Il futuro della filiera aerospaziale italiana: la visione del CTNA. Intervista a Cristina Leone
- 15 Novembre 2024

Il futuro della filiera aerospaziale italiana: la visione del CTNA. Intervista a Cristina Leone

Scritto da Giacomo Bottos

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In un contesto globale sempre competitivo nel settore della new space economy, per rafforzare la posizione dell’Italia nel settore aerospaziale è fondamentale adottare una visione comune e perseguire obiettivi condivisi. Solo attraverso una strategia integrata sarà possibile sostenere lo sviluppo tecnologico, promuovere la sostenibilità e favorire una crescita economica duratura per il sistema-Paese. Cristina Leone, presidente del Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio (CTNA), racconta l’evoluzione e gli obiettivi dell’organizzazione che presiede, che unendo le forze di distretti tecnologici regionali, grandi aziende e centri di ricerca promuove l’innovazione, la sostenibilità e la digitalizzazione in Italia. Contribuendo allo sviluppo dell’intera filiera aerospaziale italiana e lavorando per colmare il divario tra formazione e competenze richieste attraverso un modello di collaborazione tra istituzioni, imprese e ricerca, il CTNA opera per rafforzare la competitività italiana nel settore dell’aerospazio a livello internazionale.


Come nasce il Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio e quali obiettivi si pone?

Cristina Leone: Negli anni Duemila, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha lanciato l’iniziativa dei “distretti tecnologici regionali”, per favorire l’innovazione e la competitività locale. L’idea alla base di questo modello è che l’efficacia di un ecosistema di innovazione è il risultato di una stretta e continua interazione tra tre diversi attori: il governo locale, il settore imprenditoriale e l’ente di ricerca. Queste considerazioni si traducono nella necessità di un’effettiva compresenza sul territorio del distretto tecnologico dei produttori e degli utilizzatori della conoscenza, il cosiddetto “modello della tripla elica”. I principali vantaggi derivanti dalla partecipazione a un distretto tecnologico vengono dalla possibilità di stabilire collaborazioni con altre aziende, centri di ricerca e università. Inoltre, è possibile beneficiare di fondi pubblici e dell’utilizzo di laboratori, attrezzature e servizi comuni e federati disponibili nel distretto. Questo modello ha avuto successo e già alla fine del 2011 in Italia erano stati formalmente riconosciuti ventinove distretti tecnologici in diversi settori. Nel 2012, sempre il Ministero dell’Istruzione ha individuato nello strumento dei cluster nazionali l’aggregatore per dominio applicativo dei distretti regionali in una prospettiva multiregionale. E così, per i settori aeronautica e spazio, è stato creato il Cluster Tecnologico Nazionale Aerospaziale (CTNA), nato dall’aggregazione dei cinque principali distretti tecnologici regionali aerospaziali di Piemonte, Lombardia, Lazio, Campania, Puglia, da primari attori industriali, quali Leonardo e Avio Aero, e di ricerca, CNR, insieme a AIAD (Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza) e ASI (Agenzia Spaziale Italiana). Nel 2017, il CTNA è stato riconosciuto tramite una legge dello stato quale “polo di innovazione” per il dialogo tra università̀, enti pubblici di ricerca e imprese e tra governo e politiche territoriali, con l’obiettivo di rafforzare e aggregare le migliori competenze scientifiche e produttive nel settore aerospazio. Il CTNA è quindi intrinsecamente concepito per favorire la cooperazione della ricerca pubblica e quella privata in materia di innovazione e sviluppo tecnologico, supportando la costruzione di politiche nazionali in settori di interesse strategico e favorendo la specializzazione intelligente dei territori. Oggi al CTNA sono associati in totale ventidue soggetti: quattordici distretti regionali che ne rappresentano la spina dorsale favorendo la collaborazione tra le imprese e gli enti di ricerca sul territorio; Leonardo e Avio Aero, che quali soci industriali di riferimento garantiscono un collegamento diretto con le esigenze della filiera; CNR, CIRA e INGV, che in quanto enti di ricerca forniscono competenze scientifiche e tecnologiche di altissimo livello; AIAD, che rappresenta le aziende del settore aerospaziale e della difesa, contribuendo a tutelare i loro interessi e a promuoverne lo sviluppo; e l’ASI che collabora con il CTNA per la definizione delle strategie di sviluppo del settore. I principali obiettivi del CTNA sono quelli di definire le strategie di innovazione e le priorità per programmi di ricerca e sviluppo tecnologico, coerenti con le agende strategiche a livello europeo; stimolare la creazione di talenti tra le giovani generazioni nelle discipline scientifiche; e sostenere le politiche di ricerca e innovazione, al fine di favorire una connessione stabile tra interventi e strumenti a livello nazionale e regionale. In sintesi, il cluster nazionale è nato per andare oltre i singoli interessi regionali, integrando le competenze per cogliere nuove opportunità e avere una voce unica nei confronti dei policy maker.

 

Quali sono le principali attività e progettualità che il CTNA attualmente promuove?

Cristina Leone: Ogni anno, il CTNA sviluppa un piano d’azione triennale che ha come pilastri i principali obiettivi strategici che guidano le tendenze della ricerca globale: sostenibilità, digitalizzazione e competitività. Il piano prevede una roadmap aeronautica e una spaziale, nonché le azioni da attuare per renderle efficaci. Questo documento viene redatto con il sostegno di tutte le nostre entità associate e, naturalmente, con il ruolo attivo di tutti i distretti regionali, integratori delle attività locali e regionali, per dispiegarle in una visione a livello nazionale. Il valore di questo piano è rispondere alle richieste che arrivano dalla filiera per conoscere in anticipo quali sono le tendenze di mercato e la relativa innovazione da sfruttare, per aiutare le istituzioni locali ad allocare risorse in progetti che possono avere portata nazionale e internazionale. Nel nostro piano d’azione triennale le “strategie regionali di specializzazione intelligente” sono mappate in modo biunivoco con le roadmap del CTNA. Inoltre, vengono individuati progetti sostenuti da più regioni con l’obiettivo di trarre vantaggio dalla specializzazione tecnologica di ciascuna regione, da integrare in termini di competenze e finanziamenti a livello nazionale. Lavorare insieme permette di condividere le competenze e aprire nuove opportunità di ricerca e di business. A questo proposito è fondamentale avere risorse umane che lavorino nel nostro settore. L’offerta di competenze sul mercato non corrisponde alla domanda e questo è uno dei problemi più urgenti da affrontare. Ad esempio, le aziende cercano data scientist, sviluppatori di app e statistici, ma la maggior parte dei laureati non segue percorsi di studio in materie tecnico-scientifiche. Questo divario si riflette nelle performance aziendali: quattro aziende su dieci, infatti, hanno dichiarato un calo di produttività dovuto alla mancanza di competenze digitali. È necessario avere un’idea più precisa dei diversi ambiti e delle opportunità occupazionali, nello specifico un’idea che vada oltre gli stereotipi ancora oggi radicati nella nostra cultura. Per fare un esempio molto concreto, le materie STEM vedono una bassa presenza di donne e questo non certo perché siano corsi meno adatti alle ragazze, ma perché molto spesso c’è un freno culturale. Ciò che serve è un rafforzamento strutturale del percorso formativo fin dal primo ciclo di istruzione. Per questo motivo il CTNA ha ideato un’iniziativa chiamata “Space Dream” che coinvolge le scuole a livello nazionale (dalla primaria di primo grado alla secondaria di secondo grado) con lo scopo di avvicinare i giovani alla cultura aerospaziale e alle nuove tecnologie. In questo progetto un focus speciale è riservato alle ragazze che sono team leader di ciascun gruppo di lavoro, ciò al fine di dare un contributo significativo alla parità di genere e incoraggiare la partecipazione femminile alla scelta delle materie e delle professioni scientifiche, con speciale riguardo all’ambito spaziale. Tutti i distretti aerospaziali si uniscono a questa iniziativa, promuovendola nei propri territori e rafforzando il legame con le istituzioni educative. Così facendo, questo progetto è arrivato alla quarta edizione con il coinvolgimento di più di 20.000 studenti e studentesse. Infine, il CTNA pubblica documenti tematici, opere di divulgazione, organizza incontri periodici con istituzioni governative a livello nazionale e regionale al fine di rafforzare il nostro settore industriale. L’ultimo lavoro pubblicato è stato la mappatura delle competenze nazionali nei settori aeronautica e spazio. Tale mappatura offre un approccio comprensivo finalizzato alla valutazione dei punti di forza e di debolezza di questi due specifici settori rispetto alle tassonomie europee delle tecnologie. Lo scopo è costruire una conoscenza dettagliata delle competenze tecniche degli attori nazionali dell’aerospazio sui vari territori per poter abilitare future azioni di supporto, connesse ad esempio al gap tra l’offerta formativa delle università e i requisiti delle imprese, alla mutua conoscenza degli stakeholder, alle collaborazioni o al reporting verso le istituzioni regionali e nazionali per migliorare la sinergia delle iniziative locali.

 

Qual è il sistema di governance del Cluster? Qual è in particolare il ruolo dei distretti regionali?

Cristina Leone: Tutti gli associati sono rappresentati nell’Assemblea del CTNA. Tra le sue principali attribuzioni vi sono l’elezione del Presidente, dei membri dell’Organo di governo e dell’Organo di controllo; l’approvazione delle principali linee d’azione dell’Associazione proposte dall’Organo di governo e l’approvazione del bilancio preventivo e consuntivo dell’associazione. Il CTNA è amministrato dall’Organo di governo che svolge la funzione di organo di indirizzo e di gestione, adottando le delibere inerenti all’organizzazione, al funzionamento e agli impegni economici e finanziari. L’Organo di governo è composto da nove membri, quattro espressione dei Distretti regionali, due eletti tra i rappresentanti delle grandi imprese, un membro su designazione di AIAD, d’intesa con le altre associazioni di categoria associate, un membro su designazione del CNR, d’intesa con gli altri enti e organismi di ricerca associati, e un membro su designazione di ASI. I rappresentanti dei quindici distretti associati si riuniscono periodicamente nel Comitato dei distretti, che costituisce l’organo consultivo per le azioni e le politiche a livello regionale e territoriale. Infine, il Comitato tecnico costituisce l’organo consultivo su tematiche tecniche e tecnologiche. A tale fine, esso sviluppa le roadmap tecnologiche, propone progetti pilota, coordina iniziative tecnologiche in coerenza con il piano d’azione in allineamento con gli indirizzi delle piattaforme nazionali e internazionali di settore. Il Comitato tecnico opera anche tramite gruppi di lavoro creati per approfondire le tematiche prioritarie delle direttive tecnologiche. Nel Comitato tecnico ogni distretto è rappresentato da tre membri, uno in rappresentanza della grande impresa, uno delle PMI e uno dell’accademia.

 

Come si caratterizza la filiera industriale italiana nel settore aerospaziale? Quali ne sono i punti di forza e di fragilità?

Cristina Leone: I dati di fatturato totale delle aziende aerospaziali nel 2023 superano i 18 miliardi di euro e registrano un livello occupazionale di più di 50.000 dipendenti. Le spese in ricerca e innovazione si aggirano intorno al 10% del fatturato. Le piccole e medie imprese costituiscono la gran parte della filiera industriale: si tratta di aziende altamente specializzate, che sanno valorizzarsi anche su scala internazionale grazie alla continua collaborazione con le grandi imprese nazionali, con gli organismi di ricerca e con i poli universitari. L’Italia è tra il ristretto numero di Paesi che vantano una solida ed estesa filiera produttiva, di lunga tradizione, grazie alla presenza di grandi multinazionali e di una fitta rete di piccole e medie imprese e di provider di servizi e tecnologie, a fianco dei quali convivono centri di ricerca e poli universitari di eccellenza. L’Italia presidia la quasi totalità dei segmenti tecnologici dell’aerospazio, con alcuni profili di eccellenza, ma la filiera italiana si caratterizza per un’elevata frammentazione, con la presenza di imprese di dimensioni mediamente inferiori a quelle dei principali Paesi europei. I vincoli della piccola dimensione possono frenare la partecipazione dei fornitori italiani alle supply chain europee e costituisce una barriera strutturale alla loro crescita e quindi a quella dell’intera economia.

 

Quali strategie possono essere adottate per ovviare alle fragilità del sistema economico nazionale?

Cristina Leone: L’analisi microeconomica indica che la crescita della nostra economia può essere innescata soltanto da meccanismi di aggregazione delle imprese, creando la massa critica necessaria. In particolare, la fusione e acquisizione sia tra aziende simili che tra aziende che costruiscono parti di sottosistema, affinché possano fornire al prime contractor un sottosistema integrato, è un elemento fondamentale per la crescita della catena di fornitura. Altri modelli organizzativi, quali reti di imprese, consentono la creazione o il consolidamento di un network attraverso il quale più imprese, pur mantenendo autonomia giuridica e operativa, coordinano la propria attività, al fine di beneficiare di una maggiore massa critica e, più in generale, dei vantaggi connessi alle economie di scala. Attraverso questi accordi, le imprese possono accedere ai benefici derivanti dalla condivisione di investimenti, competenze, strumenti, macchinari, mercati, canali di distribuzione e di fornitura, senza dover acquisire questi asset in autonomia, riducendo così sia i costi che i rischi associati.

 

Quali sono le aree di frontiera nelle quali il settore aerospaziale può contribuire all’innovazione del sistema-Paese, creando sinergie virtuose con altri settori?

Cristina Leone: Il settore aerospaziale possiede un ruolo fondamentale nella generazione di nuove tecnologie, contribuendo in maniera significativa all’innovazione e alla crescita economica, al di là dei confini settoriali, sia attraverso meccanismi di diversificazione tecnologica e produttiva, sia attraverso ricadute tecnologiche e applicazioni, che vanno ben oltre l’industria aerospaziale stessa.

Ad esempio, una delle principali aree in cui la tecnologia automobilistica e l’industria aerospaziale convergono è quella dei materiali innovativi e delle tecnologie avanzate. Le leghe leggere, i compositi ad alte prestazioni e i materiali resistenti al calore sviluppati per l’aerospazio stanno trovando sempre più esteso impiego nella produzione di veicoli terrestri. I materiali leggeri contribuiscono alla riduzione del peso dei veicoli migliorando l’efficienza del carburante e le prestazioni complessive. Questa tendenza sarà sempre più evidente nelle auto elettriche dove la massimizzazione dell’autonomia diventa una priorità. Suddette sinergie tecnologiche abilitano anche l’apertura alle aziende di questi due ambiti per aggredire quote di mercato dell’altro settore e, in uno scenario in cui l’elettrificazione potrebbe svantaggiare il comparto automobilistico italiano, si può immaginare una conversione del business verso il settore aerospazio.

 

Quali sono le competenze cruciali richieste dal settore? Quali le sfide principali in questo ambito?

Cristina Leone: L’evoluzione dell’industria aerospaziale necessita di una maggiore integrazione delle tecnologie digitali nei prodotti e nei processi. Le aziende dell’aerospazio puntano sulla data-driven economy e sulla valorizzazione del dato, per rafforzare le attività core delle aziende e attuare la trasformazione digitale. Oggi la frontiera della digitalizzazione dell’industria aerospaziale, anche attraverso la realizzazione di digital twin di piattaforme e tecnologie, permette una migliore integrazione della filiera, fin dalle fasi di progettazione, in modo da ottimizzare i tempi e i costi evitando rilavorazioni.

 

Quali sono, invece, le principali linee di tendenza che vede per gli sviluppi futuri del settore?

Cristina Leone: Continua espansione, sempre maggiore innovazione delle tecnologie, esplorazione e fervente progresso. In generale l’aerospazio riserva grandi prospettive e brillanti opportunità con insospettabili ricadute positive sulla quotidianità e importanti risvolti di potenziamento economico. Per quel che riguarda lo spazio si punta il dito oltre la Luna in direzione Marte e anche per ciò che riguarda l’aeronautica, la sostenibilità e la digitalizzazione porteranno immediato beneficio e nuova visione dei servizi della quotidianità.

Scritto da
Giacomo Bottos

Direttore di «Pandora Rivista» e coordinatore scientifico del Festival “Dialoghi di Pandora Rivista”. Ha studiato Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano, l’Università di Pisa e la Scuola Normale Superiore di Pisa. Ha scritto su diverse riviste cartacee e online.

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