Una visione per la space economy in Emilia-Romagna. Intervista a Vincenzo Colla
- 22 Luglio 2024

Una visione per la space economy in Emilia-Romagna. Intervista a Vincenzo Colla

Scritto da Giacomo Bottos

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Vincenzo Colla è Assessore allo sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione e relazioni internazionali della Regione Emilia-Romagna.


Come accade che la Regione Emilia-Romagna inizi a considerare la space economy come un settore potenzialmente strategico?

Vincenzo Colla: Fino a pochi anni fa la Regione Emilia-Romagna non era particolarmente attiva nel settore della space economy – e lo stesso vale anche per l’ambito aeronautico – pur avendo nel proprio territorio una tipologia d’imprese che, in autonomia, potevano contare su importanti relazioni con soggetti della aero e space economy. Si trattava di imprese ibride, capaci di implementare nel settore aerospaziale competenze e processi acquisiti nell’automotive e nell’automazione – settori tipici dell’industria regionale, al pari di componentistica, meccanica di precisione e materiali compositi. Il problema di fondo, pur in presenza di esempi di aziende che avevano fatto questo salto verso la space economy, era la mancanza di un’identità e di un sistema. Capendo la crescita a livello globale di questo settore e intuendo l’apertura di sviluppi commerciali rilevanti, che andavano ben oltre le tradizionali applicazioni militari, abbiamo iniziato un’interlocuzione che ha coinvolto anche il presidente Stefano Bonaccini e che è stata alla base del futuro impegno della Regione in questo settore. Peraltro, questi investimenti potevano rappresentare un esempio funzionante di sussidiarietà orizzontale: a investire nell’economia dell’aerospazio fino a pochi anni fa erano soltanto soggetti pubblici ma, come abbiamo visto nel periodo più recente, oggi anche i player privati possono giocare un ruolo di rilievo.

 

Quali considerazioni e fattori hanno innescato questa riflessione?

Vincenzo Colla: Usciti dalla pandemia era necessario ripensare e ricostituire le filiere industriali e ritenemmo che, per sostenere le imprese attive nei settori chiave per il nostro territorio, fosse necessario dare un particolare risalto all’aerospazio. Non è dunque un caso se la Strategia regionale di specializzazione intelligente (S3) ha visto per la prima volta l’inserimento della space economy come filiera speciale. Da lì abbiamo cominciato a cercare degli interlocutori. La prima interlocuzione con il mondo imprenditoriale fu con Andrea Pontremoli, amministratore delegato di Dallara Automobili, attraverso il quale entrammo in contatto con il generale della riserva Alessio Grasso e con il colonnello Walter Villadei dell’Aereonautica Militare che ci fornirono una panoramica sulle dinamiche della nuova space economy. Fu una discussione molto lunga e articolata, con linguaggi in parte nuovi per noi amministratori pubblici. Fu anche grazie a questa interlocuzione che capimmo che la Regione doveva investire nel settore per non lasciarsi sfuggire le sue crescenti opportunità. Soprattutto per il fatto che un mancato investimento nell’aerospazio avrebbe significato perdere l’occasione di sfruttare la nostra filiera dell’innovazione, che pochi altri territori possono vantare su questa scala. Stare fuori dalla nuova corsa allo spazio avrebbe significato non valorizzare appieno il grande patrimonio che abbiamo in termini di capacità di utilizzo integrato del digitale, delle novità portate dall’intelligenza artificiale e dei dati derivanti dall’osservazione della Terra, al di là delle potenzialità di tutti gli altri settori più tradizionali che abbiamo già menzionato.

 

D’altronde vi sono significative aree di interazione tra la space economy e i settori della meccatronica, del supercalcolo e dell’intelligenza artificiale.

Vincenzo Colla: Esatto, ed è questa la ragione per cui abbiamo deciso di puntare su alcuni specifici settori della space economy che non sarebbero entrati in competizione con altre esperienze, storiche per il nostro Paese, di sviluppo dell’economia aerospaziale. Noi dovevamo giocare sui nostri terreni d’eccellenza e sulle nostre filiere: la manifattura, la componentistica, i materiali ad alta tecnologia, l’intelligenza artificiale, lo studio del clima, i satelliti. E così abbiamo costituito il Forum strategico per la promozione della filiera regionale dell’aerospazio e siamo entrati nel CTNA (Cluster Tecnologico Nazionale dell’Aerospazio) nominandovi l’ingegnera Leda Bologni come rappresentante di ART-ER. Nel Forum sono entrate le università, le rappresentanze di categoria e numerosi altri soggetti. Il vero salto di qualità, tuttavia, è stato fatto quando abbiamo avviato i contatti con il Ministero della Difesa e con l’Aeronautica Militare. L’interlocuzione con il capo di stato maggiore dell’Aeronautica ci ha portato a concludere un accordo molto importante, che ci ha permesso di collaborare nello sviluppo della space economy relazionandoci con i programmi del Governo in quei settori.

 

Cosa prevedeva l’accordo?

Vincenzo Colla: Innanzitutto di sostenere il lancio della missione Axiom AX-3 a Houston, già programmata. La Regione avrebbe partecipato con la possibilità di avere a bordo esperimenti sviluppati da imprese emiliano-romagnole. L’accordo con il Governo è stato fondamentale per consentirci di partecipare alla missione. In particolare, in questo passaggio fu centrale la figura di Villadei, perché l’Aeronautica e Axiom avevano stretto un accordo, di cui Villadei era divenuto il responsabile per conto dell’Aeronautica. Ottenemmo così il contatto con NASA e Axiom e questa condivisione di connessioni contribuì a farci diventare attori dei progetti che hanno poi portato al coinvolgimento di diversi soggetti del nostro territorio.

 

Quali attori hanno partecipato alla missione?

Vincenzo Colla: Nella delegazione regionale, tra le imprese c’erano Curti, Poggipollini, Dallara e GVM. In rappresentanza delle istituzioni regionali c’erano le università della regione e i nostri cluster, assieme a una delegazione della giunta. Abbiamo scelto questa composizione perché i nostri movimenti sono sempre pensati in forma di sistema, tenendo insieme pubblico e privato. Visitammo Axiom e altre imprese statunitensi specializzate nel settore. Tra l’altro queste visite hanno avuto un risvolto positivo inaspettato: le imprese e le università emiliano-romagnole presenti hanno cominciato a sviluppare ulteriori connessioni autonomamente. Per usare una metafora, è come se avessimo avviato un’auto e una volta accelerato la prima volta, questa avesse continuato ad aumentare da sola la propria velocità. C’era poi una delegazione del Governo, che aveva mandato in rappresentanza del Ministero della Difesa il colonnello Tavano, mentre il delegato del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MiMIT) era il viceministro Valentino Valentini. Oggi il MiMIT sta lavorando a un progetto di legge sulla space economy e mi piace pensare che un contributo sia venuto anche dal lavoro della nostra Regione.

 

Ci sono state altre missioni, oltre a quella di Houston, quali?

Vincenzo Colla: Uno degli altri viaggi è stato in Giappone, in dialogo con JAXA, l’Agenzia spaziale giapponese, che ha da tempo importanti rapporti con il Governo, con l’Agenzia spaziale italiana e con Leonardo. Il livello del dialogo tra le imprese e le agenzie spaziali, in particolare per quanto riguarda le soluzioni tecnologiche, è infatti molto elevato. JAXA, ad esempio, sta sviluppando tecnologie per liberare dai detriti le zone dello spazio interessate dai lanci e dall’orbita dei satelliti. Il tema dello sviluppo di soluzioni tecnologiche attraverso la sperimentazione nello spazio è stato affrontato anche nella missione Axiom AX-3. Solo per fare un esempio, GVM ha avuto un assist strategico dalla missione, perché ha potuto testare in situazioni critiche i propri sistemi di telemedicina. Un altro esempio è quanto ha raggiunto Dallara realizzando i vetri della cabina del veicolo. Sono vetri speciali che devono resistere a temperature estreme e a velocità e pressioni irraggiungibili sulla Terra, e lavorare a sfide di questa complessità rende più facile trovare anche le soluzioni tecnologiche che servono in condizioni terrestri. Quella della space economy è infatti una filiera molto ampia, che possiamo dividere su vari livelli in relazione al suo rapporto diretto o meno con quanto avviene in orbita, dalle supply chain per la realizzazione dei veicoli a quelle per il cibo degli astronauti. D’altronde è dai tempi di Kennedy e del programma Apollo che vengono costantemente sviluppati brevetti e nuove soluzioni grazie a quello che riusciamo ad apprendere operando nello spazio.

 

Focalizziamoci adesso ulteriormente sul ruolo della Regione Emilia-Romagna. Come si può descrivere l’azione che ha svolto in questo processo?

Vincenzo Colla: La Regione ha fatto da “startup istituzionale”, facilitando e innescando i processi, lavorando per costruire l’ecosistema. Un elemento di grande innovazione che abbiamo portato è stato il bando sulla space economy – per la prima volta nella storia della Regione – a cui hanno partecipato diversi soggetti del territorio. Ad esempio, Curti ha presentato dei progetti su droni e altri strumenti per l’aviazione. Abbiamo inoltre dato al nostro impegno una prospettiva nazionale. Attraverso l’ingresso del professor Paolo Tortora, Direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerca Industriale Aerospaziale di Forlì (CIRI Aerospace), nel comitato tecnico dell’ASI la nostra Regione si è qualificata come uno dei centri dell’economia aerospaziale nazionale, rafforzando così il ruolo, fondamentale per il settore anche se finora perlopiù concentrato sul segmento aeronautico, del polo di Forlì. Oggi, tra l’altro, il CIRI Aerospace non è più il solo centro di ricerca in materia presente in Regione e il settore è in crescita. Il patrimonio industriale dell’Emilia-Romagna è grande e attrattivo, ma dovrà anch’esso adattarsi al futuro e alle nuove centralità economiche del settore manifatturiero. Pensiamo al motore elettrico che necessita di meno componenti rispetto al motore termico, e per questo abbiamo bisogno già da adesso di investire in nuovi settori economici e nella costruzione delle competenze necessarie per il loro sviluppo.

 

Che bilancio possiamo fare della missione Axiom AX-3?

Vincenzo Colla: Innanzitutto possiamo dichiarare il successo del progetto e degli esperimenti che le imprese partecipanti hanno portato in orbita. E inoltre tutte le imprese coinvolte hanno avuto un forte ritorno commerciale e di narrazione nei confronti dei partner e dei concorrenti. Sono successi che rafforzano il marchio, delle imprese e della regione nel suo complesso. Oggi bisogna passare a una seconda fase: industrializzare di più e stringere alleanze regionali per costruire economie di scala che ci permettano di guardare al nuovo progetto di stazione spaziale in orbita, cui sta lavorando sempre Axiom. Essere parte di questo progetto, anche solo per la componentistica, ci porterebbe valore aggiunto su una nuova scala: significherebbe che l’Emilia-Romagna è dentro a un asset di estrema rilevanza strategica e geopolitica, oltre che scientifica. Nei prossimi lanci, inoltre, potremo sfruttare ancora le competenze regionali per sviluppare nuove soluzioni tecnologiche e incrementare le nostre capacità manifatturiere.

 

Quali sono le principali direttrici di collaborazione e dialogo da costruire o da rafforzare e quali elementi sono necessari a questo fine?

Vincenzo Colla: Sicuramente un ruolo determinante lo avrà l’Aeronautica, con la quale dobbiamo mantenere il nostro legame e che è decisiva anche nei rapporti del nostro Paese con l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Un’altra direttrice è poi quella delle nuove operazioni di alleanza con altre Regioni che ci portino ad accrescere e ad aggregare le competenze nella space economy e che facilitino quel salto di qualità di cui parlavamo prima. Cruciali saranno poi le tecnologie abilitanti – a partire da digitalizzazione e nuovi materiali – e l’innovazione dei processi e dei prodotti – dalle vernici ai tessuti – che troveranno impiego in campo spaziale. Sui materiali, ad esempio, Dallara per la parte di intelligenza artificiale ha coinvolto il CNR, nella persona di Vittorio Morandi. Tre fattori sono fondamentali per essere protagonisti degli sviluppi di questo settore: materiali, tecnologie e competenze. E poi c’è ovviamente il terreno della sostenibilità, dell’osservazione della Terra e del monitoraggio clima, che ci consentirà anche di prevenire i fenomeni climatici estremi e di mitigare gli effetti del cambiamento climatico. 

 

Ritorniamo ora sul ruolo del digitale, nelle sue dimensioni di intelligenza artificiale e di supercalcolo, due settori di frontiera in cui la Regione ha investito negli scorsi anni. Come si intersecano con l’aerospazio?

Vincenzo Colla: La digitalizzazione sarà uno dei principali settori di sviluppo della space economy e anche della competizione strategica tra gli Stati, l’Europa dovrà quindi essere uno dei protagonisti in campo. La centralità del settore d’altra parte è testimoniata, per fare un esempio quotidiano, dalle previsioni meteorologiche che si fondano su quantità enormi di dati provenienti dai satelliti. E inoltre i sistemi di supercalcolo che consentono di gestire e controllare i dati provenienti dallo spazio costituiscono un asset anche dal punto di vista della cybersecurity. D’altra parte, l’intelligenza artificiale può essere utilizzata anche per aumentare l’autonomia dei veicoli in orbita, e quindi ridurne i rischi operativi e massimizzarne l’efficacia.

 

Sul tema della ricerca abbiamo citato il CIRI Aerospace, in Regione ci sono altri poli e altri progetti?

Vincenzo Colla: Certamente. Come abbiamo accennato prima, il settore è in crescita anche dal punto di vista della ricerca. Cito, ad esempio, il progetto di ricerca dell’Università di Parma sulle cupole in vetro per le missioni spaziali che deve reggere a velocità di 28.000 km/h e a temperature estreme. Una tecnologia che, se trasferita nell’economia terrestre, può avere un’infinità di utilizzi. Pensiamo solo a cosa può significare a livello di sicurezza avere quel vetro su un’automobile. L’Università di Ferrara sta portando avanti la sperimentazione iniziata nel 2015 con Samantha Cristoforetti per sviluppare un collarino dotato di sensori in grado di rilevare i segnali circolatori con l’obiettivo di aumentare il periodo di permanenza nello spazio degli astronauti, così da consentire in futuro viaggi più lunghi e impegnativi come potrebbe essere quello su Marte. Anche l’Università di Bologna sta lavorando da diversi anni a progetti in ambito aeronautico e spaziale, come quelli in ambito di urban air mobility (legati al PNRR), o quello per analizzare i fluidi biologici degli equipaggi e verificare eventuali alterazioni del sistema immunitario in assenza di gravità, che potrebbe aprire strade finora mai percorse in ambito medico. O, ancora, quello per portare per la prima volta nello spazio una macchina da elettrofilatura che permetterà di fabbricare direttamente sulla Stazione spaziale nanomateriali per applicazioni avanzate, in particolare per la rigenerazione dei tessuti biologici danneggiati e la cura delle ferite. A Forlì, dove ha sede il CIRI Aerospace, stiamo poi rafforzando l’area del Polo Tecnologico Aerospaziale perché diventi un hub per la sperimentazione, la prototipazione e l’industrializzazione di progetti in relazione alle tante competenze ingegneristiche e tecniche già presenti nell’università anche in ambito aerospaziale. Questi, ovviamente, sono solo alcuni dei tanti esempi di progetti portati avanti nel nostro territorio: quello della ricerca connessa al settore aerospaziale è infatti un campo dalle forti potenzialità di crescita, in cui università e centri di ricerca regionali sono sempre più impegnati, e che, inoltre, dal punto di vista del mercato del lavoro, è molto attrattivo anche per i giovani.

 

Un altro grande tema è infatti proprio quello delle competenze. Come si fa a diffondere il know-how richiesto per accedere a questi settori tra la popolazione in età lavorativa o in fase di ingresso nel mondo del lavoro?

Vincenzo Colla: Su questo fronte stiamo lavorando molto sull’orientamento dei giovani diplomati, soprattutto per indirizzarli verso gli istituti tecnici superiori (ITS) che offrono percorsi di formazione tecnica altamente qualificata ed estremamente spendibile nel mondo del lavoro. Tra l’altro, una delle strategie della società che ha vinto il bando regionale mira ad approfondire il tema della space economy per rendere il percorso più attrattivo per gli studenti. A livello regionale stiamo quindi incentivando fortemente la formazione sulla space economy, esistono connessioni su questo tema fra numerosi soggetti e i giovani della nostra regione stanno rispondendo con grande interesse. Tra l’altro nel settore della space economy tutti i gruppi di lavoro sono interdisciplinari: non sono richiesti solo ingegneri aerospaziali ma anche chimici, fisici, geofisici, informatici e numerosi altri profili. E tra le figure che già lavorano nella space economy in Emilia-Romagna molte provengono non solo da tutta Italia, ma anche da altri Paesi europei. Ma non ci limitiamo alla formazione d’ingresso al mondo del lavoro. In autunno, ad esempio, partirà il primo master sulla new space economy alla Bologna Business School per la formazione di alto livello di professionisti che già lavorano all’interno di realtà operanti nel settore aerospaziale, sia quelle non space-based che quelle che desiderano innovare attraverso tecnologie e/o servizi spaziali.

 

Questo impegno della Regione richiederà poi un lavoro di comunicazione e divulgazione, per essere conosciuto dal grande pubblico.

Vincenzo Colla: Questa è una dimensione importante, senza uno sforzo dedicato alla comunicazione la luce su questi temi rischia di affievolirsi. Lo spazio sicuramente affascina e ha intrinsecamente un carattere mediatico, che deriva da quello che è stata storicamente la corsa allo spazio e dalle grandi emozioni che le frontiere dell’esplorazione spaziale generano nel pubblico, ma il racconto va comunque ancorato ai dati di realtà. La narrazione, quindi, fa necessariamente parte dei nostri impegni e dei nostri obiettivi, ma l’elemento fondamentale, a mio parere, dovrebbero rimanere i fatti: i traguardi scientifici e gli sviluppi tecnologici che si raggiungono, e le loro ricadute concrete nella nostra vita di esseri umani qui sulla Terra. 

 

Lo sforzo della Regione sta ricevendo un’attenzione a livello nazionale e internazionale? 

Vincenzo Colla: Sì assolutamente. Negli Stati Uniti stiamo mantenendo il rapporto con Axiom, mentre a livello dell’Unione Europea siamo entrati in NEREUS (Network of European Regions Using Space Technologies). Manteniamo inoltre altri rapporti importanti sia a livello europeo sia a livello nazionale, a partire da quello con l’Aeronautica Militare. Abbiamo ottimi riscontri anche dall’Asia dove dialoghiamo strettamente con JAXA in Giappone e con KARI, l’agenzia spaziale sud-coreana. Sono i frutti della già menzionata logica di sistema che ci contraddistingue.

 

Quali sono invece i rapporti con i grandi player nazionali del settore?

Vincenzo Colla: Su questo fronte stiamo rafforzando le nostre connessioni con Thales Alenia Space e pensiamo che sia giunto il momento di fare investimenti di scala superiore. Thales è il più grande soggetto che progetta la parte “hardware”, mentre noi ci occupiamo del “software”. E qui sta anche il valore aggiunto di questa connessione, perché hardware e software devono essere considerati insieme, dato il loro profondo influenzarsi vicendevolmente.

 

Il “brand Emilia-Romagna” – con le sue eccellenze riconosciute a livello globale e la sua storia – ha una sua rilevanza nell’ambito di questa operazione?

Vincenzo Colla: Essere la Regione Emilia-Romagna ha aiutato molto in questo processo. La nostra fama internazionale va dall’automotive all’automazione, il che contribuisce a un fascino che ha fatto da moltiplicatore per l’attrattività delle nostre filiere di alta qualità. D’altra parte, se osserviamo come stanno operando gli investitori esteri, gli stessi che in passato avevano il proprio settore principale nell’automotive, notiamo come anche loro hanno cominciato a dimostrare sempre più attenzione nei confronti della space economy. Si tratta quindi di una sinergia preziosa per il nostro territorio.

 

In conclusione, quali sono le principali sfide per il futuro? 

Vincenzo Colla: Credo che il futuro del settore passi per la realizzazione di economie di scala anche nella ricerca. E quindi i player pubblici saranno fondamentali nella costruzione di questo futuro, implementando il dialogo tra istituzioni, atenei, centri di ricerca e imprese. Dobbiamo dunque mantenere il framework di successo costituito dalla positiva commistione di pubblico e privato. Bisogna investire in ricerca, puntare sull’innovazione, sulle tecnologie e sulle competenze, costituendo un ecosistema e dei player sufficientemente grandi per farlo. Chi sarà in grado di agire in questo modo otterrà risultati consistenti.

Scritto da
Giacomo Bottos

Direttore di «Pandora Rivista» e coordinatore scientifico del Festival “Dialoghi di Pandora Rivista”. Ha studiato Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano, l’Università di Pisa e la Scuola Normale Superiore di Pisa. Ha scritto su diverse riviste cartacee e online.

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