Realtà e prospettive del settore aerospaziale in Emilia-Romagna
- 20 Dicembre 2021

Realtà e prospettive del settore aerospaziale in Emilia-Romagna

Scritto da Giacomo Centanaro

12 minuti di lettura

«The creation of any sort of novelty in art, science, or practical life – consists to a substantial extent of a recombination of conceptual and physical materials that were previously in existence». Richard R. Nelson e Sidney G. Winter, 1982[1]

L’espressione “ecosistema industriale” ha goduto, nel dibattito pubblico dell’ultimo decennio, di una rinnovata fortuna, grazie a un’accezione che indica un insieme di soggetti le cui attività sono integrate da relazioni strette in una situazione di sinergia, il cui risultato è la costituzione di una realtà industriale dotata delle risorse fondamentali per il suo sviluppo. Questi soggetti possono appartenere a una stessa filiera produttiva, pur appartenendo a diversi settori, oppure essere radicalmente differenti nella loro natura (organi della pubblica amministrazione, centri di ricerca e di formazione pubblici o privati, soggetti privati).

Questa nozione ha incontrato particolare successo tra i policy maker italiani forse per via delle peculiari caratteristiche del tessuto sociale ed economico del Paese e della distribuzione di competenze tra enti locali e Stato centrale. Infatti, il punto chiave della realizzazione di un ecosistema industriale è stato spesso individuato in un soggetto centrale, impegnato a raccordare in maniera efficiente gli altri elementi, minimizzando l’asimmetria informativa tra questi e permettendo di vincere limiti strutturali difficili da superare. Questo quadro si applica bene alle amministrazioni regionali e alle attività di sviluppo che queste promuovono all’interno di comunità economiche spesso popolate prevalentemente da piccole e medie imprese[2] (meno di 250 occupati e un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro, oppure un totale di bilancio annuo non superiore a 43 milioni di euro)[3].

Il modello si adatta bene anche a settori industriali che per loro natura necessitano del contributo e dell’afflusso di competenze e strumentazioni provenienti da numerosi settori, singolarmente distanti tra loro. L’industria aerospaziale ha da sempre costituito l’esempio di un settore che necessita del raccordo fra industrie, discipline e professioni diverse tra loro, infatti il settore aerospaziale costituisce il precipitato della ricerca dei campi di studio di tutte le key-enabling technologies (micro/nanoelettronica, nanotecnologie, fotonica, materiali avanzati, biotecnologie industriali e tecnologie di produzione avanzate) elencate dalla Commissione europea nel programma Horizon 2020[4].

La varietà si riflette anche da un punto di vista del personale coinvolto, come recentemente dimostrato, per esempio, dalla grande varietà dei gruppi di lavoro per le missioni di SpaceX[5]. Le specializzazioni scientifiche coinvolte si collocano sulla frontiera tecnologica e le loro applicazioni nel settore spaziale stanno diventando sempre più pervasive, grazie a servizi “di ritorno” nelle attività downstream che permettono a settori space-related di beneficiare dell’enorme afflusso di dati e trasferimenti tecnologici[6].

Il tessuto industriale dell’aerospazio italiano si presenta composto da circa 200 aziende nel settore, di cui l’80% formate da PMI estensivamente distribuite sul territorio nazionale e che spesso si raccolgono attorno a imprese di grandi dimensioni; secondo le stime del MISE si ha un alto ritorno sugli investimenti per cui ogni euro investito ne creerebbe undici. La difficoltà che a volte si riscontra nell’identificare con precisione attori economici legati all’aerospazio deriva proprio dalle numerose possibilità di collaborazione in un settore che aggrega competenze diverse. Come faceva notare l’ex Sottosegretario di Stato al Ministero dello Sviluppo Economico Gian Paolo Manzella: «È un settore di frontiera, in cui […] è necessario lavorare al raccordo tra mondo della ricerca, dell’università e delle imprese, sviluppando l’ecosistema industriale dell’aerospazio. […] Mai come oggi, la competitività italiana passa dalla capacità di essere un sistema compatto, non una mera sommatoria di singole eccellenze»[7].

La specializzazione industriale nel comparto aerospaziale dell’Emilia-Romagna sta vivendo un intenso processo di riorganizzazione: al piccolo Consorzio iR4i, Innovation & Research for Industry (IR4I)[8] che raggruppa 26 piccole e medie aziende di diversa natura – ma tutte con applicazioni nel settore aerospazio – per un fatturato complessivo di circa 500 milioni di euro, si sta sostituendo una filiera maggiormente estesa, solida e variegata. Il Tecnopolo di Forlì-Cesena, specializzato sul settore aerospaziale, ha identificato nel recente studio La filiera avionica/aerospaziale in Emilia-Romagna[9] circa 170 imprese con circa 4.500 addetti, operanti esclusivamente o parzialmente nella filiera avionica-aerospaziale in Emilia-Romagna. La maggioranza di queste imprese è situata nelle provincie di Bologna e Modena e ha un unico stabilimento in Emilia-Romagna. I sotto-settori maggiormente rappresentati sono quelli delle lavorazioni meccaniche di precisione, della componentistica, della progettazione e delle soluzioni ingegneristiche, dei trattamenti superficiali, dei macchinari e delle attrezzature e, infine, dell’elettronica[10].

Dall’approfondimento condotto dal Tecnopolo su un campione di 65 imprese, emerge che circa il 20% delle realtà prese in esame si dedica esclusivamente al settore avionica/aerospazio, traendo da esso il 100% del fatturato. Il focus di attività di queste imprese esclusivamente aerospaziali riguarda: droni, sistemi integrati, componenti, parti di ricambio, motori, sistemi di navigazione, piattaforme per processare dati satellitari. Sono presenti anche imprese che realizzano sistemi di navigazione e di atterraggio e sistemi per lo sviluppo di veicoli aerospaziali. Tra le imprese del campione si evidenzia che gli ambiti di R&S maggiormente rappresentati sono le strutture aeronautiche e i materiali, la fluidodinamica, i motori, la propulsione e le tecnologie spaziali. Sono presenti anche alcune imprese che svolgono attività di R&S nel settore denominato “scienza ed esplorazione spaziale”.

Il tessuto imprenditoriale regionale è caratterizzato da un’elevata vocazione meccanica con importanti competenze specializzate nelle attività “a monte” della catena del valore della space economy. Una delle attività più promettenti riguarda la produzione di compositi in fibra di carbonio a matrice polimerica (CFRP), finalizzata a sviluppare nuove tecnologie atte a integrare nanomateriali, additive manufacturing – anche tramite stampanti 3D – e materie prime riciclate per aumentare al contempo affidabilità e durabilità grazie ad una maggiore dissipazione delle vibrazioni e resistenza alla delaminazione. Si tratta di introdurre additivi nanofibrosi, impiegare adesivi strutturali, fibre di carbonio da riciclo, produrre nuovi materiali sensorizzati mediante nanofibre, progettare laminati compositi e concepire veicoli elettrici-solari.

Le attività di R&S legate al comparto aerospaziale hanno potenziali ricadute sulla quasi totalità dei settori industriali e campi di innovazione. In particolare, si può sottolineare l’apporto a: motoristica, automazione, materiali, additive manufacturing, ICT per raccolta e analisi dei dati, sistemi di comunicazione e realtà aumentata. Le attività di ricerca e di business legate alla categoria dei microsatelliti risultano in forte espansione, affiancate da una specializzazione in ambito UAV (unmanned aerial vehicle) e droni. La new space economy apre poi le porte alle imprese maggiormente innovative dei settori tradizionali: progetti che prevedono una lunga permanenza nello spazio – su stazioni spaziali o direttamente sulla Luna o su Marte – coinvolgono direttamente competenze tipiche del tessuto economico dell’Emilia-Romagna: alimentare, benessere, salute, ceramiche, moda[11].

Elemento distintivo della nuova space economy regionale è il livello e la portata delle collaborazioni tecnico-scientifiche in atto. Le imprese regionali fanno riferimento al Clust-ER Mech, che ha una value chain dedicata – denominata FLY.ER – la quale si occupa del collegamento tra la ricerca e le tecnologie che afferiscono all’aeronautica e all’aerospazio e le imprese sia di settore che non, per nuove soluzioni di processo e innovazioni di prodotto, con i seguenti obiettivi strategici: potenziare la sinergia di ricerca e sviluppo in ambito di materiali compositi, tecnologie e applicazioni aeronautiche e aerospaziali; individuare e sviluppare progetti pilota di trasferimento tecnologico verso settori tradizionali (agricoltura, meccanica ecc.); potenziare il censimento della fornitura e sub-fornitura regionale, offrire e garantire supporto alle problematiche relative alla certificazione ISO 9100.

La realtà imprenditoriale ha avviato collaborazioni continuative con un’ampia serie di centri di ricerca e laboratori dedicati a specifiche tematiche. L’esempio principale è costituito dal CIRI Aerospace dell’Università di Bologna, dotato di unità di ricerca sugli ambiti “Aeronautics, aerodynamics and propulsion” e “Space Science and technology”. È da menzionare anche l’infrastruttura universitaria di ricerca CICLoPE per lo studio sperimentale delle turbolenze.

In Emilia-Romagna la dimensione imprenditoriale gode della sinergia con una diffusa presenza capillare di istituzioni di ricerca e specializzazione, come il ENEA – TEMAF (ricerca e ingegnerizzazione nell’ambito di materiali ceramici avanzati, anche per il settore aerospaziale) e l’Istituto di Scienza e Tecnologia dei Materiali Ceramici CNR-ISTEC (attività di ricerca su materiali avanzati anche per aerospace, come UHTCs – Ultra-High Temperature Ceramics) – entrambi con sede a Faenza –, cui si aggiungono il Laboratorio di ricerca industriale del Tecnopolo di Ferrara MECHLAV-UNIFE (ricerca industriale, trasferimento tecnologico e servizi alle imprese su tecnologie con anche applicazioni aerospace), il Centro di ricerca interdipartimentale dell’Università di Modena e Reggio Emilia INTERMECH-UNIMORE e il Centro interdipartimentale per la ricerca industriale dell’Università di Bologna per la Meccanica Avanzata e Materiali.

L’ambito sicuramente più avanzato è quello che fa capo all’osservazione della Terra, di recente rafforzato dall’investimento sul Tecnopolo HPC/Big Data/ AI di Bologna, con le applicazioni sulle previsioni metereologiche a breve e medio termine e lo studio del cambiamento climatico.

Riprendendo quanto scritto all’inizio riguardo ad alcuni criteri per definire un ecosistema industriale, si può notare come la realtà emiliano-romagnola dell’aerospazio dimostri di possedere gli elementi chiave per essere definita come tale. Parte immancabile in quel sistema virtuoso di relazioni è però il ruolo delle istituzioni pubbliche, sia locali che centrali. L’amministrazione regionale ha dimostrato – in linea con un trend che nell’ultimo decennio ha visto un maggiore interesse delle Regioni sul tema – un marcato attivismo, che solo nel corso del 2021 si è concretizzato con due progetti che guardano alla duplice natura del settore aerospaziale: non solo la dimensione aerea, ma soprattutto la componente spaziale del comparto industriale hanno da sempre vissuto la natura di settori di vitale rilevanza per le strategie di Difesa degli Stati[12]. La cooperazione scientifica tra diverse agenzie nazionali e l’opportunità per attori privati di beneficiare di infrastrutture e conoscenze di derivazione militare sono entrambe possibilità residuali rispetto alle necessità di sicurezza di uno Stato. Le modalità di gestione e di allargamento delle maglie dei due temi sopracitati sono anche infatti un’utile cartina di tornasole rispetto alle strategie messe in campo dai diversi attori statali.

Quello spaziale rimane un settore nel quale la dimensione di interesse militare e di intelligence rimane predominante, tuttavia, si sta assistendo a nuovi modelli di partecipazione nelle attività spaziali. Questo potrebbe essere facilmente dedotto dall’esempio plastico dei tre facoltosi imprenditori che hanno inaugurato l’era del ‘turismo spaziale’ con i propri rispettivi velivoli, ma, guardando con un criterio più sostanziale al fenomeno, uno dei passi decisivi per l’inaugurazione della new space economy (o space economy 2.0) è stato l’U.S. Commercial Space Launch Competitiveness Act[13], approvato dal Congresso statunitense nel maggio 2015. Una legge approvata per facilitare «a pro-growth environment for the developing commercial space industry by encouraging private sector investment and creating more stable and predictable regulatory conditions, and for other purposes ». Non è difficile immaginare come, in un settore difficilmente regolabile o poco regolato in quanto dominio quasi esclusivo della diplomazia statale, un simile impulso proveniente dalla maggiore potenza tecnologica ed economica sia riverberato nei Paesi occidentali.

Nella logica di questo trend generale di cooperazione pubblico-privata[14] e apertura verso il privato, in cui i governi e le economie occidentali con più esperienza nel settore aerospaziale hanno ben presto aumentato i propri sforzi, si è inserita anche la Regione Emilia-Romagna con un accordo di collaborazione siglato nel maggio 2021 con l’Aeronautica Militare. La Difesa approfondisce così le sue relazioni con le potenzialità del comparto aerospaziale della Regione e le imprese hanno l’opportunità di svilupparsi nel campo del commercial spaceflight – in un settore economico dove i rapporti di lungo periodo con le istituzioni governative e le relative commesse sono cruciali per permettere investimenti in ricerca e sviluppo a lungo termine e quindi per mantenere una posizione di rilievo nelle filiere internazionali. Sempre in tema di investimenti, non si devono tralasciare i 23,89 miliardi di euro che la Missione 1: «Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo» del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dedica agli investimenti sulla frontiera tecnologica[15], di cui 1,49 sono direttamente assegnati a tecnologie satellitari ed economia spaziale, «sia per il potenziale impulso che può dare al progresso tecnologico e ai grandi temi di “transizione” dei sistemi economici (ad es. anticipazione delle implicazioni del cambio climatico tramite l’osservazione satellitare), sia per la naturale scala continentale/europea che ne contraddistingue l’ambito di azione e di coordinamento degli investimenti»[16].

Il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha dichiarato in merito: «L’accordo è la dimostrazione che la collaborazione tra l’industria di settore, l’Università e il mondo militare è cruciale per garantire al Paese un’opportunità di crescita tecnologica e sviluppo economico. […] l’Italia gode di un forte posizionamento tecnico scientifico internazionale e la Difesa conferma di essere istituzione di riferimento in settori altamente specializzati come quelli del volo umano spaziale […] È necessario continuare ad investire nello spazio per contribuire al progresso scientifico tecnologico, alla produttività del comparto industriale, alla crescita dell’economia nazionale valorizzando tutta la filiera composta da grandi gruppi e da numerose piccole e medie imprese sull’intero territorio nazionale»[17].

Nell’ambito della dimensione più puramente imprenditoriale si è aggiunta nell’ottobre 2021 la nascita del Forum Strategico per la promozione della filiera regionale dell’aerospazio con l’approvazione della Giunta regionale. Un’azione nata per favorire la cooperazione tra imprese, associazioni imprenditoriali e mondo della ricerca e della formazione, con l’aiuto delle competenze specifiche offerte dall’Aeronautica Militare e dal CTNA, per «rafforzare e strutturare la filiera dell’aerospazio dell’Emilia-Romagna, dalle grandi alle piccole e medie, dalle Università ai Centri di ricerca» e «realizzare iniziative che coinvolgano la compagine del Forum nel suo insieme, rafforzando il ruolo regionale nelle reti e nei progetti di ricerca europei […] accelerare i processi di internazionalizzazione nel settore della space economy delle imprese aderenti», come sintetizza Vincenzo Colla, Assessore regionale allo Sviluppo economico e al Lavoro)[18].

Il ruolo di istituzioni simili come centri aggregatori e “facilitatori” tra competenze diverse è di particolare interesse nel settore aerospaziale, in quanto questo sconta in termini di mancate opportunità la carenza di scambi di informazioni tra attori pubblici e privati appartenenti a settori tecnologici e applicativi diversi da quello spaziale ma potenzialmente compatibili[19]. Le stesse stime date da numerosi rapporti sulle reali dimensioni monetarie del settore spaziale variano in fasce molto ampie: nel rapporto di marzo 2020 dell’Institute for Defence Analyses, la differenza tra stime diverse dell’entità della space economy a livello globale nel 2016 raggiungeva i 160 miliardi di dollari[20]. «I distretti spaziali funzionano sempre più anche da polo d’attrazione e da stimolo per aziende e startup di settori non-space, ma con un interesse allo sviluppo e all’utilizzo di servizi ed applicazioni abilitati dalle tecnologie spaziali. Servizi, soluzioni e applicazioni altamente innovativi spesso nascono dall’unione di tecnologie diverse, di derivazione spaziale e non: basti pensare ai cosiddetti location based services che sempre più frequentemente combinano diverse tecnologie (satellitare, bluetooth, celle telefoniche) per offrire servizi innovativi senza lasciar trasparire all’utente finale la complessità dell’integrazione tecnologica»[21].

Come riconosciuto dalla Commissione europea nel 2018: «Tecnologia, dati e servizi spaziali sono diventati indispensabili nella vita quotidiana degli europei e giocano un ruolo essenziale per preservare vari interessi strategici. L’industria spaziale dell’Unione è già una delle più competitive al mondo… L’emergere di nuovi concorrenti e lo sviluppo di nuove tecnologie stanno rivoluzionando i modelli industriali tradizionali»[22]. Si è quindi aperto un vasto confronto tecnologico, animato da numerosi interessi politico-strategici e imprenditoriali, in cui l’industria e le istituzioni nazionali e comunitarie europee possono giocare un ruolo di primo piano, grazie ai vivaci tessuti economici dei Paesi membri. Una partita su cui anche entità regionali possono influire con le loro competenze e scelte politiche, come dimostrato ancora dall’Emilia-Romagna, che contribuisce – insieme ad altre filiere regionali – anche direttamente con le sue finanze (500.000 euro) al programma governativo italiano Mirror Gov Sat Com, finalizzato a realizzare un sistema satellitare denominato Ital-GovSatCom, per garantire allo Stato e al sistema-Paese di beneficiare di servizi di telecomunicazione sicuri e affidabili[23].

I progetti istituzionali e di cooperazione pubblico-privata di cui si è trattato in questo articolo offrono una dimostrazione della Big Science[24], nata con progetti militari durante la Seconda guerra mondiale e divenuta presto paradigma dello sviluppo scientifico – con le relative ricadute industriali – delle Nazioni avanzate, i cui governi erano intimamente legati ai progetti, in cui la scienza si muoveva anche come strumento di prestigio nazionale[25]. Proprio nell’introduzione del suo saggio dedicato all’evoluzione del comparto industriale italiano dell’aerospazio, Matteo Landoni riporta i tre fondamenti della Big Science: «la centralità dei programmi mirati a obiettivi ben precisi, indirizzati dal governo e spesso con risvolti militari; la disponibilità di grandi finanziamenti; e una stretta relazione con il potere politico»[26]. Guardando ora nuovamente alla realtà economica e imprenditoriale oggetto di questo articolo possiamo notare quindi, una volta di più, come anche esperienze imprenditoriali regionali possano collocarsi nel solco di grandi fenomeni politici, scientifici ed economici che, una volta affermatisi, diventano costitutivi di nuovi modelli di sviluppo.


[1] Richard R. Nelson e Sidney G. Winter, An Evolutionary Theory of Economic Change, Harvard University Press, Harvard 1982, p. 130.

[2] Si veda la definizione data dal Decreto Ministeriale del 18 aprile 2005, del Ministro delle Attività Produttive.

[3] Queste tematiche sono state richiamate da Gian Paolo Manzella – già Sottosegretario di Stato al MISE con delega alle politiche e attività relative a spazio e aerospazio e alla promozione del trasferimento tecnologico alle imprese – in una riflessione in Industrie creative, un ecosistema industriale per «HuffPost».

[4] «Key Enabling Technologies (KETs) are investments and technologies that will allow European industries to retain competitiveness and capitalise on new markets. The Industrial Technologies Programme (NMP) focuses on four KETs: nanotechnologies, advanced materials, and advanced manufacturing and processing (production technologies) and biotechnology».

[5] Si veda quanto dichiarato da Anilkumar Dave in G. Centanaro, Trasferimento tecnologico: dalla Terra allo Spazio e ritorno. Intervista a Anilkumar Dave, «pandorarivista.it», 13 ottobre 2021.

[6] Per approfondire le opportunità e i benefici per l’economia italiana derivanti direttamente e indirettamente dalla space economy: G. Centanaro, Le frontiere della Space economy per l’Italia, «pandorarivista.it», 7 ottobre 2021.

[7] G. Centanaro e A. Prina Cerai, Lo spazio per il futuro dell’Italia. Intervista a Gian Paolo Manzella, «Pandora Rivista», 3/2020.

[8] Fondato nel 2011, ha recentemente festeggiato i suoi primi dieci anni di attività che grazie ai contributi regionali ha visto la partecipazione a grandi fiere internazionali del settore tra le quali: Dubai Air Show, ParisAir Show Le Bourget, Maks Mosca e Farnborough Airshow.

[9] Consultabile alla pagina: http://antares.campusfc.unibo.it/wp-content/uploads/2020/02/Filiera-aerospace-RER.pdf

[10] Ibidem.

[11] Quindi seguendo un trend già evidenziato in importanti progetti di esplorazione spaziale, come Anilkumar Dave ha evidenziato a questo proposito: «Il comfort e la sensazione di ergonomia e di comodità che risaltava nei video dell’equipaggio di Inspiration 4, così come anche dei voli suborbitali e dei turisti spaziali, hanno fatto emergere nuovi aspetti legati al design, agli human factor che garantiscono non solo efficienza ma anche conforto cognitivo all’equipaggio, che sarà in futuro un mix di astronauti professionisti e non […] Nell’ultima tornata di ricerca di personale di SpaceX la metà erano ingegneri, ma l’altra metà era composta da medici, nutrizionisti, designer, e questo fa pensare come lo spazio si stia aprendo anche a nuove competenze», G. Centanaro, Trasferimento tecnologico: dalla Terra allo Spazio e ritorno. Intervista a Anilkumar Dave, «pandorarivista.it», 13 ottobre 2021.

[12] Per approfondire questo tema, nella letteratura italiana, si veda M. Spagnulo, Geopolitica dell’esplorazione spaziale, Rubbettino, Soveria Mannelli 2019.

[13] Detto anche Spurring Private Aerospace Competitiveness and Entrepreneurship Act of 2015 o SPACE Act of 2015: H.R.2262 – 114th Congress (2015-2016): U.S. Commercial Space Launch Competitiveness Act | Congress.gov | Library of Congress.

[14] Lo Stato italiano ha negli ultimi anni compiuto importanti passi avanti nel dotarsi di strumenti di governo e sostegno alla dinamica di crescita del settore, basti pensare alla formulazione del Piano Nazionale Space Economy proposto dal Ministero dello Sviluppo Economico ed approvato nel 2016 e all’istituzione del Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale (COMINT) con la legge 7/2018.

[15] Tra gli interventi previsti: incentivi fiscali per la trasformazione dei processi produttivi e potenziamento della ricerca di base e applicata e la promozione del trasferimento tecnologico; sostegno alle imprese per investimenti ad alto contenuto tecnologico; la piena copertura 5G delle aree popolate entro il 2026 (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, pp. 99-100).

[16] Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, p. 101.

[17] Spazio: Accordo tra Aeronautica Militare e Regione Emilia-Romagna (difesa.it).

[18] Aerospazio, in Emilia-Romagna nasce il Forum strategico per la promozione della filiera regionale – Regione Emilia-Romagna.

[19] Per avere alcuni esempi virtuosi dei possibili casi di spin-out tra Spazio e Terra: ASI | Agenzia Spaziale Italiana; ESA – Technology Transfer.

[20] IDA – Institute for Defence Analysis Science & Technology Policy Institute, Measuring the Space Economy: Estimating the Value of Economic Activities in and for Space, marzo 2020.

[21] Brochure_09112020_web (mise.gov.it).

[22] Gazzetta ufficiale C 162/2021 (europa.eu).

[23] Programma telecomunicazioni satellitari – Mirror GovSatCom (mise.gov.it).

[24] «Progetto di ricerca che richiede finanziamenti notevoli e distribuiti su lunghi archi di tempo, gruppi numerosi e coordinati di scienziati e tecnici, grandi laboratori dotati di apparecchiature spesso costruite appositamente per il progetto». Secondo l’approfondimento di Piero Bianucci per la Treccani, inoltre, sono proprio le missioni di esplorazione dello spazio ad essere paradigmatiche del concetto.

[25] In merito al rapporto tra ruolo delle istituzioni pubbliche come guida politica e sostegno finanziario a progetti di ricerca, comunità accademica e intellettuale e ricadute sul benessere di un Paese risulta particolarmente utile ripercorrere l’esperienza di Vannevar Bush, consigliere scientifico dei presidenti statunitensi Franklin D. Roosevelt e Harry S. Truman: Vannevar Bush e la scienza come frontiera infinita, «Pandora Rivista», 1/2021.

[26] M. Landoni, L’impresa spaziale italiana, il Mulino, Bologna 2020, p. 8.

Scritto da
Giacomo Centanaro

Laureato in Scienze Politiche – Studi internazionali alla Scuola di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” di Firenze. Laureando alla magistrale in Relazioni Internazionali dell’Università di Firenze. Ha completato il Corso Executive Affari Strategici alla LUISS School of Government, tenuto in collaborazione con il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS). Ha completato un periodo di studio all’Université Paris 1 Pantheon-Sorbonne. Alumno della Scuola di Politiche (SdP).

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