Nazionalismo in Nord Europa: il caso Sverigedemokraterna
- 24 Maggio 2018

Nazionalismo in Nord Europa: il caso Sverigedemokraterna

Scritto da Riccardo Ottaviani

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La diffusione di partiti e movimenti di stampo nazionalista è un fenomeno in rafforzamento lungo tutto il continente europeo. Le nazioni del Nord Europa non sono esenti da questo processo, caratterizzato peraltro da caratteristiche più estreme rispetto a quelle riscontrabili nei Paesi dell’Europa meridionale. Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia presentano diverse organizzazioni politiche di estrema destra, talvolta facenti esplicitamente richiamo all’ideologia nazista.

Un chiaro esempio è dato dal Nordiska motståndsrörelsen (Movimento di resistenza nordica), presente in tutta la penisola scandinava con attività di propaganda neo-nazista e fortemente anti-europeista. Questi movimenti rimangono marginali e demonizzati dalla stragrande maggioranza della popolazione, ma la “crisi migratoria” – definizione probabilmente impropria, considerando le connotazioni strutturali assunte dal fenomeno – alla quale gli Stati europei non sembrano in grado di rispondere in maniera efficace e concertata, sommata a un malcontento generalizzato verso i partiti tradizionali, aumentano la pericolosità di questi attori politici e la tensione da essi creata. Difatti, non è un caso che partiti politici populisti e con canali di collegamento alla destra più radicale abbiano raggiunto un consenso impensabile sino a pochi anni fa.

È il caso di Sverigedemokraterna (Democratici Svedesi), partito defilatosi gradualmente dalla sfera neo-nazista per collocarsi nella rete di “destra populista” stabilitasi in tutta Europa. Guidato dal giovane leader Jimmie Åkesson, SD – abbreviazione con la quale viene indicato il partito in Svezia e che useremo nel prosieguo dell’articolo-  è attualmente la terza forza politica del Riksdag svedese.

Analizzare le peculiarità di questo partito, la cui presa elettorale è cresciuta enormemente nel corso degli ultimi 5 anni, è di sicuro interesse nel tentativo di comprendere come una forza politica così ambigua possa essersi ritagliata un così ampio consenso in una delle nazioni storicamente più socialdemocratiche d’Europa. Nondimeno, conoscere meglio la struttura e le proposte avanzate da Sverigedemokraterna può essere d’aiuto nel tentativo di stimare quale peso politico assumerà il partito in vista delle elezioni politiche del settembre prossimo.

 

Sverigedemokraterna: il percorso

Sverigedemokraterna nasce nel 1988 come successione di Sverigepartiet (Partito della Svezia) – il quale, a sua volta, è l’evoluzione di Bevara Sverige Svenskt, “Manteniamo la Svezia svedese” – [1], organizzazione nazionalista di estrema destra. Fin dalla sua fondazione, Sverigedemokraterna è stato diffusamente considerato come un partito estremista, pericolosamente vicino a movimenti suprematisti e neonazisti. Tuttavia, sul finire degli anni ’90 il partito ha proceduto verso un graduale allontanamento dalle posizioni estremiste, avvicinandosi maggiormente a partiti oggi definiti “populisti” e largamente presenti in altre nazioni europee. A partire dalle elezioni legislative del 2006, con un 2,9%, si inizia a intravedere la progressiva scalata di SD verso le posizioni di vertice della politica svedese.  La leadership di Åkesson, iniziata nel 2005, ha attuato l’operazione modernizzatrice e moderatrice che ha portato SD a ottenere i primi seggi nel 2010, sino al considerevole 12,9% dei voti alle elezioni politiche del settembre 2014 che garantisce 49 esponenti all’interno del Riksdag, il parlamento unicamerale svedese[2]. Le modalità con cui Åkesson ha guidato il partito fino all’ingresso nel Parlamento svedese possono ricordare quanto avvenuto in Francia con il Front National a guida Marine Le Pen: un distacco dai leader del passato e dai membri più estremi del partito; un chiaro orientamento anti-immigrazione e antieuropeista, in linea con il risentimento presente in una crescente fetta di elettorato; un massiccio utilizzo di Internet nella comunicazione politica e l’inserimento nella rete delle destre sovraniste sviluppatesi in tutta Europa. Tuttavia, è interessante notare che SD non spartisce con il Front National l’adesione al gruppo Europa dei Popoli e delle Nazioni al Parlamento europeo. I due membri dei Democratici svedesi eletti alle elezioni europee del 2014, infatti, fanno parte del gruppo Europa della Libertà e della Democrazia Diretta, un’adesione osteggiata da Marine Le Pen[3].

Nonostante l’operazione moderatrice, la posizione di SD rimane tuttora complessa. Il simbolo del partito, un rassicurante fiore giallo-blu, sembra segnare uno iato considerevole fra passato e presente dei Democratici svedesi. Tuttavia, vari episodi di violenza e razzismo perpetrati da diversi membri del partito continuano a incidere sulla reputazione di quest’ultimo. Seppur sia innegabile un visibile allontanamento dalle radici neonaziste del partito, SD viene ancora considerato dai principali partiti dello scacchiere politico svedese come un movimento xenofobo. La leader del partito centrista Centerpartitet, Annie Lööf, ha recentemente dichiarato: “These racist views among Sweden Democrats is something that goes all the way up to the party leadership. That’s why none of the Alliance leaders can imagine negotiating or collaborating with the Sweden Democrats.”[4]. Il sostegno di SD all’Alleanza, il blocco dei quattro partiti all’opposizione, sembra dunque essere destinato a rimanere esterno, perlomeno nel breve periodo.

 

La leadership Di Åkesson

Alla luce del successo riscosso da Sverigedemokraterna negli ultimi anni, è necessario analizzare – perlomeno sinteticamente – il ruolo chiave svolto dal suo leader, Jimmie Åkesson. Gli aspetti caratterizzanti del leader di SD sono, come vedremo, comuni ad altri leader politici dalle posizioni vicine a quelle dello svedese.

Ǻkesson nasce nel maggio del 1979 a Ivetofta, una piccola cittadina nella Skåne län – Contea della Scania -, Svezia meridionale. La sua attività politica inizia precocemente, nelle sezioni giovanili del Moderata samlingspartiet (Partito moderato), di ispirazione liberal-conservativa. Non tarderà molto, tuttavia, ad abbracciare la causa dei Democratici svedesi, attratto in primis dalla posizione euroscettica di quest’ultimi e dalla necessità di rivedere le politiche di immigrazione[5]. Åkesson milita quindi nella federazione giovanile di SD e ne diventa il ”chairman” per cinque anni, dal 2000 al 2005, anno di svolta nella sua vita politica e in quella del suo partito. Nel 2005, infatti, Ǻkesson sueperò Mikael Jansson – leader di SD da dieci anni- alle elezioni interne del partito, prendendo così le redini dei Democratici svedesi a soli 25 anni e completando la trasformazione del partito verso l’ingresso in Parlamento. Fatta eccezione per un periodo di alcuni mesi tra il 2014 e il 2015, dove ha limitato la sua attività per curare una forma di burnout, stress lavorativo del quale Åkesson soffre, la sua leadership è continuata ininterrottamente dal sino ad oggi, conseguendo risultati impensabili sino a qualche anno prima.

La leadership di Åkesson è caratterizzata, come spesso avviene nell’ambito dei partiti populisti, da un massiccio utilizzo dei social network come mezzo di comunicazione politica. SD è attivo su tutte le maggiori piattaforme di comunicazione online, con un numero di contatti superiore persino a quello dei partiti tradizionali. Con circa 200.000 contatti, la pagina Facebook di SD supera ampiamente le rispettive pagine dei partiti svedesi concorrenti. Åkesson possiede una pagina personale da oltre 164.000 contatti aggiornata regolarmente, attraverso la quale pubblicizza il suo operato e quello del partito. La situazione è leggermente differente per quanto riguarda Twitter, dove SD non è il primo partito per numero di followers, ma è tuttavia quello più attivo per reazioni e condivisioni – positive o negative che siano[6]. Sembra dunque che SD sia stata in grado di sfruttare la potenza delle nuove forme di comunicazione per uscire dall’isolamento mediatico televisivo, inserendosi pienamente nella rete populista sviluppatasi in Europa. La parola Sverige (Svezia) e la bandiera nazionale prevalgono nella forma di comunicazione del partito, con una marcata accentuazione delle differenza tra SD e i partiti di governo. A tal proposito, di estremo interesse è il video utilizzato dai Democratici Svedesi all’apertura della campagna elettorale in vista delle elezioni di settembre 2018, disponibile con sottotitoli in inglese, caretterizzato da uno scenario tenebroso e incentrato su una sostanziale divisione non tra destra e sinistra, bensì tra ”noi” – Democratici svedesi- e ”voi” – partiti di governo e media. https://www.youtube.com/watch?v=n40tm2P374w

 

Elezioni 2018: programma e prospettive di Sverigedemokraterna

Come accennato in precedenza, gli svedesi saranno chiamati al voto per rinnovare il Riksdag nel settembre prossimo. L’attuale composizione del Parlamento svedese vede il Socialdemokraterna partitet – i socialdemocratici – del premier Stefan Löfven occupare 113 seggi. I Moderati, al governo con John Reinfeldt dal 2006 al 2014, sono usciti come secondo partito dalle ultime elezioni legislative con 83 seggi. Lo scenario creatosi ha consentito alla coalizione di centro-sinistra formata da Socialdemocratici e Verdi di formare un governo di minoranza, accompagnato da grandi difficoltà. La mancanza di una maggioranza assoluta ha portato instabilità nell’azione di governo, con il concreto pericolo di non terminare la legislatura. La crisi di governo scatenata dalla mancata approvazione del budget nel 2014, con la prospettiva di un ritorno immediato alle urne sventata soltanto grazie a un accordo con i partiti del blocco di opposizione, esemplifica le difficoltà incontrate dall’esecutivo. SD ha giocato un ruolo chiave nella crisi di governo, votando contro la proposta di budget avanzata dai socialdemocratici e appoggiando quella presentata dall’Alleanza. Il peso del partito di Ǻkesson è stato rilevante nel corso dei quattro anni trascorsi e, con ogni probabilità, non diminuirà nelle prossima legislatura. I sondaggi circolanti in Svezia nel 2017 indicavano SD come secondo partito del Paese, con proiezioni oscillanti tra il 19 e il 23%, superato solo dai Socialdemocratici. Tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018, tuttavia, i sondaggisti hanno registrato un calo dei consensi verso il partito, attribuendogli un risultato non superiore al 18%[7]. Il bacino elettorale di SD è situato principalemente nel Sud della Svezia, dove i problemi di ordine pubblico sono maggiori e l’attentato di Stoccolma del 7 aprile 2017 ha lasciato un segno non trascurabile in una nazione raramente al centro dell’attenzione internazionale.

Analizzando le proposte indicate nel programma di Sverigedemokraterna è possibile riconoscere elementi comuni ai partiti nazionalisti sviluppatisi nelle varie destre europee. L’elemento principale è senza ombra di dubbio quello dell’immigrazione: SD promette di rivedere radicalemente le poltiche migratorie svedesi in senso restrittivo. La questione dell’identità nazionale, al pari di quella migratoria, ricopre una grande importanza per il partito e i suoi elettori. Nella sezione kulturpolitk troviamo al primo posto la ”preservazione del patrimonio culturale svedese”, il ”rafforazamento dell’identità nazionale”, mentre sul piano scolastico è previsto un rafforzamento dell’insegnamento dello svedese. Un altro pilastro ideologico del partito è l’euroscetticismo. È interessante notare come su questo punto la comunanza con partiti a noi noti anche in Italia sia estrema. In particolare SD, denunciando un’Unione Europea diversa da quella proposta agli svedesi nel 1994 e un eccessivo trasferimento di potere verso Bruxelles, vorrebbe proporre un nuovo referendum sull’adesione all’UE. Inoltre, SD sostiene la necessità di rivedere il Trattato di Schengen per una maggiore protezione delle frontiere, l’opposizione all’unione monetaria – ricordiamo che la moneta corrente in Svezia è la corona- e all’ingresso della Turchia nell’Unione. Sul piano economico, il partito di Ǻkesson cerca di integrare valori tipicamente associati al liberismo, come l’abbassamento della tassazione alle imprese per migliorarne la competitività e l’attenzione al bilancio pubblico, con un intervento statale in tema di sanità e tutela dei cittadini. La questione della sicurezza, soprattutto in seguito alle aggressioni e agli atti di terrorismo verificatisi negli ultimi tempi, è un altro punto fondamentale per SD, che non a caso di definisce un ”partito della sicurezza”. Infine, sul piano energetico-ambientale, SD tende a non considerare il cambiamento climatico in cima alle proprie priorità e propone investimenti sull’energia nucleare per rispondere al problema energetico negli anni a venire.

Consci della difficoltà intrinseche nella previsione delle intenzioni di voto, alla luce dei dati attuali è lecito aspettarsi che SD rafforzerà la propria componente all’interno del Parlamento svedese. Un eventuale incremento di parlamentari porrà le forze politiche svedesi, in particolare quelle dell’Alleanza, a considerare un dialogo con Åkesson, segnando così una svolta nella politica nazionale. Sverigedemokraterna rappresenta l’emblema di uno scenario politico profondamente mutatato rispetto ai decenni passati, con un tendenziale indebolimento della sinistra anche dove, come in Svezia, è storicamente più radicata. La Svezia, come gran parte d’Europa, sta attraversando una fase nuova nella quale istituzioni e cittadini dovranno dimostrare una maturità tale da non cedere alla tentazione di soluzioni semplicistiche a problemi complessi. In tal senso, le elezioni del settembre 2018 forniranno indicazioni importanti sulle scelte future della politica e dei cittadini svedesi.


[1] Widfeldt, Anders (2015). Extreme Right Parties in Scandinavia. Routledge

[2] http://electionresources.org/se/

[3] https://www.thelocal.se/20161118/le-pen-slams-swedish-nationalists-for-eu-defection

[4] https://www.bloomberg.com/news/articles/2018-05-04/swedish-leftists-get-tough-on-migration-ahead-of-election

[5] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-09-14/svezia-akesson-faccia-pulita-estrema-destra-202828.shtml?uuid=ABGrgitB

[6] https://www.thelocal.se/20180318/sweden-democrats-nations-best-on-social-media-but-will-it-transfer-to-the-election

[7] https://pollofpolls.eu/SE

Scritto da
Riccardo Ottaviani

Nato a Cesena nel 1994. Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Bologna, dove attualmente studia Sviluppo Locale e Globale. Si interessa politica europea e Nord Europa.

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