La democrazia aumentata: come cogliere le opportunità di partecipazione e inclusione nell’era digitale
- 18 Novembre 2024

La democrazia aumentata: come cogliere le opportunità di partecipazione e inclusione nell’era digitale

Scritto da Daniele Molteni

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L’influenza del progresso tecnologico sui processi democratici è un tema sempre più discusso all’interno del dibattito contemporaneo, complice il ruolo centrale delle piattaforme nella formazione dell’opinione pubblica, in un’epoca di progressivo scivolamento delle democrazie liberali verso tendenze autoritarie. Questo interrogativo è stato al centro dell’incontro La democrazia aumentata – Il digitale cambia la democrazia?, organizzato dall’associazione Copernicani a Roma presso il Centro Congressi Fontana di Trevi, nell’ambito dell’International Forum for Digital and Democracy (IFDaD). L’evento, moderato nella prima parte da Luca Monti e aperto dal videomessaggio della Vicepresidente della Camera dei Deputati Anna Ascani sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa in Parlamento, ha riunito figure di spicco del mondo istituzionale, accademico e tecnologico per esplorare le nuove frontiere della partecipazione democratica nell’era digitale.

Il primo dialogo, La libertà nella democrazia, ha visto protagonisti il filosofo Maurizio Ferraris e la deputata Giulia Pastorella, che hanno esplorato il complesso rapporto tra libertà e controllo nell’era digitale. Dal punto di vista di Ferraris il vero pericolo per la democrazia non risiede tanto nella tecnologia quanto nella volontà umana che ne determina l’utilizzo. L’analogia con l’uccisione di Cesare, dove i responsabili erano Cassio e Bruto e non i loro pugnali, ha efficacemente illustrato il concetto dell’assenza di finalità intrinseche negli strumenti della tecnica. È stato toccato inoltre il tema delle eco chamber, ritenute da Ferraris una modernizzazione di dinamiche del passato dove le posizioni erano condivise all’interno dei partiti politici in spazi chiusi, che amplificavano la polarizzazione senza offrire necessariamente una pluralità di prospettive. La discussione ha fatto emergere come la trasformazione digitale sia rilevante per l’impatto sulla vita delle persone e per la redistribuzione iniqua degli utili che genera, mentre al contempo alimenta paure diffuse. Pastorella, dal canto suo, ha sottolineato come la politica fatichi a governare il progresso tecnologico che dovrebbe unire redistribuzione economica e libertà individuale.

Lorenzo Castellani e Francesco Clementi, nel dialogo dal titolo Le forme di democrazia, hanno analizzato i modelli democratici dal punto di vista della loro evoluzione storica e delle costanti riscontrabili. Castellani, richiamandosi a Bernard Manin, ha tracciato l’evoluzione della democrazia dai notabili all’era moderna, citando il rischio che l’accelerazione tecnologica contemporanea comprometta la capacità del legislatore di rispondere in tempo reale alle trasformazioni sociali. Clementi ha evidenziato come, attraverso le fasi storiche, due elementi richiesti dalla democrazia siano rimasti comunque invariati: la partecipazione e l’inclusione. La democrazia aumentata grazie al digitale potrebbe migliorare la trasparenza e la rendicontazione, fondamentali per un sistema democratico sano, la cui salute dipende però dal grado dei due elementi costanti sopracitati. In questo dialogo sono inoltre emersi i mali della democrazia contemporanea: la polarizzazione, la tribalizzazione e la disinformazione. Le sfide odierne – polarizzazione, tribalizzazione, disinformazione – rendono urgente un ripensamento profondo del rapporto tra tecnologia e istituzioni democratiche, promosso nell’intervento di Rachele Scarpa che ha citato l’importanza della digitalizzazione per numerosi processi democratici come i referendum.

Gli informatici Stefano Zanero e Corrado Giustozzi hanno approfondito, nel dialogo La democrazia aumentata, i temi tecnici legati alla digitalizzazione di questo tipo di partecipazione democratica. Zanero ha distinto, a proposito dell’esercizio del voto, tra scrutinio elettronico, ritenuto possibile poiché comporterebbe uno snellimento procedurale mantenendo però il processo invariato, e voto elettronico da remoto, giudicato problematico poiché la mancanza di una scheda cartacea da segnare manualmente non garantisce i principi costituzionali di personalità, uguaglianza, libertà e segretezza del voto. Giustozzi ha ugualmente sottolineato l’impossibilità di eliminare il rischio di infedeltà da parte del gestore del sistema di voto da remoto, ricordando come anche due agenzie di controllo non potrebbero evitare problemi in caso di collusione. Entrambi, dunque, hanno messo in guardia contro il soluzionismo tecnologico, avvertendo che non tutte le sfide democratiche possono essere risolte con l’informatica. Inoltre, hanno messo in dubbio la neutralità della tecnologia quando i meccanismi si fanno complessi, come nel caso delle piattaforme che esercitano un potere di influenza significativo. Per governare queste innovazioni sono state citate, durante l’intervento di Giulio Centemero, le cosiddette regulatory sandbox, strumenti già in uso nel settore finanziario. Si tratta di ambienti, fisici o virtuali, in cui è possibile sperimentare nuovi prodotti o servizi tecnologici sotto la supervisione di autorità di settore, per un periodo limitato e con la possibilità di beneficiare di deroghe alle norme vigenti.

Nel simposio finale dal titolo La tecnologia cambia la democrazia i relatori e le relatrici sono intervenuti con riflessioni aggiuntive, moderati da Carlo Massarini. Questa fase del dibattito ha affrontato temi cruciali come il ruolo delle piattaforme social – con particolare riferimento alla recente decisione di Meta di limitare la veicolazione dei contenuti politici – e la separazione tra potere digitale e politico, con l’esempio dell’alleanza tra Elon Musk e il neoeletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Le conclusioni di questa giornata, affidate a Stefano Quintarelli, presidente dei Copernicani, e arricchite dagli interventi di Jeffrey Sachs dalla COP29 di Baku e di Luciano Violante, hanno sottolineato l’importanza di una visione che veda la tecnologia come opportunità piuttosto che come minaccia. Violante ha posto l’accento sulla necessità di ripensare il rapporto tra common law e civil law nell’era digitale, per permettere una sperimentazione che veda successivamente una regolazione legislativa, funzionale a limitare lungaggini burocratiche. Sachs ha offerto una prospettiva internazionale sulle sfide della democrazia globale, dall’elezione di Trump alla diffusione dell’intelligenza artificiale.

L’incontro, organizzato dall’associazione Copernicani – gruppo di advocacy indipendente e transpartitico impegnato dal 2018 nella promozione dell’innovazione digitale in Italia – ha evidenziato l’urgenza di sviluppare strategie che possano garantire un coinvolgimento più inclusivo e informato dei cittadini, bilanciando innovazione tecnologica e tutela dei diritti fondamentali. Il confronto ha messo in luce il paradosso di una tecnologia che, nata come strumento di speranza e progresso, rischia oggi di alimentare paure e divisioni. Come emerso dai diversi interventi, la sfida non è tanto tecnologica quanto politica: si tratta di governare il progresso tecnologico in modo che serva gli interessi della democrazia e non viceversa, promuovendo una visione positiva e consapevole del futuro in cui scienza e tecnologia rappresentino un’opportunità di crescita democratica.

Il prossimo appuntamento dell’International Forum on Digital and Democracy si terrà a Cannes a febbraio durante il World AI Summit (WAICF).

Scritto da
Daniele Molteni

Laureato in Relazioni internazionali all’Università Statale di Milano, lavora come editor e collabora con diverse realtà giornalistiche. È interessato a tematiche riguardanti la filosofia politica, la politica estera, la geoeconomia, i mutamenti sociali e politici e gli effetti della tecnologia sulla società. Ha partecipato al corso 2023 di “Traiettorie. Scuola di lettura del presente”.

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