Scritto da Gianluca Piovani
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Questo articolo si propone di analizzare una serie di recenti dinamiche economiche e di delineare alcune prospettive future, per mettere in evidenza alcuni aspetti di un’analisi comparata della risposta americana e europea alla crisi.
L’economia USA attualmente è più forte di quella europea ma, da un punto di vista di ciclo economico, si è forse aperto uno spiraglio relativamente più favorevole all’Europa che non agli Stati Uniti.
Dopo lo scoppio della crisi che avvenne con dinamiche che abbiamo descritto in un precedente articolo, già nell’ottobre 2008 gli Stati Uniti vararono rapidamente un programma di aiuti federale, il cosiddetto TARP[1] del valore di quasi 500 miliardi di dollari, per aiutare le banche a smaltire i derivati tossici che le avevano messe in crisi. Contemporaneamente la Banca Centrale statunitense supportò l’economia con un’enorme immissione di liquidità tramite operazioni non convenzionali di QE che l’hanno portata ad aumentare le dimensioni del proprio bilancio dai circa 900 miliardi pre crisi ai quasi 4.500 miliardi attuali[2].
La risposta degli Stati Uniti alla crisi è stata su tutti i fronti (sia monetario che fiscale) decisa e federale, senza lasciare spazio ad indecisioni e divisioni e questo ha prodotto risultati significativi.
In Europa invece, dove la crisi economica si è legata alle criticità del processo d’integrazione generando la situazione analizzata in questo articolo, i problemi dovuti alla mancanza di risposta politica sono stati parzialmente tamponati solo dall’intervento della BCE con l’OMT prima (2012) ed il QE poi (2014); seppur benefici, tali interventi sono stati molto più tardivi di quelli americani e non si sono accompagnati da misure fiscali.
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Indice dell’articolo
Pagina corrente: Le sfide della crisi
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Pagina 3: Prospettive future