Scritto da Lorenzo Cattani
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Come già anticipato, uno dei problemi più importanti è quello delle migrazioni e della mobilità studentesca. Un importante accento sulla questione veniva già posto nell’ultimo rapporto sulle migrazioni interne, già recensito da Pandora.
Il Sud perde regolarmente molti dei suoi migliori studenti, che scelgono di trasferirsi al Centro-Nord per proseguire con gli studi universitari. Il problema è che molti di questi studenti decidono di non tornare più a casa, trasferendosi in pianta stabile al Centro-Nord e di lavorare lì.
In questo senso, un ruolo importantissimo nel prendere una scelta del genere è svolto proprio dal diverso dinamismo del mercato del lavoro del Centro-Nord, più orientato verso attività innovative, con una domanda per il lavoro qualificato più alta rispetto a quello del Sud, dove contano molto le reti di conoscenze, anche tramite la famiglie, per trovare un lavoro.
I dati SVIMEZ mostrano che dal 2002 al 2015 il Sud ha perso più di mezzo milione giovani, di cui 200mila sono laureati, a riprova della gravità di un fenomeno, che non può certo essere paragonato alle migrazioni di 50-60 anni fa. La differenza principale è che se in quegli anni i meridionali trovavano lavoro al Centro-Nord con lo scopo di risparmiare e mandare soldi a casa, adesso le famiglie tendenzialmente pagano per mantenere i propri figli, che però non torneranno a casa per trovare lavoro.
Conseguenza più grave di questo fenomeno è il depauperamento del capitale umano, cosa che non fa altro che peggiorare la debolezza strutturale del mercato del lavoro meridionale, ma che soprattutto potrebbe comportare un deterioramento nella qualità delle élite e delle classi dirigenti del Sud, fenomeno da cui la regione non può far altro che uscirne ulteriormente svantaggiata.
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