Perché nessuno parla del proporzionale?
- 29 Aprile 2015

Perché nessuno parla del proporzionale?

Scritto da Cosimo Francesco Fiori

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Proporzionale e vita politica

Per riassumere: il sistema proporzionale riconosce in via di principio l’esistenza del conflitto e lo porta all’interno del massimo organismo rappresentativo, il Parlamento; costringe, per via della probabile mancanza di maggioranze assolute, a un serrato confronto parlamentare che produce non solo lungaggini, ma anche mediazione; costringe i partiti a rivolgersi con maggior forza all’organizzazione delle collettività e degli interessi sociali, e a fare più seriamente da tramite tra questi interessi parziali e conflittuali e il dibattito parlamentare non monopolizzato. L’equazione maggioritario = meno partiti, governi più forti, decisioni più rapide e dinamiche, decisioni più giuste conduce invece all’esclusione delle masse dalla vita politica e all’indebolimento della politica stessa.

Il mito della governabilità; il mito delle elezioni che in un giorno solo (la sera stessa) designano il Governo e assegnano la coppa del vincitore, a guisa di partita di calcio; il terrore per il Governo che si forma in Parlamento: tutti questi sono invero dogmi antipolitici. Imboccare il sentiero più semplice, che permette di governare in modo celere e indolore, è una scelta (non necessariamente inconsapevole) di subalternità agli interessi dei gruppi sociali dominanti. Il sentiero tortuoso è invece quello del conflitto, della mediazione, del pluralismo (sociale, elettorale, parlamentare).

Un ultimo cenno merita la questione delle preferenze, dei capilista ‘bloccati’ e delle liste ‘bloccate’ tout court. Essa invero è, come tale, una falsa questione. Che la scelta diretta di quel candidato generi una maggiore vicinanza tra elettore ed eletto (sia perché si esprime una preferenza, sia perché si vota un candidato in un collegio uninominale, etc.) è un’affermazione parziale. “Vicino” è termine ambiguo, che può essere inteso in senso empirico o in senso organico. Scegliere proprio quel candidato lo rende empiricamente più vicino, senza dubbio. Ma è questa la vicinanza tra elettore ed eletto di cui la sinistra si può accontentare, tanto più in un periodo di crudele disaffezione politica ed elettorale? Il candidato preferito fa parte di una lista di nomi scelta da un partito, così come sono scelti all’interno dei partiti i candidati alle primarie, come lo sono i capilista, etc. Ma se manca alla radice una vicinanza organica tra elettore-cittadino e partito, si può forse pensare che la vicinanza empirica al nome del candidato annulli in un sol colpo la distanza tra politica e società?

Si tratta di un tentativo di demandare l’organizzazione politica delle masse al mero momento elettorale, quando invece essa dovrebbe esistere prima di questo; e anzi il momento elettorale dovrebbe essere solo la conferma di un rapporto che preesiste, sia logicamente sia cronologicamente. L’idea di avvicinare l’elettore e l’eletto con l’ausilio di una formuletta elettorale è una colossale ingenuità.


1 Sentenza n. 1/2014, che interviene sul D.P.R. 361/1957 (sistema elettorale della Camera dei deputati) e sul D.Lgs. 533/1993 (Senato) così come modificati dalla legge 270/2005 (cioè il cosiddetto Porcellum).

2 L’Assemblea Costituente, pur non inserendo nel testo della Costituzione il sistema elettorale proporzionale, si espresse in suo favore – per la Camera – con due o.d.g., sia nella Commissione dei 75, sia in Aula. L’on. Giolitti, che difese la proposta in Aula, descrisse il proporzionale come «più idoneo e adeguato allo sviluppo della democrazia moderna. Non è il caso che io ricordi quale significato, anche rivoluzionario, abbia avuto l’introduzione del sistema proporzionale […]. E infine voglio anche ricordare la garanzia che il sistema proporzionale costituisce per i diritti delle minoranze» (Atti dell’Assemblea costituente, seduta del 23/9/1947, p. 436). Su analoga linea si espresse Mortati in Commissione.

3 Sulla maggior qualità legislativa di un modello proporzionalistico rispetto a uno maggioritario si veda A. Lijphart, Le democrazie contemporanee, Bologna, il Mulino, 2014.


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Scritto da
Cosimo Francesco Fiori

Nato nel 1988 a Sassari. Dopo la laurea triennale in Filosofia e gli studi presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, studia Giurisprudenza all'Università di Pisa.

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