Scritto da Lucia Albano
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Negli ultimi anni l’Europa ha voluto dare un nuovo slancio al tema dell’economia sociale, soprattutto attraverso un Piano d’azione e una raccomandazione, come elemento che si inserisce nel quadro più ampio delle politiche europee per l’occupazione, la transizione verde e digitale, e la realizzazione del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali, che ha lo scopo di contribuire a una crescita sostenibile e inclusiva.
Il Piano d’Azione Europeo per l’Economia Sociale, lanciato dalla Commissione Europea nel dicembre 2021, rappresenta una strategia pluriennale (2021-2030) per valorizzare e rafforzare il ruolo dell’economia sociale in Europa. Un settore, o meglio un ecosistema, che comprende cooperative, mutue, associazioni, fondazioni e imprese sociali, tutte realtà che pongono al centro delle loro attività il benessere della comunità, la solidarietà e la sostenibilità, piuttosto che il solo profitto. Questo Piano, in particolare, si articola attorno a tre grandi obiettivi: creare condizioni favorevoli per lo sviluppo dell’economia sociale in tutti gli Stati membri; offrire maggiori opportunità alle organizzazioni dell’economia sociale per avviare, espandere e innovare le proprie attività; riconoscere pienamente il valore e il potenziale dell’economia sociale, promuovendone la visibilità e la comprensione a livello europeo.
Attraverso 38 azioni concrete da realizzare entro il 2030, il Piano d’Azione rappresenta una vera e propria tabella di marcia che mira a rendere l’economia europea più equa, resiliente e sostenibile, generando posti di lavoro di qualità e rafforzando la coesione sociale. La Commissione Europea, a proposito della sua attuazione, si è impegnata a monitorarne regolarmente le misure, pubblicando rapporti periodici sui progressi e coinvolgendo attivamente gli Stati membri e gli attori del settore.
Per il successo del Piano, infatti, è fondamentale il coinvolgimento diretto dei governi nazionali e delle amministrazioni locali, che devono adottare strategie coerenti e favorire la partecipazione delle organizzazioni dell’economia sociale. A questo proposito, in particolare, nel novembre del 2023, il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato, su proposta della Commissione, la prima raccomandazione giuridicamente vincolante a livello europeo sull’economia sociale. Un’iniziativa che si inserisce tra le azioni del Piano d’Azione Europeo per l’Economia Sociale, che punta a migliorare l’ecosistema del settore in termini di quadro normativo, accesso ai finanziamenti, innovazione sociale, transizione verde e digitale, e promozione della consapevolezza. Questa raccomandazione rappresenta un passo fondamentale per valorizzare il ruolo delle organizzazioni dell’economia sociale a livello nazionale e fornire agli Stati membri orientamenti concreti per creare condizioni favorevoli al loro sviluppo, e per aiutarli a definire le strategie nazionali entro la fine del 2025, con meccanismi di consultazione e dialogo strutturato.
In base alla raccomandazione, gli Stati membri sono invitati a elaborare e attuare strategie globali per l’economia sociale, oppure ad aggiornare quelle già esistenti, entro 24 mesi dall’adozione della raccomandazione, quindi entro la fine del 2025. Il documento raccomanda, inoltre, l’istituzione di meccanismi strutturati di consultazione tra autorità pubbliche e organizzazioni rappresentative dell’economia sociale, per orientare l’elaborazione e l’attuazione delle strategie nazionali.
Gli Stati membri dovranno presentare delle relazioni sui progressi compiuti entro quattro anni dall’adozione della raccomandazione e successivamente ogni cinque anni. Queste scadenze sono allineate con quelle previste dall’OCSE, per facilitare il coordinamento internazionale e ridurre gli oneri amministrativi. Idealmente, il monitoraggio fino al 2032 garantirà una valutazione costante dell’efficacia delle strategie adottate dagli Stati membri.
Dal canto suo, il Governo italiano ha ovviamente accolto questa richiesta e ha voluto approfondire i temi che riguardano l’economia sociale, avendo anche uno standing particolarmente elevato in questo settore. L’Italia è attualmente impegnata nella definizione del proprio Piano d’Azione Nazionale per l’Economia Sociale, in linea con la Raccomandazione del Consiglio UE e il Piano d’Azione europeo. Come richiesto dall’Unione Europea, il Governo italiano deve presentare il piano entro novembre 2025. Per raggiungere questo obiettivo, è stato avviato un gruppo di lavoro nazionale, coordinato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), con la partecipazione di istituzioni, enti del Terzo settore, università e altri stakeholder. La metodologia è partecipativa, inclusiva e favorisce un processo volto al dialogo e al confronto costruttivo tra le parti.
Il processo di costruzione del Piano prevede inoltre, tavoli di lavoro nazionali e locali per raccogliere istanze dal territorio e dai diversi attori dell’economia sociale, con il coinvolgimento attivo di enti locali, cooperative, associazioni, università, camere di commercio, e dell’ISTAT, per garantire una strategia condivisa e rispondente alle specificità italiane. Al suo interno si promuove anche un dialogo costante con la Commissione Europea per valorizzare le peculiarità del modello italiano, in cui il Terzo settore ha un ruolo centrale.
Questo Piano si pone, intanto, l’obiettivo di approfondire le conoscenze del settore e di proporre delle soluzioni. Chiaramente, i temi principali sono il quadro normativo e fiscale, l’inclusione lavorativa e le opportunità di impiego presenti all’interno dell’economia sociale. Il gruppo di lavoro si è organizzato, in questo senso, in quattro aree principali. La prima riguarda, appunto, il quadro normativo e fiscale; la seconda vuole approfondire la finanza per l’economia sociale; la terza la formazione delle competenze, quindi le attività di ricerca; e infine il procurement tramite le partnership pubblico-privato.
Il primo obiettivo dichiarato è quello di costruire la perimetrazione dell’economia sociale, ovvero definire questo ecosistema, anche attraverso il quadro giuridico internazionale e nazionale, per andare a identificare i soggetti effettivi dell’economia sociale, che sappiamo essere particolarmente diversificati. Si tratta di una famiglia molto ampia, che opera, per esempio, a favore dei propri associati, oppure con maggiore riferimento all’attività d’impresa. Questa azione di perimetraggio non rappresenta un punto di arrivo, bensì un punto di partenza fondamentale per poter delineare le politiche che si indirizzano in modo chiaro e certo agli enti dell’economia sociale. Si tratta, quindi, sia di una perimetrazione dal punto di vista qualitativo, che di una perimetrazione dal punto di vista quantitativo.
Rileviamo una grande necessità di approfondire gli strumenti operativi più utili per gli enti del Terzo settore e dell’economia sociale in senso più ampio, soprattutto in riferimento all’aspetto del social procurement pubblico e privato, già citato, e all’accesso per gli enti dell’economia sociale ai mercati e agli appalti pubblici. Ma altrettanto importante è analizzare l’accesso per gli enti dell’economia sociale anche a strumenti e risorse di tipo finanziario diverse, e quella di intervenire nell’ambito della conoscenza, che è uno degli elementi fondamentali.
Particolarmente importante poi è poter giungere alla definizione del Piano in tempi rapidi. Per farlo, stiamo lavorando a una prima bozza così da avviare una consultazione pubblica, sempre nell’ottica della partecipazione più ampia possibile, in modo tale da consentire anche a coloro che non sono stati inclusi finora nel percorso di poter contribuire a questo lavoro. Chiuderemo questa fase entro l’estate, per poter poi concludere il documento entro l’autunno, in modo tale da presentarlo in Europa e portare il contributo dell’Italia a questo importante tema, che certamente è uno dei più interessanti per quei soggetti che si affacciano sulla scena internazionale con determinazione.