Nello spazio con la missione Axiom-3. Intervista a Walter Villadei
- 22 Luglio 2024

Nello spazio con la missione Axiom-3. Intervista a Walter Villadei

Scritto da Giacomo Bottos

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Walter Villadei è colonnello dell’Aeronautica Militare e astronauta. È stato il pilota della missione spaziale Axiom Ax-3.


Quando è iniziato e come si è svolto il suo percorso di addestramento? Quali erano gli obiettivi?

Walter Villadei: Il mio avvicinamento al mondo spaziale è iniziato abbastanza presto, fin dai banchi di scuola e, in particolare, quando presso l’Accademia Aeronautica di Pozzuoli ebbi modo di studiare come (primo) ingegnere spaziale dell’Arma Azzurra. Una circostanza anche fortuita, in quanto l’Università “Federico II” di Napoli aveva appena aperto questo nuovo indirizzo di laurea. Dopo l’Accademia sono seguiti anni di attività operativa, con opportunità anche di prendere parte a missioni fuori area. Seppur non indirizzate allo spazio, quelle esperienze hanno avuto grande utilità anche per il training come astronauta. Gestire situazioni complesse in ambiente multidominio e multinazionale, a volte in contesti ostili, avendo la responsabilità di uomini e mezzi, è un’occasione di crescita umana e professionale straordinaria per sviluppare le cosiddette soft-skills, doti fondamentali anche per un astronauta. Il mio training come astronauta è invece iniziato nel 2011, presso il Centro Addestramenti Cosmonauti di Città delle Stelle in Russia. L’addestramento è proseguito attraverso tutte le fasi che normalmente contraddistinguono il percorso dei cosmonauti. Ho acquisito le qualifiche sui sistemi della Soyuz, sulle tute extra-veicolari Orlan, sulla Stazione Spaziale Internazionale per il segmento russo. Poi nel 2021, l’Aeronautica Militare mi ha trasferito a Houston per proseguire l’addestramento con i sistemi statunitensi nel contesto del commercial spaceflight. Un percorso lungo, entusiasmante ma anche complesso, che ha sempre avuto lo stesso obiettivo: acquisire preziose competenze nel settore delle operazioni spaziali, nell’ottica che lo spazio è il dominio verso il quale la Forza Armata si proietterà nei prossimi decenni. Per essere rilevanti e supportare la strategia nazionale occorre essere presenti, partecipare alle missioni, effettuare sperimentazioni. Insomma: learning by doing.

 

Nel tempo che ci separa dall’inizio del suo addestramento, il mondo dello spazio è cambiato profondamente. Dal suo punto di osservazione quali sono stati i mutamenti più importanti e come hanno influito sul suo percorso?

Walter Villadei: Quando ho iniziato il mio addestramento in Russia, gli Stati Uniti avevamo appena ritirato lo Space Shuttle e si prospettavano anni di dipendenza delle capsule russe, da qui le ragioni per cui io stesso fui inviato in Russia (per altro anche in questo caso divenendo il primo cosmonauta europeo dai tempi della Guerra fredda). Ma quella decisione, seppur dolorosa, ha consentito agli Stati Uniti di avviare diverse iniziative che chiamiamo commercial spaceflight. Nel giro di poco meno di dieci anni, questo percorso ha portato gli Stati Uniti a tornare indipendenti grazie a SpaceX e ora anche a Boeing. Il progetto di una nuova stazione spaziale, questa volta privata e commerciale, è stato avviato con Axiom, e altri progetti sono partiti. Il ruolo dei privati è divenuto rilevante in una logica di partenariato pubblico-privato. Al tempo stesso, lo spazio è divenuto progressivamente sempre meno science-only e sempre più crocevia di interessi trasversali: industriali, geopolitici, strategici e militari.

 

Quali sono gli elementi cardine della visione strategica dell’Aeronautica Militare con riferimento al dominio spaziale?

Walter Villadei: L’Aeronautica Militare ha da poco celebrato il suo centenario. Il nostro motto, il DNA della Forza Armata, esprime già la direzione da seguire: Virtute Siderum Tenus (con valore verso le stelle). Lo spazio è innanzitutto una dimensione fisica verso cui tendere. L’evoluzione delle tecnologie e dei mezzi ci impone di espandere la nostra conoscenza al volo spaziale. Si aggiunga che lo spazio è una dimensione operativa e funzionale abilitante. Senza servizi space-based torneremmo ad un’era predigitale, anche per quanto concerne l’operatività delle Forze Armate. Quindi lo spazio è essenziale. Ma per poterlo sfruttare al meglio, proteggerlo, mantenerlo accessibile è indispensabile avere capacità e competenze. E sono questi gli elementi cardine della strategia dell’Aeronautica Militare: sviluppare, acquisire, rafforzare le competenze operative dell’Arma Azzurra nel dominio aerospaziale, mettendole al servizio del dispositivo militare interforze e integrato predisposto dalla Difesa in coerenza e a supporto della strategia spaziale nazionale.

 

Prima della missione Axiom AX-3 lei ha partecipato al volo suborbitale Galactic 01 di Virgin Galactic. Quale bilancio può tracciare di questa missione?

Walter Villadei: Un bilancio estremamente positivo. Il primo volo suborbitale italiano ed europeo. Una collaborazione tra una Forza Armata e il principale ente di ricerca nazionale, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Una collaborazione strategica con un player centrale nel panorama del commercial spaceflight, quale Virgin Galactic, di cui abbiamo inaugurato l’avvio delle operazioni. L’esecuzione di una grande varietà di esperimenti multidisciplinari che Aeronautica e CNR hanno sviluppato, integrato ed operato insieme a vari partner del mondo accademico-universitario e alcune PMI. Esperimenti che abbracciano un ampio range di tematiche: dallo sviluppo di tute di volo “intelligenti”; alla combustione di bio-fuel; alla caratterizzazione delle radiazioni alle quote di volo suborbitali; al testing di innovativi micropropulsori per satelliti fino alla prova di nuovi materiali poliuretanici per radiation shielding, oppure il dispiegamento di strutture a memoria di forma. Insomma, un successo che speriamo di vedere replicato con una prossima missione Virtute II.

 

Come sono maturate le condizioni della sua partecipazione alla missione Axiom AX-3?

Walter Villadei: L’Aeronautica ha iniziato a dialogare con Axiom dal 2018, quando di fatto non la conosceva nessuno e avevano appena cominciato ad operare. Un rapporto di collaborazione che si è sviluppato nel tempo e ha portato l’Italia a firmare per prima un memorandum of understanding (MoU) di collaborazione per la realizzazione della nuova stazione spaziale di Axiom (post-ISS), e in questo contesto la missione AX-3 e il mio ruolo come pilota del Dragon sono divenuti parte di una strategia nazionale più ampia.

 

Quando e come si è determinato il coinvolgimento della Regione Emilia-Romagna e di imprese del territorio emiliano-romagnolo?

Walter Villadei: A cavallo del Covid-19, l’Aeronautica Militare ha realizzato la necessità di estendere le proprie competenze al mondo scientifico e produttivo. Ci siamo resi conto che il dialogo con Axiom poteva essere un’occasione straordinaria per entrare nella space economy. Abbiamo iniziato a dialogare con la Regione Emilia-Romagna a ottobre 2020, grazie all’interesse di Dallara Automobili che aveva aperto una nuova divisione spazio e difesa. I vertici della Regione hanno subito colto le potenzialità derivanti dal mettere in contatto alcune filiere regionali, come Motor Valley e Food Valley, con lo spazio. Ed è così che a maggio 2021 il Presidente della Regione e il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, alla presenza del Ministro della Difesa, hanno firmato un accordo di collaborazione. Per completezza, occorre dire che l’Aeronautica ha firmato nello stesso periodo altri due accordi simili con altre realtà, quali Thales Alenia Space Italia (TAS-I) e CNR, a dimostrazione di una visione olistica integrata e profonda.

 

Può descrivere alcune delle fasi e delle attività svolte durante la preparazione della missione? In particolare, come sono stati preparati gli esperimenti che dovevano essere svolti d’accordo con le aziende coinvolte?

Walter Villadei: La preparazione degli esperimenti, soprattutto quelli che hanno visto come protagonisti industrie che non avevano mai volato nello spazio, ha richiesto una intensa e interessante interazione tra astronauta e team scientifici. Capire le peculiarità della microgravità, ingegnerizzare le procedure in modo efficiente ab initio, avere da subito idea dei limiti operativi o anche poter fornire alcuni suggerimenti, sono tutti aspetti fondamentali che dimostrano l’importanza del ruolo dell’astronauta, in questo nuovo contesto della space economy, come “abilitante” per il mondo produttivo e industriale.

 

Può descrivere alcuni degli aspetti più rilevanti della sua esperienza durante la missione?

Walter Villadei: La brevità di un’intervista non consente di rendere merito a una esperienza che è stata straordinaria sotto ogni punto di vista. Da un punto di vista operativo, certamente le fasi di decollo, trasferimento e rientro sono quelle più impegnative. Dal punto di vista scientifico, lo svolgimento degli esperimenti è stato molto interessante e mi ha consentito ancora di più di acquisire know-how prezioso per futuri sviluppi. Infine, osservare l’Italia per la prima volte di notte, illuminata in tutta la sua bellezza, è stata la cosa più emozionante.

 

Gli esperimenti previsti sono stati effettuati con successo? Quali sono le principali complessità tecniche e operative a essi inerenti? 

Walter Villadei: Tutto il programma sperimentale è stato svolto e anzi alcuni esperimenti, in ragione del fatto che abbiamo avuto dei giorni extra a bordo della ISS, sono stati anche ripetuti incrementando la quantità di dati acquisiti. Ma ci vorranno mesi per avere gli esiti definitivi degli esperimenti svolti. Alcuni risultati preliminari sono però incoraggianti e, soprattutto per il mondo dell’impresa, dimostrano che effettivamente lo spazio può divenire un catalizzatore e un acceleratore di innovazione.

 

Come viene gestita la fase successiva al ritorno? Quali sono i modi in cui i soggetti coinvolti possono apprendere dall’esperienza della missione?

Walter Villadei: La cosiddetta fase post-volo dipende da una serie di fattori. In primis, subito dopo il rientro ci sono una serie di controlli medici e funzionali per verificare lo stato di salute degli astronauti. Per missioni di breve durata l’impatto sul fisico è meno demanding e il recupero più rapido. Ma dipende anche dalle condizioni di partenza. Io ero abbastanza allenato e già dopo 36 ore dallo splashdown ero in palestra a riprendere alcuni esercizi. Quello che tuttavia mi ha più sorpreso è la capacità del cervello di adattarsi, di rimuovere e poi reintrodurre il fattore “g” nelle equazioni della cinematica del corpo. Insomma, alcuni effetti sono più neurologici che fisici e questo dimostra la grande flessibilità dell’organismo umano.

 

Quali sono le prospettive future? Vi sono in programma nuove missioni?

Walter Villadei: Il futuro vedrà l’Aeronautica e la Difesa sempre più coinvolte nelle attività spaziali nel quadro della strategia spaziale nazionale. In sinergia con altri Dicasteri, in primis con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), ma anche con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), il mondo accademico e soprattutto quello produttivo, intravedo una space economy sempre più centrale. Spero di vedere l’Italia poter essere partner e protagonista nella realizzazione della prossima stazione spaziale che Axiom sta costruendo. Sono certo che il commercial spaceflight sarà una grande opportunità di crescita economica, tecnologica, industriale non solo nello spazio circumterrestre ma anche in ambiti di economia lunare. Per quanto riguarda altre missioni: gli astronauti sono al servizio del Paese. Se dovesse servire sarò pronto.

Scritto da
Giacomo Bottos

Direttore di «Pandora Rivista» e coordinatore scientifico del Festival “Dialoghi di Pandora Rivista”. Ha studiato Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano, l’Università di Pisa e la Scuola Normale Superiore di Pisa. Ha scritto su diverse riviste cartacee e online.

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