“Culture e pratiche di partecipazione” a cura di Roberta Paltrinieri
- 24 Maggio 2022

“Culture e pratiche di partecipazione” a cura di Roberta Paltrinieri

Recensione a: Roberta Paltrinieri (a cura di), Culture e pratiche di partecipazione. Collaborazione civica, rigenerazione urbana e costruzione di comunità, Franco Angeli, Milano 2021, pp. 166, 21 euro (scheda libro)

Scritto da Giulia Lang

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In un’epoca in cui la cultura politica democratica fatica a riemergere dalle conseguenze della globalizzazione, è importante riflettere sui processi partecipativi e sul ruolo che i cittadini possono svolgere in tali processi. Negli ultimi decenni molti Paesi – tra cui spiccano le esperienze latinoamericane, in cui è più forte il legame fra democrazia partecipativa e istanze di giustizia sociale, redistribuzione delle ricchezze e lotta alle disuguaglianze[1] – stanno portando avanti sperimentazioni locali ed esperienze di progettazione e pianificazione territoriale, che possono dar luogo a nuove forme di partecipazione e di democrazia partecipativa[2]. Il libro corale curato da Roberta Paltrinieri[3] Culture e pratiche di partecipazione. Collaborazione civica, rigenerazione urbana e costruzione di comunità (Franco Angeli 2021) riflette proprio sui processi partecipativi all’interno dei contesti urbani, proponendo un’analisi critica sul tema della ricostruzione delle comunità, attraverso gli interventi di Roberta Paltrinieri, Giulia Allegrini, Vincenza Pellegrino, Roberta Bartoletti, Franca Faccioli, Christian Iaione, Ivana Pais, Elena De Nictolis, Giovanni Allegretti, Andrea Boeri e Valentina Gianfrate.

Il volume nasce dalla collaborazione tra il Comune di Bologna e il Centro Studi Avanzati del Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’economia dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, come sintesi del percorso di ricerca svolto nel biennio 2017-2018 e volto ad analizzare da vicino la riforma del decentramento del Comune di Bologna del 2016, che ha dato il via ad un nuovo assetto istituzionale e a un modello di governance urbana che ha posto al centro i Quartieri nel ruolo di promotori di processi di cittadinanza attiva. Il Ces.Co.Com, in questo contesto, ha realizzato un percorso di ricerca-azione relativo ai Laboratori di Quartiere, concepiti come spazi di relazione e interazione con i cittadini, nonché strumento per attivare e gestire processi strutturati e continuativi di cura delle comunità, anche attraverso il nuovo istituto di partecipazione introdotto dal Comune, il Bilancio Partecipativo. Il processo di ricerca-azione ha rappresentato l’occasione, per il Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’economia, di poter partecipare alle fasi conclusive del percorso di trasformazione della città di Bologna verso un’amministrazione condivisa. In particolare, il lavoro degli studiosi coinvolti nell’indagine si è concentrato sul monitoraggio della corretta applicazione del regolamento per il bilancio partecipativo e, più in generale, sul monitoraggio dell’intero percorso di coinvolgimento delle comunità interessate.

Entrando più nel dettaglio, il primo capitolo si sofferma sui temi relativi alle pratiche di attivazione di spazi di comunità, domandandosi se esse siano in grado di innescare processi di rigenerazione dei beni comuni e in che modo tali pratiche di tipo bottom-up si relazionino con le istituzioni. Per rispondere a questi interrogativi, il volume porta alcuni esempi significativi, come l’uso civico dell’ex Asilo Filangieri a Napoli, l’esperienza di Barcelona en comú, le case di quartiere a Torino e l’esperienza di collaborazione civica a Bologna. Il secondo capitolo è dedicato al processo storico che ha portato alle recenti forme di coinvolgimento dei cittadini e di come tale processo – politico e culturale – sia molto più travagliato e ambivalente di come spesso viene definito. L’analisi critica è effettuata attraverso la comparazione di due case study: i Laboratori di Immaginazione civica dei quartieri di Bologna e il Community Lab dell’Agenzia Sociale e Sanitaria. Ai fini dell’indagine, risulta particolarmente interessante l’enfasi posta sull’immaginazione sociologica al centro dei processi partecipativi presi in esame: «È al centro il fatto che non si vogliano solo raccogliere opinioni già pronte su questo o quel problema minuto, ma si vogliono mettere a sistema contesti di elaborazione politica stabili, dove nuove posizioni critiche, poco visibili, possano mettersi a confronto tra loro. Questo mandato implica una competenza metodologica precisa, che legittima i tempi lunghi e la cura dei processi» (p. 51).

In continuità con tale analisi critica, all’interno del terzo capitolo si evidenzia la relazione tra collaborazione e conflitto e il rischio di depoliticizzazione dei processi partecipativi, prendendo in esame l’esperienza di public engagement promossa dal Comune di Bologna e mettendone in luce potenzialità e limiti. La quarta sezione propone invece un’ampia riflessione sulla collaborazione civica e i beni comuni urbani. L’articolo intende introdurre un modello di analisi empirica che indaghi la relazione tra co-governance urbana e democrazia economica, modellato attraverso gli studi di governance dei beni comuni portati avanti da Elinor Ostrom. Per indagare il legame esistente tra strumenti di partecipazione e democrazia per via economica nella prospettiva di un “cooperativismo urbano”, il capitolo si concentra su un caso empirico: la prima fase di implementazione del Regolamento per la collaborazione tra cittadini per la cura e rigenerazione dei beni comuni urbani da parte della città di Bologna. Lo studio, particolarmente interessante, intende creare una base metodologica che consenta a diverse città – e dunque a diverse amministrazioni – di avviare un percorso di transizione da città amministrativa a città collaborativa. In altre parole, una città in cui cittadini, associazioni, istituzioni collaborino insieme per la rigenerazione e la cura dei beni comuni urbani. Il processo di valutazione si compone di tre fasi: un’analisi descrittiva dei patti di collaborazione; un’analisi empirica basata sulla somministrazione di un questionario ai firmatari dei patti; un’analisi qualitativa realizzata attraverso focus group e interviste in profondità ai principali soggetti coinvolti.

Rimanendo sul tema dell’ascolto e della necessità di una relazione forte tra amministrazione pubblica e cittadini, il quinto capitolo è dedicato al tema del Bilancio Partecipativo come strumento di innovazione nella gestione urbana, e al suo ruolo nella promozione dei principi di buona governance e nella costruzione di città maggiormente inclusive. A tal proposito, questa sezione intende ricostruire in chiave comparativa il percorso di valutazione del primo anno di Bilancio Partecipativo del Comune di Bologna, realizzato attraverso l’attivazione dei Laboratori di Quartiere. L’intento è quello di fornire alcune indicazioni e suggerimenti – dieci, per l’esattezza – al fine di migliorare e arricchire questo potente strumento. Si sottolinea inoltre che: «Risulta necessario dare ancora più spazio al monitoraggio e alla valutazione per garantire che la “demo-diversità” dei vari spazi partecipativi non si perda, ma possa venire ampliata e i diversi soggetti sociali (…) acquisiscano una maggiore simmetria di impegno rispetto ad altri attori partecipanti» (p. 122).

Il sesto capitolo è focalizzato sull’impatto qualitativo del design urbano, ovvero sulla capacità dei contesti urbani di innescare un cambiamento non solo di tipo fisico, ma anche relazionale e percettivo. Difatti, la città può costituire laboratorio di progresso, creatività e sperimentazione di nuovi modi di vivere, soprattutto in un’ottica di sostenibilità. Le azioni di rigenerazione urbana sono analizzate in questo capitolo attraverso un approccio spaziale a carattere integrato, sviluppato dal gruppo di ricerca interno al Dipartimento di Architettura. La ricerca esplora le modalità attraverso cui alcune città europee stanno sperimentando nuove strategie di trasformazione e adattamento dell’ambiente costituito, in relazione a specifiche esigenze connesse a particolari cambiamenti demografici e socioeconomici. È interessante notare come le esperienze riportate abbiano in comune la volontà di valorizzare l’identità del luogo e della sua percezione da parte di chi lo abita. In questo senso, le azioni soft proposte dai casi di studio innescano cambiamenti di tipo relazionale. Infine, nell’ultimo capitolo, si offre una riflessione sull’interconnessione tra l’innovazione sociale e un modello di sviluppo territoriale basato su due dimensioni, la dimensione locale e la dimensione dell’integrazione. Attraverso una proposta di indagine sugli spazi di comunità che guarda alle esperienze portate avanti in diverse città, questa sezione si propone di analizzare il SALUS W Space, progetto finanziato dal programma europeo Urban Innovation Action, che mira alla riqualificazione di una ex clinica privata – Villa Salus – per convertirla in spazio innovativo, aperto ai cittadini, all’accoglienza dei rifugiati, al benessere delle famiglie e al rilancio dell’economia locale.

In questa sede si è provato a delineare un quadro generale del volume Culture e pratiche di partecipazione, il cui apporto è prezioso per i tempi che stiamo vivendo.        La forza del volume risiede proprio nella sua interdisciplinarietà[4], dovuta ai diversi background delle autrici e degli autori che vi hanno contribuito; nel saggio trovano spazio molteplici sguardi sui percorsi partecipativi promossi dal Comune di Bologna, analizzati spesso in comparazione con altre realtà. I differenti posizionamenti disciplinari forniscono al lettore un’analisi a tutto tondo, attraverso contributi inerenti i Patti di collaborazione, una lettura in chiave comparativa del Bilancio Partecipativo bolognese, il rafforzamento della partecipazione attraverso strumenti di monitoraggio e valutazione. È inoltre interessante sottolineare come dal testo emergano alcuni nodi critici e alcune delle sfide principali alle quali la comunità scientifica sta tentando di rispondere. Si tratta di argomenti che risultano ancora più attuali se messi in relazione con il contesto pandemico, le cui conseguenze – allargamento delle disuguaglianze, marginalizzazione di alcune fasce della popolazione e, più in generale, crisi sociale e politica – sono già in atto.


[1] Umberto Allegretti, La democrazia partecipativa in Italia ed in Europa, «Rivista AIC», 01/2011.

[2] Giulio Moini, Teoria critica della partecipazione. Un approccio sociologico, Franco Angeli, Milano 2012, pp. 9-12.

[3] Già autrice, insieme a Giulia Allegrini, di: Partecipazione, processi di Immaginazione Civica e sfera pubblica. I Laboratori di Quartiere e il Bilancio Partecipativo a Bologna, Franco Angeli, Milano 2020. Qui recensito da Pandora Rivista.

[4] Rossana Galdini, Terapie urbane. I nuovi spazi pubblici della città contemporanea, Rubbettino, Soveria Mannelli 2017.

Scritto da
Giulia Lang

Laureata magistrale in Scienze Sociali Applicate presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” con una tesi sul fenomeno dello spopolamento delle aree interne in Italia. I suoi interessi principali riguardano i processi di rigenerazione urbana nei piccoli borghi.

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