi, a dimensioni al massimo continentali a seconda dell’estensione della rete [9].

Nel national scenario ogni Paese produce la propria energia rinnovabile. Non vi sono interessanti novità geopolitiche [10], ma le ripercussioni interne possono essere profonde, come spiega il mio articolo precedente. Se il singolo Paese al suo interno sceglie di gestire la produzione energetica in modo decentrato si pongono le basi per un sistema energetico (e non solo) più orizzontale, in cui i cittadini e le comunità locali hanno maggior peso (Rifkin parla di “riglobalizzazione dal basso”) [11]. In questo contesto i conflitti possono crearsi tra cittadini desiderosi di avere una produzione locale (per motivi economici e posti di lavoro) e non (le cosiddette proteste NIMBY, not in my back yard, “non nel mio giardino”) e poi evolversi tra istanze decentralizzatrici e accentratrici più generali  [12].

Il contributo di Sholten e Bosman è interessante, anche se si concentra sull’energia presumendo le attuali tecnologie e condizioni politiche, culturali ed economiche globali. I loro scenari sono però ottimi strumenti per riflettere, sapendo comunque che probabilmente nel futuro ci saranno novità tecnologiche (il solare e l’eolico hanno grandi margini di innovazione), il sistema energetico non rinuncerà del tutto, o almeno non rapidamente, alle fonti fossili, e i Paesi opteranno al massimo per un mix dei due scenari, gestendo autonomamente l’energia per i servizi essenziali e importando il resto, ad esempio [13].

Passando a riflessioni meno teoriche, Criekemans ritiene che nella transizione alle rinnovabili il peso degli Stati dipenda dagli investimenti nelle tecnologie del settore e dall’accesso ai materiali rari necessari ad esse, come neodimio, litio, gallio, indio e silicio. Considerando questi elementi, l’autore prevede che il potere nel sistema internazionale sarà più distribuito ma ci saranno due attori principali: gli USA, per gli investimenti, e la Cina, sia per gli investimenti sia per l’accesso ai materiali rari [14].

Finora un tema sempre presente ma non menzionato è l’interdipendenza. Nei due scenari, per via delle reti estese, essa trova una nuova manifestazione. Il continental scenario dà più potere ai centri politici ed economici e connette i Paesi. Quello national con generazione energetica distribuita sul territorio riduce (teoricamente) il peso dei centri di potere e più che gli Stati connette i loro territori, le loro comunità locali. Come le reti del commercio e di internet, anche queste reti possono creare connessioni orizzontali, confermando l’idea di un mondo diviso in confini che lascia spazio ad uno scandito dalle reti [15].

L’interdipendenza è al centro, nel campo delle relazioni internazionali, di correnti secondo cui l’interdipendenza scoraggia la guerra, anche se non ha impedito conflitti mondiali. Altre correnti, infatti, affermano che l’interdipendenza avvantaggia chi è già più forte e ricco (di capitale, lavoro, tecnologia) e crea comunque motivi di conflitto, dato che l’essere soggetti a fenomeni oltre il proprio potere spinge a estendere il controllo, anche con la forza, su di essi. Rousseau spiega anche come non si cerca un vantaggio assoluto bensì uno relativo, avere qualcosa in più rispetto agli altri  [16].

D’altro canto secondo Osti si può evitare lo scontro se sono possibili geometrie variabili, se lo schema di relazioni, cooperazioni e accordi è flessibile, potendo accedere a più risorse, più controparti e potendo contare su più convergenze (non solo energetiche ma anche economiche e storico-culturali) [17]. Un sistema basato sulle rinnovabili si presta a geometrie variabili più di uno basato sulle fossili, essendoci diverse fonti distribuite e un buyer’s market. Inoltre per il controllo della rete, principale oggetto del contendere, la guerra può non essere indicata.

Bisogna chiedersi anche che effetti può avere l’interdipendenza nello scenario in cui aumenta il ruolo delle comunità locali piuttosto che quello dei centri del potere. Una “riglobalizzazione dal basso” vuol dire più pace?

Le riflessioni possono essere vastissime. Il sistema energetico e la sua geopolitica si faranno più complessi, anche per la coesistenza di fonti fossili e rinnovabili [18].


[1] Bellomo Sissi, “Dalla Tesla la prossima crisi dell’oro nero?”, Il Sole 24 ore, 4 Febbraio 2017

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2017-02-03/dalla-tesla-prossima-crisi-dell-oro-nero–214953.shtml?uuid=AEEPFsN; IEA, “Renewable Energy Medium-Term Market Report 2016”, IEA Publication, Ottobre 2016; LeVine Steve, “Battery powered”, Foreign Affairs 94, pp. 119-24, Marzo/Aprile 2015; Pinner Dickon, Rogers Matt, “Solar panel comes of age”, Foreign Affairs 94, pp. 111-8, Marzo/Aprile 2015

[2] Scholten Daniel J., Bosman Rick, “The Geopolitics of Renewable Energy; a Mere Shift or Landslide in Energy Dependencies?”, Maggio 2013

[3] Criekemans David, “The geopolitics of renewable energy: different or similar to the geopolitics of conventional energy?”; ISA Annual Convention 2011, Montréal, Québec, Canada, Global Governance: Political Authority in Transition, Panel “Geopolitics, Power Transitions and Energy, 19 Marzo 2011

[4] Scholten Daniel J., Bosman Rick, “The Geopolitics of Renewable Energy; a Mere Shift or Landslide in Energy Dependencies?”, Maggio 2013

[5] LeVine Steve, “Battery powered”, Foreign Affairs 94, pp. 119-24, Marzo/Aprile 2015

[6] Scholten Daniel J., Bosman Rick, “The Geopolitics of Renewable Energy; a Mere Shift or Landslide in Energy Dependencies?”, Maggio 2013

[7] Idem

[8] Idem

[9] Idem

[10] Idem

[11] Criekemans David, “The geopolitics of renewable energy: different or similar to the geopolitics of conventional energy?”; ISA Annual Convention 2011, Montréal, Québec, Canada, Global Governance: Political Authority in Transition, Panel “Geopolitics, Power Transitions and Energy, 19 Marzo 2011 (pag 10)

[12] Scholten Daniel J., Bosman Rick, “The Geopolitics of Renewable Energy; a Mere Shift or Landslide in Energy Dependencies?”, Maggio 2013

[13] Idem

[14] Criekemans David, “The geopolitics of renewable energy: different or similar to the geopolitics of conventional energy?”; ISA Annual Convention 2011, Montréal, Québec, Canada, Global Governance: Political Authority in Transition, Panel “Geopolitics, Power Transitions and Energy, 19 Marzo 2011

[15] Slaughter Anne-Marie, “How to Succeed in the Networked World”, Foreign Affairs, Volume 95, Numero 6, pag 76-89, Novembre/Dicembre 2016

[16] Andreatta Filippo, Clementi Marco, Colombo Alessandro, Archibugi Mathias Koenig, Parsi Emanuele Vittorio, “Relazioni internazionali”, prima edizione, Manuali, il Mulino, 2007

[17] Osti Giorgio, presentazione del suo libro “Storage and Scarcity – New Practices for Food, Energy and Water” (edito da Routledge, 2016) presso il Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università degli Studi di Milano Bicocca il 6 marzo 2017

[18] Criekemans David, “The geopolitics of renewable energy: different or similar to the geopolitics of conventional energy?”; ISA Annual Convention 2011, Montréal, Québec, Canada, Global Governance: Political Authority in Transition, Panel “Geopolitics, Power Transitions and Energy, 19 Marzo 2011


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Scritto da
Giuseppe Palazzo

Laureato in Scienze Internazionali e Istituzioni Europee presso l’Università degli Studi di Milano, si è poi specializzato nel settore energetico, conseguendo un MSc in Global Energy and Climate Policy presso la SOAS University of London e un master in Energy Management presso il MIP Politecnico di Milano. Ha intrapreso percorsi legati alle politiche pubbliche ed europee, presso ISPI e Scuola di Politiche, e legati alla regolazione del settore energetico italiano presso l’Università di Siena. Ha lavorato come consulente in BIP, ora è project manager per le attività internazionali di RSE (Ricerca sul Sistema Energetico), dipartimento Sviluppo sostenibile e Fonti energetiche.

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