Scritto da Giacomo Bottos
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Morena Diazzi è Direttore generale della Direzione Conoscenza, Ricerca, Lavoro, Imprese della Regione Emilia-Romagna e coordinatrice del Progetto Tecnopolo Manifattura di Bologna.
Prima di entrare nello specifico delle politiche dedicate alla space economy vuole soffermarsi su alcuni degli orientamenti generali delle politiche che, come Direttore generale Conoscenza, Ricerca, Lavoro, Imprese della Regione, ha contribuito a definire in questi anni?
Morena Diazzi: A seguito del chiaro orientamento della Giunta regionale, l’obiettivo della Direzione è stato quello di connettere e arricchire le politiche dei settori ricerca- innovazione-formazione-imprese, ed è una scelta che sta dando notevoli risultati, essendo oggi la nostra Regione al primo posto in Italia per l’indicatore “European Innovation Scoreboard”. La Giunta regionale ha deciso infatti di unificare due direzioni: imprese – che comprendeva già ricerca ma anche turismo, commercio, sport, energia e internazionalizzazione – con cultura, università e formazione. Fu una scelta della prima Giunta del presidente Bonaccini, che volle approcciare le politiche in maniera integrata anche dal punto di vista delle programmazioni e dell’attuazione amministrativa. Il processo è cominciato nel 2016-2017, cui è seguita la riorganizzazione dei settori e delle aree. Questa scelta è stata guidata dalla volontà di integrare le politiche, uscendo dal verticale e connettendo i tavoli di concertazione. Nell’ambito dell’innovazione, abbiamo integrato tutto il mondo della ricerca, con il mondo delle competenze, dall’orientamento scolastico verso le competenze STEM, ai dottorati e all’offerta di alte competenze nelle diverse aree di interesse per il sistema regionale. In questo ambito troviamo i nostri istituti tecnici superiori post-diploma (ITS), i corsi di laurea e i dottorati specifici sui settori e sulle aree strategiche dell’economia regionale, a cui si aggiunge la ricca offerta della formazione permanente e continua. Dopodiché, abbiamo investito nei comparti della ricerca supportando i centri di ricerca pubblici e privati e le imprese orientate alle nuove tecnologie e ai nuovi prodotti. Per le imprese, abbiamo un importante strumento che è costituito dalla legge 14/2014 per l’attrattività degli investimenti particolarmente innovativi, sostenendo progetti di ricerca, ma anche nuovi laboratori, connessi con il sistema universitario e della ricerca e la formazione delle competenze. Su questo sistema si inserisce poi la legge 2/2023 per l’attrazione dei talenti, che offre maggiori opportunità ai talenti che risiedono o arrivano nella nostra regione sia in termini di alta formazione che di collegamento università-imprese attraverso le azioni di placement universitario, sportelli delle amministrazioni comunali per servizi di accompagnamento, misure per l’avvio di nuove imprese innovative e oggi siamo anche i protagonisti nell’accompagnare l’insediamento delle grandi infrastrutture di ricerca nazionali ed europee nella nostra regione, come ECMWF – Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine, CINECA-INFN con l’HPC LEONARDO che ha dato vita al Campione nazionale ICSC che fa ricerca su big data e quantum computing, la sede dell’Università delle Nazioni Unite dedicata a intelligenza artificiale for human development. Oggi sono integrati non solo i comparti produttivi ma anche ambiti come lo sport e la musica: noi sosteniamo le scuole con esperti del settore che operano con gli insegnanti e poi promuoviamo eventi come il Tour de France o l’Incontro annuale promosso dal Ministero dell’Istruzione su Scuole e Musica, finanziando anche progetti sulla ricerca negli ambiti dell’innovazione sociale e della cultura.
La visione strategica alla base della decisione di aggregare i settori era dunque ispirata anche all’intuizione dell’importanza della formazione rispetto all’innalzamento del contenuto tecnologico e innovativo dell’ecosistema?
Morena Diazzi: Sì, secondo noi la creazione delle competenze e delle opportunità favorisce un percorso di innovazione e crescita che supporta e accresce la qualità del territorio. La nostra regione vuole crescere, ma sempre privilegiando la qualità e la valorizzazione del proprio territorio, affrontando le nuove grandi sfide come il digitale e il green. Dopo essere partiti con l’aggregazione dei settori di intervento, nel 2021 abbiamo costruito la nuova Smart Specialization Strategy regionale (S3) per il periodo 2021-2027. Siamo una delle pochissime Regioni che ha ripensato integralmente la propria S3 ridefinendo le aree strategiche di intervento delle politiche del settennio 2021-2027 e, in questo quadro, abbiamo valutato tre livelli di azione: innanzitutto gli ambiti di diretto intervento pubblico; in secundis le aree cross-settoriali con i settori di riferimento, con un particolare interesse sulle modalità con cui la nostra industria si pone nei confronti degli obiettivi dell’Unione Europea e di conseguenza nei confronti di tutto ciò che serve per realizzare un’Europa più smart, green, connessa, sociale, inclusiva e vicina ai territori. E a questo fine, abbiamo cercato di lavorare su tutti gli ambiti indicati dalle linee guida della Commissione Europea riguardo i materiali, la sostenibilità e la qualità delle produzioni; in ultimo, abbiamo posto attenzione alle nuove industrie in fase di forte sviluppo nella nostra regione. I nuovi settori con forte potenziale di innovatività sono proprio l’aerospace economy e le infrastrutture critiche. Sul primo stavamo già assistendo al fenomeno per cui soggetti del settore automotive collaboravano con le Agenzie Spaziali italiana ed europea, sfruttando le proprie competenze sui materiali e sulle tecnologie; invece, lato infrastrutture critiche, cioè quelle infrastrutture che non possono avere interruzioni, come data center, infrastrutture di trasporto, energia, risorse idriche, abbiamo player importanti, valorizzati ancora di più dall’impegno che la Regione ha messo in campo con la realizzazione dei data center. Esistono diversi soggetti con forti potenzialità in questi comparti e, in virtù della crescita di questi settori innovativi, si può pensare in futuro a integrazioni in tema di big data e di intelligenza artificiale, ottenendo in questo modo miglioramenti gestionali grazie proprio all’utilizzo delle tecnologie informatiche.
Sono quindi, in sintesi, spazio, supercalcolo e infrastrutture critiche i settori nuovi su cui c’è un investimento aggiuntivo rispetto al passato e ad altre aree dove la Regione era già presente?
Morena Diazzi: Sì, metterei al centro ancora una volta l’area data center, ambito tecnologico che interseca tutti i settori. È importante avere un soggetto gestore e sviluppatore delle attività proprie dei data center, ma è altrettanto importante avere soggetti che sanno innovare i processi di costruzione, manutenzione e sviluppo tecnologico. Questo comparto, in cui possiamo contare su player di livello nazionale e oggi anche internazionale, è profondamente strategico. E tutto questo si aggiunge ai settori di successo dell’economia emiliano-romagnola, presenti nella S3, nei quali dobbiamo sempre più saper produrre ma anche costruire e mettere a punto infrastrutture, processi innovativi, sicurezza e qualità: agrifood, meccanica, edilizia e materiali, salute, energia ma anche cultura, turismo, città, servizi innovativi. Pensiamo allora a tutto il mondo della manifattura ma anche alle digital humanities, alle grandi trasformazioni urbane, alle nuove città intelligenti, tutte da costruire, manutentare e gestire. La nostra regione ha davvero un potenziale enorme se ampliamo e controlliamo sempre più tutti gli ambiti del saper fare con le trasformazioni digitali e sostenibili. I dati poi sono alla base della space economy che, a sua volta, interseca diversi ambiti settoriali.
Soffermiamoci sulla space economy e sull’enfasi su questo ambito come possibile settore di evoluzione del tessuto produttivo emiliano- romagnolo. Come si è innescata questa dinamica? È nata da una sollecitazione proveniente dalle imprese e dal sistema economico o è qualcosa che sorge innanzitutto da una riflessione portata avanti dalle istituzioni regionali?
Morena Diazzi: I fattori alla base del focus sulla space economy sono stati diversi. Gli ecosistemi convergono efficacemente proprio quando ci sono vari soggetti che dimostrano interesse e visione strategica. Un certo grado di attenzione nei confronti delle nuove possibilità aperte dall’evoluzione del comparto aerospaziale era già presente tra le imprese del territorio. Nella nostra regione – è opportuno ricordarlo – esistono esempi significativi di imprese che fabbricano droni e satelliti o che forniscono soluzioni, già funzionanti sulla Terra, che possono avere importanti applicazioni anche nello spazio. A questo si è legata la riflessione delle istituzioni che ha portato a stringere un accordo con l’Aeronautica Militare volto a sostenere le imprese interessate a compiere esperimenti in orbita, come è stato fatto con la missione di Axiom, AX-3. Ovviamente, nel momento in cui costruiamo una nuova strategia di sviluppo, dobbiamo interfacciarci con il mondo imprenditoriale, universitario e scientifico, associativo e della formazione. Da questi incontri si è rafforzato l’interesse verso il settore aerospaziale. Ci siamo resi conto di come il sistema economico regionale fosse già presente in importanti ambiti a forte valore aggiunto della space economy, settori che rappresentano appieno lo spirito imprenditoriale del saper fare e della costante ricerca di soluzioni avanzate. Si pensi solo alla manifattura d’eccellenza, che continua a essere attrattiva per le nuove generazioni, e alla sua capacità strategica di lavorare in un contesto molto legato al territorio, ma allo stesso tempo capace di raggiungere tutti i principali mercati globali. È stata inoltre importante la valorizzazione a Forlì del Tecnopolo con il Centro Interdipartimentale per la Ricerca e Innovazione Aerospace che già lavorava sulla space economy, oltre alla presenza dei Centri di CNR, ENEA, INAF e INFN. Nel frattempo, la Regione ha aderito a NEREUS (Network of European Regions Using Space Technologies) e ha partecipato a diversi programmi multiregionali come Mirror Copernicus, progetto impegnato sul settore dei dati di osservazione della Terra provenienti dai satelliti.
In Italia ci sono regioni – come Lombardia, Piemonte, Lazio e Puglia – che hanno insediamenti storici nel settore della space economy, mentre in Emilia-Romagna, al di là di qualche singola impresa, questi insediamenti non esistevano. Il metodo della Regione nella costruzione delle politiche, d’altra parte, si è sempre caratterizzato per un tentativo di dialogo con le imprese e gli attori del territorio, attraverso i Clust-ER e gli strumenti del Patto per il lavoro e per il clima. La Regione ha costituito delle “antenne” che le permettono di anticipare gli sviluppi del settore produttivo e di sostenere i progetti di ricerca e innovazione?
Morena Diazzi: La Regione ha avviato la sua politica sull’innovazione e la ricerca industriale con la legge regionale 7 del 2002, grazie alla modifica al titolo V della Costituzione che ha consentito di investire nella ricerca industriale. Nascono quindi i laboratori di ricerca accreditati, che oggi sono 97 più i centri per l’innovazione e il trasferimento tecnologico, gli 11 tecnopoli con le 23 sedi e la Società ASTER, oggi ART-ER che si occupa di connettere e sostenere l’attività di ricerca e innovazione dei diversi soggetti e, dal 2019, anche di accrescere l’attrattività regionale. Oggi la rete dei tecnopoli è arricchita dal Tecnopolo Manifattura-Data Valley Hub, costruito dalla Regione Emilia-Romagna che vede il coordinamento in capo alla nostra Direzione in collaborazione con la Direzione Patrimonio. Il Tecnopolo Manifattura ospita già infrastrutture di supercalcolo di livello nazionale ed europeo ed è connesso con le attività dei diversi tecnopoli che ospitano laboratori e infrastrutture sulle tecnologie biomediche, dell’energia, della meccanica, del food, del turismo, dell’intelligenza artificiale e, appunto, della space economy. Dalla volontà di investire in ricerca, innovazione e competenze deriva poi la nascita dei Clust-ER, che mettono insieme imprese, enti di formazione e di ricerca e, in altri casi, dei Forum, che attivano una governance regionale con la partecipazione dei diversi soggetti e individuano azioni e attività per fare crescere ambiti emergenti quali la space economy. Oggi, peraltro, è in corso di costituzione anche il Forum Blue Economy, vista la rilevanza di questo nuovo comparto e il grande impegno delle Direzione Generale Affari Marittimi e Pesca e Ricerca della Commissione Europea. Tutte queste aree sono poi integrate in progetti europei come gli Horizon Europe o i progetti INTERREG e questo garantisce ulteriori prospettive di sviluppo. Nel 2019 la Regione ha poi approvato la legge su big data e intelligenza artificiale, fondamentale per il percorso che ha visto l’approdo in regione del supercomputer Leonardo (ospitato proprio dal Tecnopolo Manifattura) e la nascita della Fondazione IFAB per lo sviluppo delle applicazioni dei big data, oltre alla messa in campo di nuove progettualità internazionali sostenute anche dalla Regione Emilia-Romagna come, ad esempio, il progetto sulla Decade degli Oceani e i rapporti in corso con il Massachusetts Institute of Technology nell’ambito del Laboratorio sulle città in collaborazione con le nostre Università. Queste aree di lavoro utilizzano peraltro i dati satellitari e la capacità di calcolo per la costruzione dei diversi modelli e piattaforme. Per noi, ART-ER, società consortile che vede fra i soci Regione, università e centri di ricerca, svolge proprio il ruolo di connettere e sostenere l’azione dei diversi soggetti e favorire elevata progettualità a livello nazionale ed europeo, come è successo per le misure PNRR che hanno portato alla nascita di ECOSISTER per la promozione dell’innovazione dedicata alla transizione sostenibile, o per i bandi HORIZON e Digital Europe che hanno portato diversi progetti con partenariati europei e la nascita del Digital Hub per i servizi della Pubblica Amministrazione – ER2digit – sviluppato insieme a CINECA e INFN o, ancora, l’accompagnamento verso la misura nazionale dei contratti di sviluppo per le imprese, in capo al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) con l’assistenza tecnica di Invitalia.
Come ben sappiamo, infatti, esistono le filiere dell’upstream e del downstream e i dati raccolti nello spazio sono utili per entrambi questi settori di applicazione.
Morena Diazzi: Esatto, tutte le aree connesse ai dati della space economy hanno importanti possibilità di crescita nel nostro territorio. Perciò la Regione è entrata in diverse iniziative internazionali, come quella con il Canada su intelligenza artificiale e space economy e con il Giappone sempre sulla space economy a dicembre 2023. Abbiamo organizzato le missioni a Houston per visitare Axiom e la NASA, luoghi centrali per l’innovazione spaziale. Fino a ieri lo spazio era considerato solo a scopi di difesa. Ciò lo caratterizzava come qualcosa di rigido e circoscritto, non accessibile. Oggi invece la space economy crea nuove possibilità e molti dei suoi protagonisti sono attori privati che sperimentano prodotti e soluzioni, mettendo a disposizione conoscenze a dati particolarmente complessi. Perciò riteniamo che questo sia un settore strategico per una regione così manifatturiera: possiamo creare nuove tecnologie da testare nello spazio, sperimentare nuove produzioni e comprendere cosa ci comunica lo spazio per governare meglio quanto avviene a terra. Space economy e blue economy accompagneranno lo sviluppo innovativo e sostenibile delle future generazioni.
Prendendo spunto dall’automotive, dove la rivoluzione dell’elettrico sta portando alla necessità di grandi cambiamenti anche dal lato energetico: quanto conta nel processo di innovazione la transizione energetica?
Morena Diazzi: Il tema energetico è fondamentale per la transizione ecologica e, più in generale, per ragionare sui processi di innovazione. Il futuro passa per il superamento delle fonti fossili e dei materiali non eco-sostenibili. Oggi stiamo andando verso quella direzione, ma siamo consapevoli delle sfide e dei problemi che ciò comporta. Per quanto riguarda la space economy, è molto importante ad esempio quanto si sta facendo in tema di materiali, dove è in atto un grande sforzo per ottenere materiali completamente sostenibili. Dobbiamo puntare a rendere sempre più accessibile la sperimentazione dei materiali nello spazio, come si è fatto con Axiom AX-3, anche in ottica di maggiore sostenibilità. E dobbiamo, inoltre, considerare le applicazioni del digitale in termini di management dei dati e ottimizzazione dei processi. Oggi, peraltro, in Emilia-Romagna c’è una riflessione aperta sulle nuove tecnologie rispetto alle quali la Commissione Europea ha costruito il nuovo regolamento STEP e cioè la “Piattaforma delle tecnologie strategiche per l’industria Europa”. Si tratta di una piattaforma che può utilizzare anche risorse dei fondi strutturali come il FESR, e che ha tre ambiti di azione molto importanti, ossia digitale e deep tech – che nel medio termine avrà ricadute significative anche sulla space economy – tecnologie clean, e biotecnologie. La presenza di università, laboratori, tecnopoli, Clust-ER, Forum ci garantisce nuove opportunità rispetto ai fondi e alle misure dell’Unione Europea, e le nostre modifiche al FESR mirano proprio a supportare ulteriormente questa integrazione e la nostra piena partecipazione.
Quali iniziative concrete orientate al settore avete intrapreso?
Morena Diazzi: Innanzitutto, abbiamo costituito il Forum strategico aerospazio, che ci consente di lavorare in maniera ancora più integrata con i diversi soggetti regionali e nazionali. La seconda azione importante è quella della ricerca, per la quale è stato fatto un bando dedicato ai settori aerospazio e infrastrutture critiche con cui abbiamo finanziato il Tecnopolo di Forlì e i laboratori di ricerca e, infine, diversi bandi per imprese e laboratori che hanno visto anche importanti progetti sulla Legge regionale 14/2014 dedicata all’attrazione degli investimenti nella nostra regione. E poi c’è il bando per le startup che facciamo ogni due anni. Grazie alla S3 mappiamo poi tutte le azioni e progetti portati avanti dai soggetti pubblici e privati anche nella space economy. Così monitoriamo ciò che finanziamo noi e quanto arriva dal PNRR, da Horizon Europe, da altri programmi europei e abbiamo una visione a 360 gradi degli sviluppi del territorio e questo diventa importante perché ci consente di comparare le varie esperienze presenti e di affinare sempre più le politiche regionali.
Quali sono le prospettive future per il lavoro della Regione e per lo sviluppo della space economy in Emilia-Romagna?
Morena Diazzi: Abbiamo già concluso il bando sulle competenze di filiera, in modo da consentire ai soggetti economici di programmare azioni orientate alla formazione nei nuovi ambiti di intervento. Avremo ulteriori sviluppi grazie alle attività dei tecnopoli, in particolare quello di Forlì per quanto riguarda strettamente la space economy, e mantenendo forte attenzione su chi si occupa di dati, materiali e tecnologie. Le imprese in questo campo stanno crescendo, si stanno connettendo, anche consorziandosi e spingendosi su ambiti assolutamente nuovi. Tutto questo ci consentirà di accrescere il nostro peso nell’ambito della space economy nazionale, europea e internazionale. E, inoltre grazie alla connessione con Axiom, si continua a investire e a sperimentare direttamente nello spazio tante nuove produzioni nei diversi settori. Infine, è in corso di emanazione il nuovo bando per le startup innovative che si accompagna al bando su incubatori e acceleratori appena concluso. Le opportunità di ricerca e innovazione nel settore space economy saranno poi ospitate nell’ambito deep tech della nuova Piattaforma STEP. Ma ciò su cui dobbiamo ancora di più investire sono i nostri talenti e la nostra capacità di formarli e trattenerli: qui il ruolo delle università, delle istituzioni, dei nostri sistemi territoriali e della Regione è davvero fondamentale e il settore della space economy è certamente di grande interesse.