Scritto da Lorenzo Ammirati
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Questo articolo analizza le più recenti elezioni legislative nel Regno Unito, Francia, e Italia attraverso due livelli di analisi. La prima parte di ciascuna sezione si concentra sulle elezioni politiche come un processo per costituire maggioranze parlamentari e mostra l’importanza dei sistemi elettorali in ciascun Paese nel determinare i vincitori a livello parlamentare. La seconda parte considera il voto come espressione dell’orientamento politico degli elettori e analizza le variazioni (sia percentuali che assolute) rispetto alle elezioni legislative precedenti. La terza parte osserva similitudini e differenze tra i tre casi.
Regno Unito
Dopo quattordici anni di governi guidati dal Conservative Party, le elezioni legislative del 4 luglio 2024 hanno visto emergere vittorioso il Labour Party. Gli elettori britannici hanno eletto i propri rappresentanti nella camera bassa del Parlamento (la House of Commons) attraverso il sistema elettorale “first-past-the-post”. Tale sistema prevede 650 collegi elettorali da cui viene eletto un membro del Parlamento per collegio. Tale sistema premia i partiti più grandi o quelli regionali poiché ciascun collegio elettorale elegge solo il candidato che riceve più voti, mentre i voti espressi per gli altri candidati vengono dispersi.
Il Labour Party ha ottenuto una delle vittorie più grandi di sempre, ottenendo ben 404 membri alla House of Commons su un totale di 650, mentre il Conservative Party ha perso 251 seggi rispetto alle elezioni del 2019 (il numero più alto di seggi persi di sempre), ottenendone solo 121. Un altro risultato sorprendente è quello dei Liberal-Democrats: miglior risultato per il partito arrivato terzo alle elezioni dal 1923 (72 seggi). Tali risultati mostrano un crollo del Conservative Party, con il Labour Party e i Liberal-Democrats come i maggiori beneficiari, e un risultato negativo per lo Scottish National Party (-39 seggi) dopo l’exploit del 2019.
Analizzando invece i risultati elettorali considerando le percentuali e i voti assoluti, il quadro che emerge cambia considerevolmente. Infatti, se lo sconfitto rimane il Conservative Party, i vincitori di tale crollo risultano essere Reform UK (la formazione erede del Brexit Party, che si era presentato alle elezioni del 2019 solo in 275 collegi, ottenendo il 2% dei voti e nessun Parlamentare) e, in maniera inferiore, il Green Party. Infatti, nonostante il Labour Party abbia ottenuto il 62,2% dei seggi, la percentuale di voti ricevuti è stata del 33,7%, mentre quella del Conservative Party è stata del 23,7%. Allo stesso tempo, Reform UK ha ottenuto il 14,3% dei voti, superiore al 12,2% ottenuto dai Liberal-Democrats, che però hanno ottenuto 67 seggi in più. Le grandi differenze nella conversione da voti a seggi è dovuta alla concentrazione di tali voti in collegi elettorali specifici.
In termini di voti assoluti, in un contesto in cui la percentuale di elettori che si è recato alle urne è calata dal 67,3% del 2019 al 59,9% del 2024, sia il Labour Party che quello Conservatore hanno perso consensi, seppur in proporzioni decisivamente diverse (rispettivamente -560.335 e -7.137.529), mentre gli unici partiti che hanno incrementato in maniera decisiva i propri voti sono stati il Green Party e Reform UK (+1.006.291 e +3.472.964).
Tali dati mostrano un crollo del Conservative Party e dello Scottish National Party, a fronte di una sostanziale riconferma del Labour Party e dei Liberal-Democrats, con un elettorato che si è spostato in maniera decisiva verso Reform UK e, in misura minore ma consistente, verso il Green Party.
Francia[1]
Anche nel caso francese, il sistema elettorale ha giocato un ruolo decisivo nelle elezioni legislative del 2024. Il sistema francese, un uninominale a doppio turno, prevede che nei 577 collegi elettorali venga eletto un solo parlamentare. Al primo turno vengono eletti quei candidati che ottengono il 50%+1 dei voti in un determinato collegio. Nel caso in cui nessun candidato raggiunga tale soglia, tutti i candidati che hanno ottenuto almeno il 12,5% dei voti in quel collegio accedono al secondo turno, dove è sufficiente la maggioranza relativa per essere eletti all’Assemblea Nazionale, la camera bassa francese. Tale sistema dà la possibilità a coalizioni o partiti di stringere alleanze tra il primo e il secondo turno e premia, seppur in maniera meno decisiva rispetto al “first-past-the-post britannico, i partiti maggiori.
In termini di seggi, 76 sono stati assegnati al primo turno, tenutosi il 30 giugno 2024, mentre i rimanenti 501 al secondo turno del 7 luglio. In quei collegi dove un candidato del Rassemblement National o dell’Union de l’Extrême Droite è riuscito a raggiungere il secondo turno assieme a un candidato del Nouveau Front Populaire e ad uno di Ensemble pour la République, queste due ultime formazioni hanno stretto un accordo per far ritirare il candidato tra i due con le minori possibilità di vittoria e invitare i propri elettori a votare per l’altro. Tale accordo è stato rispettato nella maggioranza dei collegi in cui si è presentata tale scenario, e ha avuto un effetto decisivo nel non permettere all’estrema destra di ottenere la maggioranza (relativa o assoluta) nell’Assemblea Nazionale.
Il Nouveau Front Populaire ha ottenuto 180 seggi, risultando il vincitore delle elezioni e incrementando i propri seggi di 49, con Ensemble pour la République che si è piazzato secondo perdendo ben 86 parlamentari, e il Rassemblement National terzo con un incremento dei propri deputati pari a 36, ai quali vanno sommati i 17 parlamentari dell’Union de l’Extrême Droite. Tali risultati mostrano una sconfitta per Ensemble pour la République e Les Républicains, con il Nouveau Front Populaire da una parte, e il Rassemblement National con l’Union de l’Extrême Droite dall’altra, che hanno guadagnato all’incirca lo stesso numero di seggi (49 e 51, rispettivamente).
Osservando invece i dati relativi ai voti in termini sia percentuali che assoluti, si nota come l’effetto distorsivo del sistema elettorale e dell’accordo di desistenza stretto in vista del secondo turno abbiano mascherato alcuni grandi cambiamenti nell’orientamento degli elettori francesi.
Infatti, in un contesto in cui l’affluenza è cresciuta dal 47,51% al 66,7%, il Rassemblement National è risultato primo sia in termini percentuali che per voti assoluti, con una percentuale di voti che è cresciuta del 10,6% e con i voti assoluti più che raddoppiati (+5.130.555). Un aumento più contenuto ha invece riguardato il Nouveau Front Populaire (+2,5% in termini percentuali e +3.206.406 voti assoluti), mentre Ensemble pour la République ha registrato un leggero aumento dei voti assoluti (+963.082) e un moderato calo di quelli percentuali (-4,5%).
Tali dati mostrano una forte crescita del Rassemblement National, a fronte di variazioni, positive o negative, inferiori al 5% per tutti le altre formazioni politiche che si erano presentate anche nel 2022.
Italia[2]
Le elezioni legislative per i due rami del Parlamento italiano del 2022 si sono tenute con un sistema elettorale misto proporzionale-uninominale a turno unico denominato “rosatellum”. Tale legge elettorale prevede che il 37% dei seggi (147 su 400 alla Camera e 74 su 200 al Senato) venga assegnato attraverso un collegio uninominale dove è sufficiente raggiungere la maggioranza semplice. Il 61% dei seggi (rispettivamente 245 e 122) viene assegnato in maniera proporzionale, su base nazionale per la Camera e su base regionale per il Senato. Il rimanente 2% (8 deputati e 4 senatori) viene assegnato dagli italiani all’estero, suddivisi in quattro diverse circoscrizioni, con un sistema proporzionale per la Camera e un sistema de facto uninominale per il Senato. Tale sistema favorisce i partiti o le coalizioni più grandi grazie ai seggi assegnati attraverso collegi uninominali, pur mantenendo un elevato livello di rappresentatività in virtù del fatto che la maggior parte dei seggi viene ripartito su base proporzionale.
Le elezioni del 2022 hanno visto emergere vincitrice la coalizione di centro-destra, grazie in particolare alle vittorie nei seggi uninominali (da 70 a 123) e a Fratelli d’Italia, unico tra i quattro partiti facenti parte dell’alleanza ad aumentare il numero dei propri seggi (+57), a fronte di 42 seggi persi dagli altri membri della coalizione. Grande sconfitto di questa tornata elettorale è stato il Movimento 5 Stelle (-91 seggi), mentre la coalizione di centro-sinistra si è mantenuta sostanzialmente stabile. Un buon risultato è stato registrato da Azione – Italia Viva, che ha ottenuto 21 seggi al suo debutto elettorale.
Osservando i risultati dei voti in percentuale e in termini assoluti, in un contesto in cui l’affluenza[3] è passata dal 72,9% al 63,9%, si può osservare come i vincitori siano stati Fratelli d’Italia (+21,7% in percentuale e +5.880.194 in termini assoluti) e, in misura inferiore, Azione – Italia Viva (rispettivamente +7,8% e +2.186.505) che però non si era presentata alle elezioni del 2018. Il grande sconfitto si conferma il Movimento 5 Stelle, che ha perso il 17,3% di voti in percentuale e ben 6.399.345 voti assoluti, mentre Forza Italia e Lega hanno subito flessioni negative in misura minore ma comunque considerevole (-5,9% e -8,6% in termini percentuali, e -2.333.590 e -3.232.199 in termini assoluti). Le rimanenti formazioni politiche sono rimaste stabili, perdendo un numero di voti assoluti in linea con il calo dell’affluenza, a eccezione di Impegno Civico – Centro Democratico che non si era presentato nel 2018.
È importante notare come la coalizione di centro-destra sia cresciuta nel suo insieme del 6,8% e di 150.355 voti, a fronte di un aumento di ben 68 seggi rispetto al 2018, pari al 17% del totale dei seggi disponibili, grazie in particolare alla vittoria in 123 su 147 collegi uninominali, l’83,7% del totale.
Conclusioni
Nel caso britannico, i due livelli di analisi mostrano come gli sconfitti, Partito Conservatore e Partito Nazionalista Scozzese, siano gli stessi in entrambi i casi, mentre i vincitori sono il Partito Laburista e i Liberal-Democratici nel caso si considerino i seggi ottenuti, o Reform UK e il Green Party nel caso si considerino la percentuale di voti ottenuti o i voti assoluti.
Nel caso francese, la crescita dell’estrema destra (Rassemblement National più Union de l’Extrême Droite) in termini percentuali (33,3%, +14,6% rispetto al 2022) e assoluti (10.647.914, +6.399.377 rispetto a due anni prima), non ha trovato corrispondenza nella crescita in termini di seggi parlamentari (142 seggi, il 24,6% del totale), grazie agli accordi di desistenza stipulati dalle coalizioni concorrenti, le quali hanno registrato moderati cambiamenti di segno opposto (positivo per il Nouveau Front Populaire e negativo per Ensemble pour la République), ma che in entrambi i casi hanno ottenuto una percentuale di parlamentari superiore rispetto alla percentuale di voti ricevuti, sempre grazie all’effetto del sopracitato accordo di desistenza.
Nel caso italiano, entrambi i livelli di analisi mostrano come i vincitori siano stati Fratelli d’Italia e, in misura minore, Azione – Italia Viva, mentre il principale sconfitto è stato il Movimento 5 Stelle. Decisiva è stata la capacità della coalizione di centro-destra di vincere l’83,7% dei seggi uninominali, in un contesto in cui l’incremento di voti percentuali per la stessa è stato moderato (+6,8%) e quello in termini assoluti quasi nullo (150.355).
In conclusione, in tutti i tre casi si può osservare uno spostamento dell’orientamento dell’elettorato verso l’estrema destra, con magnitudini diverse a seconda del Paese. Allo stesso modo, l’abilità delle formazioni politiche di sfruttare al meglio i sistemi elettorali di riferimento e massimizzare il numero di collegi conquistati si è rivelato decisivo nel conquistare quanti più seggi possibili.
[1] Nota metodologica: un paragone perfetto tra le elezioni legislative del 2022 e quelle del 2024 non è possibile in quanto le coalizioni di partiti che hanno dato vita alle liste elettorali del 2024 non sono identiche a quelle del 2022. Ciò nonostante, laddove i partner maggiori di una coalizione sono rimasti gli stessi nel 2024, tali coalizioni sono state considerate continuazioni di quelle del 2024. Ciò non è stato applicato nel caso del partito dei Républicains che ha subito una scissione poco prima del primo turno del 2024, con una parte dello stesso (denominato elettoralmente Union de l’Extrême Droite) che si è alleato con il Rassemblement National. Di conseguenza, i candidati dell’Union de l’Extrême Droite sono stati considerati parte di una nuova formazione politica. I dati si riferiscono al primo turno, dove si è espresso l’intero corpo elettorale.
[2] Nota metodologica: in questa analisi verranno considerati i dati relativi alla Camera, al fine di analizzare la base elettorale più ampia possibile, poiché solo coloro che hanno superato i 25 anni di età possono votare per il Senato. Inoltre, nel caso in cui si riportino dati relativi a coalizioni elettorali, saranno menzionati sia i dati delle coalizioni che dei partiti che ne fanno parte. Le coalizioni considerate sono la coalizione di centro-destra (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia) e la coalizione di centro-sinistra (Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra, +Europa, Impegno Civico – Centro Democratico). Il numero di seggi relativi al 2018, quando i deputati eletti erano 625, sono stati normalizzati per permettere un paragone con il 2022, quando i deputati eletti sono stati 400. Da notare, inoltre che nel 2018, Alleanza Verdi e Sinistra non faceva parte della coalizione di centro-sinistra, mentre ne faceva parte il SVP – PATT, che nel 2022 si è presentato da solo ed è inserito nella categoria “altri”. Il termine di paragone nel 2018 con Alleanza Verdi e Sinistra è la coalizione Liberi e Uguali, che occupava uno spazio politico sovrapponibile e dalla quale è parzialmente originata l’Alleanza Verdi e Sinistra.
[3] Territorio italiano, esclusa la Valle d’Aosta.