Geopolitica ed energia dal sole e dal vento
- 24 Marzo 2017

Geopolitica ed energia dal sole e dal vento

Scritto da Giuseppe Palazzo

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Energia da fonti rinnovabili

Un mondo basato sulle rinnovabili avrebbe altre regole. Prima di tutto le fonti rinnovabili non sono concentrate in alcune aree, bensì distribuite. Certo, delle differenze ci sono. L’energia solare, ad esempio, può essere sfruttata meglio dove le ore di sole sono di più e la luce è più intensa. In particolare il sole “picchia” nelle zone desertiche del Sahara, in Australia e in Medio Oriente [3]. Emerge con chiarezza però che queste fonti sono sfruttabili un po’ ovunque (il solare ha potenziale anche in Europa, non solo nei deserti) e ve n’è varietà. Dove non c’è molto sole può esserci più vento ad esempio. Inoltre vi sono le biomasse, l’energia idroelettrica, marina e geotermica[4].

Pertanto le rinnovabili sono più diffuse delle fonti fossili e la produzione energetica può essere decentrata. Tutti i Paesi accedono a delle fonti rinnovabili. Un’altra differenza rispetto al mondo delle fonti fossili sta nella limitata trasportabilità dell’energia. Il petrolio, il gas e il carbone possono essere trasportati anche a livello globale, attraverso dotti e in container via nave, senza che nel trasporto le sostanze perdano contenuto energetico. Invece le rinnovabili producono una forma di energia che può essere trasportata solo sotto forma di elettricità, con dispersione di contenuto. Quindi ci deve essere una rete elettrica che colleghi il luogo di produzione e quello di consumo tenendo conto che le distanze non possono essere eccessive.

La natura elettrica dell’energia rinnovabile ha anche conseguenze sullo stoccaggio. Mentre le fonti fossili possono essere accumulate, come fanno gli Stati con le scorte di emergenza di barili di petrolio, ciò è più difficile con le rinnovabili, perché si tratta di conservare la stessa elettricità. Fra i progetti al riguardo vi sono le batterie, sempre più efficienti e meno costose[5]. Pur facendo la tecnologia importanti passi avanti, il tema dello stoccaggio è una sfida, che tra l’altro non si può evitare. Infatti l’intermittenza della produzione solare ed eolica (funziona solo se ci sono sole e vento) e la velocità elevatissima a cui viaggia l’elettricità (che cancella i tempi tra produzione e consumo) rendono i prezzi dell’energia rinnovabile molto volatili. I sistemi di stoccaggio serviranno per dare più stabilità e per fornire energia in caso di necessità.

La rete elettrica come infrastruttura ha i suoi pro e contro. Più la rete è estesa e più centri produttivi sono agganciati, il che è coerente con la dispersione della produzione energetica sul territorio permessa dalle rinnovabili. Inoltre una rete estesa collega aree con condizioni metereologiche diverse, gestendo così gli inconvenienti dovuti all’intermittenza di certe fonti. Per evitare che la fornitura di energia sia troppo scarsa o poco continuativa è utile avere la possibilità di accedere ad altre zone dove il meteo è migliore. Tuttavia, più la rete è grande e più energia si perde nel trasporto, maggiori manutenzioni sono necessarie e il sistema diventa più vulnerabile, dato che un guasto o un sabotaggio in un punto può avere ripercussioni su vaste aree. Inoltre, per evitare vi sia eccessiva dispersione di contenuto energetico, bisogna distribuire più centri di produzione in modo decentrato, così da far percorrere le distanze più brevi possibili fino ai luoghi di consumo. In ogni caso le reti possono al massimo avere un’estensione continentale, non globale [6].

Ponendoci in un futuro in cui le rinnovabili sono affermate e sfruttabili su vasta scala e considerato quanto scritto sopra (quindi presupponendo le attuali tecnologie), si possono fare alcune riflessioni. Le rinnovabili sono molto più distribuite sul pianeta ma vi sono differenze riguardanti diversi tipi di fonti, perciò un Paese è più o meno efficiente di un altro a produrre un certo tipo di energia. Quindi uno Stato può scegliere se tendere verso l’autosufficienza energetica, producendo energia con le fonti rinnovabili a cui accede, o se ricorrere all’importazione. Da una parte ci si garantisce la sicurezza energetica. Dall’altra si sceglie di acquistare da Paesi che producono con maggiore efficienza, facendo la scelta economicamente più conveniente. Si tratta di una situazione che delinea un mercato in cui i produttori hanno meno peso rispetto a quello delle fonti fossili. Infatti un Paese consumatore può decidere di cambiare produttore con più facilità o può scegliere l’autoproduzione. Si tratta quindi di un mercato molto più concorrenziale e più simile a un buyer’s market, mercato del compratore [7].

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Scritto da
Giuseppe Palazzo

Laureato in Scienze Internazionali e Istituzioni Europee presso l’Università degli Studi di Milano, si è poi specializzato nel settore energetico, conseguendo un MSc in Global Energy and Climate Policy presso la SOAS University of London e un master in Energy Management presso il MIP Politecnico di Milano. Ha intrapreso percorsi legati alle politiche pubbliche ed europee, presso ISPI e Scuola di Politiche, e legati alla regolazione del settore energetico italiano presso l’Università di Siena. Ha lavorato come consulente in BIP, ora è project manager per le attività internazionali di RSE (Ricerca sul Sistema Energetico), dipartimento Sviluppo sostenibile e Fonti energetiche.

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