Scritto da Tommaso Malpensa
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Lorenzo Calabri è project manager dell’area Ricerca e Innovazione di ART-ER.
Per iniziare, cos’è ART-ER, di quali tipologie di persone e competenze si avvale, quali sono i suoi strumenti, i suoi metodi e le sue finalità?
Lorenzo Calabri: ART-ER (Attrattività Ricerca Territorio Emilia-Romagna) è la Società Consortile dell’Emilia-Romagna. Nasce per favorire la crescita sostenibile della regione attraverso lo sviluppo dell’innovazione e della conoscenza, l’attrattività e l’internazionalizzazione del territorio. L’obiettivo è far crescere l’ecosistema territoriale insieme ai soggetti dell’istituzione regionale. ART-ER è ad oggi costituita da oltre 220 persone e porta avanti attività molto differenziate, che comprendono appunto: sviluppo territoriale, attrattività, internazionalizzazione e sviluppo dell’innovazione e della conoscenza. Per questo si avvale di competenze molto diversificate che vanno da profili estremamente tecnici a personale con competenze più generaliste. In particolare, io sono nell’area Ricerca e Innovazione e nell’unità Rete Alta Tecnologia e Presidi Tematici, come referente per il settore Meccatronica e Motoristica, nonché per il settore Aerospazio, che esiste in ART-ER da circa tre anni.
Venendo al tema principale della discussione, storicamente la Regione Emilia-Romagna presenta insediamenti significativi nel settore aerospaziale in grado di inserirsi in un mercato popolato da imprese di dimensione internazionale?
Lorenzo Calabri: L’Italia è tra le nazioni più sviluppate a livello internazionale nel campo aerospace e ha alcuni grandi player conosciuti a livello internazionale che operano nel settore. Nessuno di questi è presente in Emilia-Romagna. In quest’ottica la competizione è molto complessa, perché le differenze dimensionali sono molto rilevanti, così come l’esperienza e il flight heritage. La cosa importante è però fornire sempre soluzioni di frontiera ad alta tecnologia e altissimo valore aggiunto, anche provenienti da soggetti che hanno la propria origine in settori diversi dalla space economy. E in questo molte delle imprese del tessuto regionale sono particolarmente attive e avanzate. La regione Emilia-Romagna non ha una vocazione storica orientata al settore aerospaziale e per questo il settore è in realtà molto frammentato, senza grandi player nazionali che si comportino da traino per la filiera. Ci sono alcuni settori di punta, come l’automotive, in particolare il motorsport, e l’automazione, in particolare nel settore packaging, nei quali l’Emilia-Romagna è tra i leader mondiali, ma l’aerospazio non è tra questi. Da un punto di vista imprenditoriale, tuttavia, seppure in modo frammentato, ci sono realtà molto attive e con competenze tecnologiche avanzate che servono la filiera aeronautica e spaziale da molti anni. Infatti, le competenze di meccatronica e motoristica possono essere trasferite anche nel settore aerospazio, soprattutto a livello di componenti. Recentemente, a fianco di questa componente più tradizionale, registriamo il fenomeno della nascita di una serie di startup e nuove imprese con caratteristiche tecniche molto innovative, dove le esperienze e le persone spesso vengono dal mondo dell’università e della ricerca. Inoltre, l’apertura del settore spazio alla commercializzazione – la cosiddetta new space economy, di cui sicuramente un elemento caratterizzante sono i commercial spaceflight, i viaggi spaziali a fini economici – fa sì che molte imprese, anche di grandi dimensioni, che non si occupano prettamente di spazio si stiano affacciando a questo settore, portando competenze e progetti nuovi. L’intento regionale è quello di mettere a sistema queste competenze per far crescere in modo armonico l’intero comparto.
Perché l’investimento nella crescita dell’industria aerospaziale può essere strategico? Quali possono essere gli impatti di questa industria sul territorio?
Lorenzo Calabri: Come prima cosa, va notato come il settore dell’aerospazio stia cambiando molto negli ultimi anni, con l’ingresso di grandi attori privati che porta la commercializzazione in un settore tradizionalmente trainato dalle grandi agenzie nazionali. Questo sta facendo crescere il mercato, rendendolo più attrattivo per altri privati, in un sistema che si autoalimenta. Di conseguenza, le tecnologie stanno cambiando e diventano sempre più “industriali”. È a questo livello della filiera che il comparto imprenditoriale regionale può inserirsi, viste le sue competenze e capacità collegate al motorsport, ai materiali, all’automazione, al packaging. L’ecosistema regionale, come si diceva, è storicamente frammentato e complessivamente coinvolge circa 4.500 addetti, con un fatturato che copre l’1% del PIL regionale: circa 1,5 miliardi di euro. Da una nostra mappatura abbiamo individuato circa 180 soggetti attivi in regione, di cui circa 150 imprese, il 60% delle quali è attiva sia sul settore aeronautico che sul settore spaziale, dimostrando che si tratta spesso di componentisti in grado di lavorare con standard di qualità molto elevati. In quest’ottica, la crescita dell’industria aerospaziale in regione è estremamente strategica, considerando gli spill-over che possono provenire da altri settori verso l’aerospazio: le grandi competenze del nostro territorio – nei già citati settori dell’automazione, del motorsport, della meccanica di precisione e della meccatronica – possono trasferirsi verso questo settore con grandi benefici. Bisogna considerare la crescita potenziale del settore aerospaziale anche alla luce della trasformazione “rivoluzionaria” in atto nel comparto automotive, ossia l’elettrificazione del settore automobilistico, che renderà necessaria una corrispondente trasformazione della filiera regionale. Presumibilmente una parte della filiera riuscirà a adattarsi al cambiamento, ma un’altra parte potrà trovare nuovi settori di crescita, come, appunto, l’aerospazio.
Qual è il ruolo di Art-ER in questo ambito, nel quadro del complesso delle iniziative regionali?
Lorenzo Calabri: La Regione, come accennato in apertura, da circa tre anni a questa parte ha messo in campo una serie di importanti azioni per far crescere la massa critica di questo settore. In particolare, la prima milestone è stata inserire l’aerospazio nella Strategia di Specializzazione Intelligente (S3) regionale 2021-2027, come settore a elevato potenziale di crescita. Elemento caratteristico e distintivo che ha connotato questo settore come “nuovo”, ma molto importante per le strategie di crescita regionale. Un’altra milestone molto importante, arrivata subito dopo la definizione della S3 regionale, è stata l’istituzione del Forum strategico per la promozione della filiera regionale dell’aerospazio, luogo di incontro tra tutti gli stakeholder regionali a cui partecipano anche il Clust-ER MECH e il Clust-ER INNOVATE con i relativi gruppi di lavoro che si occupano di aerospazio, sia nella componente upstream che nella componente downstream. In parallelo si è anche curata la parte relativa alle relazioni nazionali e internazionali, con ART-ER che è entrata nel Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio (CTNA), nel network europeo NEREUS (Network of European Regions Using Space Technologies), nel COPERNICUS User Forum e sono stati siglati accordi con l’Aeronautica Militare, con la provincia canadese del Québec e con la società americana Axiom Space. Riguardo l’accordo con Axiom, ratificato tramite una Letter of Intent, la prima pietra è stata posta durante una missione a Houston organizzata da ART-ER e dalla Regione nel marzo 2023, a cui ha partecipato un’ampia delegazione composta da rappresentanti delle istituzioni regionali, del mondo imprenditoriale, con circa venti aziende di tutte le dimensioni, dell’università e della ricerca. È stata un’esperienza importante per rafforzare le connessioni già presenti tra le realtà imprenditoriali emiliano-romagnole e i loro partner statunitensi, nonché un’opportunità di conoscenza di alcuni centri di eccellenza mondiale come il Johnson Space Center della NASA e la Rice University e di costruzione di nuovi legami tra le imprese. Negli ultimi diciotto mesi sono state organizzate altre importanti missioni: delegazioni regionali hanno incontrato i più importanti ecosistemi mondiali nell’ambito aerospazio a Washington, Seoul, Tokyo, Montreal. Sulla scorta di queste esperienze e per sostenere la crescita dell’ecosistema, la Regione per la prima volta ha emanato un bando di ricerca industriale per imprese con un focus specifico su aerospazio e infrastrutture critiche, con un budget di circa cinque milioni di euro. Il bando ha finanziato nove progetti, e due di questi, grazie a questo finanziamento, hanno avuto la possibilità di portare i propri esperimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) all’interno della missione Axiom AX-3. Inoltre, nell’ultimo bando regionale dedicato alla ricerca industriale per i laboratori della Rete Alta Tecnologia, in cui sono stati finanziati 105 progetti per un budget di circa 50 milioni di euro, sono stati finanziati sei progetti sui temi aerospazio, a testimonianza che si tratta di un settore in forte crescita nel territorio regionale.
Quale può essere il contributo della partecipazione a una missione come Axiom AX-3 nel quadro di più di una più vasta strategia di sviluppo del settore?
Lorenzo Calabri: La partecipazione alla missione AX-3 rappresenta sia un punto di arrivo che un punto di partenza, perché si tratta di una sfida estremamente complessa. Il fatto di aver avuto tre esperimenti commerciali a bordo in pochissimo tempo è un risultato straordinario di tutto l’ecosistema, ma è solo un punto di partenza perché la strada è ancora molto lunga e questi risultati non possono rimanere sporadici e fini a loro stessi. Complessivamente, comunque, il percorso che ha portato a questi risultati è stato molto rilevante per la governance regionale, che si sta strutturando in modo sempre più capillare per fornire supporto a tutti gli attori dell’ecosistema regionale. Tre soggetti dall’Emilia-Romagna hanno già portato un esperimento a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, mentre un altro, Technogym, lo farà nelle prossime missioni Axiom. In particolare, Dallara ha sfruttato Axiom AX-3 per testare alcuni tessuti resistenti alle radiazioni. Le radiazioni solari costituiscono uno dei principali problemi per la salute degli astronauti e per la tenuta dei materiali. Perciò la missione è stata l’occasione per sperimentare alcune soluzioni innovative che possono avere ricadute molto positive per situazioni di lavoro ad alti livelli di radioattività anche sulla Terra. GVM, invece, ha portato un esperimento sulla telemedicina applicando dei sensori agli astronauti per effettuare un controllo real time del loro stato di salute durante la missione. Anche questo potrebbe avere ricadute significative sullo sviluppo della telemedicina sulla Terra. Infine, Barilla ha condotto degli esperimenti per migliorare l’esperienza di alimentazione degli astronauti con la propria pasta, ingegnerizzata in maniera tale da rispondere alle condizioni estreme della Stazione Spaziale Internazionale.
Abbiamo visto come l’industria aerospaziale può connettersi a una serie di altri settori industriali nei quali l’Emilia-Romagna ha una forte tradizione di eccellenza e leadership su scala globale. Quali sono le connessioni strategiche tra la space economy regionale e gli altri settori nei quali l’Emilia-Romagna è leader? Quali sono stati finora i risultati prodotti da queste partnership?
Lorenzo Calabri: Far crescere un ecosistema, soprattutto complesso come quello aerospaziale è una strada lunga e da percorrere a piccoli passi. Quello che è certo, come accennavamo prima, è che siamo in un periodo di grandi cambiamenti e le tecnologie presenti in Emilia-Romagna possono “funzionare” molto bene anche in settori limitrofi, soprattutto se questi settori ci stanno venendo incontro. E potremmo dire che la new space economy, con la commercializzazione e l’automazione di molti processi collegati all’industria spaziale, sta proprio compiendo questo tragitto di avvicinamento. Si aprono opportunità in ambiti nuovi – ad esempio materiali e servizi in microgravità – e molte imprese con competenze in ambito motorsport possono lavorare nel settore. Sono emblematici alcuni casi di trasformazione, che risalgono già a qualche anno fa, come il caso di Poggipolini o più recentemente Dallara. Nel primo caso, addirittura, il mercato di Poggipolini è passato da essere unicamente legato al motorsport a essere prevalentemente dedicato all’aerospazio (70% del fatturato). La stessa ESA si è resa conto di questi cambiamenti e sta mettendo in campo programmi fondamentali per attirare aziende non-aerospazio a operare nello spazio, come il programma ESA Spark Funding, finalizzato ad accelerare il trasferimento di tecnologie spaziali in applicazioni industriali e supportare il coinvolgimento di aziende non-spaziali nelle future missioni nello spazio. Un altro esempio è la recente call di ESA Space Solutions, dedicata al tema “Space for the Sports Car Sector – Efficiency, Safety and Sustainability”. In generale, al di là di aspetti regolatori e legati alle certificazioni, le competenze presenti nel territorio possono lavorare molto bene nel settore aerospazio, fornendo componentistica e servizi. Quello che manca, in questo momento, sono grandi integratori che possano mettere a sistema queste competenze e questa importante catena di fornitura.
Abbiamo parlato di imprese, ma il sistema emiliano-romagnolo dell’industria aerospaziale ricalca il modello della quadrupla elica, dal momento che si caratterizza per la posizione fondamentale ricoperta dalle istituzioni pubbliche, dall’accademia e dalla società civile, sia per lo sviluppo sul territorio, sia per la creazione di nuove connessioni internazionali. Quali sono i principali programmi introdotti, nei diversi livelli di governance del territorio, che incidono sullo sviluppo dell’industria aerospaziale emiliano-romagnola e come favoriscono le interconnessioni tra i diversi settori industriali e con altre realtà internazionali?
Lorenzo Calabri: Partiamo dal presupposto che la Regione Emilia-Romagna ha un ecosistema di innovazione molto strutturato, che si è iniziato a costituire a partire dal 2002 ed è il frutto di un lungo impegno nella strutturazione dei percorsi di innovazione della Regione, che vede le prime mosse con la nascita della Rete Alta Tecnologia, dei Tecnopoli e dei Clust-ER. Questo grande network ha lo scopo di mettere in relazione imprese, centri di ricerca e università per farli lavorare insieme. All’interno di questo contesto rientra anche il tema aerospazio, che nel suo fare parte dell’ecosistema contribuisce all’utilizzo e allo sviluppo di nuove connessioni. Un esempio della collaborazione tra i vari settori è la nascita di ANSER (AeroNautics and Space in Emilia-Romagna), consorzio privato di imprese nato in seguito a una call della Regione in ambito internazionalizzazione e formato da una trentina di imprese in ambito aerospaziale che collaborano per la commercializzazione dei loro prodotti, ma che ha delle ricadute importanti anche nel rapporto con l’università, attivandosi per progetti di ricerca. Per quanto riguarda il settore dell’aerospazio la Regione lavora con i vari stakeholder attraverso il già menzionato Forum strategico per la promozione della filiera regionale dell’aerospazio, ma certamente accanto alle strutture regionali si intersecano anche progetti di portata più ampia che sono appannaggio dello Stato, in particolare attraverso ASI, o dell’Unione Europea con ESA ed EUSPA (l’Agenzia dell’UE per il programma spaziale). Di solito questi programmi non si sovrappongono, ma seguono ciascuno i propri canali dedicati. La prova di questo è il caso dei progetti con fondi PNRR, di cui alcuni sono gestiti solo da ASI, altri con il supporto di ESA. Cito ad esempio il progetto Iride, che consiste nella realizzazione di una costellazione di satelliti per migliorare le rilevazioni di dati di osservazione della Terra.
Abbiamo menzionato l’accademia come uno dei principali stakeholder dell’industria aerospaziale regionale. Il territorio emiliano-romagnolo ha tra i suoi punti di forza un importante ecosistema di ricerca e innovazione, che trova soluzioni composite di progetti di ricerca a cui partecipano in collaborazione enti pubblici e privati, tra i quali una percentuale non residuale di imprese. Ci può fornire qualche esempio di progetto di ricerca particolarmente significativo?
Lorenzo Calabri: Esiste un settore accademico molto sviluppato, in particolare con il polo di Forlì che copre tutta la filiera educativa, e la rete universitaria regionale che copre molti elementi del settore. A Forlì abbiamo innanzitutto l’istituto tecnico-aeronautico “Francesco Baracca”, poi diversi corsi di studi universitari, master, dottorati, e in ultimo la scuola di volo e la sede ENAV, che serve per l’addestramento dei controllori di volo. In regione trovano il proprio centro oltre 120 iniziative di ricerca nel dominio aerospazio, tra cui progetti di ricerca e sviluppo, centri di ricerca, nuove imprese e la già menzionata filiera didattica. Queste presenze alimentano in un circolo virtuoso la creazione di nuove soluzioni e conoscenze, e l’utilizzo di queste nello sviluppo dell’intero ecosistema. Il Forum strategico ha mappato 81 progetti di ricerca e innovazione soltanto tra i suoi partecipanti, i quali si concentrano su alcuni settori che interessano specificatamente il territorio, come materiali innovativi, satelliti e microsatelliti e la sperimentazione in assenza di gravità di alcune soluzioni che possono essere trasposte sulla Terra, oppure utilizzate in futuro per sviluppare le nostre capacità in orbita. Storicamente si è sempre utilizzato lo spazio per far progredire la scienza che ci serve sulla Terra. Un esempio sono le missioni Apollo che, come è noto, si stima abbiano portato a circa 150.000 nuovi brevetti. Questo vale ancora oggi: molti esperimenti sulla ISS sono legati ad applicazioni sulla Terra di esperimenti scientifici che servono per comprendere meglio dei fenomeni e applicare soluzioni innovative su materiali e molecole. Bisogna anche considerare lo sviluppo sempre più rapido di un’economia spaziale rivolta a future applicazioni nello spazio. Pensiamo, ad esempio, al programma Artemis, che prevede di riportare l’uomo sulla Luna con una presenza autosufficiente e di realizzare un gateway lunare, una sorta di stazione spaziale in orbita attorno alla Luna che dovrebbe essere il primo avamposto per arrivare sulla Luna con delle infrastrutture.
Per concludere, una domanda sul futuro. Quali ostacoli sono da superare per confermare e accrescere la posizione acquisita nel corso degli ultimi anni? In quali settori bisognerà investire per colmare il gap con i competitor o per incidere in maniera più efficace sugli stessi? Quali linee di sviluppo prevede per l’industria aerospaziale emiliano-romagnola?
Lorenzo Calabri: Mettendo sempre la giusta precauzione nel fare previsioni future, l’elemento su cui tutte le società di consulenza sono concordi è il fatto che la new space economy sia destinata a crescere in modo significativo nei prossimi anni, a partire da McKinsey che prevede che la global space economy possa raggiungere un valore di 1.800 miliardi di dollari entro il 2035, praticamente triplicando il suo attuale valore. È evidente quindi che il settore presenti grandi opportunità per il futuro e una crescente competizione a livello globale. L’apertura verso le imprese private della new space economy e l’impatto che questo sta avendo nello sviluppo del settore, non più appannaggio esclusivo delle agenzie nazionali, fa sì che l’assenza di grandi player nazionali in regione, elemento che, storicamente, ha limitato la crescita dell’ecosistema in Emilia-Romagna, sia oggi meno impattante, lasciando spazio alla crescita di startup innovative o ad aziende consolidate ma provenienti da altri settori. Al momento non c’è, quindi, un soggetto imprenditoriale di grandi dimensioni che svolga la funzione di “traino” per il comparto, ma una serie di soggetti regionali che hanno interesse a inserirsi nel mercato e che stanno provando a creare, con il supporto della Regione, sufficiente massa critica per consolidare il settore. Per quanto riguarda il futuro, rilevo alcune tendenze globali che si possono verticalizzare molto bene nel nostro territorio. Mi riferisco in particolare all’aeronautica, nello specifico al settore dell’advanced air mobility – lo sviluppo di droni per il trasporto merci e persone – e agli alternative propulsion fuel, che per l’aeronautica possono costituire un grande passo in avanti in termini di sostenibilità. Parlando di spazio, tutto sembra comunicarci che i servizi di downstream cresceranno moltissimo e saranno sempre più utilizzati. Altro settore in forte espansione è la miniaturizzazione dei satelliti, che vede impegnate molte piccole e medie imprese emiliano-romagnole, così come il cosiddetto in-orbit manufacturing e in particolare la sua componente additive, dove abbiamo alcune imprese che sono leader a livello europeo o addirittura mondiale. La crescita imprenditoriale andrà probabilmente lungo queste direttrici. La Regione, perciò, potrà andare in continuità con gli strumenti che si è già data e investire in maniera sempre maggiore sull’internazionalizzazione, in modo da costruire nuove connessioni tra il nostro ecosistema e gli altri di riferimento internazionale.