“In Rome we trust. L’ascesa dei cattolici nella vita politica degli Stati Uniti” di Manlio Graziano
- 18 Ottobre 2016

“In Rome we trust. L’ascesa dei cattolici nella vita politica degli Stati Uniti” di Manlio Graziano

Recensione a: Manlio Graziano, In Rome we trust. L’ascesa dei cattolici nella vita politica degli Stati Uniti, il Mulino, Bologna 2016, pp. 243, 22 euro (scheda libro)

Scritto da Lorenzo Mesini

6 minuti di lettura

Reading Time: 6 minutes

Il 24 settembre 2015, dopo soli due anni dalla sua elezione, Papa Francesco è stato il primo pontefice a parlare davanti al Congresso degli Stati Uniti, in occasione del suo viaggio apostolico nelle Americhe. Neanche a Giovanni Paolo II, celebre per il suo contributo fornito alla disgregazione del blocco sovietico, era stato concesso tanto, nemmeno dopo che Ronald Reagan inaugurò nel 1984 la prima rappresentanza diplomatica americana presso la Santa Sede. Il ruolo della Chiesa come importante interlocutore per gli Stati Uniti è stato ribadito anche dallo stesso Barack Obama durante la visita di Francesco. «Tutti gli americani – ha dichiarato il presidente – di ogni background e di ogni fede, riconoscono il valore del ruolo che la Chiesa cattolica gioca nel rafforzare l’America» (23 settembre 2015). Del tradizionale sentimento anticattolico e antipapale caratteristico della cultura protestante americana, sembrano essere rimaste poche tracce (o almeno sembra aver perso l’influenza di un tempo), dal momento che a un papa viene riconosciuto l’onore di parlare al Congresso e lo stesso presidente ribadisce il ruolo della Chiesa di Roma nel rendere più forte l’America. Come si è passati dal tradizionale sentimento antiromano alla situazione attuale in cui un presidente dichiara l’importanza della Chiesa e un elevato numero di cittadini cattolici è giunto a occupare posizioni di rilevo nella società e nelle istituzioni politiche americane?

Il libro di Manlio Graziano, professore di Geopolitica delle religioni a Parigi e Ginevra, intende fornire una spiegazione a questi fenomeni, in particolare all’ascesa dei cattolici nella vita politica degli Stati Uniti. A partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso si è infatti assistito alla lenta e graduale affermazione di una «leadership politica cattolica» (p.232) nelle istituzioni americane. Durante le amministrazioni di Obama, è risultato particolarmente evidente quella che l’Autore chiama «la tendenza alla sovrarappresentazione» (p.19) dei cattolici nella classe politica americana. Per avere un’idea del fenomeno in questione, basta ricordare che, se i cittadini cattolici costituiscono solo un quarto della popolazione americana, un terzo dei segretari (ministri) dell’amministrazione Obama si riconosce nella Chiesa di Roma. Su nove giudici della Corte Suprema, sei sono cattolici. Come sono cattolici il vicepresidente (Joe Biden), lo speaker della Camera (John Boehner), il Segretario di Stato (John Kerry), il consigliere alla sicurezza nazionale (2010-2013), i due consiglieri alla sicurezza interna, i due presidenti della Camera, il direttore della CIA, il direttore e il vice direttore dell’FBI. Il 31% dei membri del Congresso è cattolico, come lo è il 38% dei governatori. E per non dimenticare le alte sfere militari, Graziano precisa come due capi di Stato Maggiore nominati da Obama sono cattolici, insieme al comandante dei Marines e il capo di Stato Maggiore dell’aviazione.

Quella svolta da Graziano lungo il libro è un’analisi di carattere essenzialmente geopolitico, tanto nel metodo quanto nei fini. Se la geopolitica costituisce lo studio dei fattori (misurabili e non) che condizionano e orientano la volontà e l’operato degli attori internazionali nella storia (p.14), allora l’attuale rapporto tra Stati Uniti e Chiesa cattolica sulla scena internazionale non può che essere studiato con un approccio geopolitico e in una prospettiva storica. La religione costituisce infatti uno dei principali elementi che condizionano i processi sociali e l’azione dei soggetti politici, sia all’interno degli Stati che a livello internazionale. E come tale il cattolicesimo viene considerato nell’attenta analisi di Graziano. Senza disconoscere le motivazioni spirituali che muovono l’operato della Chiesa, questa viene considerata in quanto organizzazione secolare che si confronta con i problemi della società. È un mondo tutto umano quello in cui opera ed esercita il proprio potere la Chiesa di Roma. Lungi da ogni intento di natura apologetica, l’analisi svolta dall’Autore intende fornire degli strumenti comprendere meglio le modalità e le prospettive secondo cui il rapporto tra Stati Uniti e Vaticano influisce sulla politica interna di entrambi e sullo scenario internazionale attuale.

L’indagine di Graziano si svolge seguendo due direttrici. Da un lato ricostruisce in maniera dettagliata le dinamiche sociali, politiche e culturali che hanno portato i cattolici americani ad essere una delle più influenti minoranze organizzate del paese. Particolare attenzione viene dedicata a illustrare e discutere le diverse tappe attraverso cui si è svolto questo processo storico. Quando è incominciato? Quali sono stati i fattori e gli elementi che ne condizionato e reso possibile l’affermazione?  Cosa significa questo processo per gli Stati Uniti e per la loro identità? Dall’altro lato l’Autore mette a fuoco lo sviluppo delle relazioni tra Stati Uniti e Chiesa di Roma nel corso degli ultimi due secoli. I processi interni alla società americana vengono infatti letti in continuo riferimento allo scenario internazionale che vede il confronto tra le politiche internazionali dei due attori in questione. La ricostruzione dei rapporti storici tra Vaticano e Stati Uniti non poteva non occupare una posizione rilevante nella trattazione. Rapporti che, come sottolinea a più riprese l’Autore, vedono corrispondere all’ascesa dei cattolici nella politica americana quella del clero statunitense all’interno della Chiesa di Roma. Se da un lato si quindi può parlare di cattolicizzazione degli Stati Uniti, dall’altro, considerati i suoi ultimi sviluppi globali, non è scorretto parlare di americanizzazione della Chiesa cattolica. Al riguardo basta ricordare due dati indicativi. Dopo quello italiano, il gruppo nazionale più importante a livello globale nel collegio cardinalizio è quello statunitense. Inoltre, come sottolinea Graziano, la chiesa cattolica statunitense dalla fine dell’Ottocento si è affermata come il principale finanziatore della Chiesa globale (p.35).

L’elemento principale che l’Autore individua nel corso della lenta e graduale affermazione di una leadership cattolica nella vita politica americana è quello dell’organizzazione. Come è stato possibile che i discendenti dei poveri migranti provenienti da Irlanda, Italia, Germania, Polonia etc. siano riusciti ad occupare posizioni di primo piano? Come è stato possibile selezionare e formare tale leadership? Sulla scia dei teorici delle élite, Graziano evidenzia come il successo politico sia legato alla capacità di organizzarsi in vista di determinati scopi da parte di minoranze attive e unite. La chiave del successo politico dei cattolici americani non risiede solo nell’ascesa economica e sociale che li ha riguardati come gruppo sociale a partire dagli anni Cinquanta, ma nell’abilità mostrata di organizzarsi e di agire in maniera unita verso i propri fini politici all’interno della società. Il potere e la capacità politica di un gruppo, sottolinea con efficacia l’Autore, si misurano «in termini di organizzazione. Non è il più sgargiante, il più chiassoso, il più teatrale o anche il più violento degli attori politici ad essere importante, ma quello che è in grado di raggiungere, o di influenzare il potere» (p.30). L’organizzazione risulta fondamentale nell’affermazione di quelle minoranze attive che in ogni formazione sociale ricoprono incarichi politici. Pur non essendo l’unica minoranza religiosa all’interno del paese (come ebrei e mormoni), quella cattolica ha mostrato nel corso della storia del paese di essere quella più organizzata e unita, più capace di fare rete rispetto alle altre. Dotati di un’identità comune e di un insieme di strutture secondo solo a quella dello stato federale (parrocchie, ospedali, università, sindacati) i cattolici americani hanno mostrato nel corso dell’ultimo secolo un’unità di intenti e una capacità organizzativa sconosciuta al frammentato universo delle chiese evangeliche americane. Come evidenzia efficacemente Graziano, la Chiesa cattolica rappresenta infatti la minoranza meglio organizzata non solo a livello americano ma globale: centralizzata e gerarchica, disciplinata e flessibile, un’esperienza plurisecolare nella gestione e nell’influenza del potere ineguagliata da tutte le altre chiese e istituzioni religiose del mondo.

L’analisi di Graziano evidenzia come il quadro internazionale in cui si inserisce l’affermazione della leadership politica cattolica durante l’era Obama, sia dominato da due dinamiche di portata globale: l’attuale global shift of power e la de-secolarizzazione. Ad entrambe l’Autore aveva dedicato nel 2014 un importante e originale lavoro: Guerra santa e santa alleanza, sempre per i tipi del Mulino. La prima riguarda il lento venir meno della capacità egemonica globale degli Stati Uniti a vantaggio di un contesto sempre più multipolare. Si tratta di un autentico spostamento di potere a livello globale (global shift of power) quello che ha interessato gli Stati Uniti a partire dalle due amministrazioni di G.W. Bush e poi, in maniera evidente, con quelle di Obama. La leadership americana ne è risultata complessivamente indebolita e con essa anche i vantaggi che le erano connessi. Le certezze e i punti di riferimento tradizionali, sottolinea Graziano, hanno inevitabilmente perso l’efficacia politica che mostravano in passato, una volta che sono stati messi in discussione dalla scena internazionale (p.22). Tra queste, la stessa identità WASP (white, anglo-saxon, protestant) degli Stati Uniti e delle sue élite è stata messa in discussione, non solo dall’ascesa dei cattolici ma anche da profondi cambiamenti in atto in seno alla sua stessa società, come l’aumento consistente del numero di cittadini di ceppo ispanico. In secondo, luogo l’Autore sottolinea come a partire dagli anni Settanta del secolo scorso sia in atto su scala globale un processo di de-secolarizzazione, processo che vede un rinnovato ruolo delle religioni nella società e nella sfera pubblica, dopo tre secoli di secolarizzazione della politica. In tutto il mondo, le religioni hanno occupato quegli spazi lasciati sguarniti dalle ideologie secolari e dagli Stati in seguito alla crisi che, tra anni Settanta e Ottanta, ne ha compromesso la capacità di fornire un orizzonte sicuro e immanente allo sviluppo delle forze sociali (crisi del Welfare State e fine dei “Trenta Gloriosi”). Graziano mette in luce come si assista, con la messa in discussione delle certezze tradizionali da parte di un mondo in rapido cambiamento, a una diffusa ricerca di stabili punti di riferimento, sia sociali che morali. È all’interno di questo contesto globale che si inserisce da un lato l’impegno dei cattolici nella società americana e dall’altro l’azione diplomatica e internazionale della Chiesa cattolica. In quanto più antica e e centralizzata istituzione religiosa del mondo, la Chiesa si dimostra capace di agire come il soggetto più autorevole e pragmatico, capace di fornire orientamento morale e punti di riferimento a società che in tutto il modo sono soggette a profondi mutamenti.

Quello di Graziano è uno di quei pochi libri che hanno il merito di attirare la nostra attenzione questioni fondamentali del nostro tempo, ma che purtroppo occupano posizioni periferiche all’interno del dibattito pubblico. Attraverso un’analisi dettagliata e di agevole lettura, l’Autore fornisce un quadro storico capace di restituire la complessità di un tema tanto insolito quanto importante, mettendolo in relazione con le principali dinamiche internazionali del presente. Senza scadere in toni apologetici il lavoro di Graziano spicca per la serietà dell’approccio scientifico applicato a tematiche che solo raramente vengono affrontate con neutralità e rigore, offrendo così un ottimo contributo al dibattito italiano.

Scritto da
Lorenzo Mesini

Ph.D. Ha conseguito la Laurea magistrale in Scienze filosofiche presso l’Università di Bologna, dove è stato Allievo del Collegio Superiore. In seguito ha conseguito il Perfezionamento in Filosofia presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, occupandosi di storia delle dottrine politiche. Scrive su diverse riviste cartacee e online.

Pandora Rivista esiste grazie a te. Sostienila!

Se pensi che questo e altri articoli di Pandora Rivista affrontino argomenti interessanti e propongano approfondimenti di qualità, forse potresti pensare di sostenere il nostro progetto, che esiste grazie ai suoi lettori e ai giovani redattori che lo animano. Il modo più semplice è abbonarsi alla rivista cartacea e ai contenuti online Pandora+, è anche possibile regalare l’abbonamento. Grazie!

Abbonati ora

Seguici