Il concetto di diversificazione in ambito finanziario
- 10 Gennaio 2018

Il concetto di diversificazione in ambito finanziario

Scritto da Gianluca Piovani

9 minuti di lettura

Questo articolo si propone di introdurre il lettore al concetto di diversificazione nell’ambito degli investimenti finanziari. La diversificazione è uno dei concetti più rilevanti delle teorie sugli investimenti di portafoglio e, oltre ai risvolti teorici, può avere anche conseguenze pratiche sulle scelte di investimento dei propri risparmi. A seguito di una prima parte di impostazione teorica saranno discussi alcuni temi più pratici con esempi riferiti e tipologie di prodotti finanziari come i fondi comuni di investimento e gli ETF. Conoscere i prodotti finanziari su cui si investe o si potrebbe investire e alcune logiche di valutazione su cui basarsi può essere, oltre che interessante, utile nella costruzione del proprio portafoglio di investimenti.

La diversificazione in ambito finanziario risponde al criterio di buon senso di frazionare i rischi. L’esempio tipico è quello di dover trasportare delle uova e di dover scegliere se mettere tutte le uova in un paniere oppure in più panieri diversi affidati a più corrieri: nel primo caso se cade il paniere tutte le uova si rompono e si è rovinati mentre nel secondo caso se cade uno dei panieri si perde solo una frazione della propria ricchezza. Si può argomentare che in realtà distribuendo le uova in più panieri aumenta la probabilità che cada qualche paniere: è vero. Supponiamo che la probabilità che cada un paniere sia di uno su dieci e che quando un paniere cade tutte le uova al suo interno si rompono certamente. La probabilità di perdere tutte le uova nel caso di caricarle in un solo paniere è del 10%. La media aritmetica delle perdite sarà pari al 10% del valore delle uova ma in realtà il rischio è molto concentrato e nel 10% dei casi – valore niente affatto trascurabile – si perderà il 100% delle preziosissime uova. Come alternativa supponiamo di mettere le uova in 10 panieri diversi: in media uno cadrà e perderò il 10% del valore delle uova, d’altra parte la probabilità che cadano tutti e dieci è pari a 10^-10 ovvero 0.00000001%. Frazionare il rischio rende gli scenari attesi più “concentrati” vicino al valor medio diminuendo l’incertezza sull’esito dell’operazione. La diversificazione non incrementa la perdita (o il guadagno) medio atteso, che è sempre del 10%, ma la distribuisce in modo più equo smussando gli eventi estremi. Questo corrisponde all’idea generale di evento meno rischioso.

Si sostituisca ora alle uova di cui sopra un titolo obbligazionario, ad esempio il debito di una grande impresa o di uno Stato, e si ipotizzi che la probabilità che la grande impresa/Stato fallisca sia del 10%. Il rendimento in caso di non default sarebbe invece pari al 20%. Immaginiamo esistano 10 titoli con queste caratteristiche e si possa scegliere se investire 100 euro in uno solo di questi oppure proporzionalmente in tutti e dieci. Nel caso si investa in un solo titolo, nel 90% dei casi si avrebbe un guadagno notevole e pari al 20%, ma nel restante 10% dei casi si perderebbe tutto. In media si avrebbe un rendimento dell’8% (120*90%+0*10%). Al contrario frazionando i 100 euro in modo uguale nei 10 titoli, si avrà che probabilmente uno fallirà ma gli altri più che compenseranno la perdita: si guadagnerà quindi 2 euro su ciascuno dei 9 titoli non in default perdendone 10 su quello in default. Il guadagno totale sarebbe di 8, che infatti è pari all’8%. La differenza tra i due casi sta solamente nel rischio cui si va incontro, non nel guadagno medio. La diversificazione serve a stabilizzare l’esito di un investimento, non ad aumentare il rendimento medio.

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Indice dell’articolo

Pagina corrente: La diversificazione in ambito finanziario

Pagina 2: Diversificazione in pratica: i fondi comuni

Pagina 3: Fondi comuni: conflitti principale-agente

Pagina 4: Fondi attivi e fondi passivi, ETF


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Scritto da
Gianluca Piovani

Nato nel 1991 a Bologna, ha conseguito la laurea magistrale in Finanza Intermediari e Mercati presso l’Università di Bologna. Durante il periodo universitario ha fatto parte del Collegio Superiore dell’Università di Bologna. Ha collaborato con la rivista elettronica «Il Chiasmo». La sua esperienza lavorativa inizia con ricerca economica in Prometeia e prosegue in Banca di Bologna con la gestione patrimoniale. Attualmente lavora per la multinazionale Crif e si occupa di servizi informatici per banche.

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